IL MIO FEDELE SAN BERNARDO

Le voci che mi incitano a passare sono in contrasto con quelle che mi dicono di segnare da solo e queste a loro volta vengono sovrastate da altre che dicono di bloccarmi, è proprio questo che mi fa capire che posso farcela.
Per un momento è come tornare ai vecchi tempi di college, quando mi divertivo a riuscire bene negli sport che studiavo. È stato un bel periodo ed ero circondato da un sacco di amici, se dovessi tornare indietro ad un periodo della mia vita andrei là, certo non alla mia terribile infanzia infelice!
Però tutto sommato anche ora non è male. Anzi, direi che probabilmente potendo scegliere rimarrei qua dove sono.
Faccio un sorrisino sbieco di sicurezza, questi ragazzi sono in gamba, si sente che sono marines ben allenati, sopraffarli è difficile però mi sento tranquillamente alla sua altezza e con uno scatto supero il marcatore saltando insieme ad un altro che cerca di fermarmi. Con sicurezza allungo il braccio e con un gesto secco del polso insacco la palla a canestro dando così due bei punti alla mia squadra.
Ecco, lo sapevo... questa sensazione che va dall'ottima riuscita di una bella azione a quando si tocca terra (metaforicamente e letteralmente) è proprio unica. Per questo non smetterò mai di darmi da fare per superare gli altri e arrivare per primo, chi può rubarmi questo senso di vittoria e soddisfazione?
Come quando trovo la chiave per risolvere qualche caso e gli altri mi guardano sconvolti chiedendosi come mai io abbia fatto il mio lavoro così bene e il capo dice loro che se non fossi in gamba non mi avrebbe nella sua squadra... eh si, sono quelli i momenti che meritano!
Con somma gioia e gaudio mi rassegno a toccare terra e porre termine alla mia magnifica azione di basket, ma con orrore mi rendo conto di aver messo male il piede solo quando rovino a terra come un sacco di patate!
Cavolo, e dire che era stata un azione meravigliosa... rovinata così!
Che vergogna!
La fitta alla caviglia sovrasta la botta che si fa sentire alla nuca, mi lamento per il dolore e per la brutta figura e quando riapro mezzo occhio per vedere se qualcuno ride di me, noto proprio sopra la mia faccia, a mezzo metro chino su di me, Gibbs. Mi sta fissando e non so da quanto... però è qua e con la testa piegata per guardarmi meglio in viso mi scruta con attenzione... cos'è, scetticismo quel che leggo nei suoi occhi chiari imperscrutabili? Oppure pensa che io sia un disastro? Che faccia pietà? No, dai... avrà visto anche la mia bellissima azione, no?
No?
O no?
- Ti stai divertendo Di Nozzo? - Mi mordo il labbro inferiore mantenendo questa smorfietta per il dolore e per l'orgoglio ferito... spero che ora non mi ferisca peggio lui!
- Ho interrogato il comandante di Danfort. - Mi affretto a dire, che non pensi che non eseguo i suoi ordini e non faccia il mio dovere. Sono uno in gamba io, completo e affidabile!
- E anche tutti i marine del suo plotone. - Risponde sempre con quel fondo di scetticismo che proprio non mi fa star meglio. Cosa vuole dire? Che ho sbagliato? Che ho fatto male? Perché non è soddisfatto e mi fissa con questo sguardo strano? Avrò fatto qualcosa di male?
- Niente di meglio di una bella partita per familiarizzare. - Sostengo in mia difesa con apparente tranquillità, ho la coscienza pulita e lui deve capirlo o mi truciderà. Già così non sono sicuro di sopravvivere... detto questo mi faccio forza e mi alzo anche se con fatica, una volta in piedi però il piede mi lancia una nuova fitta allucinante e quando mi sembra di cadere di nuovo con mia somma sorpresa mi sento ancora in piedi... sorretto nientemeno che da lui!
Oh questa poi!
Bè, so che tiene a me, stiamo insieme per qualche motivo, però è raro che abbia in pubblico attenzioni per me al di fuori degli scappellotti e degli insulti!
