CAPITOLO III:
COMPLETAMENTE SENZA CONTROLLO
/My
love – Justin Timberlake/
“Ormai è notte fonda e lui è
qua già da un paio di giorni. Giorni in cui mi sono imposto
di non andare già sul più bello, ecco
perché ora sono qua sotto a lavorare alla mia barca, molto
trascurata, e lui l’ho spedito a dormire! Si è
lamentato che non ho un lettore DVD e nessun film da guardare ma
onestamente non l’ho ascoltato nemmeno.
Sono stati giorni di fuoco e pensa che ho perfino
cercato di frenarmi per non lasciarmi troppo andare e perdere la
ragione… però ora mi risulta difficile.
Sto cercando di trattenermi perché il
mio istinto mi dice che questa cosa è molto più
devastante di quel che pensavo. Non era solo un fattore fisico e
sessuale, o per lo meno credo… siamo troppo presi
l’uno dall’altro.
Però per capire meglio cosa siamo e cosa
vogliamo davvero, cosa c’è dietro a tutta questa
attrazione incredibile che ci divora, dovrei staccarmi da lui per
ragionare a mente fredda.
Ma come diavolo ci riesco, se ogni volta mi capita
davanti in qualche modo provocante e mi tormenta con quel suo
corpo… o quei suoi modi… non me ne dà
tempo.
Ho bisogno di pensare tranquillo e da solo ma lui
è sempre qua, come una calamita.
Non che la cosa mi dia fastidio, per
carità. Anzi. Mi piace eccome, specie perché mi
si appiccica sempre mezzo nudo.
Ringrazio che sia estate!
Però… sento che se ragionassi
come si deve capirei qualcosa di importante che presto
capirò comunque ma a nostre spese.
Specie mie!
Sospiro contrariato.
Vorrei proprio che non fosse così
dannatamente…
Un rumore alle scale mi fa voltare. Ma che ore sono?
È tardissimo, come fa a scorazzare
ancora in giro per casa?
Corrugo la fronte mentre lo vedo scendere con
indosso, come di consueto, solo i suoi fedeli boxer estivi.
Dicevo... dannatamente nudo!
O quasi.
Stampato in faccia ha il sorriso di chi la sa lunga
e ne ha pensata una in più del solito, mentre in mano
stringe una confezione di gelato sciolto.
- E quello da dove esce? –
- Oh, sono uscito un attimo a prenderlo, ne avevo
voglia ma non di mangiarlo da solo… - è furbo.
Sembra uno stupido buono a nulla ma in
realtà è furbo eccome.
Si appoggia alla lavatrice posta contro il muro,
affiancata da altre cianfrusaglie, quindi apre la confezione
e…
- Sei uscito così? – Non
sarebbe una domanda da me ma lo conosco, è anche capace di
una cosa simile per provocarmi… Lui mi guarda con un
sorrisetto malizioso, quindi immergendo il dito, ora capisco come ha
intenzione di mangiare, risponde:
- Ti sarebbe piaciuto? – E questa come la
interpreto?
È una delle sue solite uscite. Come
anche il presentarsi qua per fare uno dei suoi soliti spuntini delle
ore impensate girando mezzo nudo per la casa, tanto per cambiare.
Credo di avere un cuore forte ma lui me lo mette
duramente alla prova!
Devo punirlo un po’, ridimensionarlo
insomma… uno gli tende un dito e quello si prende tutto il
braccio.
Non va bene così… provoca
troppo… si prende troppe libertà!
- Non favorisci? – Mi tende un dito pieno
di gelato al fiordilatte che presto si scioglierà, quindi mi
invita con un espressione che dice tutto e non nasconde niente.
Sta diventando una sorta di malattia.
Penso che sia perché non siamo ancora
andati a letto insieme.
Ma anche se lo facessimo poi vorrebbe di
più.
Io… sto solo cercando di mantenere un
po’ di controllo, so che prima o poi lo perderò se
continua così.
E poi perché diavolo si è
appoggiato sulla lavatrice?
Non sa che nella maggior parte dei sogni erotici
centra sempre un oggetto come quello che centrifuga? Sto un attimo
fermo a guardarlo nella sua completezza… lui, il suo corpo
ben sviluppato, anche troppo, e quel dito pieno di gelato che a momenti
gocciolerà sul pavimento.
È già una schifezza,
quaggiù, senza bisogno che lui ci metta il suo zampino!
In poche falcate lo raggiungo e prendendogli il
polso glielo alzo prima che lo spuntino di turno mi macchi
tutto… e per evitarlo meglio metto in bocca il suo dito al
volo.
