IL MIO FEDELE SAN
BERNARDO
Le
voci che mi incitano a passare sono in contrasto con quelle che mi
dicono di segnare da solo e queste a loro volta vengono sovrastate da
altre che dicono di bloccarmi, è proprio questo che mi fa
capire che posso farcela.
Per un
momento è come tornare ai vecchi tempi di college, quando mi
divertivo a riuscire bene negli sport che studiavo. È stato
un bel periodo ed ero circondato da un sacco di amici, se dovessi
tornare indietro ad un periodo della mia vita andrei là,
certo non alla mia terribile infanzia infelice!
Però
tutto sommato anche ora non è male. Anzi, direi che
probabilmente potendo scegliere rimarrei qua dove sono.
Faccio
un sorrisino sbieco di sicurezza, questi ragazzi sono in gamba, si
sente che sono marines ben allenati, sopraffarli è difficile
però mi sento tranquillamente alla sua altezza e con uno
scatto supero il marcatore saltando insieme ad un altro che cerca di
fermarmi. Con sicurezza allungo il braccio e con un gesto secco del
polso insacco la palla a canestro dando così due bei punti
alla mia squadra.
Ecco,
lo sapevo... questa sensazione che va dall'ottima riuscita di una bella
azione a quando si tocca terra (metaforicamente e letteralmente)
è proprio unica. Per questo non smetterò mai di
darmi da fare per superare gli altri e arrivare per primo, chi
può rubarmi questo senso di vittoria e soddisfazione?
Come
quando trovo la chiave per risolvere qualche caso e gli altri mi
guardano sconvolti chiedendosi come mai io abbia fatto il mio lavoro
così bene e il capo dice loro che se non fossi in gamba non
mi avrebbe nella sua squadra... eh si, sono quelli i momenti che
meritano!
Con
somma gioia e gaudio mi rassegno a toccare terra e porre termine alla
mia magnifica azione di basket, ma con orrore mi rendo conto di aver
messo male il piede solo quando rovino a terra come un sacco di patate!
Cavolo,
e dire che era stata un azione meravigliosa... rovinata così!
Che
vergogna!
La
fitta alla caviglia sovrasta la botta che si fa sentire alla nuca, mi
lamento per il dolore e per la brutta figura e quando riapro mezzo
occhio per vedere se qualcuno ride di me, noto proprio sopra la mia
faccia, a mezzo metro chino su di me, Gibbs. Mi sta fissando e non so
da quanto... però è qua e con la testa piegata
per guardarmi meglio in viso mi scruta con attenzione...
cos'è, scetticismo quel che leggo nei suoi occhi chiari
imperscrutabili? Oppure pensa che io sia un disastro? Che faccia
pietà? No, dai... avrà visto anche la mia
bellissima azione, no?
No?
O no?
- Ti
stai divertendo Di Nozzo? - Mi mordo il labbro inferiore mantenendo
questa smorfietta per il dolore e per l'orgoglio ferito... spero che
ora non mi ferisca peggio lui!
- Ho
interrogato il comandante di Danfort. - Mi affretto a dire, che non
pensi che non eseguo i suoi ordini e non faccia il mio dovere. Sono uno
in gamba io, completo e affidabile!
- E
anche tutti i marine del suo plotone. - Risponde sempre con quel fondo
di scetticismo che proprio non mi fa star meglio. Cosa vuole dire? Che
ho sbagliato? Che ho fatto male? Perché non è
soddisfatto e mi fissa con questo sguardo strano? Avrò fatto
qualcosa di male?
-
Niente di meglio di una bella partita per familiarizzare. - Sostengo in
mia difesa con apparente tranquillità, ho la coscienza
pulita e lui deve capirlo o mi truciderà. Già
così non sono sicuro di sopravvivere... detto questo mi
faccio forza e mi alzo anche se con fatica, una volta in piedi
però il piede mi lancia una nuova fitta allucinante e quando
mi sembra di cadere di nuovo con mia somma sorpresa mi sento ancora in
piedi... sorretto nientemeno che da lui!
Oh
questa poi!
Bè,
so che tiene a me, stiamo insieme per qualche motivo, però
è raro che abbia in pubblico attenzioni per me al di fuori
degli scappellotti e degli insulti!
