MAI SENZA TE

CAPITOLO VI:

SCAVANDO PIU’ A FONDO

/Time after time – Eva Cassidy /
Ci volle un po’ prima che la voce all’esterno della sua mente addormentata vi si infiltrasse svegliandolo… prima della voce fu raggiunto dalla luce accecante della finestra aperta e dal freddo delle lenzuola strappate via brutalmente.
No, non faceva freddo, la temperatura era buona ma venendo da una dormita soda qualunque temperatura non è abbastanza alta inizialmente.
Fu così che la voce borbottante e seccata del proprio capo, raggiunse il suo mondo dei sogni riuscendo a farlo tornare al di qua.
Non era mai stato così difficile svegliarlo!
Gibbs con le mani ai fianchi si fermò un istante ad osservare la figura giovane ma adulta stesa nel letto davanti a lui, insonnolito si rannicchiava come poteva insistendo per dormire ancora un po’. L’uomo più grande dai lineamenti affascinanti, quindi, sospirò pesantemente mentre un sorrisino malizioso gli si formava spontaneo all’angolo della bocca sottile. Averlo alla sua mercè era decisamente un vizio, ormai… si sarebbe abituato con una tale facilità che quando il periodo sarebbe terminato, sarebbe stato decisamente difficile non poter ‘abusare’ di lui a piacimento... tanto l’avrebbe fatto comunque!
Nascondendo al volo l’espressione di velata malizia vedendo i suoi occhi azzurri aprirsi, tornò severo e lo richiamò di nuovo tuonando poco gentile:
- Tony! Sveglia! –
Avrebbe potuto lasciarlo dormire, in fondo, ma lui stesso aveva chiesto di essere svegliato; voleva andare a lavoro nonostante le braccia e probabilmente, in effetti, era la cosa migliore per avere le cure e le attenzioni necessarie… certo lasciarlo solo in casa sua non se ne parlava, anche perché per certi bisogni servivano due mani funzionanti che al momento Tony non possedeva. Visto che non l’avrebbe mai lasciato nelle grinfie di nessuno che non fosse lui, non si sarebbe mai separato un solo secondo, anche perché conoscendolo, in ospedale avrebbe attirato a sé qualche infermiera giovane e disponibile.
Il lamento del castano giunse con un certo tocco di sensualità naturale che apprezzò molto, come anche i movimenti languidi del suo corpo che si stiracchiava con indosso un pigiama leggero e fine.
Era decisamente una visione che non avrebbe mai lasciato ad altri e accarezzandolo con lo sguardo serio e impaziente, apprezzò ogni centimetro, compresi i capelli arruffati sulla fronte.
- Che risveglio alla Full Metal Jacket! - Fu il primo commento che la voce impastata e assonnata di Tony emise. Lo sbuffo di Gibbs invece fece intendere chiaramente il suo pensiero e avvicinandosi al letto lo disse brusco:
- Non cominciare coi tuoi film, sai! – Lo ammonì all’istante, l’altro non poté far altro che abbassare metaforicamente le orecchie e rispondere con un altro tono più diligente:
- Buongiorno, capo! – L’aveva fatto di proposito… chiamarlo capo era certo un abitudine ma soprattutto un bisogno. Non per ricordarsi a chi doveva obbedienza e sotto chi stava (figurativamente), bensì per sciogliere il cosiddetto ghiaccio e per non essere trattato in modo diverso dal solito. Non dovevano cambiare le cose fra loro, ad eccezione del lato fisico… quello sì che doveva cambiare, eccome!
Un ringhio in risposta, ovviamente le cose non sarebbero cambiate ad eccezione del lato fisico!
- Avanti! – Borbottò quindi Gibbs arrivando al lato del letto. Aveva preparato dei vestiti che gli sarebbero andati bene per quella giornata, poi l’avrebbe spedito con McGee a prendersi abiti nuovi.
Lì si osservarono per un istante ognuno con una propria espressione naturale, ognuno a pensare probabilmente le medesime cose.
