LEGEND
CAPITOLO VIII:
GLI DEI
Era un flauto che si udiva nel silenzio del castello di acqua,
cristallo e veli...era un arpa che si spandeva nel vapore e nella
nebbia azzurra che aleggiava. Era sempre stato un canto puro e angelico
che impresso nella memoria come un incantesimo, si alzava. Ma ormai non
era più così. Ormai non era quello ciò
che si udiva.
Quello di ora erano strumenti sconosciuti e orientali, sonagli e
tamburi a mano con flauti a legno e un ritmo incessante che non si
fermava mai.
Nulla sapeva più di magico ultraterreno e divino...era tutto
così pesante e irrespirabile...e quando ci si avvicinava
alla stanza della Principessa l'aria era amara e acida. Colori grigi e
neri abitavano quella camera ormai oscura.
Nulla era dunque come prima.
Nulla.
Lui ora era là ed io con lui.
Al centro preciso dell'isola. Seduto a terra davanti all'Albero
Creatore, gli stava dinnanzi e a gambe incrociate, schiena eretta e
volto inespressivo teneva gli occhi chiusi. Io seduto vicino lo imitavo
e mi concentravo. Sapevo come fare, tutto mi veniva spontaneo come se
l'avessi sempre saputo e fatto.
Udimmo una voce di donna che con vocalizzi allietava le nostre menti.
Inizialmente parevano solo vocalizzi. La voce era adulta e maestosa,
stupenda, un soprano dalle potenti corde vocali che raggiungeva degli
acuti limpidi e stellari che ricordavano un cristallo trasparente
appena scolpito con le sole dita.
Era la Guardiana che cantando su note inesistenti e una musica suonata
dal silenzio regale, parlava con noi. Lei nella sua lingua ci parlava.
Compresi che i ricordi di canti e balli che possedevo erano legati ai
discorsi che in passato facevamo noi Dei insieme. Anche se io e il
Principe non eravamo Dei completi poiché solo mezzi e
separati. Fra la nostra 'razza' c'era una lingua che nessuno capiva e
parlava, solo fra di noi potevamo capirci, ad altri sarebbe solo parso
un canto melodioso che mai nessuno avrebbe potuto riprodurre. Gli dei
comunicavano fra di loro cantando su note silenziose e in uno sfondo
mentale di luce abbagliante. Era tutta mente e forza spirituale.
Nessuno in realtà apriva bocca. Tutti gli dei per parlare
nella loro lingua facevano così. Noi ci limitavamo a seguire
la nostra natura.
Nel nostro pensiero eravamo seduti tutti in circolo su grandi troni in
pietra e vetro di acquamarina, oppure zaffiro, oppure rubino, oppure
giada, oppure perla, oppure ametista. Un tavolo dalla forma indefinita
e simboli sempre nella nostra lingua antica e ormai perduta. E arpe che
suonavano senza farci udire altro che il silenzio. Intorno a noi stelle
e rose si infittivano sempre più per crearci uno scudo puro
e forte.
Nessuno ci avrebbe mai sentiti.
Lei stava dicendo che quei due non erano stati desiderati. Non era
stata lei ad aprire le porte affinché entrassero nel mondo.
Si capì perfettamente come non subivano il potere degli Dei.
Chi erano quelle due creature?
Il canto del Protettore si mostrò come quello di un rimbombo
continuo che si perdeva in mille cori maschili dalle voci grosse e
'gravi'. Arrivavano a note talmente basse, quelle voci, da fare
impressione. Ma quel che faceva più stranezza era che si
rivelava come una voce di tanti uomini in realtà era solo
quella di un essere. Il Protettore.
Lui disse invece che aveva provato a respingerli ma il suo colpo era
stato annullato, come se possedessero uno scudo a specchio.
Non parlò la bambina ma ne fu spaventata, lo si capiva. Non
piacevano nemmeno a loro. Carichi di potere nero non li avrebbe mai
voluti nelle sue pure acque.
Il Creatore silente ascoltava facendo pesare la sua decisione.
Toccò al Principe parlare. Egli intonò un canto
che ricordava il ghiaccio puro. Anche se era cambiato molto con me,
quella era la sua essenza. Ognuno aveva un anima, io l'avevo di sole,
lui di ghiaccio e neve. La bambina di acqua. La guardiana di cristallo,
il protettore di fuoco, il creatore di legno e terra. Ognuna aveva la
sua. E quella del principe era neve. La sua voce non si capiva se fosse
maschile o femminile. Lui ebbe sempre quest'ambiguità.
Maschio o femmina? Ma dopotutto aveva tanta importanza? Ora che so come
andarono i fatti dico subito di no.
Ed io non mi rendevo conto che ero come lui. Privo di sesso.
Era neve dunque la sua voce che a contatto con l'aria fredda si
trasformava in quella specie di schiuma gelida e semisolida. Ma la neve
si scioglieva col calore e con un contatto di pelle umana.