Mi
prende per il braccio e stringendolo come fossi un bambino che ha
combinato qualche guaio mi accompagna fuori dal campo. Sospirando mi
rendo conto che il mio momento di gloria è finito
così saluto i ragazzi che continuano a giocare e ricambiano.
Mi
piace che non mi abbia lasciato infrangermi di nuoco con il cemento,
però mi pare ancora che sia un po' seccato e poco
contento... forse pensa veramente che non ho fatto bene il mio lavoro?
O che sono un imbranato? No, non potrebbe mai, lui sa che valgo in
realtà... però a volte è lo stesso
così burbero ed anche se mi riserva a sorpresa qualche
piccola attenzione come questa, bisogna lo stesso saperlo tradurre.
Fra i
miei lamenti ed il suo silenzio giungiamo a bordo campo e fermandosi ad
una panchina di cemento mi fa sedere chiamando con un alzata di mano un
marine che mi controlli il piede. Ecco, vedi? Ha queste attenzioni,
dicevo, ma non sempre, anzi... direi più che altro che non
le ha proprio mai, non nel senso classico del termine,; lui non
è certamente classico, però le ha ed ormai ho
imparato a capire di cosa si tratta. Il suo essere più
severo con me è per un motivo preciso che comprendo bene, il
momento in cui non mi calcolerà più mi
preoccuperò ma finché fa così sono
sereno.
Mi
piace così, potrei abituarmici. È premuroso ma
brusco, sembra lo faccia in modo insofferente, solo per dovere ed
invece io so che se non vuole non fa proprio nulla. Quindi sono
addirittura felice che senza dirmi niente mi abbia sorretto,
accompagnato fuori e ora mi stia facendo controllare la caviglia.
Il
marine mi controlla e mi medica fasciandomi, è solo una
leggera storta così mentre lui fa il suo lavoro io faccio il
mio aggiornando Gibbs su cosa ho scoperto riguardo il caso, si prende
appunti con pazienza, ogni tanto fa qualche domanda ed io rispondo...
mentre le fitte mi fanno lamentare inevitabilmente e il ragazzo si
inserisce dando risposte al posto mio facendosi riprendere da me.
Seccato gli dico di non rubarmi il mestiere e di fare il suo; la
fasciatura stringe, non vorrei mi bloccasse la circolazione, gli chiedo
se è normale sentire le dita informicate e questa volta il
capo mi chiama con quel suo famoso tono impaziente, prima che mi dia
uno scappellotto perché lo trascuro riprendo a dire quel che
ho saputo e di nuovo il giovane che mi medica commenta il comportamento
tipico dell'uomo che abbiamo sotto inchiesta dicendo:
-
Naturale, quello è fedele come un San Bernardo. -
è ovvio che lo ammonisco ancora! È
così difficile fare il suo lavoro e lasciarmi fare il mio?
È uno dei momenti in cui sento una lontana approvazione di
Gibbs nei miei confronti e questo me lo ruba!
Il
marine torna al mio piede ed io ripeto:
- E'
fedele come un San Bernardo! - Poi proseguo aggiungendo dell'altro
prima che il capo possa pensare che sono un essere inutile.
Non
sono un essere inutile, sono prezioso, il suo braccio destro...
Finalmente
abbiamo finito entrambi e il ragazzo si alza dandomi delle
raccomandazioni per il piede per poi lasciarci, io con altri lamenti mi
rimetto la scarpa sopportando altre fitte. Mi fa proprio male...
è gonfio, come faccio a camminare da solo?
- Oh,
è proprio gonfio, non credo di poter camminare, capo. - Non
ho nemmeno finito che Gibbs mi alza afferrandomi per il braccio, se lo
passa intorno al collol tenendomi la mano con forza e senza un briciolo
di esitazione e di imbarazzo mi circonda la vita stringendomi a
sé. Rimango senza fiato e senza parole, certo mi sono
lamentato anche un po' per stuzzicarlo e vedere che avrebbe fatto,
però non pensavo veramente che lo facesse... potrebbe essere
scambiata per una dimostrazione d'affetto o qualcosa di simile nei miei
confronti... in pubblico mi picchia e basta... mah, quest'uomo
è strano!
