MAI SENZA TE
CAPITOLO VII:
MOMENTI
TRAGICOMICI
/
The new seeker - Clinic/
-
Allora? - Chiese Tony con una certa ansia nella voce quando vide Gibbs
e Ziva tornare in ufficio poco dopo di loro. Puntò con
esagerata attenzione i suoi occhi azzurri su quelli dal colore simile
del suo capo e questi lo ricambiò senza nascondere quell'ira
che, per un secondo, l'aveva invaso nel suo appartamento.
Anche
gli altri lo guardarono e lui contraendo appena la mascella,
controllò il resto di sé stesso evitando altre
dimostrazioni del suo stato d'animo.
-
Incendio doloso. - Solo quelle due parole incisive dette con tono basso
e penetrante.
-
Tanto per cambiare, Tony, stanno cercando di ucciderti! -
Proseguì Ziva con una certa esasperazione nella voce mentre
gli passava vicino sedendosi alla sua scrivania. Lei non fu calcolata
più in là di lì dal diretto
interessato che invece puntò ancora la sua attenzione sul
viso cupo di Gibbs. Una certa ansia lo percorse come una piccola
scarica elettrica dalla punta dei capelli fino a quella dei piedi, ma
lui rimase immobile stringendo solo le labbra. Come si reagisce quando
si riceve per l'ennesima volta la stessa notizia nell'arco di non molti
anni? I due uomini rimasero un attimo in silenzio a fissarsi l'uno
davanti all'altro mentre gli altri, vedendo l'aria strana che tirava,
cercarono subito di rendersi invisibili senza però perdersi
un solo istante di quella scena. Non sembravano arrabbiati, o per lo
meno Gibbs si ma non con Tony... forse... ma in realtà chi
poteva comprendere a fondo quella persona? Solo Tony ci andava vicino,
in fondo...
-
Gli assegno una scorta? - Intervenne Ziva andando al lato pratico della
situazione. Il silenzio pesante interrotto non alleviò gli
stati d'animo dei due protagonisti che a fatica disincantarono i
rispettivi sguardi l'uno dall'altro. Tony inghiottì a vuoto
rendendosi conto cosa tutto quello significava... e per un momento
temette che Gibbs veramente lo lasciasse alla mercé di
sconosciuti che tentavano di proteggerlo. Se lui avrebbe detto di si
non sarebbe riuscito a fare a meno di lamentarsi. Non voleva gente che
li spiava con l'intenzione di proteggerlo!
“A
me basta Gibbs... ma come faccio a dirlo così?
Chissà cosa possono capire da una frase simile. Forse
semplicemente la verità...”
Pensò
fugacemente Tony mentre cercava di riprendere aria e scacciare i
brividi che continuavano a percorrerlo. I crampi della fame certo non
aiutarono e mentre lui combatteva coi suoi sintomi fisici per il non
aver mangiato ancora, Gibbs non si fece nemmeno il minimo problema a
dire quel che pensava con la naturalezza più disarmante.
-
No, sta da me, non gli servono protezioni. - Forse la frase corretta
sarebbe stata 'sta con me'!
Tony
si tese di nuovo e girandosi di scatto cercò di nuovo il suo
compagno cercando di capire cosa gli girovagasse nella testa. Si morse
il labbro con aria preoccupata ma sia Ziva che McGee fraintesero
quell'espressione pensando che fosse perché temeva
più in quel modo per la sua incolumità che nel
venire rincorso da chissà quale criminale!
-
Certo! Il capo è più che capace di proteggere
qualcuno! - Disse quindi subito Tony rendendosi conto che doveva dire
anche lui qualcosa.
Onestamente
non gli dispiacque la situazione in cui si era cacciato. Al centro
dell'attenzione con a carico quella più importante di
tutte... di Gibbs!
Crampi
di fame a parte ecco che capì immediatamente la natura di
quei brividi che lo percorrevano, a parte per la debolezza. Erano
brividi di piacere. Tutti che in un modo o nell'altro si preoccupavano
per lui e che lo dimostravano diversamente.
E
poi avere Gibbs come guardia del corpo, bè quella era
decisamente la parte migliore!
Quindi
sorrise. Sfoderò uno di quei sorrisini compiaciuti e
superiori che tanto infastidivano il prossimo e Ziva scattò
su tornando da lui come un caccia:
-
Sei un incosciente! Non puoi essere contento per la situazione in cui
sei! Sei in pericolo, lo capisci o no? Almeno dimostrati preoccupato,
dannazione! - Le dava fastidio la sua incoscienza ma in fondo non era
tanto simile a quella del loro capo?
