Mai Senza Te
CAPITOLO II:
ANGELO
/
Angel – Sahara McLachlan /
La
prima sensazione fisica concreta che sentì fu
l’intontimento generico e il caos totale che regnava in lui.
Era
ancora nel dormiveglia e mentre cercava con forza di tornare alla
realtà, la sua mente gli rimandava un giramento di testa
inspiegabile. Le vertigini erano così forti che si sentivano
perfino da steso e mezzo addormentato.
Dopo
di ciò cominciò capire che quel che aveva addosso
era niente meno che il suo corpo e che si trovava per
l’appunto steso in un letto.
Non fu
una sensazione sommariamente piacevole, anzi. Piuttosto sgradevole.
Quando
con tenacia riuscì ad impadronirsi del proprio risveglio e
ad aprire gli occhi, i farmaci per alleviare il dolore delle bruciature
andavano ancora a pieno ritmo senza fargli sentire dolore fisico.
Tuttavia quello che avrebbe dovuto essere piacevole confusione si
trasformò in panico nel momento in cui, certo, sentiva il
suo corpo senza soffrire, ma lo sentiva pesante e probabilmente
così atrofizzato da non riuscire nemmeno a muovere un
muscolo.
E se
doveva scappare o grattarsi il naso come avrebbe fatto?
Forse
non fu uno dei pensieri più coerenti ma non si poteva
pretendere molto da Tony in quelle condizioni!
Quando
il soffitto vuoto e bianco fu scrutato abbastanza ed ogni centimetro
memorizzato, la sua ragione provò a rimandargli una
registrazione su sé stesso e cosa ci facesse sotto un
soffitto che non era il suo.
Rimase
un po’ in silenzio ed immobile compiaciuto un po’
di avere un corpo ma non sentirlo praticamente.
Che
fosse in Paradiso?
Era
così bianco… il pensiero successivo
però fu meno sereno e più preoccupato. E le
nuvole dov’erano?
Che
fosse capitato nel set di Saint’Ange?
Un
moto d’angoscia lo invase… dal silenzio e dal
bianco immacolato poteva anche essere ma in quel caso sarebbe stato un
guaio… quel film non gli era mai piaciuto e finiva male!
Così
con ancora un paio di pensieri ed idee sconnesse dovute ai farmaci per
il dolore, roteò gli occhi cominciando a pregare di non
essere in quel luogo da incubo e quando invocò
l’arrivo di un angelo che lo salvasse da quel caotico ed
incasinato ammasso di assurdità, finalmente capì
di essere stato accontentato.
Bè,
più che capirlo lo credette vedendo il viso
dell’uomo seduto accanto al proprio letto.
Costui
non aveva certo un aria angelica, anzi, era piuttosto serio e seccato,
però l’aura che gli vorticava intorno era
sicuramente positiva.
Era un
buono, lo si capiva subito… e la sensazione che gli nacque
vedendo il suo viso fu così piacevole che non ebbe dubbi,
nonostante non tutti i tasselli della propria ragione fossero ancora al
posto giusto.
Sicuramente
lui era un angelo un po’ moderno mandato per lui per stare
con lui e vegliarlo… un angelo protettore che fa in modo di
tirarti sempre fuori da ogni brutta situazione, che ti aiuta e ti
veglia.
Con un
sospiro di sollievo fece un sorriso ebete senza nemmeno rendersene
conto e quando il suo respiro mutò per questo,
l’angelo in questione, un uomo adulto dai lineamenti
affascinanti che guardava in alto (forse parlava col suo
Superiore…), lo sentì e abbassò gli
occhi su di lui.
Tony
trattenne il respiro chiedendosi se si fosse davvero meritato un angelo
dallo sguardo così penetrante e magnetico e…
preoccupato…
Un
tuffo al cuore gli fece saltare un battito.
Quel
sentimento intenso e chiaramente impensierito era tutto per lui?
E come
poteva definire quella felicità nel constatare che
l’angelo era rimasto a vegliarlo senza andarsene, aspettando
ansioso il suo risveglio?
Aveva
nome e motivo preciso di sentirsi così?
Se lo
chiese mentre mosse anche il resto della testa per guardarlo meglio,
sul momento non si dissero nulla, rimasero solo in silenzio a guardarsi
e a contemplarsi ognuno a modo proprio, ognuno con qualcosa dentro di
incisivo ed importante, sconvolgente, forse.
Ma
felicità per tutti.
Lui si
era svegliato.
Lui
era lì.
Entrambi
ora potevano tornare a riprendere le loro esistenze serenamente come
sempre.