- Ma
guarda! Un vero miracolo! - Commento mezzo dolorante e mezzo ironico
riferendomi al fatto che sono in piedi e che lui stesso mi sta
aiutando. Ecco, ora è uno di quei momenti in cui vorrei
tanto capire che diavolo gli passa per la testa. Non ha detto mezza
parola fin ora, anzi, mezza forse si ma solo quella, e poi mi fa ste
cose. Ha un modo di stare con me che è da decifrare, bisogna
proprio essere degli assi.
Spesso
mi lascia semplicemente inebetito a guardarlo come ora, infatti per
capire se sia arrabbiato o cosa giro la testa verso di lui e
guardandolo da vicino cominciamo ad incamminarci pian piano, mi
appoggio a lui e nel mentre con disinvoltura ed un accento un po'
marcato commenta:
-
Già. Fedele come una San Bernardo... - E questa da dove
viene? Cioè cosa significa? Sarà riferito a
Danfort o a me? No, perché passa da un argomento all'altro
così e anche quando parla di me è da tradurre. Ma
con lui stare zitti senza parole equivale a suicidio, bisogna sempre
avere qualcosa da dire, essere pronti a qualcosa, così
commento con ironia mentre l'immagine di noi due abbracciati che ce ne
andiamo via mi farebbe sorridere felice se non sapessi che ne andrebbe
della mia vita:
- Ne
volevo uno prima di scoprire che non li vendono con un barilotto di
brandy attaccato al collo... - Successivamente semplicemente torniamo a
parlare del caso facendomi sentire subito meglio, non dover
improvvisare qualche battuta per azzeccarci con lui è
meglio, anche se dipende dai momenti. Quando siamo soli ed in privato
si lascia un po' più andare, è più
rilassato. È fatto così, l'animo di marine non
morirà mai però il bisogno d'amore, di
attenzioni, di certe cose ce l'ha perché è anche
umano. È già tanto che si sia concesso
quest'aiuto e questa stretta che solo io posso sentire.
Siamo
ancora all'inizio della nostra storia, non è facile portarla
avanti quando è ancora appena iniziata però il
gioco è più bello ed interessante se è
nell'incognita e nel pericolo. Se è una scommessa.
E
Gibbs lo è.
Ecco,
lo sapevo io che non dovevo, ho cercato di resistere, con tutte le mie
forze, sapevo perfettamente che a Gibbs non sarebbe piaciuto vederci
spifferare le nostre teorie al direttore, ma lei ci ha ingannato,
è stata carogna... è venuta da noi, si
è seduta alla scrivania del capo e ha detto che è
il direttore e che ha diritto di sapere a che punto sono le indagini...
solo che poi si è messa a discorrere con noi sulle nostre
teorie, anzi con loro. Io ho provato a rimanerne fuori, fedele al capo.
Però stavano dicendo così tante castronate che
non potevo lasciarli sbagliare. Insomma... come si fa a non mettere
sulla retta via qualcuno che dice cavolate?
Avevo
ragione io, ovvio... però quel direttore è
dannatamente acuto, si rigira chi vuole e come vuole!
Ed
ora, come volevasi dimostrare, Gibbs è arrivato ed
è anche arrabbiato per come l'abbiamo 'tradito'!
No,
capo, non pensarlo!
- Non
era come sembrava, capo. - Glielo dico rincorrendolo zoppicando dietro
di lui seguito a ruota dagli altri due smidollati.
- Lo
so. - Risponde secco e burbero. Ecco, è arrabbiato!
- Il
direttore mi ha imbrogliato, mi ha costretto a... – Tento una
difesa che so con lui è inutile, lui sa già
tutto...
- Ziva
ci è cascata per prima. - Dice infatti mentre l'affianco,
è sempre molto secco e scendendo le scale faccio fatica a
non ammazzarmi con questa caviglia gonfia, ma non posso rimanere
indietro!
- Non
ci sono cascata, stavo solo... - Ribatte Ziva tentando anche lei di
giustificarsi ma Gibbs non la fa finire e prosegue spedito:
- E
poi McGee. -
- Non
è come sembrava. - Prova anche il pivello a scagionarsi ma
quei due sono peggio di me e il capo che sembra veramente ma veramente
infastidito, oltre le mie aspettative, me lo sento, riprende fermandosi
un istante per guardarmi negli occhi severo ma con una lontana punta
d'ironia. Molto lontana.
- E il
mio fedele San Bernardo ha resistito per ben 30 secondi! - Tento di
commentare ma non mi esce nulla, ha ragione... detta così
è poco, non basta mica per dimostrare quanto fedele sono!
