CAPITOLO VIII:
PERICOLO

/In God’s hands – Nelly Furtado/

La sera del primo giorno dopo l'incendio giunse a riportarli tutti a casa a riposare, specialmente due persone che vivevano momentaneamente insieme.
Durante la giornata la medicazione a Tony gliel’aveva cambiata Duky lasciando ordini precisi per quella che sarebbe stata da esercitargli la sera stessa e poi la mattina seguente. Quelle ustioni non erano comunque una passeggiata ed esigevano cure adeguate. Visto che l’ospedale era come una camera mortuaria per entrambi i due uomini, avrebbero dovuto fare i bravi da soli e fare tutto ciò che era necessario affinché le mani si recuperassero il prima possibile.
Soprattutto non dovevano stare sempre coperte ma nemmeno troppo scoperte, ecco perché c’erano degli impacchi da fare nel modo corretto e con una certa delicatezza.
Quando Tony vide Duky farglieli con tanta attenzione si chiese che ne sarebbe stato delle sue mani quando queste sarebbero dovute passare da quelle di Gibbs.
Aveva sospirato sconsolato e il medico gli aveva detto di chiamarlo se vedeva che Gibbs non era all’altezza e faceva solo danni. Evidentemente lo conosceva bene… ma il giovane si era detto che non poteva essere così traumatico e spinto fondamentalmente da una certa curiosità si era deciso a provare.
Un Gibbs che curava premuroso l’amato era ancora più imperdibile di quello che imboccava e lavava!
E la famosa sera era arrivata… una sera dopo dei lunghissimi riti da bagno e un altrettanto lunga cena, era arrivato il momento X e se fino a quel momento Tony si era goduto ampiamente il suo compagno ed anzi sembrava non esserne mai sazio, lì inghiottì a vuoto.
- Dai, vieni qua che ti medico le mani e le braccia! – L’aveva richiamato seccato Gibbs… certo, con quel tono invogliava poco a farsi curare!
Suo malgrado con aria da condannato a morte si morse le labbra di nascosto e si decise a raggiungerlo sul divano del soggiorno.
Sul tavolino davanti alla loro postazione v’era tutto l’occorrente per le cure e così come gli aveva detto Duky aveva preparato ogni cosa.
Dai, non sarà così terribile, no?”
Si fece coraggio il giovane mentre con occhi titubanti osservava le mani in apparenza esperte di Gibbs sciogliere le sue bende. Tratteneva il respiro senza accorgersene e un rivoletto di sudore gli colò a lato del viso convinto che di lì a poco il dolore sarebbe stato immenso.
Quando le sue parti ustionate furono libere e lo stato in cui erano, non facili da guardare, si mostrò ai loro occhi, l’uomo più grande non fece una piega mentre l’altro evitò la propria vista continuando a concentrarsi sulla prossima sofferenza e sul viso serio e quasi corrucciato di Gibbs.
Aveva un aria addirittura impacciata, in un certo senso, mentre con la delicatezza maggiore di cui era padrone si apprestava a fornirgli le cure necessarie ricordando per filo e per segno tutte le raccomandazioni del Dottor Mallard.
Come se non avesse Tony davanti ma qualcosa di molto più prezioso e delicato, tipo un tesoro di cristallo.
Con sommo stupore l’espressione di Tony da tesa e buffa si mutò in sorpresa pura.
Ma è… delicatissimo! Come è possibile? Gibbs è anche capace di questo? Oddio, potrei veramente innamorarmene prima di quanto penso!”
Con questa ammissione spontanea e sincera si trovò ad ammirare il proprio uomo che sulle sue mani era effettivamente così delicato da non procurargli quell’eccessivo dolore a cui si era preparato… e quasi sembrando più buffo di prima, Tony si trovò inebetito ad osservarlo e notare quanto dolce fosse, nei suoi modi burberi, a tirare fuori tutta quella leggerezza nonostante i suoi buongiorno fossero scappellotti di una certa forza!
