MAI SENZA TE
CAPITOLO
I:
STRISCIANTE
/ Crawling
– Linkin Park /
Era
una sensazione detestabile.
Di
quelle che attanagliano la bocca dello stomaco e lo contorcono fino
allo spasmo.
Una
sensazione sgradevole di pura ansia e del tutto ingiustificata.
Tony
ne era fortemente seccato ma probabilmente se non fosse stato per
questa sorta di sesto senso stimolato dagli schiaffi di ogni giorno
dati in testa dal proprio capo, quella sera avrebbe perso la vita.
Ci
sarebbe stato abituato, non a perderla naturalmente, a rischiarla.
L’aveva rischiata seriamente due volte e la sua teoria era
esattamente che non c’è due senza tre…
ma probabilmente era più un modo inconscio di tirarsi dietro
la sfortuna e richiamare a sé quella famosa terza volta!
Qualunque
cosa fosse, ad ogni modo, era strisciante.
La
sua sensazione negativa era strisciante… ed anche quel non
prendere sonno nemmeno dopo uno di quei film-mattone che utilizzava al
posto del conto delle pecorelle.
Strisciante,
però, sopra ogni altra cosa, era quell’odore di
fumo che lento si espandeva a macchia d’olio per la sua casa.
In
un primo momento pensò venisse da fuori ma quando si
alzò a sedere sul letto guardando in direzione della
finestra, si era accorto che nonostante il caldo che si era alzato
inspiegabilmente in casa, i vetri erano ermeticamente chiusi.
Quel
che però gli sembrò maggiormente strano tanto da
metterlo in allerta, fu lo strano bagliore proveniente dalle fessure
della porta chiusa, quella che dava sul soggiorno.
Facendo
un espressione visibilmente stranita alzò un sopracciglio,
che avesse dimenticato la luce accesa?
Ma
l’illuminazione vera e propria l’ebbe quando
alzatosi ed avvicinatosi alla porta per aprirla, sentì
l’odore di fumo più forte. Non veniva proprio
dall’esterno… veniva decisamente da casa
sua… come quei bagliori e quel calore innaturale…
Col
cuore che cominciò subito a martellargli in petto ed ogni
accelerazione funzionale possibile ed immaginabile, cercò in
sé il proprio sangue freddo di agente federale…
non sarebbe stata la prima volta in cui si trovava in guai, ne aveva
superati molti.
Tuttavia
gli bastò sfiorare la porta per capire e avere la conferma
dei suoi sospetti e sentirsi sempre peggio.
-
Oh Merda! – Imprecò subito con un salto indietro
già all’erta per qualche azione veloce.
Già, ma quale? Non si trattava di combattere qualche
malvivente.
E
la sensazione strisciante di poco prima esplose in lui come il fuoco
riuscì a penetrare da sotto la porta cominciando a
bruciarla.
-
Un incendio… e adesso che diavolo faccio? –
Cominciò a dire ad alta voce agitato e già
sudato. La sua preoccupazione maggiore ovviamente derivava dal fatto
che il suo appartamento si trovava al quinto piano di un palazzo e che
calarsi dalla finestra era roba da folli… anche se
probabilmente non ci sarebbe stata comunque scelta.
Probabilmente.
Ma
chi poteva dirlo?
In
situazioni simili persino uno che fa un lavoro al limite ed
è sempre in pericolo, si trova un attimo paralizzato col
corpo e con la mente, lì chiunque si fermerebbe a chiedersi,
guardando fuori dalla finestra, che cavolo dovrebbe fare!
L’istinto
gli suggerì che naturalmente aprire la porta sarebbe stato
suicidio, così dopo aver scaricato una valanga di insulti al
destino o qualcosa di simile ed essersi girato intorno come uno preso
dal panico, si fermò rivolgendo a sé stesso gli
insulti… e prima di elencarsi tutte le cose sensate da fare
era già lì a farle.
La
prima chiamata che fece col cellulare mentre si infilava svelto una
vestaglia, fu ai pompieri mentre la seconda, fatta mentre si
posizionava sulla finestra, fu al proprio capo.
La
terza?
La
terza non fu una chiamata, fu un pensiero.
Un
fugace pensiero mentre l’aria fresca notturna picchiava
contro la sua pelle.
“Dio,
se esisti aiutami, per favore!”
Qualcosa
che aveva imparato a fare solo negli estremi casi di bisogno in cui
sapeva che nemmeno Gibbs avrebbe potuto aiutarlo.
Quello
era uno di quei casi.
/ Take a look
around - Limp Bizkit /
Lo
squillo del telefono giunse a lui svegliandolo di soprassalto.
Prima
di fargli capire cosa diavolo fosse aveva già emesso un paio
di imprecazioni poco carine.
Ci
aveva impiegato molto ad addormentarsi quella sera a causa di quella
strana ed insolita sensazione che il suo sesto senso gli aveva
riservato strisciando fin nei suoi sogni, quando il telefono
l’aveva risvegliato malamente gli sembrò come se
esplodesse l’idea che qualcosa stesse andando storto.
