IL PRINCIPE E LA TIGRE
CAPITOLO II:
FARFALLE ED URAGANI
“Camminiamo!
Ok, fin qua nulla di particolare … se
fossi veramente SOLO noi due a farlo!
Cazzo, c’è un sacco di gente
che ci segue, ci spia, ci ferma interrompendoci per stronzate come
… un autografo! Ma si può? Che se ne fanno di una
nostra firma?
Vabbè, questo posso anche anche
sopportarlo … quello che non mi va giù
è che rompano molto più a Jun e che per questo
lui sia gentile con tutti, si ferma ogni volta a scambiare qualche
parole garbatissimo, perché? Che bisogno ha? Ne
conoscerà la metà di quelli con cui parla e si
ferma con tutti, sono tanti, porco mondo … se fossero pochi
come quelli che fermano me sarebbe un discorso, ma ogni cinque secondi
c’è qualcuno … ultimamente è
peggiorata la faccenda, appena abbiamo iniziato a frequentarci la cosa
era più sopportabile, forse perché erano tutti
fuori città e noi cercavamo di proposito posti isolati, ora
che non ci importa di farci vedere insieme li becchiamo tutti gli
scocciatori!
Non ne posso più!
Dopo l’ennesimo che ci interrompe sbotto
spazientito con le mani sprofondate nelle tasche dei pantaloni:
- Non lo sopporto! –
- Cosa? –
Chiede subito lui candido dopo aver cordialmente
‘congedato’ la rompiscatole di turno, io credo che
esploderò … tiro fuori le mani dalle tasche e
apro le braccia a mostrare la mia ovvia pazienza che sta volando via e
plateale faccio:
- Tutta questa gente che ti adora e ti sta
appresso! –
Rallenta il passo per guardarmi, lo fa con la sua
distinta classe che non sarei mai capace di imitare, mi chiedo spesso
che ci faccio con uno così, siamo diversi, troppo
… la luce e le tenebre, non ha senso una nostra unione, di
qualunque genere sia, perché ci ostiniamo a provarci?
- Perché? –
Cos’è, mi leggi nel pensiero?
- Non si può stare un attimo in pace!
–
Noto un guizzo divertito nei suoi occhi dallo
strano castano vivo, mica si prenderà gioco di me? Lo
detesto quando fa così, non capisco mai cosa gli passi per
la testa, ha sempre quel sorrisino da so-tutto-io, perché mi
deve guardare così?
- Non posso farci nulla! –
Se l’asciuga così facilmente,
ecco perché grugnisco innervosito!
- Che c’è? –
Osa anche chiedermi cosa c’è?
Non lo vede da sé, l’intelligentone dal QI sopra
la norma?
- Ma devi anche essere sempre gentile con quei
seccatori? –
Sono cristallino e diretto, non ho problemi a dire
quel che penso, non me ne sono mai fatti non inizio ora!
- è il mio modo di fare. –
Sbuffo, perché parla così
calmo e logico?
- Il tuo modo di fare è anche saccente e
snob, se è per questo … ma rimani disponibile
comunque! Che razza di persona sei? Ti contraddici! –
Ecco, si ferma del tutto, sta un attimo in
silenzio, mi fissa con cura e assottiglia gli occhi come se pensasse al
modo migliore per dirmi qualcosa che prima gli sfuggiva ed ora gli
è tornata in mente:
- Kojiro, sei geloso? –
Spalanco gli occhi e arrossisco distogliendo lo
sguardo dal suo bel viso concentrato, ora sicuramente riprende la sua
aria ironica e saccente, il solito principe rompiscatole! Taglio con un
super seccato:
- Ma che ne so?! –
Lui non lascia molto tempo per trovare un modo di
sgarbugliarmi, è bravo a mettermi alle strette e lo detesto
anche per quest, lo dice subito a bruciapelo:
- Si chiama gelosia, mio caro! –
Certo che nemmeno lui ha i peli sulla lingua, eh?
Va bene, potrebbe esserlo, non lo sono mai stato, tutto è
possibile … ma è sicuro che non ho intenzione di
rimanerci a lungo, quindi rispondo sempre scontroso e brusco:
- Allora mettici rimedio! –
Così gli scarico la patata bollente, che
faccia qualcosa lui, a me non piace essere così …
‘geloso’, ammesso che sia gelosia!