Fu
proprio un attimo di pura sospensione in cui forse riuscirono
addirittura a leggere dentro l’altro e capire quanto bello
fosse ritrovarsi di nuovo insieme dopo tutto quanto.
-
Ehi… - Disse finalmente la voce di Gibbs, era bassa, appena
un sussurro che fece venire distintamente i brividi al giovane steso.
Tony
increspò appena le sopracciglia per cercare di capire come
mai quell’angelo parlasse con lui… forse il
Paradiso era diverso da come se lo aspettava ma certamente anche gli
angeli… doveva imparare ancora molte cose e dicendosi
ciò decise di conversare con lui fino a che la memoria non
si fosse rimpossessata della sua testa, ancora un attimo in dormiveglia
e tempestata di tranquillanti.
- Non
siamo su Saint’Ange, vero? – Fu questa, invece, la
prima cosa che volle sapere.
Gibbs
rimase un attimo interdetto… come poteva essere
così anche dopo un trauma simile?
Non
era stato molto grave, da quello che avevano detto i dottori, ma i
minuti brutti li aveva passati eccome e con tutto il fumo inalato e le
bruciature qua e là, veniva da chiedersi come facesse ad
essere ancora irrimediabilmente così in sé.
O era
apparenza?
- Sei
in ospedale… - Mormorò in risposta senza
stranirsi più di tanto… capire se delirasse o se
fosse in sé, in fondo, non era poi così
importante… la differenza non esisteva comunque!
- Ma
che… - Cominciò quindi a dire senza riuscire a
finire per la bocca impastata ed asciutta. Non poteva dire di avere
ancora dolore ma le sensazioni di spossatezza c’erano tutte.
L’uomo, però, lo precedette chinandosi su di lui
guardandolo meglio da più vicino:
- Il
tuo appartamento ha preso fuoco e ti sei calato fuori dalla finestra.
Hai riportato delle bruciature superficiali ed un intossicazione da
fumo ma per il resto stai abbastanza bene… le parti
più gravi sono le tue mani… ma
guariranno… - Concluse quindi cercando di essere
più delicato possibile, senza un gran risultato.
Dire
certe cose non era come arrestare qualcuno, lo capiva bene, ma se
voleva sapeva essere piuttosto riguardevole.
Scrutò
ad ogni modo il suo viso dall’aria stanca e confusa,
probabilmente faceva ancora fatica a svegliarsi completamente anche con
la mente e magari uno schiaffo sulla testa gli avrebbe fatto
bene… ma evitò, per una volta. Nonostante le
piccole bruciature il suo viso rimaneva comunque piacevole da guardare.
Non avrebbe avuto conseguenze gravi in fatto di conquiste, anzi.
-
Oh… - Disse quindi Tony senza trovare per un momento nulla
da dire. Alzò le mani guardandosele e notando la fasciatura
su tutta la pelle, un moto di preoccupazione per sé stesso
si fece strada. Così erano inutilizzabili…
Corrugò
la fronte mentre un senso non molto positivo cominciava a farsi largo
in lui. Nonostante fosse in compagnia di qualcuno che certamente
ammirava e gli piaceva, avrebbe voluto che l’effetto di quei
farmaci andassero via restituendogli la facoltà di pensare e
ricordare.
-
Andrà tutto bene. Ti basterà non stare solo per
un po’… - Riprese l’altro senza alzarsi
o distogliere lo sguardo. Tony tornò a guardarlo facendo
ricadere delicato gli arti sul materasso. Non sapeva bene come
interpretare quella notizia, poteva stare tranquillo con la
consapevolezza di non poter usare le mani per un po’ e non
poter stare solo? Poi il pensiero del suo appartamento bruciato gli
fece venire in mente un’altra serie di quesiti che
logicamente presero il posto di tutto ciò che di bello gli
era sembrato esserci stato all’inizio.
-
E’ bruciato tutto? Tutto tutto? – Il cenno
affermativo dall’aria effettivamente dispiaciuta
(quell’ombra doveva essere dispiacere) gli morse lo stomaco
ed un’altra raffica di domande gli vorticarono nel cervello
disturbando quel piacevole stato psico fisico in cui si era cullato
fino a quel momento. – E dove vado ora? Che faccio? Chi mi
aiuta finché non sarò di nuovo autosufficiente?
Come farò la pipì? Come mi laverò?
Come farò a grattarmi il naso e a mangiare? –
Sarebbero continuate se il burbero Gibbs non l’avrebbe
interrotto seguendo l’indomabile impulso di dargli un
buffetto sulla fronte per fermare quel fiume di panico insopportabile!