Cavolo, nemmeno fossi veramente un cagnolino! Ma lui imperterrito
riprende senza calmare nemmeno un po' il suo tono: - Vediamo squadra,
posso considerarvi ancora la mia squadra, vero? - Anche se ci sta
ingannando facendoci credere che non griderà come al solito,
ma io lo conosco, so che lo farà. Questa volta l'ho fatta
grossa... lui che mi considera il suo fedele San Bernardo... ed io che
ho simpatizzato col nemico!
- Si,
capo, certo... - Rispondiamo tutti in coro frettolosi. È
comunque tutta colpa loro, dannazione! Fino a prima era andato tutto
così bene fra noi...
- Che
intendete fare adesso? - Ci chiede fermandosi e guardandoci tutti prima
di tornare alle scrivanie. Un campanellino d'allarme mi suona nella
mente.
-
Bè, dovremmo... - Cominciamo cercando un ottima risposta da
indovinare al volo e placare il suo scoppio, sicuramente scoppia, ci
mangia e non ci parla più.
-
Risolvere il caso! - Tuona col suo vocione.
Ecco,
ha gridato, sapevo che lo avrebbe fatto!
Lo fa
e punta gli occhi infuriati su di me mentre tutti scattano come molle
dicendo 'si', pure io... porca miseria! Sembrava proprio nero e solo
perché abbiamo parlato col direttore come se fosse il nostro
capo. No, il direttore è il nemico, non è il
nostro capo. Il nostro unico ed insostituibile capo è lui,
Gibbs!
Mi sa
che questa si chiama gelosia bella e buona.
Per
far pace dovrò penare...
Credo
che siamo riusciti a placare un po' quella sua ira, evidentemente era
meno peggio di quel che pensavo. Ma è probabile che a me
riservi come sempre un trattamento speciale.
Le
luci che per la maggior parte del piano si stanno spegnendo segno che
stanno andando a casa tutti, cominciano a darci maggiore
intimità, qualcosa che mi piace, mi fermo volentieri per
aspettare Gibbs, lo faccio da quando stiamo insieme.
Oggi
è stata una giornata un po' strana e malgrado la non
risoluzione completa del caso da parte nostra, lui sembra soddisfatto
lo stesso, probabilmente ci ha nascosto qualcosa per non darci il
cattivo esempio ma conoscendolo è meglio non approfondire,
va bene così, si tratta di lui, mi fido.
Ziva
ed il pivello se ne vanno lasciando solo noi due in questa parte di
edifico adibita agli uffici, sta sistemando le ultime scartoffie che
sicuramente consistono nel coprire le tracce di quel che ha combinato
ed io rimango seduto alla mia scrivania col piede allungato, dovrei
alzarlo, mi fa ancora un po' male anche se meno rispetto a prima,
basterà metterci del ghiaccio. Faccio finta di far qualcosa
anche io, poi quando sono sicuro che siamo solo noi due chiudo il
computer e mi appoggio al tavolo col gomito ed il mento al palmo, mi
concedo un tranquillo scrutamento di quello che ormai rappresenta direi
molto per me.
Il
motivo per cui potendo scegliere non cambierei periodo.
Scruto
il suo viso concentrato sulle carte che sta compilando, sembra sereno e
mi piacerebbe proprio scoprire come mai. Lo scoppio di gelosia che ha
avuto prima sembra un sogno lontano e devo aggiungere peccato... col
senno di poi devo ammettere che mi ha fatto piacere. Un po' era per
tutta la squadra ed il suo ruolo di capo, certo, ma parte era per il
suo fedele San Bernardo e la cosa non può che avermi fatto
piacere.
Mi
trovo a sorridere da solo mentre l'osservo con una certa morbidezza
nello sguardo, non penso di farlo apposta, mi viene naturale in certi
momenti.
È
particolare e molto complesso però se riesci ad arrivare
anche solo ad un pezzetto di quello che è veramente allora
è come aver conquistato un importante punto partita.
Senza
accorgermi del tempo che passa lui finisce e chiude tutto alzandosi e
quando è in piedi si accorge di me che sono ancora qua ad
osservarlo in straordinario e proverbiale silenzio.
Ogni
tanto me ne concedo anche io visto che entrambi siamo più di
quel che non traspaia.