Sono ancora preso da questi pensieri che non mi
rendo conto della sua veloce mossa strategica per mettermi
letteralmente al tappeto!
Non so come fa, quando lo fa, cosa cavolo succede
ai fatti … sento solo le sue mani che mi toccano in un certo
posto distraendomi e poi mi spingono proprio a terra, così
ecco che mi trovo steso fra i soliti cespugli che costeggiano questo
quartiere, ora capisco perché li hanno messi, me lo sono
sempre chiesto!
Fa finta di cadermi sopra ed in un secondo capisco
che nessuno distingue più chi siamo, solo due persone che
amoreggiano … cosa che in effetti accade veramente!
Quando mi riprendo torno a vedere il mondo, o
meglio lui! Il suo viso è in primo piano ed è
esattamente in istanti come questi che mi ricordo perché sto
con lui … cioè … ci esco e facciamo
come facciamo.
Ha uno strano sorriso, è …
sexy!
Inghiotto e mi rode sentirmi messo alle strette,
così prendo tempo balbettando un brusco:
- M-ma che fai? –
Avvicina il viso al mio e prima di mettere la bocca
sulla mia mormora:
- Non lo capisci? –
- Te l’ho chiesto! –
- Metto rimedio alla tua gelosia! –
- Oh! –
Boccheggio, già, mi trovo come un
imbecille a boccheggiare, Dio, come mi sento stupido!
Dove metto le mani? Sembra così
disinvolto lui, che faccia sempre così con gli altri?
Appena capisco PERCHE’ è
così mi sente!
Appena mi si leva di dosso, spero non subito in
fondo non pesa e non è che sia una situazione tanto
malvagia, è solo che mi secca stare sotto, tutto qua!
In un lampo mi passano per la testa un sacco di
motivi per alzarmi ed altrettanti per rimanere qua, poi lui mi
dà quello decisivo: mi bacia!
Eccolo con le sue labbra morbide e fredde che
toccano le mie e successivamente mi esplorano del tutto con la lingua,
è una sensazione a cui ancora non ci sono del tutto
abituato, qualcosa che riesce a mandarmi fuori fase, farmi scordare
ogni pensiero.
Cosa diavolo stavo dicendo?
Ero arrabbiato, credo, ma non so bene …
ma chi se ne frega!
Così ecco anche me a rispondere al suo
bacio, infilando le mani sotto la sua maglia fino a toccare la sua
schiena, la pelle è tiepida perché era la parte
coperta, normalmente non ha un’alta temperatura.
Sono dettagli che non pensavo avrei mai imparato di
una qualunque persona che non fossi io … anzi, nemmeno di me
stesso tengo in considerazione certi dettagli!
Mi sento stupido ma terribilmente bene in questa
mia idiozia!
Spero duri ancora un po’, non me ne frega
se ci vedono, basta che non sia più gentile con quei
seccatori!
Basta questo.
Già!
SOLO questo?”
“Non so fin quanto mi basterà
questo.
Abbiamo iniziato questa relazione senza mai
definirla, riservandoci di farlo con calma quando tutto questa
sarà più forte, chiaro e certo … non
ne abbiamo ancora parlato, sembra non avere ancora idea di cosa voglia,
di cosa sia ciò che ormai ci unisce, ma io si, ormai per me
è sempre più forte, riesco a leggerlo chiaramente.
E lo voglio.
Ne sono ormai certo.
Voglio Hyuga.
Eppure so che ancora non è pronto,
dovrei forzarlo ed è un rischio, però non so per
quanto resisterò così, lasciandogli i suoi tempi
e basta, è difficile, lo sapevo lo sarebbe stata ma lo
è molto.
Nel bacio il contatto si approfondisce e le sue
mani che passano sulla mia pelle mi provocano dei brividi di piacere,
siamo in una situazione assurda, non pensavo mi sarei mai abbassato a
tanto eppure con lui queste improvvisazioni audaci del momento sono le
uniche che funzionano.
Razionalmente lo so, non è il posto
adatto, la situazione più conforme ai nostri bisogni, ai
miei, eppure lo farei qua e ne sono shockato perché sono
già pronto a farlo per la mia prima volta e
perché lo farei qua fuori.