Mi prende per il braccio e stringendolo come fossi un bambino che ha combinato qualche guaio mi accompagna fuori dal campo. Sospirando mi rendo conto che il mio momento di gloria è finito così saluto i ragazzi che continuano a giocare e ricambiano.
Mi piace che non mi abbia lasciato infrangermi di nuoco con il cemento, però mi pare ancora che sia un po' seccato e poco contento... forse pensa veramente che non ho fatto bene il mio lavoro? O che sono un imbranato? No, non potrebbe mai, lui sa che valgo in realtà... però a volte è lo stesso così burbero ed anche se mi riserva a sorpresa qualche piccola attenzione come questa, bisogna lo stesso saperlo tradurre.
Fra i miei lamenti ed il suo silenzio giungiamo a bordo campo e fermandosi ad una panchina di cemento mi fa sedere chiamando con un alzata di mano un marine che mi controlli il piede. Ecco, vedi? Ha queste attenzioni, dicevo, ma non sempre, anzi... direi più che altro che non le ha proprio mai, non nel senso classico del termine,; lui non è certamente classico, però le ha ed ormai ho imparato a capire di cosa si tratta. Il suo essere più severo con me è per un motivo preciso che comprendo bene, il momento in cui non mi calcolerà più mi preoccuperò ma finché fa così sono sereno.
Mi piace così, potrei abituarmici. È premuroso ma brusco, sembra lo faccia in modo insofferente, solo per dovere ed invece io so che se non vuole non fa proprio nulla. Quindi sono addirittura felice che senza dirmi niente mi abbia sorretto, accompagnato fuori e ora mi stia facendo controllare la caviglia.
Il marine mi controlla e mi medica fasciandomi, è solo una leggera storta così mentre lui fa il suo lavoro io faccio il mio aggiornando Gibbs su cosa ho scoperto riguardo il caso, si prende appunti con pazienza, ogni tanto fa qualche domanda ed io rispondo... mentre le fitte mi fanno lamentare inevitabilmente e il ragazzo si inserisce dando risposte al posto mio facendosi riprendere da me. Seccato gli dico di non rubarmi il mestiere e di fare il suo; la fasciatura stringe, non vorrei mi bloccasse la circolazione, gli chiedo se è normale sentire le dita informicate e questa volta il capo mi chiama con quel suo famoso tono impaziente, prima che mi dia uno scappellotto perché lo trascuro riprendo a dire quel che ho saputo e di nuovo il giovane che mi medica commenta il comportamento tipico dell'uomo che abbiamo sotto inchiesta dicendo:
- Naturale, quello è fedele come un San Bernardo. - è ovvio che lo ammonisco ancora! È così difficile fare il suo lavoro e lasciarmi fare il mio? È uno dei momenti in cui sento una lontana approvazione di Gibbs nei miei confronti e questo me lo ruba!
Il marine torna al mio piede ed io ripeto:
- E' fedele come un San Bernardo! - Poi proseguo aggiungendo dell'altro prima che il capo possa pensare che sono un essere inutile.
Non sono un essere inutile, sono prezioso, il suo braccio destro...
Finalmente abbiamo finito entrambi e il ragazzo si alza dandomi delle raccomandazioni per il piede per poi lasciarci, io con altri lamenti mi rimetto la scarpa sopportando altre fitte. Mi fa proprio male... è gonfio, come faccio a camminare da solo?
- Oh, è proprio gonfio, non credo di poter camminare, capo. - Non ho nemmeno finito che Gibbs mi alza afferrandomi per il braccio, se lo passa intorno al collol tenendomi la mano con forza e senza un briciolo di esitazione e di imbarazzo mi circonda la vita stringendomi a sé. Rimango senza fiato e senza parole, certo mi sono lamentato anche un po' per stuzzicarlo e vedere che avrebbe fatto, però non pensavo veramente che lo facesse... potrebbe essere scambiata per una dimostrazione d'affetto o qualcosa di simile nei miei confronti... in pubblico mi picchia e basta... mah, quest'uomo è strano!
