LEGEND

CAPITOLO VI:

PERICOLO


Ora ricordavamo e sapevamo ma mancava solo una cosa…l’unica…non avevamo idea quale dia saremmo stati…il quinto Dio, certo, ma quale? Non ci era dato saperlo e anche se entrambi avevamo poteri uguali, era impossibile dire e sapere certe cose quali il proprio futuro.
Sentivamo l’uno per l’altro un fortissimo legame incontaminato di quelli indimenticabili, come se non ci fossimo mai separati ed io non avessi mai vissuto una vita terrena dimenticandomi di tutto e di lui. Come se nessun sogno ci avesse portati via l’uno dall’altro.
Ma non era amore fra due persone normali. Non era quel tipo di legame che porta a vivere insieme e a dirsi ‘ti amo’…era un amore di quelli superiori. Diverso da quello ma sempre puro e grande. Come spiegare quel sentimento? Non eravamo due fidanzati. Ma un unico essere diviso in due…come se un Dio fosse stato scisso in due entità separate e diverse per diminuire il potere. Ed era esattamente questa la situazione, ma spiegare il sentimento era impossibile e mi è impossibile tutt’ora. Avevamo solo un bisogno primordiale e primario…quello di tornare uniti nei corpi e nelle anime…come un tempo…non spiritualmente e sentimentalmente…ma proprio fisicamente. Era un bisogno che no sapevamo come soddisfare…se non coi modi terreni. Eppure avevamo paura di quel che sarebbe potuto accadere se l’avessimo fatto. Non ci sentivamo due gemelli creati nella stessa sacca e poi divisi una volta nati…no, ma nemmeno due amanti come altri. Ma ci amavamo. E avevamo bisogno di quell’unione. La consapevolezza, dall’altra parte, ci divorava. Se avessimo fatto l’amore unendoci corporalmente che sarebbe successo? Non eravamo esseri come altri. Proprio no.
Vivevamo insieme nel suo palazzo e ci comportavamo come un re e una regina…non avevo mai visto il suo corpo nudo del tutto…quella notte lui era immerso nella vita nell’acqua e quando era uscito i capelli coprivano gran parte del corpo.
Non dormivamo nella stessa stanza per paura, forse di quel che sarebbe potuto accadere se avessimo ceduto.
Ma sapevamo anche che sarebbe stato inevitabile.
Visitavo ogni giorno la Principessa che non aveva mutato nulla in lei. Mi aggiravo fra i 4 Dei e parlavo con loro…questa volta però non mi bruciavo stando con il Protettore...
Il Principe era meno freddo e lontano di prima ma i suoi colori non cambiavano molto, solo a volte e impercettibilmente alla mia presenza.
Parlavamo, questo si, con la mente ricordando eventi del nostro passato…ma non ricordavamo di quando eravamo uniti.
Stavamo bene anche se avevamo il desiderio di tornare come un tempo senza sapere come e al contempo con la paura di riuscirci.
Ma sapevamo che tutto quello presto sarebbe cambiato.
Molto presto.
Perché lo sentivamo nell’aria come lo sentivano i 4 Dei.
Era una sera come le altre e allo stesso tempo diversa.
Lo percepivamo e l’odore era sempre più forte e intollerabile.
Ci incontrammo io e lui a guardare fuori dalla finestra di cristallo, il corridoio fatto di cristallo e spacchi del suo castello nell’albero. All’interno era immenso. Da lì noi potevamo vedere fuori ma gli altri non vedevano noi. Lo guardai. Era vestito con la tenuta da notte, con i veli di una vestaglia azzurro ghiaccio e il suo corpo bianco che si vedeva e non vedeva allo stesso tempo. I lunghissimi capelli mossi appoggiati sulla schiena e accarezzavano le gambe fino alle caviglie. Il viso era proprio quello di un angelo. Labbra imperlate da un lucidalabbra, viso effeminato ma duro e occhi azzurro ghiaccio come i capelli e il vestito e le unghie lunghe smaltate. Era una statua, la statua di un angelo con quest’aria celeste di luce propria dei piccoli angeli che volavano nel cielo. Era stupendo ed io senza parole continuavo a fissarlo esterrefatto per la bellezza evanescente e divina di cui era padrone. Lui non era ne uomo ne donna, era un dio e un angelo e gli dei e gli angeli non avevano sesso…quindi io essendo come lui sarei dovuto essere uguale.
Eppure non capivo, non riuscivo a vedermi obiettivamente…avevo un altro carattere ma quale? Un altro aspetto, ma quale? Quando avevo ricordato sapevo di aver cambiato anche fisico, ma non mi vidi mai. Avevo paura in fin dei conti.
Il paesaggio di fuori era magnifico e ci rendeva allo stesso tempo malinconici.
- sta per succedere qualcosa.-
parlò con la sua voce vera, non lo faceva quasi mai. Ma aveva bisogno di dar vita ai pensieri…per rendersi conto che era vero.
Io sospirai e con il fare regale ereditato da lui e dai ricordi risposi controllato e pacato.
- è vero, lo sento anch’io e l’aria me lo sussurra da un po’.-
nessuno dei due però voleva chiedere cosa potesse essere.
All’improvviso sentii un fortissimo vento prendermi da dentro e scuotermi…i nostri capelli erano fermi e la pelle come sempre ma dentro sentivo qualcosa farsi strada. Era paura…prima che me ne rendessi conto presi a tremare…senza rendermi conto dei colori che stavamo assumendo..io non seppi mai come diventai…ma vidi il Principe. Tremava e il suo viso marmoreo rimaneva quasi intatto…il sentimento si fece spazio in lui. Era troppo vicino quella ‘cosa’. Lui diventò lentamente più azzurro fino a diventare blu notte…ma non nero. Proprio blu.
Istintivamente gli presi la mano appoggiata al balcone di cristallo e sentii quanto freddo fosse…e mi resi conto…che la sua non era paura ma solo malinconia e tristezza per quel qualcosa che sarebbe successo presto e non avrebbe potuto evitarlo.
Era come se la sua anima piangesse…e capii ancora meglio. Non era lui a piangere ma Legend, la terra che sapevo cosa sarebbe successo. Poi mi toccai le guance sentendo le sue stesse lacrime scorrere anche in me.
Era terribile quella sensazione. Un misto di paura, malinconia e impotenza.
Feci ciò che non feci mai. Lo abbracciai non istintivamente ma dolcemente come un fratello maggiore fa col minore. Mi sentivo questo per lui allora ma fu solo per quell’attimo. Non lo bacia, non feci altro. Appoggiai la sua testa al mio petto e gli feci sentire il mio respiro e il battito del mio cuore, una ninna nanna calmante per chiunque. Il cuore di un uomo che amava era in grado di guarire ogni anima e sentimento.
- finchè staremo insieme non potrà succedere nulla…insieme ce la faremo, divisi cadremo…-
sussurrai al suo orecchio con il mio nuovo tono di voce che sorprendeva prima di tutto me. Sereno, calmo e tranquillo, da re saggio…anche se non mi sentivo tale.
Avevo una serenità interiore nata dal mio amore per tutto quello che mi circondava.
- ma ora come siamo in realtà? Uniti o divisi?-
risposi con sicurezza anche se non ne ero sicuro, in quel momento non ero sicuro di nulla.
- i miei ricordi si sono svegliati insieme ai miei poteri perché ho ritrovato te e la nostra unione. Non è totale ma presto lo sarà. Dobbiamo essere uniti come fin ora lo siamo stati…uniti nell’anima.-
erano belle parole di saggezza ma il bisogno d’unione vera e corporale con lui aumentava.
Mi posò le mani sul petto accanto al suo viso e chiuse gli occhi…era smarrito. Poi col pensiero sussurrò:
non lasciarmi mai…tienimi stretto stanotte…”
chiusi gli occhi a mia volta e lo avvolsi col calore del mio corpo mostrandogli il mio mondo interiore che io stesso non avevo idea di come fosse. Lui lo vide e sembrò tirare un respiro di sollievo.