Qualcuno mi aiuti a tornare in me perché
questa volta mi è difficile.
Molto.
Dopo averlo baciato è dura staccarsi ed
alzarsi, guardare il suo volto stralunato ed anche un po’
imbarazzato, mi guarda confuso senza capire perché prenda
certe iniziative non da me e poi mi ritiri.
E’ lui a costringermi a farmi agire a
questo modo, è solo sua la colpa se a volte sono
così irragionevole, però è sempre suo
il merito quando capisco che ancora non è pronto e convinto
facendomi così staccare.
E’ un passo importante, deve essere
sicuro, non un istinto del momento.
Sospiro, mi trattengo, non faccio trasparire un
singolo istinto, pensiero, riflessione, desiderio. Torno la maschera
composta e mi alzo facendo un mezzo sorriso indecifrabile, un
po’ di malizia gliela concedo. Se ora si alza anche lui
capiscono che eravamo insieme a fare cose poco da amici,
così gli concedo solo un unico lungo sguardo, se
è capace di leggere oltre la mia apparenza di ragazzo
perfetto capirà lo sforzo che ho fatto, che quello che ho
fatto non era quello che volevo, capirà che lo voglio e che
si deve sbrigare a decidersi.
Gli do’ le spalle e non dico altro, non
una sola parola, lascio che si sistemi e che la gente passi poi gli
faccio un cenno indicandogli di alzarsi, non so se rimaneva inebetito a
fissarmi da là sotto perché aveva capito di far
passare le persone oppure lo faceva perché era un attimo
fuori fase, forse entrambe.
È un tipo cristallino, ai miei occhi.
Solo ora lo vedo così bene, da qualche
tempo a questa parte … e si che lo conoscevo sin da bambino,
bene o male è assurdo trovarci così solo ora.
Ci è voluta la situazione terribile di
Tsubasa ad aprirci gli occhi, cambiarci.
E’ complicato.
Del resto più le sfide sono inaudite e
più mi divertono, non l’avrei mai accettata se
fosse stata facile, l’intera mia vita è una sfida
ardita, ce la sto per fare, la sto per vincere, mi manca poco.
Devo resistere.
E’ proprio su questa considerazione che
Hyuga mi raggiunge e fa finta di non notarmi, cammina
‘casualmente’ al mio fianco e non mi dice nulla, si
capisce che è molto imbarazzato, senza paura di
chiederglielo diretto, lo guardo, gli scruto il profilo e glielo chiedo
sotto voce:
- Ti va di andare un po’ a riposarci a
casa? –
Sono diplomatico ma non uso banali scuse, la
verità è questa, voglio stare completamente con
lui. Ormai ne sono certo.
Non sono volgare ma ammetto potrei parlare
più schiettamente.
Trattiene il respiro ed aumenta il passo, guarda in
giro e il rossore aumenta sul suo viso.
Perché deve fare così tanta
fatica?
È assurdo … è
stancante.
Non so quanto posso andare avanti, le mie risorse,
ormai l’ho imparato, non sono infinite.
Ci impiega un po’ a trovare la risposta,
poi borbotta un impetuoso:
- No! –
Cercava una motivazione valida ma non trovandola ha
mollato solo la risposta, in suo perfetto stile!
Stringo le labbra e cambio repentinamente
espressione, mi indurisco e non dico più mezza parola,
riprendo il passo aggraziato senza concedergli alcuna attenzione, non
posso forzarlo anche se a volte lo faccio pur di ottenere quel che
desidero. Perché non voglio forzarlo?
È assurdo, solo con lui.
- Che hai? –
- Niente! –
Asserisco glaciale, si capisce che ho qualcosa, non
è il mio tono cordiale che uso quando non sono arrabbiato,
quando succede non perdo la testa, non faccio fuoco e fiamme come lui o
Genzo, io quando mi infurio divento l’antartide.
- Palle! –
Respiro profondamente.
- Se sai cos’ho perché me lo
domandi? –
- Non so cos’hai ma so che hai qualcosa,
quindi se mi dici ‘niente’ con quel tono so che
menti! –
Ora camminiamo sostenuti e sento che comincia ad
alterarsi, per lo meno l’imbarazzo gli sta scemando, non mi
basta.