Lui
la dimostrava in modo diverso ma era sicuramente la stessa, di base.
Incoscienza
verso la propria incolumità. Per motivi differenti, ovvio...
quella di Tony era per il suo egocentrismo che in maniera un po'
stramba anche in quel caso si gonfiava, mentre Gibbs... bè,
lui era incosciente e basta!
Fu
così che arrivò lo schiaffo sulla sua nuca da
parte del capo che si rendeva conto di doverlo ridimensionare.
Poteva
capire che gli piaceva l'idea di essere protetto da lui ma certo
dimostrarlo in quel modo era comunque da idioti.
Così
la sua mano si infranse con la nuca del giovane prima che potesse
rispondere e il lamento arrivò come da copione, un lamento
che si trasformò in pallore improvviso ed un sospettoso
barcollare. Subito Gibbs assottigliò gli occhi per capire
cosa gli stesse succedendo e guardandolo da vicino sentì
anche Ziva fare altrettanto e capire che comunque quella non era la sua
normale reazione.
Sorrise.
Tony
comunque sorrise.
Quel
suo sorriso da damerino che sfoderava in ogni situazione scomoda in cui
voleva nascondere qualcosa.
-
Se mi preoccupo cambia qualcosa? Non mi hanno ucciso fino ad ora
figurati se ci riescono adesso con Gibbs dalla mia parte! - Ebbe anche
il coraggio e la forza di ribattere con l'intenzione di deviare
l'attenzione. - Memore di 'Guardia del corpo', non ho intenzione di
fare quello che mette i bastoni fra le ruote alla mia guardia! -
Aggiunse con ironia sperando di distrarli e tornare con la testa ed il
mondo fermi.
Gli
dava fastidio, in cuor suo sapeva che era così. Gli dava
fastidio dimostrarsi così debole e dipendente dagli altri.
Era
bello all'inizio e fino a che questa dipendenza poteva essere vista
come un gioco per tormentare i suoi colleghi o farsi coccolare un po'
dalla persona a cui voleva bene. Ma quando questa cominciava ad essere
pesante e a mostrarlo ECCESSIVAMENTE debole ed incapace di tutto,
allora lì non gli stava più bene.
Era
abituato ad essere una persona molto forte fisicamente, il migliore
agente di Gibbs... e ridursi in quegli stati gli serviva a rendersi
conto che aveva dato più degli altri. Ma era bello
finché durava poco.
La
verità era che Tony si era già stufato di star
male.
Il
giramento di testa comunque non ebbe pietà e lo vide
barcollare ulteriormente e mentre cercava la sedia su cui sedersi con
disinvoltura, il risultato fu peggiore visto che si trovò
con le ginocchia piegate e sorretto improvvisamente da Gibbs che aveva
tagliato abilmente fuori la ragazza pronta anch'essa. Le mani forti
dell'uomo più grande lo strinsero con decisione per le
braccia e con movimenti veloci e sicuri lo cinse per la schiena
sedendolo alla svelta sulla sedia poco distante.
-
McGee! - Tuonò quindi l'uomo girandosi di scatto verso
l'agente chiamato.
-
Si? - Sibilò timoroso.
-
Gli hai fatto fare colazione? - Inghiottì.
A
McGee non rimase che inghiottire a vuoto mentre con la testa faceva un
cenno negativo. Poi cercò di giustificarsi spiegando che
Tony non aveva voluto dicendo che non aveva avuto fame, ma la
consapevolezza di essere lui il colpevole lo fece sentire un escremento
di mucca!
Infatti
lo sguardo che ricevette dal capo fu furente e molto, molto severo. Non
servirono parole per spiegare che se lui dava un ordine doveva essere
rispettato.
Così
con collera diede un calcio alla sedia del colpevole allontanandogliela
dalla scrivania, indicandogli con quel 'semplice' gesto che non si
sarebbe più seduto per punizione!
Poi
si voltò di nuovo verso Tony con fare molto severo mentre
Ziva scattava a prendergli subito qualcosa da mangiare senza aspettare
ordini ovvi. Lo guardò mentre McGee correva dietro alla
collega per paura che poi il calcio sarebbe stato rivolto a lui.