- Di
Nozzo! – L’ammonì come ogni volta che
doveva riportarlo in carreggiata.
Si
chiese se fosse stato il caso ma poi notando la luce diversa nei suoi
occhi si convinse che avrebbe dovuto farlo prima!
Tony
infatti come se un lampo l’avesse attraversato si
rimpossessò di ogni propria facoltà mentale, per
fortuna o sfortuna, e tornando a guardarlo come un bambino appena
sgridato dal papà si zittì porgendogli tutta la
sua attenzione, ricordandosi che quell’angelo era niente meno
che Gibbs, il suo capo!
-
Starai con me, ti aiuterò io finché ne avrai
bisogno. – Ecco, grande risposta, pensò
Tony… con le attenzioni che gli concedeva solitamente
probabilmente sarebbe morto di fame, di pipì e di qualunque
altro bisogno insoddisfatto. Ovvio che sarebbe andata così,
chi avrebbe mai osato rompergli le scatole per tutte quelle volte?
Magari
con McGee sarebbe stato divertente ed anzi l’avrebbe
tormentato di proposito ma alla fine sarebbe stato asfissiante anche
per lui stesso… McGee aveva un modo di vivere allucinante
per chiunque, specie per lui.
Effettivamente
bisognava ammettere che colui che si avvicinava di più al su
ostile di vita era proprio Gibbs (a parte che il passatempo di uno
erano i film mentre dell’altro le barche!).
Sospirò
distogliendo lo sguardo… se ne sarebbe pentito o magari quel
certo non so chè che gli contorceva lo stomaco era gioia?
Non
ebbe il tempo di analizzarsi meglio e mentre gli effetti dei farmaci se
ne andavano, rispose:
- Va
bene, ti ringrazio… - Ringraziare non era mica chiedere
scusa, poteva farlo, no?
Fu in
quel secondo momento che capì in cosa si era appena
imbarcato.
Però…
però in fondo ci aveva sperato su quell’offerta.
Ci
aveva sperato eccome… in fondo Gibbs coscientemente o meno,
alla fin fine, era veramente niente meno che il suo angelo. Colui che
riusciva sempre a salvarlo e ad occuparsi di lui e dei suoi guai.
Proprio
il suo angelo.
/
Stillness of heart - Lenny Kravitz /
Non fu
facile convincere il medico che aveva Tony in cura a lasciarlo andare a
casa... del resto tranquillizzarlo con l'idea che sarebbe stato con
Gibbs e non da solo non era proprio la cosa migliore.
Non
che il medico conoscesse Gibbs ma a prima vista si capiva che non era
un tipo molto facile con cui avere a che fare... e che era certamente
più incline ai modi poco ortodossi piuttosto che quelli
'ospedalieri'... tuttavia entrambi si erano decisi ad andarsene per cui
alla fin fine c'era stato poco da fare. Effettivamente il giovane si
era ripreso bene e le sue condizioni non erano state veramente gravi
come erano sembrate all'inizio. Forse poteva tranquillizzarsi.
O
forse insospettirsi.
Come
mai tanta insistenza se la propria casa era bruciata e con le mani
momentaneamente inutilizzabili sarebbe stato più comodo
stare in un posto dove l'assistenza continua era un obbligo ed un
lavoro?
Certo,
l'allergia a certi ambienti poteva essere una motivazione ma non
sempre... a volte forse c'era più che altro un forte motivo
per andarse da un altra parte piuttosto che uno per non rimanere!
Il
medico alla fine aveva firmato il foglio ed i due uomini se ne erano
andati soddisfatti di poter lasciare quel posto poco rilassante per
entrambi.
Una
volta a casa di Gibbs il primo problema che si presentò fu
il toccarsi per forza senza imbarazzarsi o risultare strani.
Problema
per entrambi, questa volta.
Sarebbero
stati sempre più costretti a stare strettamente a contatto e
piuttosto che mostrarsi vulnerabili o imbarazzati si sarebbero buttati
giù dalla finestra, ma non erano sciocchi da far finta di
nulla. Sapevano bene che il periodo che li avrebbe attesi non sarebbe
stato uno scherzo.
Il
punto a favore fu la temperatura, non era né caldo
né freddo, non c'era da lamentarsi e il non avere la giacca
da togliere gli impedì un assurdo balletto per farcela da
solo.
Il
primo punto a sfavore, però, furono i vestiti: non ne aveva
di suoi visto che erano andati tutti bruciati.