Gli angoli delle sue labbra si piegano verso
l’alto in un chiaro segno di soddisfazione. Questa malizia mi
alimenta, deve smetterla di fare queste espressione e guardarmi sempre
con questi occhi.
Sarà davvero meglio ridimensionarlo un
po’ o mi rovinerò!”
“Sento la sua lingua che mi lecca via il gelato
dall’indice, quindi me lo molla tenendosi quel calore che le
sue labbra chiuse sulla mia pelle mia hanno donato. Ne voglio ancora.
Accentuo l’aria famelica nel mio volto e
attingendo di nuovo gli macchio le labbra di proposito, quindi senza
dargli tempo di leccarsi o lamentarsi, svelto come un lampo, lo attiro
a me prendendolo per la maglietta e lecco via laddove l’ho
sporcato.
Non apre e non mi lascia entrare ed io non lo
voglio, lo pulisco per bene trasmettendogli di sicuro un chiaro
messaggio insieme al mio desiderio.
Quanto vuole fare l’uomo duro che non
deve mai cedere e chiedere?
Perché si ostina a non andare oltre ad
un certo punto?
Mi fonde le sinapsi se mi prende e poi si ritrae.
Mi fa venire ma senza mai far sesso con me fino in fondo.
Ora lo sistemo io.
Non so cosa sia ma qualunque cosa è, io
lo voglio.
Appoggio il barattolo accanto a noi così
con l’altra mano libera, mentre una lo tiene per la maglietta
verso di me, torno a prendere altro gelato questa volta portandolo
nella mia bocca. Succhio il mio stesso dito e lo faccio come farei con
un'altra parte del suo corpo che in queste sere ho assaggiato per bene.
Lui sa che faccio così… che
lo curo prima sull’esterno, sulla punta, poi sulla lunghezza
ed infine lo avvolgo completamente andando su e giù fino ad
eccitarlo per bene.
Lo sa e da come stringe le labbra il suo controllo
sta del tutto andando a quel paese.
Come sono felice!
- Avanti, non dirmi che non hai fame… -
Gli sussurro poi sul suo orecchio intingendo di nuovo e mettendogli il
dito sulle sue labbra. Lui le schiude e invece di avvolgerlo
completamente come prima, lo lecca solamente un po’ come ho
fatto io. Ha una sua sensualità innata e non deve impegnarsi
come faccio io. Lui è così di natura.
Lo fa con lentezza e poi regalandomi quella luce
negli occhi azzurri che adoro e mi fa impazzire, ferma la mia mano che
stava prendendo altro gelato per infilarci la sua. Trattengo il respiro
e sento che la mia ricompensa sta per arrivare.
Mi ‘sporca’ sul collo e poi sul
petto ed… ecco qua il vero spuntino!
Senza aggiungere nulla, non sarebbe da lui
esprimere anche una sola sillaba a parole, si china su di me
bloccandomi contro la lavatrice con le mani sulla mia vita, quindi
sposto le mie sulle sue braccia e sulle sue spalle, sotto le maniche
corte, e l’accarezzo leggero e preso dalla sua bocca e dalla
sua lingua sul mio collo.
Comincia a leccare via il gelato che vi ha spalmato
e in un secondo lo sento mordicchiare e succhiare sensuale togliendomi
il respiro.
Esattamente quel che volevo.
Trattengo il fiato specie quando scende seguendo la
scia che si è lasciato da solo e raggiunge il mio petto, uno
dei miei capezzoli che si induriscono subito. Succhia anche
lì tormentandomelo con la lingua anche quando non
c’è più gelato, quindi il cibo viene
presto dimenticato visto che quel che le mie mani puntano sono i suoi
vestiti.
Sono di troppo.
In silenzio e veloce gli afferro i lembi della
maglietta e gliela sfilo facendola cadere a terra e prima di riempirmi
del suo corpo, senza distogliere gli occhi dai suoi che hanno la
medesima luce di desiderio pericoloso, porto le dita
all’elastico dei suoi pantaloni, quindi le infilo dentro
insieme all’intimo e abbasso tutto facendoglieli scivolare
completamente lungo le gambe.
Con un calcio li spedisce via, quindi senza ancora
baciarci lui fa altrettanto coi miei boxer, tutto ciò che
rimaneva ancora da togliere, ed una volta finalmente nudi mi abbasso in
fretta tenendolo per i fianchi e faccio sul suo membro la stessa cosa
che facevo prima al mio dito.