Rimasti
soli in quell'angolo d'ufficio, Gibbs si chinò sul suo
ragazzo appoggiandosi con le mani ai manici della sedia su cui era
adagiato. Non lo toccava e non lo sfiorava nemmeno, solo lo guardava da
qualche centimetro di distanza. Lo guardava serio e severo, penetrante,
con due occhi azzurri tempestosi che dicevano tutto.
Ma
a quelli aggiunse la voce. Un sussurro basso e penetrante che fece
accapponare la pelle a Tony. Gli piaceva, altro che impaurirlo!
-
Sei un idiota! - Questo riassunse qualunque altra predica possibile.
Tanto sarebbe stata inutile, Tony stesso sapeva perfettamente che aveva
sbagliato a rifiutare di farsi imboccare.
Però
l'avrebbe baciato.
Lì,
all'NCIS, con un sacco di gente che poteva vederli e McGee e Ziva che
potevano tornare da un momento all'altro
Il
giovane l'avrebbe baciato subito ed istintivamente, con una certa
incoscienza. L'avrebbe fatto veramente e solo per quella posizione
così provocante, dal suo punto di vista, e quel tono
sussurrato che gli piaceva troppo.
Gli
avrebbe anche detto 'parla ancora', ma forse se in lui funzionava
ancora qualcosa, quell'unico neurone era quello del buon senso tornato
vigile e sveglio improvvisamente con lo scappellotto di poco prima.
Ecco perché glieli dava. Per farlo tornare sensato almeno
per un po'... fino al prossimo scappellotto!
-
Lo so. - Disse suo malgrado con aria poco colpevole ed anzi una certa
strana luce nello sguardo. Poi proseguì notando il non
cambiamento di espressione seria del compagno: - Ma non potevo perdermi
questo. - Terminò con voce bassa ed un tono suadente.
Incoscientemente suadente.
A
Gibbs piacque. Oh, se piacque...
Ora
sarebbe stato lui a baciarlo.
L'avrebbe
fatto anche lui.
Certo.
E
senza neuroni di buon senso di mezzo. Gibbs faceva tutto quel che
voleva fare quando voleva farlo e come voleva farlo. Nessuno lo
tratteneva.
Ma
ad impedirglielo arrivarono Ziva e McGee con del cibo per Tony,
così il capo si alzò con una certa calma,
mascherando uno strano sorrisino di compiacimento e fece cenno agli
altri due di aiutarlo a spostarsi. Fece anche il segno col dito di
seguirlo mentre, con passo spedito, si dirigeva in una delle stanze
discrete dell'agenzia, dove con comodità si sarebbero potuti
sedere e stare tranquilli. E soli.
/Spirit
in the sky – Norman Greenbaum /
Ziva
e McGee fuori dalla porta ad aspettare che i due uomini dentro
finissero con la colazione, facevano una buona guardia su ordine di
Gibbs. Ma oltre a quella facevano anche una maniacale attenzione con le
orecchie per cercare di capire cosa succedesse là dentro e
cose si dicessero.
Avrebbero
dato oro per poter assistere alla scena.
Gibbs
che imboccava Tony per punizione?
La
notizia avrebbe fatto il giro dell'agenzia in pochissimi secondi se il
capo con uno sguardo di fuoco non li avesse ammoniti e fatti stare in
silenzio.
'Che
nessuno disturbi.'
Aveva
detto così prima di chiudersi al di là di quella
stanza con Tony, poi più niente.
-
Ma parlano? - Chiese Ziva a McGee concentrata a sentire l'attuale
silenzio.
-
Sei tu la spia che sente sempre tutto... se non lo sai tu come faccio a
saperlo io? - Aveva risposto l'altro lamentandosi.
-
Se te lo chiedo forse è perché voglio sapere il
tuo parere! -
-
A me sembra stiano zitti... bè, il capo non è
certo di molte parole... e se Tony mangia non può parlare. -
-
Mica vero. Parla sempre con la bocca piena! -
-
Quello non è parlare! -
-
Già... comunque penso che non stiano dicendo nulla... -
-
Secondo te Gibbs lo sta ingozzando come si fa con le oche da ingrasso
destinate al forno? -
-
E come fanno? -
-
Gli mettono un imbuto in gola e ci ficcano dentro tutto il cibo
possibile ed immaginabile finché non hanno una pancia
enorme! -
-
Vorrei vederli, dannazione! -
-
A chi lo dici! -
La
loro conversazione proseguì in tanti altri sussurri mentre
non ottenevano risultati con la loro missione di spie.