Era da tempo che volevo un risveglio simile…”
Già… decisamente un pensiero comune.
Eppure era splendido rendersi conto, a distanza di tempo in cui si aveva pensato con distacco, che le cose continuavano ad andare in quella direzione presa con istinto precipitoso, si aveva fatto bene, tutto procedeva bene nel migliore dei modi, non c’erano rimpianti.
Era splendido avere quella consapevolezza e solitamente la si aveva appena svegli, il giorno dopo di qualche particolare evento.
Tony si alzò con calma e sempre con calma richiamò a sé la sua mente insonnolita cancellando le scene del film che gli erano venute in mente… se gliene avrebbe parlato già dal primo mattino, l’avrebbe ucciso veramente.
Così con quel notevole sforzo per trattenersi, un attenzione molto dolce in fin dei conti, si protese subito verso di lui posandogli solo un leggero bacio sulle labbra, fugace e semplice. Un buongiorno serio, di quelli che si dovevano dare al proprio compagno alla prima mattina insieme.
Non erano una di quelle coppiette svenevolmente sdolcinate che si dicevano tutto e che mettevano in chiaro con frasi fatte cosa erano e a che punto della loro relazione si trovavano. Non serviva. Si capivano così profondamente e così bene che parlarne sarebbe stata solo una tortura imbarazzante e seccante. I fatti parlavano per loro e lo facevano perfettamente.
L’istinto di salutarlo in quel modo era stato irresistibile e semplicemente fra questo e quello di snocciolargli una serie di frasi che nel film sopra citato il protagonista urlava ricordandogli Gibbs, aveva preferito la prima opzione. E l’aveva salutato con un semplicissimo bacio.
Sentendo le sue leggere e calde labbra sulle sue, Gibbs gli sembrò come di tornare per un momento in possesso del proprio respiro e rilassandosi invece che tendersi, non si ritrasse ma al contrario l’assecondò con naturalezza.
Poi una volta separati ripresero semplicemente da sé stessi, con quel modo di fare brusco e serio per uno e scherzoso ed esasperante per l’altro.
Senza cambiare, senza imbarazzarsi, senza spaesarsi.
Perché ormai le cose erano così naturali, fra loro, che non serviva soppesare nemmeno il minimo gesto o parola dell’altro, ormai la certezza su cos’erano l’uno per l’altro era tale che, probabilmente, si poteva ringraziare veramente quella notte.
Semplicemente aprire gli occhi e sapere con chiarezza ogni cosa.
Ogni cosa.
Specie ciò che la sera prima si aveva fatto fatica ad apprendere o che era risultato strano e nebuloso.
Tony, nonostante le poche ore di sonno e l’incendio, non aveva mai dormito così bene.


/American idiot – Greenday/
Le molteplici attenzioni che Tony ricevette all’NCIS nutrirono di gran lunga il suo spirito ed il suo ego già smisurato di norma, ma non servirono a nutrire il suo stomaco rimasto vuoto dalla sera precedente.
Quando il giovane si era trovato davanti al bivio di dover farsi imboccare da Gibbs per far colazione o evitare certe scenette stomachevoli, lo stomaco gli si era magicamente chiuso e nemmeno un ago si sarebbe infilato.
Era stato un momento critico per lui… farsi aiutare per fare i bisogni fisiologici era una cosa, così come farsi lavare e vestire… ma farsi imboccare per mangiare era decisamente un altro discorso e la sua mente contorta non aveva retto a questo. Con altri si divertiva perché li torturava così, ma Gibbs era Gibbs, non poteva sottoporre entrambi ad una tortura smielata e non da loro.
Si sarebbe trovato come minimo con il cibo nei polmoni piuttosto che nello stomaco!
Nemmeno dalla donna più sdolcinata ed appiccicosa si era mai fatto imboccare… erano belle quelle attenzioni particolari che Gibbs gli riservava ma costringere entrambi ad una tortura simile, no.