- Ma guarda! Un vero miracolo! - Commento mezzo dolorante e mezzo ironico riferendomi al fatto che sono in piedi e che lui stesso mi sta aiutando. Ecco, ora è uno di quei momenti in cui vorrei tanto capire che diavolo gli passa per la testa. Non ha detto mezza parola fin ora, anzi, mezza forse si ma solo quella, e poi mi fa ste cose. Ha un modo di stare con me che è da decifrare, bisogna proprio essere degli assi.
Spesso mi lascia semplicemente inebetito a guardarlo come ora, infatti per capire se sia arrabbiato o cosa giro la testa verso di lui e guardandolo da vicino cominciamo ad incamminarci pian piano, mi appoggio a lui e nel mentre con disinvoltura ed un accento un po' marcato commenta:
- Già. Fedele come una San Bernardo... - E questa da dove viene? Cioè cosa significa? Sarà riferito a Danfort o a me? No, perché passa da un argomento all'altro così e anche quando parla di me è da tradurre. Ma con lui stare zitti senza parole equivale a suicidio, bisogna sempre avere qualcosa da dire, essere pronti a qualcosa, così commento con ironia mentre l'immagine di noi due abbracciati che ce ne andiamo via mi farebbe sorridere felice se non sapessi che ne andrebbe della mia vita:
- Ne volevo uno prima di scoprire che non li vendono con un barilotto di brandy attaccato al collo... - Successivamente semplicemente torniamo a parlare del caso facendomi sentire subito meglio, non dover improvvisare qualche battuta per azzeccarci con lui è meglio, anche se dipende dai momenti. Quando siamo soli ed in privato si lascia un po' più andare, è più rilassato. È fatto così, l'animo di marine non morirà mai però il bisogno d'amore, di attenzioni, di certe cose ce l'ha perché è anche umano. È già tanto che si sia concesso quest'aiuto e questa stretta che solo io posso sentire.
Siamo ancora all'inizio della nostra storia, non è facile portarla avanti quando è ancora appena iniziata però il gioco è più bello ed interessante se è nell'incognita e nel pericolo. Se è una scommessa.
E Gibbs lo è.

Ecco, lo sapevo io che non dovevo, ho cercato di resistere, con tutte le mie forze, sapevo perfettamente che a Gibbs non sarebbe piaciuto vederci spifferare le nostre teorie al direttore, ma lei ci ha ingannato, è stata carogna... è venuta da noi, si è seduta alla scrivania del capo e ha detto che è il direttore e che ha diritto di sapere a che punto sono le indagini... solo che poi si è messa a discorrere con noi sulle nostre teorie, anzi con loro. Io ho provato a rimanerne fuori, fedele al capo. Però stavano dicendo così tante castronate che non potevo lasciarli sbagliare. Insomma... come si fa a non mettere sulla retta via qualcuno che dice cavolate?
Avevo ragione io, ovvio... però quel direttore è dannatamente acuto, si rigira chi vuole e come vuole!
Ed ora, come volevasi dimostrare, Gibbs è arrivato ed è anche arrabbiato per come l'abbiamo 'tradito'!
No, capo, non pensarlo!
- Non era come sembrava, capo. - Glielo dico rincorrendolo zoppicando dietro di lui seguito a ruota dagli altri due smidollati.
- Lo so. - Risponde secco e burbero. Ecco, è arrabbiato!
- Il direttore mi ha imbrogliato, mi ha costretto a... – Tento una difesa che so con lui è inutile, lui sa già tutto...
- Ziva ci è cascata per prima. - Dice infatti mentre l'affianco, è sempre molto secco e scendendo le scale faccio fatica a non ammazzarmi con questa caviglia gonfia, ma non posso rimanere indietro!
- Non ci sono cascata, stavo solo... - Ribatte Ziva tentando anche lei di giustificarsi ma Gibbs non la fa finire e prosegue spedito:
- E poi McGee. -
- Non è come sembrava. - Prova anche il pivello a scagionarsi ma quei due sono peggio di me e il capo che sembra veramente ma veramente infastidito, oltre le mie aspettative, me lo sento, riprende fermandosi un istante per guardarmi negli occhi severo ma con una lontana punta d'ironia. Molto lontana.