Per
cui chiedendosi chi fosse ad avere il suo numero di casa e lo usasse
con tanto coraggio, rispose bruscamente e con voce roca:
-
Si? – Ma la voce agitata e familiare che gli rispose
dall’altra parte del telefono, lo fece scattare seduto in un
attimo come se fino ad un minuto prima non stesse affatto dormendo.
L’espressione
del suo viso fu subito allarmata, istantaneamente.
-
Capo! So che tu non puoi farci molto ma volevo farti sapere che forse
domani dovrai cercarti un altro collaboratore al posto mio…
- Non fu cosa disse ma come lo disse… normalmente diceva
scemate e ne era abituato ma non sforzandosi di essere ironico quando
invece era limpida l’ansia e la serietà con cui lo
diceva.
-
Tony, che diavolo stai dicendo? – Chiese concentrandosi per
capire cosa stesse accadendo.
-
Ricordi quella volta in cui ti dissi che non c’è
mai due senza tre e che sicuramente alla terza volta sarei riuscito a
morire? Ebbene questa è quella buona… rimane solo
da decidere se morirò bruciato o spiaccicato al
suolo… ai preferenze? Magari Ducky predilige fare autopsie a
corpi bruciati piuttosto che spiaccicati con le budella che gli escono
insieme al cervello… - Non rimase a chiedersi come facesse a
tirare fuori tutte quelle mille parole in un momento simile, lo
conosceva bene e sapeva che parlava tanto per molti motivi e che anzi
erano rari i momenti in cui si zittiva e faceva il serio…
l’idea di morire a lui gli faceva esattamente
quell’effetto ed ormai l’aveva appurato durante
tutti quegli anni di lavoro insieme.
-
Sei a casa? – Chiese invece Gibbs sbrigativo cominciando a
vestirsi in fretta mentre tutte quelle ansie allucinanti cominciavano a
dargli un fastidio gigantesco.
-
Si, il mio appartamento ha preso fuoco ed è un miracolo che
me ne sia accorto… solo che ora penso che devo salutarti
perché sto per buttarmi di sotto, sai
com’è… non sopporto proprio il caldo!
–
-
Tony! – Cercò di fermarlo Gibbs non avendo idea di
come fosse effettivamente la situazione ed impazzendo per questo.
-
Volevo salutarti, tutto qua. È stato bello
conoscerti… sei una grande persona. Saluta gli altri da
parte mia! Addio. –
-
Ton… - Ma la comunicazione fu interrotta dal ragazzo
dall’altro capo del telefono lasciando l’uomo ormai
in macchina a correre come un folle a rotta di collo verso casa sua. La
gara a chi correva di più fu fatta fra lui e i suoi pensieri
di minacce atroci rivolte a Tony nel caso in cui si sarebbe permesso di
morire veramente!
Strisciante
è anche la sensazione di una persona che corre contro tutto
ciò che si frappone fra lui ed il suo obiettivo,
l’obiettivo più importante della sua vita in quel
momento.
Strisciante
è quella consapevolezza che anche se si arriva o non si
è in tempo o comunque non si può fare nulla.
Strisciante
è l’idea di morire se lui muore.
Strisciante
è proprio un sacco di cose e forse la regina di tutte
è semplicemente la paura che a gara con
l’adrenalina cerca di essere domata e messa a tacere.
“Non
sarà oggi. Non sarà oggi.”
Era
questo che continuava a ripetersi mentre tutti i semafori rossi
venivano bruciati insieme ad ogni indicazione stradale e ai limiti.
-
Non gli permetto di morire. –
Una
preghiera o una speranza?
/ Hide and
seek – Imogen Heap /
Il
freno dell’auto arrivò ma non fu udito da nessuno,
fu sovrastato dalle urla, dalle sirene e dal caos che davanti al
palazzo si levavano a più non posso.
Molte
macchine dei vigili e della polizia erano accerchiate a creare il
limite che esterni non potevano passare, mentre molti uomini in divisa
e addetti si adoperavano per domare l’incendio che divampava
visibile dal quinti piano ed in particolare proprio
dall’appartamento a lui molto ben conosciuto.
Come
si fa ad arrivare e guardare una scena simile dove le fiamme sembrano
regnare e non sentire un rumore lacerante all’interno?
Un
rumore dovuto ad un masso che ti cade addosso piegando le spalle e
togliendoti il fiato, facendoti sbarrare gli occhi che diventano subito
lucidi e fermandoti ogni ragione.
Per
un istante, solo un brevissimo ed impreciso istante, Gibbs si
trovò sospeso esattamente nel nulla mentre le sue pupille si
puntavano proprio laddove poco prima c’era stato Tony a
parlare con lui.