Così tossicchiando ed arrossendo fugacemente, cercando di non farsi accorgere, aveva abilmente sviato l’attenzione dalla colazione cominciando a farlo innervosire con una serie di battutacce snervanti e frasi di film. Era stato efficace, Gibbs spazientito l’aveva spedito a lavoro a digiuno con l’intenzione di farlo incoronare da Ziva per punizione!
Di lei non era mai stato geloso, come di nessun’altro della squadra, ovviamente… a parte un po’ di Jennifer, il direttore.
Ma non ci aveva pensato molto, anzi… si era sforzato di non pensarci.
Ormai Tony era suo, il resto non contava più.
- Lo vedi che hai esagerato? – Disse Ziva seguendo un discorso serio sull’incendio all’appartamento di Tony.
In un primo momento si erano preoccupati tutti e due ed Abby stessa gli si era fiondata addosso abbracciandola con apprensione e le lacrime agli occhi, in un secondo momento si erano messi a disquisire sui perché e sui come.
Ecco quindi che l’uscita insistentemente seria della mora israeliana aveva destato la curiosità di tutti.
- Perché? – Chiese quindi Tony rimanendo seduto alla sua scrivania accerchiato dai suoi colleghi, ad eccezione di Gibbs, ovviamente, non nei paraggi.
- Io ti avevo avvertito che se avresti continuato così con le donne prima o poi ti avrebbero incendiato casa con te dentro… avevo ragione! Hai esagerato con loro! – Concluse quindi con ironia provocando un’occhiataccia da parte dell’interessato e di Abby che lo difendeva a spada tratta:
- Ziva, come puoi? – Alla risata di McGee la mora tatuata si rivolse severa anche a lui: - Anche tu! Non sta bene prenderlo in giro… povero Tony, se l’è vista brutta! Poteva morire! – Il tutto seguito da delle dolci carezze protettive alla testa scompigliata del protetto dalla faccia da schiaffi. Ci godeva… eccome se ci godeva… anche se il momento della preoccupazione era durato poco, Tony ci godeva ugualmente a vedere come li trattava Abby. Farsi difendere da lei era qualcosa a cui molti puntavano ed ormai loro due avevano un bel rapporto. – Non preoccuparti, Tony, ora che Gibbs ti protegge nessuna donna vendicativa riuscirà a farti fuori, vedrai! – Terminò quindi circondandolo con non molta delicatezza. L’espressione di Tony da goduta divenne accigliata… nel tentativo di aiutarlo non era raro che finisse per peggiorare le cose, ma Abby era Abby, anche queste cose erano messe in conto e con tutti ci si poteva arrabbiare ma non con lei.
Così le risatine degli altri due rimasero a specchiare la sua espressione comica, che finì con la voce corposa di Gibbs che interruppe la scena ormai al limite.
- Finiti i convenevoli? Possiamo darci da fare? – Al suo arrivo tutti i presenti scattarono ai propri posti di riflesso tranne Tony che rimase al fermo, poi Gibbs riprese deciso come sempre: - Ziva, con me al suo appartamento. –
- Notizie sulla causa? – Chiese quindi la mora prendendo distintivo e pistola.
- Non certe, i pompieri ci aspettano sulla scena. McGee, - Fece quindi girandosi verso il ragazzo che scattò immediatamente come una molla: - porta Tony a far colazione e a comprarsi abiti nuovi e il necessario. Tienilo lontano da casa sua. –
- Si capo. – Rispose quindi titubante senza comunque sindacare sull’ordine. Era tipico suo, ormai aveva imparato a non commentare certi ordini strani e anomali. Era come se gli avesse detto ‘assisti Tony!’, frase pericolosa visto l’insopportabile carattere del suo collega.
Appena udita la frase del capo anche Tony lo guardò. Non aveva ancora detto a nessuno che l’aveva ospitato Gibbs e che sarebbe rimasto da lui per un po’… probabilmente nessuno ci avrebbe creduto ma ringraziando il cielo non c’era stato tempo di andare nei dettagli della sua notte passata, così non era stato buttato in pasto ai pescicani.