- E il mio fedele San Bernardo ha resistito per ben 30 secondi! - Tento di commentare ma non mi esce nulla, ha ragione... detta così è poco, non basta mica per dimostrare quanto fedele sono! Cavolo, nemmeno fossi veramente un cagnolino! Ma lui imperterrito riprende senza calmare nemmeno un po' il suo tono: - Vediamo squadra, posso considerarvi ancora la mia squadra, vero? - Anche se ci sta ingannando facendoci credere che non griderà come al solito, ma io lo conosco, so che lo farà. Questa volta l'ho fatta grossa... lui che mi considera il suo fedele San Bernardo... ed io che ho simpatizzato col nemico!
- Si, capo, certo... - Rispondiamo tutti in coro frettolosi. È comunque tutta colpa loro, dannazione! Fino a prima era andato tutto così bene fra noi...
- Che intendete fare adesso? - Ci chiede fermandosi e guardandoci tutti prima di tornare alle scrivanie. Un campanellino d'allarme mi suona nella mente.
- Bè, dovremmo... - Cominciamo cercando un ottima risposta da indovinare al volo e placare il suo scoppio, sicuramente scoppia, ci mangia e non ci parla più.
- Risolvere il caso! - Tuona col suo vocione.
Ecco, ha gridato, sapevo che lo avrebbe fatto!
Lo fa e punta gli occhi infuriati su di me mentre tutti scattano come molle dicendo 'si', pure io... porca miseria! Sembrava proprio nero e solo perché abbiamo parlato col direttore come se fosse il nostro capo. No, il direttore è il nemico, non è il nostro capo. Il nostro unico ed insostituibile capo è lui, Gibbs!
Mi sa che questa si chiama gelosia bella e buona.
Per far pace dovrò penare...


Credo che siamo riusciti a placare un po' quella sua ira, evidentemente era meno peggio di quel che pensavo. Ma è probabile che a me riservi come sempre un trattamento speciale.
Le luci che per la maggior parte del piano si stanno spegnendo segno che stanno andando a casa tutti, cominciano a darci maggiore intimità, qualcosa che mi piace, mi fermo volentieri per aspettare Gibbs, lo faccio da quando stiamo insieme.
Oggi è stata una giornata un po' strana e malgrado la non risoluzione completa del caso da parte nostra, lui sembra soddisfatto lo stesso, probabilmente ci ha nascosto qualcosa per non darci il cattivo esempio ma conoscendolo è meglio non approfondire, va bene così, si tratta di lui, mi fido.
Ziva ed il pivello se ne vanno lasciando solo noi due in questa parte di edifico adibita agli uffici, sta sistemando le ultime scartoffie che sicuramente consistono nel coprire le tracce di quel che ha combinato ed io rimango seduto alla mia scrivania col piede allungato, dovrei alzarlo, mi fa ancora un po' male anche se meno rispetto a prima, basterà metterci del ghiaccio. Faccio finta di far qualcosa anche io, poi quando sono sicuro che siamo solo noi due chiudo il computer e mi appoggio al tavolo col gomito ed il mento al palmo, mi concedo un tranquillo scrutamento di quello che ormai rappresenta direi molto per me.
Il motivo per cui potendo scegliere non cambierei periodo.
Scruto il suo viso concentrato sulle carte che sta compilando, sembra sereno e mi piacerebbe proprio scoprire come mai. Lo scoppio di gelosia che ha avuto prima sembra un sogno lontano e devo aggiungere peccato... col senno di poi devo ammettere che mi ha fatto piacere. Un po' era per tutta la squadra ed il suo ruolo di capo, certo, ma parte era per il suo fedele San Bernardo e la cosa non può che avermi fatto piacere.
Mi trovo a sorridere da solo mentre l'osservo con una certa morbidezza nello sguardo, non penso di farlo apposta, mi viene naturale in certi momenti.
È particolare e molto complesso però se riesci ad arrivare anche solo ad un pezzetto di quello che è veramente allora è come aver conquistato un importante punto partita.
Senza accorgermi del tempo che passa lui finisce e chiude tutto alzandosi e quando è in piedi si accorge di me che sono ancora qua ad osservarlo in straordinario e proverbiale silenzio.
Ogni tanto me ne concedo anche io visto che entrambi siamo più di quel che non traspaia.
