Lascia Che Sia
CAPITOLO 5:
GELOSIA
Anche
quel giorno si poteva godere di una giornata di sole stupenda. Il cielo
limpido e terso non vantava nemmeno di un nuvola, un venticello fresco
rendeva respirabile l’aria pulita che sapeva di mare. Ci si
poteva proprio rilassare, si stava bene e in pace col mondo in generale.
E
questo poteva valere per tutti tranne che per uno il cui umore era
dettato da una cosa in particolare.
Ma
prima di parlare di lui sarebbe bene parlare della causa andando in
cucina.
La
cucina era il regno incontrastato di una persona…ma si
poteva dire anche di due, pensandoci bene…il primo era
l’indiscusso Sanji, il cuoco che cucinava come un Dio. Il
secondo era Rufy, il capitano che si ingozzava come uno che stava
perennamente per morire di fame.
Anche
contro la volontà del biondo, i due passavano molto tempo
insieme se non altro per mangiare quello che veniva
cucinato(cioè uno cucinava e l’altro mangiava).
Del resto era inevitabile con uno con lo stomaco di quel
calibro…per tutti non c’era nulla di male se non
il fatto stesso che la maggior parte del cibo veniva divorata prima che
potesse essere toccata da altri.
Mentre
i due stavano lottando in cucina per la supremazia e la sopravvivenza
dei viveri, gli altri membri della ciurma erano fuori intenzionati a
farsi ognuno i fatti propri non entrando in quel caos che regnava nella
stanza causa del casinista Rufy. Quasi tutti.
Così
era presto spiegato il comportamento musone di Zoro, cioè
musone più del solito.
Sembrava
proprio che avesse sempre un motivo per arrabbiarsi!
Non
era facile essere fidanzati con lui, la sua dolce metà
finiva sempre per passare per lo più il suo tempo a
decifrare i suoi malumori, cosa decisamente difficile, tutto sommato,
trattandosi dello spadaccino più scontroso e freddo di tutti
i tempi.
Certo,
freddo fino ad un certo punto!
Zoro
al momento stava seduto precisamente in un angolo della cucina, seduto
sulla panca con la gamba piegata appoggiando la caviglia sul ginocchio
dell’altra, il giornale in mano vecchio di parecchi mesi, un
aria imperturbabile che pareva scolpita in una statua greca, i corti
capelli spettinati, i muscoli trattenuti a stento dalla maglietta
chiara a maniche corte.
E
gli occhi verde azzurri fissi sulle righe che conosceva a memoria ed
ora detestava.
Impenetrabile
era sminuire il suo sguardo, come anche provare a parlare del suo stato
d’animo, per nulla facile.
A
dire il vero si poteva riassumere tutto in una semplice parola:
Gelosia!
Prevedibile
conoscendo un po’ il duro musone.
Provando
a penetrare un po’ l’invalicabile apparenza del
ragazzo, d’altronde, c’era un muro alto, forte, di
cemento armato contro cui si sbatteva facendocisi male.
Non
si perdeva una virgola di quel che dicevano e facevano il suo ragazzo e
il suo amico.
-
Zoro…vieni, non hai fame? Sanji ha fatto una cosa buona, non
so cos’è ma è molto buona!-
Spontaneamente
allegro Rufy si rivolse al ragazzo in disparte che pareva non calcolare
nessuno, due lampi color mare si posarono in quelli sinceri e vispi del
moro che aveva la bocca stracolma.
-
non azzardarti! Via uscite che mi date fastidio, se la mangiate tutto
voi poi non ce n’è per la mia dolce Nami e la
splendida Nico Robin!-
Sanji
provò a difendere circa invano il suo territorio coi suoi
modi sgarbati, trattandosi loro di ragazzi.
-
non ho fame!-
Rispose
lapidario Zoro.
A
queste parole gli occhi scuri di Rufy si spalancarono fissandolo come
fosse un alieno. Per lui era incomprensibile, impensabile che qualcuno
rifiutasse il cibo di Sanji.
-
ma scusa, allora perché sei qua? Non sai cosa ti
perdi…-
L’ingenuità
era ancora forte in lui.
Sanji
gli lanciò un occhiata stranita senza capire se dicesse sul
serio o scherzasse.
Poi
capì che era serio!
Per
evitare spargimenti di sangue, aveva notato benissimo lo sguardo di
Zoro, preferì cacciarli a forza dalla cucina. Potevano
litigare quanto volevano, ma non lì dentro.
-
via via via…fuori di qua! Mi infastidite!-
Non
ebbero quindi il tempo di far nulla poiché si trovarono
fuori dalla stanza, anche se di fatto lo spadaccino non aveva fatto
nulla!
Con
in mano le sue tre spade, Zoro si avviò sul ponte della
poppa della nave, quello normalmente più isolato
‘abitato’ da lui, ci andò senza dire una
parola.
Rufy
al contrario era rimasto a giocare un po’ con Chopper e Usopp
come facevano spesso.
Non
si poteva essere sicuri se l’umore dello spadaccino fosse
guasto oppure normale, ma uno fra tutti l’aveva capito.