Tanto ci sarebbero arrivati a breve da soli, di sicuro… possibile che non si notasse che stavano insieme? Certo, non c’erano stati particolari e sostanziali cambiamenti nel modo di porsi fra di loro, ma era anche vero che a fatti stavano insieme da molto anche senza dirselo, ammetterlo e aggiungere il lato fisico, arrivato solo ora.
Trattenne un sospiro ed anche un espressione di domanda riguardo alla situazione. Non sapeva cosa sarebbe successo se gli altri avrebbero capito ma tanto valeva andare avanti.
Lo spettacolo continuava e la prima 'prova' arrivò con McGee in auto, diretti verso un negozio di vestiti.
- Sei sicuro di non aver fame? - l'amico gentilmente capiva che comunque aveva bisogno di aiuto ma si era stupito quando aveva detto di saltare la colazione. Che il fumo gli avesse fuso i circuiti caratteriali?
- Certo che sono sicuro, hai bisogno di un disegno per capirlo o possiamo dedicarci ai miei vestiti? Ti pare che fra il cibo ed i vestiti sia più importante il mangiare? - Aveva asserito l'altro seccato con la sua solita aria saccente ed un tantino insopportabile. Tim ne era abituato e non ci fece caso, ma rispose alzando un sopracciglio scettico:
- Sei vestito... -
- Questi... - Iniziò marcato prendendo i lembi della camicia di Gibbs: - ...ti sembrano vestiti con cui IO andrei in giro? - Non erano decisamente del suo stile ma da lì a comportarsi in quel modo ce ne passava, per il punto di vista del ragazzo.
- A me sembrano vestiti normali... -
- Appunto! -
Tim scosse la testa rassegnato a non capirlo, non erano i migliori esistenti però la faceva troppo lunga... come se più che un discorso di vestiti fosse un discorso di sviare l'attenzione da qualcosa di spinoso. Fu lì che quindi gli diede un occhiata più attenta.
Quella camicia l'aveva già vista... ed anche il resto... poi finalmente si illuminò e battendogli la spalla sentenziò:
- Ma certo, sono di Gibbs! È per questo che non li vuoi indossare a lungo... hai paura di rovinarglieli e poi lui rovina te! -
Ed ecco centrato il problema!
Ormai era diventato un agente fin troppo attento!
Tony si morse la lingua e facendo un espressione che dimostrava appieno il suo pensiero di disappunto, disse sperando di non scatenare una reazione a catena che non era la benvenuta:
- E bravo il mio agente dell'NCIS! Ce ne hai messo un po' ma ci sei arrivato! -
- Quindi ti ospita lui! - Ecco, appunto.
- No, il figlio del cugino dello pro-pro-pro zio acquisito da parte di mamma! - Rispose ironico.
- Bè, è stato carino... - Disse Tim fermando l'auto e scendendo. - Io ti avrei lasciato nel tuo appartamento bruciato! - Concluse scherzando una volta fatto uscire anche l'amico.
- No, tu hai l'istinto del buon samaritano, non mi avresti lasciato a me stesso... Ziva, forse... ma tu no... -
- E com'è stata la prima notte? - Chiese curioso Tim facendo venire subito un colpo a Tony che cominciò a tossire come un matto. - Tony? - Il sospetto che qualcosa non andava arrivò immediatamente notando il colorito del suo viso.
Solitamente riusciva così bene a sviare l'attenzione da ciò che teneva rimanesse suo, che il primo a stupirsi di quella reazione spontanea fu proprio lui mentre si dava dell'idiota.
- E' andata così male? -
Altro che male... è andata alla grande... ma se ti dico 'splendida' cosa diavolo puoi capire, tu?”
