L’ANGELO E IL REDENTO
Il garage accanto a casa loro veniva
utilizzato per tutto all’infuori della custodia della macchina, del resto era
più il tempo in cui era fuori che dentro.
Il reale uso di quello spazio coperto era
di cantina e officina. Un luogo in cui prendevano forma i sogni di
Michael.
Passava ore a trafficare lì dentro e
costruirsi la moto dei suoi sogni con pezzi ricavati in vari modi. Molti glieli
procuravano i membri del suo gruppo, altri li prendeva dai vari cimiteri delle
moto. Era da anni che ci lavorava e considerando che era un autodidatta, stava
proprio facendo un ottimo lavoro. Ancora poco e sarebbe stata pronta. Era sicuro
che avrebbe funzionato, sapeva che doveva essere così, aveva fatto una grande
attenzione ad ogni particolare, per quello ci aveva messo così
tanto.
Anche quel pomeriggio primaverile aveva
preferito lavorare alla sua futura moto piuttosto che andarsene da qualche parte
coi suoi amici. Loro lo capivano e non lo infastidivano, del resto se lui diceva
che non voleva andare via, quello era. Nessuno si metteva a discutere,
prendevano il suo volere come acqua d'oro anche se non si spiegavano come mai
non chiedesse loro di rubarne una per lui, l’avrebbero fatto e guadagnato un
sacco di tempo.
Non ci discutevano con lui, mai.
Con le mani nere di grasso di motore e
vestito con una vecchia tuta che indossava per quelle occasioni, stava
stringendo un bullone con la chiave inglese, aveva il viso immerso in una delle
sue espressioni intensamente assorte e terribilmente delicate, come se stesse
creando una scultura nella creta.
Con la mente sgombra da qualsiasi
pensiero ed estremamente concentrato su quel che faceva, mantenendo chiunque
fuori da sé, non sentì arrivare la figura silenziosa alle sue spalle. Si fermò
proprio dietro di lui e senza fiatare e farsi sentire, infilò fluido e sfacciato
le mani in avanti, sul suo bacino, entrando con facilità nei pantaloni della
tuta e sotto ai boxer, giungendo all’inguine e al suo membro caldo.
Michael si fermò raddrizzandosi senza
spaventarsi, facendo attenzione solo in quel momento alla presenza del ragazzo
capì subito di chi si trattasse e stringendo appena le labbra in segno di
disapprovazione, mormorò leggermente duro rispetto al solito tono
gentile:
- Daniel. – Quel tocco delicato ed
esperto insieme e quelle mani lisce e morbide, erano inconfondibili. Lasciò che
la frangia bionda gli ricadesse sulla parte destra del viso partendo come sempre
diagonalmente dalla parte opposta in cui era più corta, non soffiò né mosse la
testa per spostarsi il ciuffo, lo lasciò come se nemmeno ci fosse.
Daniel, che Michael non sentiva mai
arrivare, fermò le sue mani senza però toglierle, appoggiò il resto del suo
corpo contro quello del compagno facendo aderire ogni sua parte, infine col
mento sulla sua spalla e la bocca vicino al suo orecchio,
rispose:
- Ciao… - Avrebbe potuto dire l’ovvio
‘qualcosa non va?’ ma tanto sapeva che glielo avrebbe detto comunque.
Non lo conosceva ancora molto, era da poco che l’aveva salvato da Blake e
da allora Daniel si era sentito in dovere di continuare a ripagarlo per il suo
aiuto, proprio come aveva detto.
Un po’ per senso del dovere, un po’ per piacere stesso… non l’aveva mai
spiegato completamente a Michael.
Perché ogni volta che si vedevano lui
doveva cercare di soddisfare i suoi piaceri sessuali? Pensava davvero che
volesse quello?
Era questo che il giovane più grande di
due anni si chiedeva sempre.
Evidentemente non aveva capito nulla del motivo per cui quella sera aveva
accettato di aiutarlo.
Il biondo non lo allontanò, proprio come
quella notte in camera, ma al contrario di allora parlò con aria più fredda e
distaccata, quasi altera. Come un re contraddetto da un suo sottoposto o
qualcosa del genere.
- Non devi soddisfarmi sessualmente ogni
volta che mi vedi. Se non lo fai più non ti rimando certo da Blake. Puoi stare
rilassato e fare quel che desideri senza pensare a pagarmi sempre. L’hai già
fatto. –
Daniel che
aveva sperato in un suo sguardo diretto, con delusione constatò che non avrebbe
girato il volto per guardarlo così ritirò le sue mani a malincuore. L’aveva
frainteso per tutto quel tempo.
Del resto non ne
avevano propriamente parlato.
Fece un passo indietro osservando la sua
schiena vestita di abiti logori, notò come i suoi capelli tutti scalati che
coprivano morbidamente il collo, spiccassero per il colore chiaro. Anche da
dietro e vestito a quel modo gli piaceva, come poteva non
capirlo?