Sanji,
poiché principalmente la gelosia del ragazzo era dovuta lui.
E
probabilmente aveva capito qualcosa anche Nico Robin poiché
lei era parecchio sveglia.
Eppure
nessuno osava avvicinarglisi.
O
quasi.
-
non dovresti essere geloso!-
Fu
la voce composta, fredda e dannatamente calma della donna mora a
destarlo dalle sue riflessioni.
Il
ragazzo spalancò gli occhi per poi assottigliarli puntandoli
su di lei. Fra lui e Nico Robin non era mai corso molto buon sangue.
Non litigavano, tanto meno si contrastavano in modo
particolare…semplicemente lui non si fidava di lei, aveva
accettato il suo arrivo in maniera del tutto personale, e non
l’aveva combattuta solo per volere del suo capitano. Se Rufy
si fidava allora lui si sarebbe fidato del capitano. Ma mai del tutto
di lei. Aveva il sesto senso, ma soprattutto era diffidente di natura,
ed era per questo suo lato che non era mai stato fregato, non aveva
preso cantonate assurde.
Tuttavia
preferiva non star solo con la mora, tanto meno
parlarci…specie per la similarità dei caratteri.
Si
scambiarono un lungo sguardo artico con la differenza che lei con le
labbra sorrideva mostrando una calma fuori dal comune, lui invece era
talmente serio e imbronciato da far scappare chiunque.
-
cosa hai detto?-
Lei
accentuò il sorriso gentile senza farlo arrivare agli occhi
azzurro gelo.
-
ho detto che non dovresti essere geloso, proprio tu…sei il
primo che conosce il legame che c’è fra tutti
voi…non ha senso, lo sai?-
Zoro
si stizzì, suscettibile com’era, tanto da alzarsi
in piedi in fretta stringendo i pugni.
Cercava
un controllo che sapeva di avere quando voleva…non accettava
certi discorsi personali da una che per lui sarebbe inevitabilmente
sempre stata una sconosciuta.
Soprattutto
quelle parole…come osava capire al volo quel che gli
prendeva?
-
non ho certo bisogno di sentirmelo dire da te…-
Sostennero
lo sguardo a vicenda, era un aria pesante e irrespirabile. Nessuno si
sarebbe intromesso. Del resto quando due così parlavano era
da stare attenti, non veniva fuori mai nulla di buono.
-
come dici…ma il capitano ne risente…non ancora,
ma appena capirà che hai qualcosa che non va lo sai bene
cosa accadrà!-
Corrugò
la fronte infastidito per la verità sacrosanta di quelle
parole. Eppure lui lo sapeva…ma forse aveva bisogno di
sentirsele dire….anche se quello certamente per lui non era
il modo giusto.
Rufy
era lento a capire certe cose, spesso gliele si doveva spiegare, ma
appena le comprendeva sapeva rimediare…però
quando si trattava di loro due era difficile trovare una soluzione
subito. Sapeva benissimo, Zoro, che non sarebbe stato facile.
L’aveva saputo da subito. Proprio per la
particolarità di Rufy, per la sua purezza d’animo.
Ma testardamente si era detto che non aveva scelta, così
erano andati avanti.
-
non so cosa farci!-
Stizzito
e sempre più spazientito. Queste cose non erano per lui, le
riflessioni e le contemplazioni…i combattimenti si, ma non
questo.
-
dovresti semplicemente parlarne con lui…-
Effettivamente
sentendo lei sembrava facile, sembrava che il problema non
esistesse…e forse nemmeno esisteva.
Ma
gli bruciava ammettere di essere geloso, e poi non avrebbe nemmeno
saputo cosa dirgli, come spiegarsi.
Sapeva
che Rufy lo capiva sempre al volo, era un reciproco leggersi dentro in
continuazione, senza nemmeno guardarsi. Avevano un feeling che
difficilmente si acquistava in quel modo.
Era
invidiabile, certo non per i loro amici.
Era
anche cosciente che in realtà il problema non si poneva e si
sentiva oltremodo stupido.
-
parlarne…-
Ripetè
fra se scettico. Cosa gli avrebbe detto? Come spiegarglielo? Lui non
conosceva sentimenti come la gelosia o l’invidia.
-
non sei capace?-
Glielo
disse con un po’ di ironia di proposito, per provocarlo
cosciente di averci preso.
-
esatto!-
Breve,
brusco, conciso.
Poi
si voltò e prendendo le sue fedeli tre spade si
allontanò borbottando scocciato:
-
ah, lasciami stare!-
Così
scese le scale di legno del ponte entrando in coperta nelle stanze
sbattendo la porta violentemente.
Sicuramente
si era fatto notare e se prima c’erano dubbi ora non
più.
Era
nero.
Temporale
in vista?
Se
lo chiesero i rimanenti che fissarono la porta chiusa.
“Geloso…maledizione, che
fastidio….e di cosa poi? Se fosse una cosa sensata non
esisterebbe…ovvio che deve essere stupida. Cosa gli dico?