Voglio che si lasci andare così come ci
sto riuscendo io, se ce la fa uno come me perché lui no?
- Da quando sei così acuto nel confronto
di terzi? -
- Odio quando parli così! –
- Mi dispiace, fra il tono che non ti va, quello
che dico e ‘come’ non so più come
disquisire con te, penso che acquisirò il silenzio come
nuova opzione! –
Non lo faccio di proposito ma quando mi altero
parlo in questo modo, so che lui non lo sopporta ma deve imparare che
anche io ho delle cose che lui fa che non sopporto, non ho intenzione
di modificarmi sempre, visto che lui non fa nulla a sua volta, deve
imparare molto.
- Se hai un problema devi parlarne ed essere
chiaro, senza usare i tuoi soliti paroloni! –
Continuo a non guardarlo, potrei congelarlo con lo
sguardo, sempre in modo secco rispondo:
- Io sono limpido, fin troppo, sei tu che non lo
sei ma probabilmente dipende tutto dal fatto che non hai cognizione di
campo alcuno. –
Rimane un attimo in sospeso, rallenta il passo e mi
guarda la nuca, l’unica cosa che gli offro, lo immagino
passarsi le mani fra i capelli nervosamente per capire cosa io stia
dicendo, infine asserisce seccato:
- Che cazzo dici? –
- Ciò che ho affermato! –
- Senti, la mia cultura è nella norma,
sei tu quello che ci sta sopra quel limite! Non mi ci sento inferiore a
te, non insistere su questa linea e dillo senza mezzi termini! Cosa ti
prende? –
Sospiro spazientito, non voglio parlarne, lo
ferirei e basta e lui comincia a perdere la poca pazienza che gli era
rimasta. È meglio che me ne separi all’istante,
lui vuole che io parli e mi esprima, io no perché
peggiorerei la situazione.
- Non mi va di parlarne ora! –
- E dopo cosa diavolo cambia? –
- Che sono più calmo e doso meglio le
parole! –
- Vuoi dire che puoi nascondermi meglio quel che
pensi invece ora me lo spiattelleresti in faccia! –
- Nel tuo gergo è una cosa simile, ma
non proprio così. –
- Ovvero? –
Non rispondo, è sordo, forse? Non
capisce quando gli parlo?
Continuo a camminare mentre lui si ferma e mi
afferra per il braccio, mi strattona per fermarmi fino a girarmi, credo
di avere un espressione di marmo. Lo fisso dritto negli occhi dove si
specchia il fuoco, è così diverso da me, in ogni
cosa, a partire dall’aspetto. E’ una storia
così complicata …
- Voglio ponderare meglio le parole da dirti, ora
non mi va di parlare, potrei ferirti e non mi va. Tu devi rispettare i
miei silenzi, i miei tempi ed i miei modi. Io rispetto te, ti lascio
sfogare quando ne hai bisogno, ti ascolto quando di infuri. –
Spero di essermi spiegato, riesco a mantenermi
ancora distaccato e calmo, non so per quanto.
- A me non me ne frega che tu non mi ferisca,
voglio capire cos’è che ti ha fatto cambiare
così, o meglio lo so ma mi devi spiegare PERCHE’!
–
Il suo tono è molto alterato e gesticola
alzando la voce.
- Esprimiti se lo desideri … ti ascolto.
–
- Ma devi farlo anche tu! È meglio
parlarne subito quando ci sono cose che non vanno, se te le tieni
dentro non possiamo risolvere! –
E così è questa la sua
filosofia, non l’avrei mai detto, pensavo fosse una persona
che detestava parlare dei suoi fatti personali, di ciò che
l’angustia, invece sono io ad essere così.
Ma è così, l’ho
fatto sin da piccolo, non ho mai parlato dei miei segreti e mi sono
tenuto tutto dentro, sono abituato così. Questo non
significa che non mi arrabbi e non dica quello che penso, lo faccio in
un secondo momento con più calma … se non
c’è qualcosa che mi fa uscire subito di testa,
cosa difficile ma che è successa con Yayoi al tempo.
- Non voglio farlo ora. Rispettami. –
- No, io voglio sapere ora! –
Irruente e prepotente.
- Io ti rispetto, però! –
- Quando? –
Questa è grande, ma è normale
che quando si faccia prendere dall’ira disinserisca la sua
materia grigia.