Passammo la notte nella sua camera di ghiaccio, specchi, veli e acqua. Abbracciati nascosti da tende celeste trasparenti che volavano intorno al letto di acqua.
Non facemmo l’amore, non ci baciammo, non decimo nulla se non stare abbracciati. Per tutta la notte non dormimmo poi poco prima dell’alba il sonno ci prese.
Al risveglio sembrava tutto un sogno, che il mondo e l’isola fosse tornato come sempre e il pericolo si fosse allontanato. Ma forse quello era il nostro desiderio.
Ci alzammo insieme e i Piccoli Angeli provvederono a vestirci.
Percorremmo il corridoio di cristallo per arrivare alla sala grande…per arrivarci passammo davanti alla stanza della Principessa e lì ci fermammo involontariamente. Qualcosa. C’era qualcosa di diverso. Era qualcosa di terribilmente diverso. Nuovamente la sensazione della sera prima ci pervase e tremando lui mi prese la mano stringendomela. Il Principe era un altro. Io che potevo fare?
Aprii la porta e vidi. Vidi quel che ci fece mancare il respiro e la vita per alcuni secondi.
Sentimmo la voce del Creatore rimbombare nella nostra mente con echi ed echi profondi e infiniti. Voce antica, voce misteriosa. Voce proibita.
“…mondo perduto…”
la testa ci doleva e non capivamo nulla poi il Principe si inarcò irrigidendosi e si accasciò fra le mie braccia. Aveva visto. Aveva visto una cosa impossibile. Il sonno del Creatore si era interrotto. Una cosa che accadeva solo in caso di estremo pericolo. Di disavventura e di tragedia. Vidi nella mante i suoi occhi. Gli occhi dell’albero enorme che sovrastava il regno…aveva aperto gli occhi.
Sostenni il Principe mentre il fiato mi mancava e la mente impazziva in mezzo agli echi. Il mio Principe era diventato sui toni del grigio e del bianco finendo per schiarirsi e sfumare nella neve, era gelido più di sempre e privo di vita. Non era morto poiché lo sentivo. Ma per un attimo il suo cuore cessò di battere…io alzai gli occhi e fissai lo sguardo rosso vacuo che scemava in oro e poi in bianco anch’esso sul letto della sorella. Lei era lì seduta, ma non era una bambola. Accanto a lui c’era un uomo e lei aveva uno sguardo strano e maligno. Era su tutti i toni dal nero.
Poi anche il mio cuore smise di battere, io mi irrigidì e caddi a terra privo di sensi ma non morto accanto al Principe nelle sue stesse condizioni. Seppi di essere diventato candido come lui e anche se mi piaceva la paura mi attanagliò.
Chi c’era nella Principessa?