Siamo
molto ma molto di più e forse è per questo mare
che abbiamo dentro che siamo fatti per stare insieme, anche se a volte
non sembra, anche se a volte litighiamo o non ci parliamo, anche se a
volte penso che sia impossibile e non arrivo a lui... anche se... anche
se ci sono mille anche se. Andrà bene, ne sono certo quando
in questi istanti ci concediamo questi sguardi sereni e sinceri,
sguardi di noi stessi e pensiamo che un altra giornata è
finita bene con entrambi sani e salvi. Circa.
Si
avvicina raccogliendo le sue cose ed io faccio altrettanto rimanendo
seduto fino all'ultimo, poi la sua voce bassa e calma mi accarezza da
vicino, pur lui è in piedi accanto a me sembra che mi stia
sussurrando all'orecchio. È un effetto simile.
- Come
va la caviglia? - Non si tratta di dolcezza ma solo di quella sua parte
che riserva quando è solo e senza pensieri, tranquillo.
È il Gibbs che è solo mio o di chi considera
degno. Mi piace.
Mi
stringo nelle spalle guardandola e muovendola piano piano:
- Non
male. - Dopo di che mi alzo con cautela e concludo: - Quando ci
avrò messo del ghiaccio e l'avrò alzata
andrà meglio. -
Rispondendo
così mi rendo conto che non sono sempre capace di fare il
buffone. Lo faccio quando serve, quando ha senso. Ora non è
questo che voglio.
Spengo
la luce della scrivania e mi trovo dritto davanti a lui che non si
muove, siamo quasi del tutto al buio, qualche luce esterna entra
facendoci vedere il necessario e l'atmosfera d'intimità che
si è instaurata è arrivata in un istante e mi fa
ricordare che manca qualcosa, a conclusione della giornata.
Così lo dico senza malizie o ironia:
- Non
volevo tradirti col Direttore, oggi. - Poi mi rendo conto che detta
così potrebbe essere fraintesa, ma so che lui ha capito
perfettamente a cosa mi riferivo e forse si aspettava proprio questo
prima di andare. È comunque per dirgli che non deve essere
geloso, perché so che un po' lo è stato.
Continua
a guardarmi penetrante e mentre lo fa da così vicino assume
un aria strana ed indecifrabile, come fosse un po' ironico e un po' non
so cosa. Apprezza quel che sto dicendo.
- Un
San Bernardo si chiama fedele apposta perché lo è
sempre e comunque. Altrimenti saresti un beagle. - Il fatto che mi
consideri un San Bernardo è positivo visto che è
un animale... positivo... e che gli piace. Spero però mi
consideri anche il suo ragazzo.
-
Preferisco un San Bernardo! - Rispondo prontamente senza distogliere
gli occhi dai suoi concedendomi un guizzo d'ironia simile al suo.
L'apprezza, a giudicare da come mi guarda e come mi fa sentire mentre
lo fa. - Sa sempre come farsi perdonare, se capita di doverlo fare! -
Aggiungo senza pensarci.
Al che
alza un sopracciglio intimandomi silenziosamente di mostrargli il lato
pratico ed io con un sorrisino malizioso e contento soddisfo la sua
curiosità.
È
stato più facile del previsto, probabilmente non aveva molta
voglia di piantare musi. Capita, dipende da come procede la giornata,
come si evolvono gli eventi. Probabilmente gli è piaciuto
quando gli ho detto che anche se non avevamo ancora trovato la
soluzione del caso avremmo continuato senza arrenderci... ma forse gli
è piaciuto di più quando quel pivello incosciente
ha aggiunto 'o moriremo tentando!'. Che idee da dargli... ma magari
paradossalmente quello l'ha placato, chissà!
Ad
ogni modo è ora di fargli vedere che non è vero
che l'ho tradito col direttore, non deve essere geloso. No, anzi, se
qualche volta lo fa mi piace.
Però
voglio fare subito pace, è stancante piantarsi musi con lui!
Senza
aggiungere altro allaccio due dita alle sue tenendo le mani lungo i
nostri fianchi e appoggiandomi leggermente a lui, poi poso le labbra
alle sue socchiudendo gli occhi e lasciando sulle sue dei piccoli baci
provocatori, lo stuzzico un po' per spingerlo a lasciarmi libero il
passaggio ma siccome resiste continuando a fissare il mio viso, allora
passo alla seconda arma e senza crearmi problemi gli lecco lentamente
le labbra.