Michael si asciugò le mani in uno
strofinaccio e chiuse gli occhi sospirando per cercare lo stato d’animo ideale
che non ferisse la persona lì con lui, poi una volta trovato si girò con un
inclinazione un pochino più tenera anche se ancora
distaccata.
A Daniel venne il consueto tuffo
guardandolo.
Sembrava un re che osservava il suo
suddito oppure un angelo che si rivolgeva ad un peccatore.
- Non è come pensi… forse per te sono
sempre stati pagamenti ma per me no… - Provò a spiegarsi il moro passandosi
nervoso le mani fra i capelli lunghi, li sistemò dietro alle orecchie ma
inevitabilmente qualche ciocca sfuggì dal controllo.
- E com’è allora? – Chiese con un tono
davvero poco diverso da prima. Lo stava rimproverando come si faceva con un
fratello minore? O come chi?
Improvvisamente Daniel non capì più il suo ruolo e sentì un irrefrenabile
bisogno di sapere cosa fosse.
Una paura sottile e strisciante cominciò
a mangiarselo dall’interno.
Cosa pensava Michael
di lui?
L’aveva voluto davvero sempre e solo per
riscatto verso il suo servizio?
Gli era sembrato così dolce quella notte, non aveva mai ricevuto un bacio
come quello, non aveva mai sentito nessuno toccarlo in quel modo… non se lo era
sognato, Michael non l’aveva trattato come aveva sempre fatto Blake.
Si avvicinò a lui impietrito dalla paura di essersi sbagliato e di essere
tornato in un certo senso indietro, gli chiese da vicino senza osare toccarlo o
sfiorarlo:
- Cosa sono io
per te? – Michael ebbe come un lievissimo scatto di ritrazione, ma forse fu solo
un impressione, tuttavia non si spiegava quell’espressione. Aveva eretto un muro
invisibile fra loro per impedirgli di leggergli dentro. Aveva così paura di
farlo arrivare a lui? Non si fidava di lui?
No, certo, alla fine non si erano affatto conosciuti. Quando lo vedeva
provava subito l’istinto di saltargli addosso e per paura che Michael volesse
solo questo da lui visto che non si erano più parlati sull’argomento, gli aveva
dato quello che pensava volesse da lui.
Forse però dedurre senza mai chiarire era stato un
errore.
Aveva avuto il tempo di farsi dei
film.
Inghiottì a vuoto preparandosi al colpo,
come se quella durezza altera improvvisa nello sguardo del ragazzo che più
desiderava, fosse già una risposta e quindi motivo di
dolore.
Era così difficile avere a che fare con
lui?
Ancora di più che con
Blake?
- Se invece di saltarmi sempre addosso e
pensare alla mia soddisfazione sessuale, facessimo anche altro, ad esempio un
po’ di conversazione, magari potrei darti questa risposta. – Esattamente così
come aveva sperato di non sentirlo parlare. Era così alto, ora, in cima alla
torre principale del suo castello… inarrivabile.
Guardava tutti dall’alto e quasi quasi nemmeno lo vedeva più
distintamente.
A Daniel sembrò come di ricevere un pugno
allo stomaco e questa volta lo dimostrò rivelando i suoi occhi verdi ora lucidi.
Li sgranò capendo dove aveva sbagliato e che probabilmente ora non gli avrebbe
più permesso di arrivare a lui. Eppure come poteva aver perso la testa così per
lui?
Lo conosceva di fama da quando era
arrivato in quel quartiere, aveva desiderato ardentemente conoscerlo meglio ed
era stato per lui che aveva provato ad andarsene da Blake, il suo ‘amico’ di
infanzia che aveva sempre approfittato di lui ricattandolo di non proteggerlo
più dagli altri malintenzionati. L’aveva lasciato facendosi addirittura
picchiare, aveva rischiato molto, si era sentito minacciare di morte. Per quello
poi gli era sembrato naturale andare proprio da lui, l’angelo di quelle strade.
L’aveva sempre visto davvero come un angelo, un salvatore dei poveri
disgraziati.
Era stato al settimo cielo quando, libero
da Blake, quell’angelo aveva richiesto il suo pagamento e lui felice come poche
volte glielo aveva dato baciandolo infine a quel modo. Che messaggio gli aveva
lasciato, in quel momento? Si era solo sognato la sensazione che gli trasmetteva
fiducia e protezione?
Era tornato
convinto che anche lui volesse questo, per paura di essere cacciato aveva
continuato a ripagarlo come poteva, come sapeva gli piaceva… aveva goduto quella
volta, no? Gli avrebbe fatto piacere anche successivamente.
E poi… e poi come fermarsi, una volta che aveva quella visione davanti a
sé? Come non scaldarsi ancora e ancora e ancora?
Ma adesso era lì, rifiutato proprio da lui, a chiedersi cosa fosse stato
veramente.