- Quando non vuoi stare solo con me in casa, quando
non vuoi andare più in là di quel che facciamo
normalmente, quando non vuoi fare QUEL passo importante
perché significherebbe troppo, stringere il nostro rapporto
e definirlo meglio. Devo continuare? Ho una lista lunga! –
Trattiene il respiro e mi guarda, credo che poche
volte l’abbia visto così livido di rabbia per
essere stato ‘scoperto’ nel suo intimo,
è una cosa che lo urta perché si sente nudo e lui
lo odia, ma non può forzare me e non pretendere che io
rimanga passivo.
Tira tutti i muscoli e contrae le mascelle,
riprende a respirare in modo più profondo ed è
ora che mi perdo un istante a vedere il suo viso che mi attrae
così tanto, con i suoi lineamenti così grezzi e
selvatici, la pelle abbronzata e i capelli scompigliati lasciati
ovunque essi vogliano andare.
È bello e non solo questo.
È da scoprire.
Mi completa.
Desidero andare fino in fondo con lui ed ora che
stiamo litigando ne sono ancora più convinto.
- Tu non capisci! –
Mormora a denti stretti, lo fa per non urlare come
vorrebbe fare, sa che odio le scenate specie in pubblico. Sta crescendo
in fin dei conti. Molto lentamente devo dire. Chissà, forse
si tratta solo di aspettare ancora un po’ … ma un
po’ quanto?
Veramente non ne posso più, ecco
perché lo dico, mi dispiace ma è una cosa che
devo fare, ora lo so.
O non ne verremo più fuori.”
- Hai paura, Hyuga. Questo lo capisco bene.
–
“Spalanco gli occhi scuri fissandoli
inorridito e sempre più furioso nei suoi castano-rossi. Ma
come può dire una cosa simile? Proprio di me?1 Forse non ha
ancora ben capito con chi ha a che fare … non può
semplicemente ridurre tutto a questo calcolo sbagliato di me stesso!
Io non sono un tipo pauroso! Di cosa?
Perché mi provoca sempre? Lo fa in ogni
modo possibile, costantemente e poi si chiude a riccio in momenti
strategici, sa che lo odio e lui lo fa.
Sono adulto e vaccinato, ho spalle larghe, reggo
tutto, cosa pensa che mi faccia se mi dice quel che pensa?
Io voglio sempre sapere tutto quel che pensa di me,
come io glielo faccio sapere sempre senza problemi!
- Tu sei pazzo! –
Reagisco con questa unica frase, la voce malferma,
potrei veramente esplodere e non me ne fregherebbe nulla.
È solo un idiota se pensa questo.
Si, perché io non ho paura, di cosa
dovrei averne? Di lui?!
- Io so quel che dico. –
- Di cosa ho paura? –
Un lampo indecifrabile nei suoi occhi, ha deciso di
parlare, forse se ne pentirà, lo fa pensando questo ed
è l’unica cosa che comprendo prima di concentrarmi
solo sulle sue parole e non sul suo viso delicato, quasi effeminato,
che ha saputo catturarmi in questo secondo momento della nostra vita.
- Di fare questo passo, perché ti
scopriresti e pensi che saresti debole. –
- Sciocchezze! –
Già, non mi viene altro da dire, la voce
è sempre più alta e non me ne importa. Lui quindi
continua sempre freddamente pacato, non lo sopporto così.
- Avere paura non è debolezza. Ammettere
di averne non è debolezza. Affidarsi a qualcuno non
è debolezza. I sentimenti non sono debolezza. Riconoscere i
propri limiti non è debolezza. Tutto ciò
rafforza. Se riconosci i tuoi limiti e ammetti di avere paura cerchi
qualcuno che possa sostenerti e rafforzarti, per cui provare sentimenti
e affidarti a lui, in questo modo hai un ritorno e diventi
più forte perché cresci e riesci a non cadere
nonostante tutto. –
Quel che dice mi getta un attimo nel caos, cosa
significa? Sono cose su cui devo pensare, non posso rispondere subito a
un qualcosa che mi è di difficile comprensione, non ha usato
parole raffinate, l’ha fatto per farmi capire cosa vuole dire
però è difficile perché ho sempre
pensato il contrario. Cosa significa che paura non è
debolezza ma forza? Corrugo la fronte e aggrotto le sopracciglia, non
capisco, la testa comincia ad esplodermi e la confusione mi prende,
vuole che faccia la mia decisione, che proceda, ma cosa dovrei dire di
preciso?