Ecco
quindi che si decide a schiudere le sue e a venirmi incontro subito
unendoci meglio, approfondendo questo bacio audace unicamente per il
luogo in cui ce lo diamo.
Gioco
un po' con la sua lingua solleticandogliela ed è lui, alla
fine, senza più pazienza a stringermi le spalle con le mani
e diventare più irruento. La parola lotta forse si addice
meglio a questo momento dove la supremazia delle bocche sembra l'unica
cosa che stia accadendo fra noi, ma quando fa salire una mano dietro il
mio collo e col pollice mi accarezza il viso non mi rimane che
sciogliermi. Senza rendermene nemmeno conto gli lascio la supremazia e
la conduzione del bacio che avviene senza troppa foga ma con un certo
desiderio dovuto anche, probabilmente, dalle mie mani che sono
scivolate sotto la sua maglia e camicia a contatto con la sua pelle
calda. Forse non avrei dovuto perché è come
accendere una miccia, ma non credo si lascerà andare proprio
qua. Io volevo solo dimostrargli che so farmi perdonare, ammesso che
avessi qualcosa di cui farmi perdonare... è solo che mi ha
preso un po' troppo questa dimostrazione e me ne rendo conto solo ora
che mi premo contro di lui facendogli sentire quanto vorrei essere a
casa, a letto.
Mi
trovo a respirare affannato mentre sento sempre meno quello che mi
circonda e tutto ciò che non riguarda lui, la sua bocca, la
sua lingua, questa sensazione di morbidezza, di bruciore, di volo...
dimenticandomi anche cosa volevo dirgli, cosa stavo pensando e quali
erano le mie intenzioni iniziali... dimenticando perché
siamo qua e non in un posto più adatto.
Perché...
qua dove siamo?
È
quando ci separiamo per respirare e per fermarci, per non andare oltre
come invece evidentemente stavamo per fare a giudicare dalle nostre
mani sotto i nostri vestiti, che appoggio la fronte alla sua e
chiudendo gli occhi cerco di riprendere possesso di me per non
lasciargli invece completo accesso al mio corpo. Basta che ci sfioriamo
così? Basta questo?
Fino a
questo punto sono preso da lui e lui da me?
-
Missione compiuta? - Chiedo con voce roca tornando a fatica al discorso
di prima sul farsi perdonare.
Apre
gli occhi anche lui e ci scambiamo uno sguardo ancora ravvicinato e...
liquido. Brividi mi attraversano, brividi anche piuttosto violenti.
- Ti
sei guadagnato la facoltà di poterne parlare! - Sorrido
spontaneo e sincero, sapevo e speravo l'avrebbe detto. Non mi delude
mai!
-
Ottimo. Immagino che casa è un posto più indicato
per farlo. Ti seguo, capo, sono alle tue ore 6! - Dico con ironia
staccandomi da lui continuando a ridacchiare divertito, è
più un gioco ormai, mi piace parlare così, lui
però mi guarda e con quella strana luce di prima negli occhi
che non decifro completamente, dice:
-
Preferisco averti alle mie ore 12! - Peccato che lo dice proprio mentre
avevo ripreso a camminare dirigendomi verso l'ascensore, zoppicando...
peccato perché mi dimentico del piede dolorante e carico
troppo il peso sopra finendo per sbilanciarmi e cadere... se non fosse,
ovviamente, per il mio pronto 'padrone' che sorregge il suo fedele San
Bernardo!
Certo,
se dice certe cose senza nemmeno prepararmi come faccio a non shockarmi
nemmeno un po'?
Lui e
le sue allusioni... me le spara nei momenti più impensati
facendomi fare la parte del fesso impreparato, quello che fa le
figuracce!
Mi
giro a guardarlo imbarazzato, ha un mezzo sorriso stampato in faccia,
apro bocca per dire qualcosa ma mi rendo conto di non aver nulla di
abbastanza sensato da far uscire, così richiudo e riprendo a
zoppicare con lui che continua a tenermi il braccio come ha fatto
già oggi.
In un
modo o nell'altro rimane un essere unico ed inimitabile!
- Per
ora manteniamo delle caste ore 3, va! -
-
Basta che dopo facciamo le ore 12! -