Nel
frattempo all'interno della stanza Gibbs e Tony erano seduti l'uno
davanti all'altro accanto ad un lungo tavolo per le riunioni o per i
ricevimenti di qualche ospite importante. Con appoggiata lì
di fianco quella che rappresentava la colazione del giovane, il
più grande si apprestava con gesti poco gentili ad imboccare
il compagno che muto come un pesce non osava ribattere ed anzi apriva
la bocca come un bravo bambino.
Il
primo impatto fu quello.
Padre
e figlio. Il figlio molto piccolo. Sui 2 anni al massimo.
Complice
anche l'espressione infantile e da schiaffi del 'figlio' e quella
severa del 'padre'.
Successivamente,
però, quando ebbe ingoiato i cibi solidi l'impressione che
diedero cambiò eccome.
Cambiò
sostanzialmente per l'espressione con cui Gibbs, senza dire mezza
parole, porse il bicchiere di caffè a Tony. Ma probabilmente
il capolavoro fu la cannuccia e come quest'ultimo, senza obiettare o
dispiacersi, la prese fra le labbra.
Per
la precisione fece un espressione puramente languida.
Tirò
fuori prima la lingua e poi trovando la famosa cannuccia
leccò la parte superiore che poi prese in bocca cominciando
a succhiare la bevanda che v'era dentro. Non usava mai la cannuccia per
bere il caffè ma in quell'occasione Ziva aveva ritenuto
più comodo e meno imbarazzante fornirgliene una. Azione
intelligente per molti punti di vista, specie per quello di Gibbs che
sfoderando il medesimo mezzo sorriso malizioso e compiaciuto
dell'altro, assisteva alla scena che era destinata unicamente a lui.
Nessuno li avrebbe interrotti e soprattutto nessuno li avrebbe visti.
Nessuno.
E
lì, da soli, l'uno davanti all'altro a guardarsi negli
occhi, si avvicinarono con molta calma rimanendo seduti. Una volta che
le loro gambe si incastrarono toccandosi, si trovarono veramente a
pochi centimetri l'uno dall'altro con fra loro solo il bicchiere del
caffè stretto nella mano di Gibbs. E quella cannuccia nella
bocca di Tony, bocca che succhiavano in maniera esageratamente
seducente, come solo una cannuccia può diventare se usata
nel modo giusto davanti alla persona giusta.
Questa
seconda scena diede perfettamente l'idea di due persone che stavano
insieme e che avevano intenzioni limpide in testa.
Intenzioni
che iniziarono ad essere realizzate dal poco paziente capo che, senza
aspettare che il suo agente finisse, gli tolse l'unico ostacolo per
porre al suo posto le sue di labbra.
-
Fa la stessa cosa con queste. - Disse con un certo tono perentorio ma
suadente al tempo stesso. Un misto fra un ordine ed una proposta
indecente che mormorata con quella voce, ottenne un grande effetto.
E
fra l'eccitazione che già spuntava in entrambi, Tony
eseguì l'ordino estremamente volentieri mantenendo le sue
labbra piegate in una leggera ma chiara malizia e provocazione.
Il
giovane prese coi denti il labbro inferiore del compagno davanti a lui
e con maestria ed una certa esperienza iniziò a succhiarlo
come fosse il cibo più buono del mondo. Entrambi non
chiusero gli occhi preferendo guardarsi diretti da vicino fino a che
non facendocela più, li chiusero godendosi meglio quelle
sensazioni piacevoli ed eccitanti. Dopo quel succhiare seducente, Tony
mollò la presa e fece combaciare le loro bocche, unendole le
aprì senza aspettare oltre cominciando a leccare le sue e
accarezzarle in modo sensuale. Fu in seguito a questo piacevole secondo
assaggio che sapeva di caffè, che Gibbs aprì
meglio per andargli incontro con la lingua, una volta incontrati al
loro interno cominciarono a lottare con pienezza e desiderio fino a
creare piccole spirali che risucchiarono subito la loro
volontà e la loro coscienza, catapultandoli immediatamente
in un altra dimensione in cui non c'era altro che quel bacio e quelle
lingue. Quell'umidità, quella morbidezza, quel sapore, quel
leccarsi sensuale e naturale.
Decisamente
da ogni situazione si poteva ricavare qualcosa di positivo. Anche la
situazione più imbarazzante, snervante, pericolosa o
addirittura critica.
Bastava
darsi un po' da fare.
O
forse semplicemente lasciarsi andare.
Ma
quel bacio durò più della colazione stessa!