Sono geloso di chiunque ti si avvicini? Andiamo…è
idiota da parte mia….meglio lasciar perdere…mi
passerà….anche se non so come. Io ho fiducia in
lui ma la gelosia è tutt’altra cosa, per questo la
detesto. Insopportabile. Però non sono tipo da
parlarne…e poi anche se gliene parlo che fa lui? Come si
risolve? Mica possiamo uccidere tutti quelli che lo toccano, porco
cane! Che fastidio, che seccatura. Non lo sopporto. E dipende tutto da
me! Ma magari mi infastidisce solo il rapporto speciale che
può avere con alcuni, quel rapporto speciale che riesce ad
instaurare con gente incredibile dentro. ”
Zoro
nella sua stanza sdraiato nel suo letto pensava guardando fisso il
soffitto truce.
-
Rufy, cosa gli hai fatto?-
Subito
lo chiesero al suo fidanzato…effettivamente quando faceva
così di solito era sempre colpa sua.
Il
moro guardò innocente i compagni senza capire, poi come era
ovvio rispose dimenticandosi di mollare il naso di Usopp che stava
tirando per vedere se era di gomma.
-
ma io non ho fatto nulla…-
Un
gocciolone sulla testa degli altri…effettivamente chiedere a
lui era inutile.
-
fammi il favore di andarci a parlare…già
è intrattabile normalmente, figuriamoci
così…-
Era
stata Nami ad imporglielo poiché conoscendo i due sapeva che
facendo fare a loro sarebbero andati avanti a lungo rendendo
l’atmosfera pesante.
Fu
con un pugno in testa che entrò irruento e senza chiedere,
nella stanza di Zoro…che ormai condividevano da parecchio
tempo.
Un
gran rumore destò dai cupi e rabbiosi pensieri lo
spadaccino, poi un uragano si piantò sul suo stomaco
facendolo tossire per una mezz’oretta abbondante.
Quando
si fu ripreso sapeva già chi era e con un misto di fastidio
e indecisione lo fissò. Rufy steso comodamente su di lui,
con il mento appoggiato nei palmi della mano e i gomiti sul petto lo
guardava sorridendo contento per chissà quale motivo.
Non
gli passava nemmeno per l’anticamera del cervello che il
malumore eterno di Zoro in quel momento potesse essere causato da lui.
Anche perché per lui era impensabile, non aveva fatto
nulla…anche se effettivamente era strano, in quei giorni, il
ragazzo.
Poteva
sembrare che il capitano non notasse certi dettagli e piccolezze ma in
realtà non era così, le captava a modo suo.
Ora
un sorriso sincero aleggiava sulle labbra del moro.
-
Zoro, cosa c’è?-
In
risposta ebbe del silenzio. Eccoci….cosa dirgli ora?
Ma
perché non lo capiva da solo? Forse perché non
leggeva nel pensiero?
-
spostati, sei pesante!-
-
ah si? Come mai? Normalmente non lo dici….sono pesante solo
ora?-
Candido
e spontaneo in modo quasi fastidioso per l’altro.
Non
poteva essere veramente così.
In
certi momenti il più infantile sembrava Zoro. Infastidito
dalla sacrosanta verità e non sapendo cosa dire lo spinse
giù di peso e sedendosi, ma senza guardarlo,
sbottò:
-
vai a chiederlo a Sanji, cos’ho…scommetto che lui
l’ha capito!-
Poi
prese la spada e dandogli la schiena l’aprì
lucidando la lama in modo minuzioso e curato.
Si
era ostinatamente chiuso.
Quando
faceva così proprio non lo capiva…che
c’entrava Sanji in tutto quello?
-
ok! Ma se scopro che mi tradisci con lui ti uccido!-
Dicendo
ciò sull’arrabbiato andante uscì
sbattendo la porta.
Il
silenzio lo accolse e nuovi pensieri lo invasero.
Sempre
più fastidio, ma solo per se stesso.
Aveva
il potere di rovinare tutto con una mare di sciocchezze. Si detestava
ma era più forte di lui non reagire in quel modo.
Perché
entrambi erano così testardi?
Era
solo questo.
Testardaggine.
Ottusità.
Bisogno.
Di cosa?
Di
qualcosa che solo Rufy poteva dargli.
Certezze,
sicurezze in quanto lui era fatto solo di quelle, le dava ma anche le
pretendeva. E poi…si, insomma…voleva sapere.
Non
era geloso di chiunque ma solo di particolarità che
gareggiavano con l’esclusività del suo rapporto
con lui.
Sapeva
che in quel senso poteva stare tranquillo, ma a livello inconscio era
impossibile trattenerlo. Era possessivo. Tutto parte di un
caratteraccio terribile ed affascinante insieme.
Era
di questa persona che Rufy si era innamorato. Solo di lui.
Riflessioni,
ammissioni…razionalmente sapeva e non aveva mai avuto dubbi
di nessun tipo sul fidanzato, ma impulsivamente, inconsciamente a volte
si lasciava troppo andare.
Ognuno
aveva i suoi difetti. Chi più chi meno.
L’importante
era saper compensarli.
E
poiché non era stupido avrebbe sistemato e controllato quel
che ogni tanto gli sfuggiva.
FINE
CAPITOLO 5