Pensò Tony cercando di tornare in sé e girandosi di spalle per fare una smorfia fugace. Quando tornò a voltarsi la tosse isterica era andata via ed anche il suo colorito era accettabile, quindi finalmente la sua prontezza di spirito si riappropriò di lui facendogli dire con faccia tosta solita:
- Hai presente Full Metal Jacket? - Semplicemente la prima cosa che gli era venuta in mente... ed efficace o meno era stato il meglio, per cui interrompendo sul nascere quella conversazione pericolosa si infilò nel primo negozio di vestiti lì davanti.


/Soldier side – System of a down/
Quando giunsero nell'apparetamento di Tony, le parti bruciate li avevano condotti già dal corridoio e dalle scale.
Gibbs e Ziva prima di mettere piede in quel che rimaneva dell'abitazione si erano guardati seri attorno costatando che le fiamme avevano fatto proprio un gran lavoro raggiungendo anche gli alloggi circostanti.
L'espressione tesa di Gibbs non nascose la gravità della situazione, o per lo meno ciò che il suo istinto gli diceva.
Non era stato un incidente ed ancora prima di parlare col responsabile dei pompieri sul luogo e ricevere il suo rapporto, l'uomo si era già fatto un idea dettagliata della situazione.
Qualcuno aveva cercato di uccidere Tony e il fatto che ci fosse quasi riuscito l'aveva mandato in bestia, a stento, ora, rivedendo quei muri anneriti, si tratteneva dall'esprimere apertamente il suo stato d'animo.
Per un attimo ricordò quel che aveva provato ascoltando la sua telefonata e poi arrivando sul luogo con l'incognita di che fine aveva fatto.
Per un attimo fu trasportato in un altro luogo e gli altri intorno a lui tutti cancellati.
Per un attimo pensò che le fiamme fossero tornate a brucaire ancora e prima di rendersi conto che era il suo animo a surriscaldarsi tanto, si era incantato assorto a guardare la finestra della camera, laddove Tony si era fermato a chiamarlo e poi si era calato.
Chissà come erano andate le cose se lui fosse stato lì, cosa aveva pensato veramente nel momento prima di aprire la finestra con la consapevolezza che appena l'avrebbe fatto una fiammata l'avrebbe raggiunto... se lo immaginò a saltare veloce al di là e abbassarsi con le braccia e le mani davanti al viso, se lo vide colpito dal fuoco che per poco non se l'era mangiato.
Se lo vide lì a guardare giù.
E con un insopportabile senso di impotenza, il bisogno di far qualcosa per lui tornò a nacquere e divorarlo.
Quel che aveva fatto non era certo abbastanza.
Se qualcuno lo voleva morto sarebbe morto lui stesso, nessuno avrebbe toccato Tony.
Nessuno.
Non più.
E con uno sguardo feroce da cui il pompiere indietreggiò pensando ce l'avesse con lui, fu richiamato alla realtà da Ziva.
- Gibbs! Lui è... - Iniziò con le presentazioni che interruppe al volo e bruscamente andò al dunque:
- Allora qual è la causa? - L'uomo gli consegnò il rapporto e con aria grave sentenziò:
- Benzina. È stata versata molta benzina fin fuori dalla porta d'ingresso rimasta aperta. L'accensione è stata data dal corridoio, poi la fiammata ha raggiunto in fretta l'appartamento. L'agente Di Nozzo se l'è cavata per un pelo. Se avesse aperto la porta della sua camera, dove era chiuso, non ci sarebbe più nulla di lui. -
Ziva corrugò la fronte e senza aspettare ordini si precipitò all'ingresso controllando la serratura, ma quando lo disse lui già sapeva, come l'aveva saputo appena messo piede in quel posto.
- E' stata forzata. Hanno tentato di uccidere Tony. - Un affermazione diretta e molto fredda, decisa, sicura, senza altre opportunità possibili.
Così.
Solo così.
Qualcuno voleva morto Tony.
E la mascella contratta di Gibbs, accompagnata dal sottile sguardo feroce, fece rabbrividire i presenti che non osarono dire altro.
Qualcuno sarebbe certamente morto.