-
Intanto ti impresto io tutto, poi ricompreremo ogni cosa. - Lo
precedette Gibbs salendo spedito le scale per andare a recuperare il
necessario che gli sarebbe servito.
“Eh
si che ci godrei nel farmi accudire dagli altri... perché
non riesco a rilassarmi anche con lui? Lo conosca da abbastanza, in
fondo, e non abbiamo mica un brutto rapporto... cavolo,
perché con Gibbs finisco sempre col non riuscire ad essere
rilassato e me stesso?”
Tony
rimanendo all'ingresso si immaginò cosa dovesse essere
utilizzare le proprietà del suo capo ma subito questo
andò in secondo piano quando con puro ed incontaminato
panico sentì l'ovvio e naturale stimolo di andare in bagno.
Fu
solo un breve lasso di tempo in cui il castano rimase solo a guardarsi
le mani fasciate dove la pelle gli tirava e gli faceva un considerevole
dolore... non paragonabile comunque all'idea di dover andare in
bagno... e il suo viso assunse dei coloriti interessanti accompagnato
da alcune espressioni fra le più rare.
“Perché
a me? “
Si
chiese infatti mordendosi il labbro inferiore e alzando gli occhi al
soffitto. Sarebbe stata non dura, molto di più!
Con un
sospiro mosse dei passi incerti. Se fisicamente cominciava a sentirsi
abbastanza bene, ad eccezione per le mani e per la testa che un pochino
girava ancora, internamente si sentiva proprio come uno straccio...
quello che sarebbe diventato se avesse detto a Gibbs che doveva andare
in bagno!
Non
fece in tempo a crearsi un alternativa che come evocato dai suoi
agitati pensieri, il capo arrivò dal piano superiore
avvisandolo che gli aveva lasciato alcune cose sul letto dove avrebbe
dormito.
Quella
era la sua casa da sempre, era a due piani ed aveva la famosa cantina
dove lavorava alle sue infinite barche, probabilmente era l'unica cosa
che era resisitita ai vari matrimoni e sicuramente una stanza in
più c'era, insieme a tutto quel posto.
Stranamente
quello non gli diede angoscia... certo, se non avesse avuto spazio a
sufficienza si sarebbe veramente ributtato giù dal palazzo e
questa volta senza tenersi a quella grondaia bollente!
-
Ehm... - Iniziò tossicchiando senza avere il coraggio di
guardarlo. Improvvisamente la temperatura sembrò come
alzarsi. Fra loro due non c'era mai stato imbarazzo, avevano un buon
rapporto e si erano sempre fidati molto l'uno dell'altro... dopo lo
screzio che avevano avuto a causa della momerntanea lontananza di Gibbs
dalla squadra, si erano chiariti e si erano uniti maggiormente, ora non
rappresentava più un problema per loro stare insieme, tanto
meno collaborare.
Però
lì così sembravano due ex fidanzati che erano
costretti a convivere dopo tutti i trascorsi di fuoco!
- Devi
andare in bagno? - Anche in quell'occasione fu in grado di precederlo
ma con ammirevole stupore, Tony constatò che l'uomo non
sembrava affatto in difficoltà. Si chiese come facesse a
controllarsi così bene e se lui avrebbe mai imparato, poi
con alcune altre tossite di vergogna per ciò che avrebbe
significato andare in bagno insieme e farsi aiutare a fare i bisogni,
lavarsi, cambiarsi e qualunque altra cosa, l'idea di tornare in
ospedale fu veramente la soluzione migliore!
- Non
mi spiego perchè mai io abbia voluto andare via
dall'ospedale... credo di non aver calcolato un paio di cose mentre ti
aiutavo a convincere il medico a mollarmi. Sai, se torno là
fingendo di essere moribondo penso mi riprenderanno e faranno tutto
loro per me... - Essere nervosi non giovava alla sua parlantina e con
visibile disagio fece per girarsi e raggiungere di nuovo la porta
d'ingresso nella speranza di riuscire a sparire dal mondo.
A
fermarlo tuttavia fu la voce decisa di Gibbs che richiamandolo col suo
nome gli impedì di andare oltre.
Aveva
completamente sceso le scale ed ora si trovava esattamente dietro di
lui, Tony inghiottì a vuoto, sicuramente gli avrebbe detto
che l'accompagnava!
- Io
non ho problemi a darti una mano... o due... se non ne hai tu a
riceverne, rimani. - La sua voce più bassa e penetrante ebbe
quel famoso potere di immobilizzarlo e farlo attraversare da piccole
scariche elettriche piacevoli. Quando parlava così solo per
lui era veramente bello, sentiva una sensazione appagante e soddisfatta
poiché gli sembrava di essere particolarmente importante per
lui.