Chiudo gli occhi e mi immergo in una delle cose che
per assurdo mi trovo a desiderare di lui.
Voglio tutto di lui.
Anche questo.
Tutto.
Senza escludere niente.
Quindi… anche il cuore?
A questa domanda mi riserverò di
rispondere un'altra volta, ora gli dimostro quanto sono bravo con la
lingua e credo di non essere affatto niente male…
Dai suoi respiri finalmente irregolari direi che
è così.
Un sorrisetto fugace mi scappa ma poi torno serio e
concentrato su di lui e sulla sua parte intima che non ha bisogno del
gelato per farmi venir voglia di assaggiarla.
Quando le sue mani si immergono fra i miei capelli
tenendomi la nuca proprio laddove è ora, mi fa capire che
gradisce davvero il lavoro che sto facendo e non riesco a quantificare
la mia soddisfazione.
Sul momento di venire mugugna un qualcosa che non
capisco e mi stacca bruscamente la testa dal suo inguine, quindi con
contrarietà per avermi interrotto sul più bello
lo sento che mi tira su costringendo a sedermi sulla lavatrice dietro
di me. Qua sotto ci sono così pochi posti per farlo
comodamente che quelli che ci sono bisogna sfruttarli… sogni
erotici o meno!
Una volta qua sopra si impossessa delle mie labbra,
unite, aperte e fuse anche le nostre lingue vanno a contatto andando a
fuoco. Lottiamo un po’ in tanti vortici senza fine e solo le
sue mani mi distraggono perché vanno sul mio membro e
cominciano a massaggiare eccitandomi ulteriormente. Mi sembra di essere
anche già troppo al mio limite.
Viaggio sul suo corpo, per quanto me ne dia
accesso, e lo premo contro di me, l’accarezzo più
o meno impetuosamente e credo anche di lasciargli dei segni sulla pelle
umida ed accaldata come la mia.
Non so se sia l’estate che incita
più del solito, ma questo caldo veramente ci fa andare fuori
di testa.
Così esco dalla sua bocca scivolando sul
suo orecchio e mordicchiandogli il lobo gli sussurro facendolo
rabbrividire:
- Prendimi, ti prego… - Non ce la faccio
più.”
“Mi circonda la vita con le gambe che me le allaccia
intorno, stessa cosa fa con le braccia intorno al mio collo attirandomi
di più a sé.
Dannazione, se la sa usare questa lingua!
Non pensavo a questo modo!
Da quanto non rabbrividivo dalla punta dei capelli
a quella dei piedi?
Non mi sentivo così da
troppo… come posso… come posso non andare oltre e
accontentarlo?
Accontentare me stesso?
Lo sapevo che finiva così… di
nuovo… la sensazione di non controllo, di non capire che
diavolo stia succedendo e perché, quella poi che qualcosa
sia sbagliato ma non capire cosa sia.
Perché non volevo andare fino in fondo
con Tony?
Non lo ricordo più… ed ora
come ora non me ne importa.
Ce l’ho eccitato e arrendevole fra le mie
braccia che mi chiede di più.
Sento i suoi battiti nel suo petto, il suo calore
che sale alle stelle così come la sua intimità
che strofina contro la mia regalandomi momenti di delirio.
Ha ragione e queste nostre mani non bastano.
Serve di più.
Ora.
Subito.
Tornando a divorargli la bocca, la lingua, il
labbro inferiore, il mento e quanto lui mi porga buttando la testa
all’indietro insieme ai suoi respiri rochi ed alterati, lo
spingo ancora un po’ facendolo scivolare in avanti in modo da
avere un libero accesso ai suoi glutei, quindi alzandogli una gamba
sopra il mio braccio gli stimolo l’apertura per prepararlo.
Entro col dito e lo sento contrarsi e mordersi il labbro, quindi quando
continuo l’opera per fargli il meno male possibile, trattiene
un gemito di dolore… cosa che poi riesco a trasformare in
uno piacevole. Sorrido languido e compiaciuto.
È solo in lui, ora, che vorrei entrare.
Mi lascia fare tutto quel che so gli
servirà e dopo aver lubrificato lo faccio appoggiare sui
gomiti per sistemarlo meglio ed avere un accesso più
completo.
Quindi tenendogli le gambe aperte ed alte entro in
lui lentamente, stringendo gli occhi per lo sforzo. Ho un erezione mica
da poco. Inizialmente tende i muscoli impedendomi di proseguire e
questo mi provoca dolore, quindi attendo paziente che si abitui,
così accarezzandolo coi pollici sulle cosce, finalmente si
sforza di rilassarsi un po’ e mi lascia di nuovo
l’accesso. Continuo ad entrare e spingo per poi ritirarmi e
ritornare a spingere.