La stessa cosa che succedeva a noi.
Per questo ora ne sono più che convinto. Noi eravamo nati
uno e in seguito divisi in due...per cui il nostro scopo era
ricongiungerci fisicamente e mentalmente.
Ma queste riflessioni non spettavano a quel tempo e a quel luogo.
Lui disse che quella, sapeva con certezza, non era sua sorella, la
Principessa, e che tutto derivava da lui, da quel Consigliere.
Ora il problema principale era che l'unico in grado di 'attaccare' e
'offendere' era il Protettore, ma solo ed unicamente per la protezione
di Legend. Noi Dei e tutta la popolazione era di natura buona e non
aveva la minima possibilità di far del male a nessuno e di
pensare con negatività a qualcuno o a qualcosa. Non avremmo
mai potuto con odio e astio cacciare e far del male nemmeno a quel
Consigliere, anche se egli minacciava l'isola. Ma come fare se nemmeno
il Protettore era riuscito a cacciare quell'essere dall'anima notturna?
Sospirò e con lui io. Non sapevo più cose di lui
e non avevo idea di cosa dire che già non avesse detto lui.
Così anche la guardiana e gli altri due.
Guardammo tutti insieme il Creatore.
Lui stette ancora in silenzio come se riflettesse e per farlo gli ci
volesse secoli senza fine annessi a millenni abissali.
Poi con la stessa incessante lentezza non aprì la bocca nel
sogno, ma parlò. Era come udire una foresta intera ed
immensa crescere. Le foreste hanno una crescita allucinatamente lenta.
Sono silenziose e non fanno rumore per orecchi umani. Per orecchi che
sanno andare oltre la vita razionale la foresta fa rumore, parla e
scricchiola e si SENTE il suo crescere, ma sono suoni ovattati privi di
vocalizzi veri e propri o voci con parole specifiche. Erano suoni su un
silenzio. Fu la cosa più impressionante.
Lui disse:
'Dovete risvegliarvi. Solo il quinto Dio potrà farcela e
preservare ancora una volta Legend. Voi due dovete unirvi e tornare al
Dio completo che eravate.'
Non ci eravamo resi conto di essere stati tutto il tempo col fiato
sospeso.
Come.
Come potevamo fare?
Il quinto Dio. Mi ero sempre chiesto chi fosse, cosa, come si
raggiungesse questa unione totale di corpo e mente. Per noi era un
impresa anche perché non avevamo ricordi su ciò.
O meglio sapevamo di essere stati uniti ma come unirci? Non eravamo mai
stati separati.
Ricongiungerci.
Sapevamo ora dopo quelle 'parole' che nessuno, poi, sarebbe stato
più in grado di resisterci e di affrontarci. Nessuno.
La riunione finì e tutti tornammo ad aprire gli occhi.
Quando tornammo circa in noi era arrivata la notte viola a coprire col
suo manto speciale l'isola.
Io guardai il Principe e glielo chiesi toccandogli i simboli che aveva
disegnato sulla sua pelle. Quei simboli incomprensibili di color blu
cupo. Il suo corpo sempre più giovanile e quel viso sempre
più fanciullesco e femmineo.
- è scritto qua, non è vero? Il segreto per
congiungerci e diventare il Dio.-
lui si girò lento verso di me e quando sentì il
contatto delle mie dita sul suo freddo corpo fu come ristorato e
l'espressione impercettibilmente diversa era un ringraziamento a me che
finalmente l'avevo toccato. Avevamo bisogno di questo. Stavamo bene
solo toccandoci, era come trovare la pace, le anime in subbuglio si
placavano....si completavano solamente stando il più vicino
possibile. Anche i nostri corpi...tutto di noi richiamava quell'antica
e potente unione. Ma noi non sapevamo come fare.
Lui toccò i miei simboli uguali ai suoi solo rosso cupo.
Erano sparsi sul volto, sul collo, sulle spalle, sul torace piatto e
sulle gambe...fisici assolutamente androgini, sempre più
sempre più.
- si-
disse solo questo e l'inclinazione triste della sua voce e preoccupata
per tutto il peso che gravava sulle sue spalle mi strinse il cuore. Era
così piccolo eppure grande al tempo stesso. Una
contraddizione da mozzare il fiato. Con delicatezza ma decisione
attirai il suo volto su di me e lo posai sulle mie ginocchia, eravamo
ancora seduti davanti al Creatore e tutt'intorno i Piccoli Angeli
provvedevano ad allontanare tutto e tutti. Nessuno doveva disturbarci.
Avevamo speso molte energie per il colloquio.
Accarezzai i capelli lunghissimi e fini come neve e cristallo. Quel
colore insolito era delizioso e non mi sarei mai stancato di giocare
con essi.
Non dicemmo più nulla, ma il silenzio parlò
ancora una volta per noi.
Ci infondemmo l'uno l'energia dell'altro e stavamo finalmente di nuovo
bene.
Per quel momento era così.