Sapeva
di essere diverso per lui rispetto agli altri, anche a giudicare dagli
schiaffi sulla nuca, dalle varie sgridate e dai modi con cui lo
trattava. Pretendeva molto di più da lui ma sapeva anche
dargli molto. Una fiducia decisamente alta che altri ancora si
sarebbero sognati.
Fiducia
ceca sempre ricambiata.
Gibbs
sapeva bene che Tony valeva ma non era solo per questo che lo trattava
così diversamente rispetto agli altri. Non sempre.
Era un
processo lento quello che aveva creato il loro rapporto e continuava a
crearlo.
Da una
parte aiutarlo così gli sembrava come di ricambiare i favori
che Mike aveva fatto a lui, gli sembrava essenziale non mollarlo a
sé stesso quando lui non era mai stato mollato da nessuno,
specie dal proprio vecchio capo. Sapeva bene anche che Tony stesso era
stato il primo a complicarsi la vita per aiutarlo nelle occasioni in
cui era servito, non sarebbe stato giusto mollare la patata bollente a
McGee o a qualche assistente estraneo. Non l'avrebbe lasciato
volentieri nelle mani di chissà chi. In fondo era il suo
agente e imbarazzo o meno avrebbe fatto il suo dovere.
Però...
dovere?
Davvero
si trattava di dovere o era anche, magari, un piacere?
Il
calore che provò Tony nel sentirsi rivolgere quelle parole
sincere fu quanto di più piacevole avesse sperato di
sentire. Ma andò oltre quando spontaneamente e senza
pensarci molto, rispose con un altro sussurro:
-
Allora rimango. -
- Non
è un dovere, Tony. Devi fare quel che preferisci, si
tratterà di un periodo non breve e nemmeno facile. - Rispose
quindi Gibbs avvicinandosi ulteriormente una volta che il giovane si
era tornato a voltare verso di lui. Si scambiarono uno sguardo
penetrante e serio nel quale entrambi cercarono in fretta di capire
cosa pensava l'altro... eppure in uno c'era caos mentre nell'altro
l'enigma più assoluto.
-
Rimango perché voglio. - Fu quello che di nuovo senza troppi
ragionamenti di mezzo uscì dalla bocca di Tony.
Sollievo.
Fu netto nell'aria mentre questa specie di accordo fu stipulato. Eppure
fino ad un momento prima l'imbarazzo era stato così alto e
visibile... l'idea di fare certe cose aiutato proprio da Gibbs non lo
gettava più nell'angoscia ma solo in una sorta di giostra
certamente pericolosa ma dannatamente piacevole ed euforica. Una
giostra.
Certo,
probabilmente si trattava di saper giocare bene la partita o magari di
rilassarsi e godersi qualcosa in cui l'adrenalina viaggiava a litri. O
magari, forse, si trattava solo di cogliere le occasioni che si
presentavano nella vita.
Occasioni
per approfondire certi rapporti e capire qualcosa che spesso c'era ma
era incomprensibile.
Sollievo
anche per Gibbs, però, nel constatare che sarebbe stato lui
a prendersi cura di Tony... nessun'altro gli avrebbe messo le mani
addosso o messo a disagio.
Solo
lui.
Sollievo
per poterlo tenere d'occhio e poter stare con lui.
Sollievo
innegabilmente per questo.
Qualcosa
che, comunque, dopo essere stato compreso fu prontamente ricacciato in
profondità, dentro la sua coscienza che sapeva ignorare a
volte e ascoltare altre.
Quelli
erano i suoi modi, non facili, non comuni ma forse proprio per questo
sicuramente notevoli ed affascinanti.
Non
ignorabili.
- Dai
allora, non devi andare in bagno? - E su questa frase Tony si
ricordò come aveva fatto a sentirsi male prima quando aveva
sentito lo stimolo e si era immaginato con Gibbs a fare... certe cose!
Tranquillità...
quella sconosciuta... non ne avrebbero provata per un bel po'. La
tranquillità del cuore, dell'anima, dell'istinto... del
desiderio.
Per un
po' ciò che avrebbe regnato sarebbe stato qualcosa di altra
natura, opposta alla tranquillità.
“Angelo,
eh? “ Pensò in un lampo
Tony mentre con aria tirata lo precedeva verso il bagno che stava al
piano di sopra. “Qua
mi sembra tanto di essere finito nelle fauci del lupo!”