- Io non ho paura e non sono debole, il maestro
Kira mi ha insegnato ad essere così ed è a lui
che devo quel che sono, è questo modo di pensare che ti ha
attratto quando ci siamo frequentati, smettila di cercare di cambiarmi!
–
Sono molto seccato perché sono confuso e
non mi piace, io so sempre cosa voglio, cosa sono, cosa penso. Nessuno
può ridurmi a questo. Nessuno.
Sento però che Misugi sta perdendo la
pazienza, a modo suo però, senza esprimerlo apertamente.
Spero. Non mi piace quando si trattiene.
- Poi parli tu che non ti lasci mai andare,
controlli sempre tutto, non è che sei freddo, sei
semplicemente opportunista, come ti fa comodo la situazione tu cambi,
puoi essere gentile e disponibile oppure snob e saccente oppure ancora
provocatore ed ironico. Ma non hai una vera faccia costante, non si
capisce nulla di me e vieni a dirmi di lasciarmi andare. Lasciati
andare prima tu, poi ne riparliamo! –
Assottiglia leggermente gli occhi, ecco tutto
ciò che concede, potrei aver esagerato ma se avesse una sola
reazione diversa da questa per me sarebbe una vittoria ed è
assurdo rendermi conto di quanto tenga a questo.
- Kojiro Hyuga, non rigirare il coltello,
dì semplicemente perché non vuoi procedere nella
nostra relazione. –
Dannazione, ero io che facevo domande a lui,
perché ora sono io a dover rispondere?
- E’ solo perché non vengo a
letto con te? Se è tutto qua mi stupisci! –
Spero solo che la smetta, odio essere messo alle
strette, ho bisogno della mia libertà.
Una nuova scintilla nei suoi occhi, se fosse un
altro mi avrebbe già picchiato.
- Sei immaturo, Hyuga, cresci e poi torna, ne
riparleremo allora! –
Dice questo, lo spara come un proiettile viene
sparato da una pistola, mi colpisce allo stomaco togliendomi il fiato,
poi mi lascia il suo volto che non dimenticherò mai livido
di un qualcosa che non sono ancora riuscito a definire, se ne va senza
farmi capire come interpretare quest’uscita sgradevole, senza
darmi modo di ribattere in altro modo che con un urlato e rabbioso:
- Vaffanculo, Misugi! Chi ti credi di essere?
Vattene al diavolo! Scordati di rivedermi! Chi credi che io sia? Uno
zerbino che illumina le tue doti? Un imbecille che sta dietro ai tuoi
capricci? Un giocattolo? Prova a rispettarmi veramente e non per finta,
vedrai che le cose andranno meglio! Scordati se pensi che
sarò io a tornare da te! Puoi solo andare a quel paese, ora!
–
E non me ne frega nulla se mi hanno sentito tutti,
se penseranno chissà cosa, se vorranno sapere i dettagli
della nostra relazione, qualunque essa sia, non me ne frega un bel
nulla … quel tipo ha passato i limiti! Tutti!
E il fatto che non si volti e non faccia una piega
mi manda ancor più in bestia, lo picchierei se fosse qua,
cuore o non cuore!
Porco cane!
Do un calcio ad un paletto di legno piantato
accanto al marciapiede, sulla terra dove sorgono quei cespugli di poco
prima, ovviamente il paletto si frantuma subito ed io non sento il
minimo dolore, nulla di nulla.
Se bastasse il dolore a farmi tornare in me quando
mi incazzo così sarebbe facile.
Troppo.
Merda, che fastidio, vorrei averlo qua per
prenderlo a pugni!
Vuole far di me la bambola che lui desidera, non mi
accetta per quel che sono, non gli vanno bene i miei tempi, non gli va
nulla e allora perché vuole uscire con me e fare quel cazzo
di passo? A che gli serve se per farlo vuole cambiarmi radicalmente?
Non lo sopporto, siamo incompatibili, non
c’è niente da fare!
Mi sono rotto.
Veramente rotto.
Alla stragrande!
Adesso basta!”