Siamo molto ma molto di più e forse è per questo mare che abbiamo dentro che siamo fatti per stare insieme, anche se a volte non sembra, anche se a volte litighiamo o non ci parliamo, anche se a volte penso che sia impossibile e non arrivo a lui... anche se... anche se ci sono mille anche se. Andrà bene, ne sono certo quando in questi istanti ci concediamo questi sguardi sereni e sinceri, sguardi di noi stessi e pensiamo che un altra giornata è finita bene con entrambi sani e salvi. Circa.
Si avvicina raccogliendo le sue cose ed io faccio altrettanto rimanendo seduto fino all'ultimo, poi la sua voce bassa e calma mi accarezza da vicino, pur lui è in piedi accanto a me sembra che mi stia sussurrando all'orecchio. È un effetto simile.
- Come va la caviglia? - Non si tratta di dolcezza ma solo di quella sua parte che riserva quando è solo e senza pensieri, tranquillo. È il Gibbs che è solo mio o di chi considera degno. Mi piace.
Mi stringo nelle spalle guardandola e muovendola piano piano:
- Non male. - Dopo di che mi alzo con cautela e concludo: - Quando ci avrò messo del ghiaccio e l'avrò alzata andrà meglio. -
Rispondendo così mi rendo conto che non sono sempre capace di fare il buffone. Lo faccio quando serve, quando ha senso. Ora non è questo che voglio.
Spengo la luce della scrivania e mi trovo dritto davanti a lui che non si muove, siamo quasi del tutto al buio, qualche luce esterna entra facendoci vedere il necessario e l'atmosfera d'intimità che si è instaurata è arrivata in un istante e mi fa ricordare che manca qualcosa, a conclusione della giornata. Così lo dico senza malizie o ironia:
- Non volevo tradirti col Direttore, oggi. - Poi mi rendo conto che detta così potrebbe essere fraintesa, ma so che lui ha capito perfettamente a cosa mi riferivo e forse si aspettava proprio questo prima di andare. È comunque per dirgli che non deve essere geloso, perché so che un po' lo è stato.
Continua a guardarmi penetrante e mentre lo fa da così vicino assume un aria strana ed indecifrabile, come fosse un po' ironico e un po' non so cosa. Apprezza quel che sto dicendo.
- Un San Bernardo si chiama fedele apposta perché lo è sempre e comunque. Altrimenti saresti un beagle. - Il fatto che mi consideri un San Bernardo è positivo visto che è un animale... positivo... e che gli piace. Spero però mi consideri anche il suo ragazzo.
- Preferisco un San Bernardo! - Rispondo prontamente senza distogliere gli occhi dai suoi concedendomi un guizzo d'ironia simile al suo. L'apprezza, a giudicare da come mi guarda e come mi fa sentire mentre lo fa. - Sa sempre come farsi perdonare, se capita di doverlo fare! - Aggiungo senza pensarci.
Al che alza un sopracciglio intimandomi silenziosamente di mostrargli il lato pratico ed io con un sorrisino malizioso e contento soddisfo la sua curiosità.
È stato più facile del previsto, probabilmente non aveva molta voglia di piantare musi. Capita, dipende da come procede la giornata, come si evolvono gli eventi. Probabilmente gli è piaciuto quando gli ho detto che anche se non avevamo ancora trovato la soluzione del caso avremmo continuato senza arrenderci... ma forse gli è piaciuto di più quando quel pivello incosciente ha aggiunto 'o moriremo tentando!'. Che idee da dargli... ma magari paradossalmente quello l'ha placato, chissà!
Ad ogni modo è ora di fargli vedere che non è vero che l'ho tradito col direttore, non deve essere geloso. No, anzi, se qualche volta lo fa mi piace.
Però voglio fare subito pace, è stancante piantarsi musi con lui!
Senza aggiungere altro allaccio due dita alle sue tenendo le mani lungo i nostri fianchi e appoggiandomi leggermente a lui, poi poso le labbra alle sue socchiudendo gli occhi e lasciando sulle sue dei piccoli baci provocatori, lo stuzzico un po' per spingerlo a lasciarmi libero il passaggio ma siccome resiste continuando a fissare il mio viso, allora passo alla seconda arma e senza crearmi problemi gli lecco lentamente le labbra.