Avrebbe
pensato che non poteva lasciarlo solo un attimo, avrebbe pensato che
era come il miele che attirava le api, avrebbe pensato che diecimila
schiaffi ed anche una discreta serie di calci nel didietro non
sarebbero bastati per convincerlo che i guai non dovevano essere sempre
necessariamente suoi… avrebbe fatto molte altre cose in una
situazione normale. Ma lì, così, mentre ti trovi
ad immaginare se è carbonizzato oppure spiaccicato contro
l’asfalto, ti lasci prendere dal nulla, te lo
concedi… e non sai nemmeno cosa pensi, cosa speri, cosa sei.
Non
sai.
Sei
solo lì, sospeso e aspetti che il tuo sangue freddo torni,
la tua autorità ti divori e che tu prenda il controllo della
situazione come sempre.
Perché
lui era nato per esserci sempre quando doveva, vero?
Peccato
che c’erano stati dei casi in cui non ce l’aveva
fatta… peccato davvero.
Dopo
quell’istante tornò a battere ciglio e muovendo
prima un passo incerto e poi l’altro, distolse lo sguardo da
quelle fiamme e da quel fumo per cercare fra la folla ed i salvati un
viso familiare.
Per
un altro momento rivedere la sua faccia da schiaffi e sentire le sue
battutacce del cavolo rappresentò l’unica ragione
di vita e fu come perdere dieci anni.
Solo
quando si avvicinò ad uno dei soccorritori e mostrandogli il
distintivo gli chiese dell’abitante di
quell’appartamento e ricevette l’indicazione di un
ambulanza, la ragione tornò del tutto. Tornò ma
solo per un momento.
Era
vivo.
Era
vivo, no?
O
non sarebbe in nessuna ambulanza. Sarebbe fra le fiamme o spiaccicato
contro la strada.
Senza
attendere oltre gli parve come di non aver nemmeno mosso un passo ma si
trovò lo stesso subito chino sul suo lettino a trattenere i
paramedici che lo stavano per portarlo via.
Di
nuovo lì a trattenere il fiato e sospendersi.
Di
nuovo lì a cercare un pensiero coerente senza trovarlo.
Di
nuovo lì ad insultarsi perché non poteva dare
ordini di risolvere la situazione in questo modo ed in
quest’altro.
Di
nuovo lì a stringere pugni e contrarre muscoli… e
a posare gli occhi lucidi e preoccupati in quelli chiusi del proprio
primo agente.
-
Tony! – Disse a voce alta in modo da farsi sentire. Sapeva
come doveva rivolgersi a lui per far sì che rispondesse,
doveva farlo come se lo rimproverasse così di riflesso gli
avrebbe risposte e si sarebbe svegliato.
Per
un istante però arrivò anche a pensare che forse
quella volta non sarebbe stato così visto la non risposta.
Così rendendosi conto delle bruciature che aveva, non
profonde e non in tutto il corpo, gli posò la mano sulla
fronte cercando un contatto con la sua pelle. Aveva rischiato grosso ed
ora con l’ossigeno si sarebbe ripreso, doveva pensare
così. Non c’erano alternative.
Fu
quando sentì che ancora non gli rispondeva che
sentì l’indomabile impulso di dargli il famoso
schiaffo, proprio come quella volta in cui aveva preso la peste
polmonare, ma la propria coscienza questa volta lo fermò.
Era bruciacchiato perfino lì dove lo stava toccando.
Strinse
le labbra cercando ancora di trattenersi e davvero profondamente
infastidito da tutta quella situazione e con un profondo senso di
stizza, senza ragionarci meglio lo richiamò nuovamente
battendogli le mani con forza proprio sopra la sua faccia, facendogli
credere d’averlo appena preso a sberle.
Fu
lì, dunque, mentre dei bagliori di fumo e fuoco si
espandevano nel cielo, che gli occhi azzurri arrossati e lucidi di Tony
videro quelli innegabilmente ansiosi ma sicuri del suo capo.
Occhi
che dicevano molte cose ma una in particolare, la stessa che
pronunciò come se fosse l’ordine più
importante della sua vita, il medesimo di quella volta:
-
Tu non morirai! – Riferendosi anche a quella telefonata di
poco prima, quella che gli aveva regalato il peggior risveglio della
sua vita.
I
due si scambiarono un ulteriore sguardo e quando Tony face cenno
affermativo, il dono che ricevette da Gibbs fu niente meno che uno di
quei piccoli sorrisi di soddisfazione.
Ecco
per cosa si può decidere di non mollare.
Per
rivedere di nuovo sorrisi come quelli dalla persona che,
chissà come mai, in punto di morte si aveva deciso di
salutare e sentire per l’ultima volta.
Dopo
di quello l’uomo lasciò andare il giovane
trasportato in ambulanza, l’avrebbe raggiunto nel giro di
subito.
Strisciante,
infine, è quella certezza di aver vinto ancora una volta
quella bastarda di nome morte e di aver guadagnato nuovo tempo con
qualcuno di importante.
Molto
importante.