Quest’operazione faticosa diventa via via
sempre più sciolta finché, anche se so che gli fa
male e lo si vede dalla sua espressione, non sono io quello che sente
piacere.
Unico incontaminato, grande piacere.
E spero solo di poterlo trasmettere anche a lui
perché nonostante se la sia cercata e questo dovesse essere
una sorta di metodo di ridimensionamento, alla fin fine è
solo quello che è.
Sesso?
Si, direi che si chiama così…
non so… ora come ora gli darei qualunque nome, so solo che
mi piace terribilmente e che mi fa impazzire.
Da quanto non provavo una cosa simile,
così, di questa portata?
Ho fatto altre volte sesso però non
arrivavo mai a coinvolgermi davvero emotivamente parlando. Infatti non
sono mai andate avanti.
Non voglio dire nulla, però.
Che sia quel che sia.
Non sono pronto per dirlo.
Quel che è certo è che mi
piace da matti, mi toglie la ragione, non ce la faccio più.
E senza capire più quel che faccio
sposto le mani lasciando che le sue gambe si allaccino intorno a me da
sole, quindi lo prendo per le braccia e lo tiro su. Lui mi asseconda
capendo cosa cerco e mi abbraccia, così continuo a muovermi
insieme a lui che detta con me il ritmo di questo nostro amplesso.
Io davvero non so, ora, dove ci porterà
tutto questo, so solo che mi sta scaldando dentro e che non voglio
altro.
In questo momento non voglio
nient’altro.”
“La sensazione di lacerazione mi sconnette per un
attimo dal mio corpo. Non so quanto tempo io stia così, con
gli occhi stretti a mordermi le labbra. Sento solo un dolore lacerante
iniziale.
Poi lui cerca di abituarmi e con le dita che mi
carezzano dolcemente, per i suoi canoni, qualcosa di così
inaspettato che mi distrae dal dolore rilassandomi, riprende a
muoversi. È lentissimo e non mi forza molto, ma poi mi rendo
conto di cosa significhi questo atto ed anche se non è
ancora del tutto piacevole so che per lui lo è.
Avere Gibbs così in me significa aver
trovato qualcosa di raro ed unico, forse irripetibile. Non posso
lasciarmelo sfuggire e perdere tempo dietro a qualche fitta di dolore.
Potrebbe non volerlo più.
Lui che si apre così a qualcuno
è qualcosa che riempie di per sé e addirittura
commuove.
È solo quando ce l’ho dentro e
capisco quanto io l’abbia desiderato, che mi sento volare
letteralmente in una dimensione lontana.
Felicità.
È questo che si prova facendo sesso,
sempre che di sesso si tratti, con una persona a cui tieni davvero e
che desideravi non solo fisicamente?
Già, perché non esiste che
tutto questo sia solo desiderio fisico.
Ora che ce l’ho capisco che da lui voglio
tutto, ogni cosa.
Anche il cuore.
Però è un pensiero troppo
veloce per essere recuperato e ponderato. Non lo ricorderò,
forse, una volta finito.
Però ora, con lui, voglio solo andare in
paradiso.
Lo vedo e lo sento quando mi lascia le gambe e mi
abbraccia. Io gli circondo il collo e lui la schiena, così,
accaldati, sudati e pulsanti, ci muoviamo l’uno dentro
l’altro, insieme, senza capire più nulla.
Solo che è qualcosa che non si
può provare col primo che passa e che sa toccarti nei posti
giusti.
Che quello che ho fatto fino ad ora erano solo
cavolate.
È in perfetta sincronia che si arriva
all’orgasmo.
E ciò che ci circonda sparisce.
E non sappiamo più dove siamo.
E tutto quello che sentiamo siamo noi stessi, fusi,
senza nessun altro desiderio se non prolungare questo istante
all’infinito.
Ne voglio ancora.
Così senza forze e connessioni, senza
sapere quel che faccio e che dico, sfinito e stralunato, continuando ad
abbracciarlo aggrappato al suo collo, con le labbra sul suo orecchio
mormoro con voce roca dal desiderio:
- Ancora… -
Ed ho l’impressione che questo sia una
specie di interruttore.
Gibbs si è acceso di nuovo ed io non
posso che sentirmi bene.
Semplicemente bene.
Bene mentre perdiamo totalmente il controllo della
situazione.”