Ecco quindi che si decide a schiudere le sue e a venirmi incontro subito unendoci meglio, approfondendo questo bacio audace unicamente per il luogo in cui ce lo diamo.
Gioco un po' con la sua lingua solleticandogliela ed è lui, alla fine, senza più pazienza a stringermi le spalle con le mani e diventare più irruento. La parola lotta forse si addice meglio a questo momento dove la supremazia delle bocche sembra l'unica cosa che stia accadendo fra noi, ma quando fa salire una mano dietro il mio collo e col pollice mi accarezza il viso non mi rimane che sciogliermi. Senza rendermene nemmeno conto gli lascio la supremazia e la conduzione del bacio che avviene senza troppa foga ma con un certo desiderio dovuto anche, probabilmente, dalle mie mani che sono scivolate sotto la sua maglia e camicia a contatto con la sua pelle calda. Forse non avrei dovuto perché è come accendere una miccia, ma non credo si lascerà andare proprio qua. Io volevo solo dimostrargli che so farmi perdonare, ammesso che avessi qualcosa di cui farmi perdonare... è solo che mi ha preso un po' troppo questa dimostrazione e me ne rendo conto solo ora che mi premo contro di lui facendogli sentire quanto vorrei essere a casa, a letto.
Mi trovo a respirare affannato mentre sento sempre meno quello che mi circonda e tutto ciò che non riguarda lui, la sua bocca, la sua lingua, questa sensazione di morbidezza, di bruciore, di volo... dimenticandomi anche cosa volevo dirgli, cosa stavo pensando e quali erano le mie intenzioni iniziali... dimenticando perché siamo qua e non in un posto più adatto.
Perché... qua dove siamo?
È quando ci separiamo per respirare e per fermarci, per non andare oltre come invece evidentemente stavamo per fare a giudicare dalle nostre mani sotto i nostri vestiti, che appoggio la fronte alla sua e chiudendo gli occhi cerco di riprendere possesso di me per non lasciargli invece completo accesso al mio corpo. Basta che ci sfioriamo così? Basta questo?
Fino a questo punto sono preso da lui e lui da me?
- Missione compiuta? - Chiedo con voce roca tornando a fatica al discorso di prima sul farsi perdonare.
Apre gli occhi anche lui e ci scambiamo uno sguardo ancora ravvicinato e... liquido. Brividi mi attraversano, brividi anche piuttosto violenti.
- Ti sei guadagnato la facoltà di poterne parlare! - Sorrido spontaneo e sincero, sapevo e speravo l'avrebbe detto. Non mi delude mai!
- Ottimo. Immagino che casa è un posto più indicato per farlo. Ti seguo, capo, sono alle tue ore 6! - Dico con ironia staccandomi da lui continuando a ridacchiare divertito, è più un gioco ormai, mi piace parlare così, lui però mi guarda e con quella strana luce di prima negli occhi che non decifro completamente, dice:
- Preferisco averti alle mie ore 12! - Peccato che lo dice proprio mentre avevo ripreso a camminare dirigendomi verso l'ascensore, zoppicando... peccato perché mi dimentico del piede dolorante e carico troppo il peso sopra finendo per sbilanciarmi e cadere... se non fosse, ovviamente, per il mio pronto 'padrone' che sorregge il suo fedele San Bernardo!
Certo, se dice certe cose senza nemmeno prepararmi come faccio a non shockarmi nemmeno un po'?
Lui e le sue allusioni... me le spara nei momenti più impensati facendomi fare la parte del fesso impreparato, quello che fa le figuracce!
Mi giro a guardarlo imbarazzato, ha un mezzo sorriso stampato in faccia, apro bocca per dire qualcosa ma mi rendo conto di non aver nulla di abbastanza sensato da far uscire, così richiudo e riprendo a zoppicare con lui che continua a tenermi il braccio come ha fatto già oggi.
In un modo o nell'altro rimane un essere unico ed inimitabile!
- Per ora manteniamo delle caste ore 3, va! -
- Basta che dopo facciamo le ore 12! -