Michael lesse in lui con una chiarezza
tale da chiedersi se per caso non avesse dei poteri, ma capì che ormai il tiro
era stato dato e non avrebbe potuto rimediare, quindi attese una risposta. In
fondo era vero. Dovevano conoscersi oltre a pensare al lato sessuale del loro
rapporto.
Certo che gli piaceva quando lo toccava a
quel modo ma tempo pochi giorni e veramente ci sarebbe andato a letto senza
sapere nemmeno che carattere aveva.
- Mi dispiace….
– Provò a dire anche qualcos’altro, Daniel, ma gli uscì solo questo e
successivamente le lacrime silenziose rigarono le sue guance. Non si poteva
trattenere, in fondo aveva sbagliato tutto e forse aveva perso ciò per cui per
la prima volta aveva lottato a modo suo.
Al biondo si strinse il cuore vedendolo
così e sciogliendo la sua espressione dura e staccata, tornò dolce, delicato e
gentile come tutti l’avevano sempre sorprendentemente
ricordato.
- Daniel, ma cosa ti hanno fatto per
tutto questo tempo? – Disse quindi teneramente posandogli le mani sulle spalle e
sul collo. Tremava. – Non per ogni cosa serve un pagamento equo. Ma soprattutto
tu non hai solo il tuo corpo. –
In quelle brevi frasi
venne fuori tutta la maturità e il cuore di quel ragazzo che, decisamente, era
dovuto crescere più in fretta degli altri.
Daniel non smise di piangere grazie anche
a quelle parole che gli ricordarono la sua infanzia che gli aveva sempre
insegnato tutto l’opposto, così si era sciolto quando aveva sentito le labbra di
Michael sulla fronte, poi sugli occhi bagnati, sulle guance altrettanto salate
ed infine sull’orecchio; rabbrividì ad ogni piccolo bacio.
Poi sentì il suo sussurro
morbido:
- Lo sai perché quella notte ti ho
chiesto come volevi ripagarmi anche se non intendevo riscuotere proprio nulla?
Perché avevo desiderato che le tue mani mi toccassero ancora e lo facessero
insieme alla tua bocca. –
Daniel
trattenne il respiro apprendendo quella verità che gli liberò il cuore da un
peso gigantesco, poi rimase immobile non osando abbracciarlo od interromperlo.
Sentì le mani di Michael scivolare sulla propria schiena e poi alla vita,
attirarlo a sé appoggiando il bacino sul suo ed infine il tocco della lingua
contro quella parte di pelle subito sotto l’orecchio, dove iniziava il collo.
Così sensibile.
Da quanto non respirava? Gli girò la
testa. Era la prima volta che Michael prendeva l’iniziativa con lui, che sentiva
la sua lingua sulla propria pelle. Avrebbe potuto anche morire in quel momento e
sarebbe andato bene, tanto era forte la sensazione che gli trasmise solo quel
semplice gesto.
Felicità.
Di nuovo quel senso incontaminato di felicità lo invase e le palpitazioni
crebbero in lui prepotenti.
Come non
svenire?
No, non poteva, doveva stare sveglio e
sentire come succhiava dolcemente quel punto, come lo assaggiava mordicchiandolo
e leccandolo.
Magia.
Magia specie quando il suo angelo risalì
sul viso ritrovando le labbra.
Le ebbe sulle sue e fu lì che si aggrappò
finalmente alle sue braccia per non cadere. Quelle labbra erano così morbide e
succose… poi si ritrovarono con le lingue e di nuovo quel senso di protezione e
dolcezza lo invase.
Le sensazioni che gli avevano fatto credere d’aver trovato il suo angolo
di paradiso e di avere dei doveri per non perderlo di nuovo.
Ma non era così.
Non doveva lottare in
quel modo, doveva solo cercare di rilassarsi ed essere sé stesso con lui, farsi
conoscere e lasciarsi andare.
Il bacio durò a
lungo e non crebbe mai d’intensità, come se fosse una cura speciale da
esercitare con calma e tenerezza, ma Michael lo strinse fra le sue braccia come
se fosse qualcosa di talmente fragile da sciogliersi e rompersi da un momento
all’altro.
Di nuovo, in fondo, qualcosa
completamente da lui.
Da
angelo.
Quando alla fine si staccarono senza aver
raggiunto nessun orgasmo, incredibilmente si stupirono nel sentirsi addirittura
meglio delle altre volte. O meglio Daniel se ne stupì, Michael se lo era
aspettato.
Con un sorriso consapevole e maturo disse
ancora vicino al suo viso:
- Conosciamoci, ti va? –
Daniel rimase ancora un istante inebetito a guardarlo, poi riscuotendosi
sorrise a sua volta radioso e disarmante:
- Non chiedo di
meglio. –
Quello che sembravano?
Un angelo ed il suo redento.