I ricordi delle pestate varie furono cancellati in un istante in quel momento di medicazione e rendendosi conto di quanto bello fosse a modo suo quel che stava facendo per lui, capendo lo sforzo che sicuramente compiva per lui, non osò dire nulla né muoversi di un millimetro. Non distolse gli occhi dal suo viso concentrato nemmeno un attimo accorgendosi di come in gamba e veloce fosse. Dimenticò il dolore che comunque provava e tutti gli stress giornalieri per le notizie ricevute.
In fondo c’era di nuovo qualche pazzo che lo inseguiva cercando di fargli la pelle, probabilmente non si era rassegnato e sarebbe tornato alla carica… ma lui riusciva a bearsi della presenza dell’uomo che più desiderava dopo appena un giorno di presa di coscienza. Riusciva a stare veramente tranquillo e a rimproverarsi subito dopo, faceva e disfava tutto da solo risultando divertente per chi poteva sapere ciò che gli si agitava dentro.
Nonostante tutto questo, quindi, preferiva comunque osservare quell’uomo che con sforzo cercava di non fargli male e di essere delicato, riuscendoci molto bene.
A malincuore il momento della cura finì e trovandosi di nuovo fasciato, Tony sospirò ringraziandolo spontaneamente e senza pensarci.
- Grazie… - Disse rendendosi conto solo dopo di aver detto qualcosa di normale nel modo più normale possibile. Non era da lui e solo dopo averlo fatto si era sentito strano… bene… senza più maschere per momenti imbarazzanti perché effettivamente non c’era più nulla di imbarazzante. Senza tendersi per non rivelare qualcosa di suo ed intimo che non voleva mostrare a nessuno, senza sforzarsi per fare la sua solita parte.
Essendo semplicemente sé stesso, calmo, naturale, onesto.
Si sentì bene e questo suo stato d’animo insolito ed inaspettato fu subito trasmesso a Gibbs che, dopo aver messo via i medicamenti, si girò a guardarlo in viso. Era stupito lui stesso e poteva immaginare perché.
Non aveva fatto il buffone patentato per alleggerire la situazione, aveva solo detto quel che si era sentito di dire nel modo in cui l’aveva pensato.
Senza cose strane di mezzo.
Gli fece piacere ed anche senza dimostrazioni varie, Gibbs gli fece capire che aveva apprezzato questo suo snudarsi, in un certo senso, davanti a lui.
Momento di intimità.
Si definisce tale anche senza dover creare contatti fisici di alcun genere.
Intimità è creare un contatto vero e profondo con l’altro ed ogni modo è lecito.
Se lo si riesce a fare con parole e gesti semplici, senza fisicità di mezzo, allora significa che si sta arrivando ad un livello che normalmente si acquisterebbe dopo molto tempo insieme.
Ma del resto è da molto che stiamo insieme, mica solo ieri…”
Pensò Gibbs al volo lasciandogli un vago sorriso appena accennato, un sorriso che sapeva quasi di tenerezza, un sorriso sinceramente sentito ma non esagerato od ironico.
Un sorriso.
Uno di quelli di Gibbs, raro ma comunque bello.
Si lessero di più in quel momento che in tanti altri vissuti insieme. E si conoscevano da molto, ormai.
- Grazie anche per tenermi qua nonostante la grana del solito pazzo che tenta di farmi la pelle… - Anche questo fu sentito e poco ragionato, ma già cominciava a tirare fuori dell’ironia. Un modo innato di esprimersi.
Gibbs lo capì e scosse il capo, doveva ancora capire che per lui proteggerlo era come dimostrare il suo amore e non puoi evitare di farlo se ami veramente quella persona.
Per lui era così.
Ogni gesto compiuto nei confronti di Tony per lui era amore e siccome lui non dimostrava mai nulla in modo normale, andava solo capito.
Esattamente così, capito e non criticato o studiato.
Tanto meno contrastato. Solo capito.
- Mi pagherai. – Esclamò un po' brusco avvicinandosi a lui reclamando subito la prima rata di pagamento.
Non lo fece con molta malizia anche se la frase ne era piena, era un modo di prendere il posto di Tony e sdrammatizzare la situazione.
Lui ridacchiò appena e mormorò avvicinandosi a sua volta a lui:
- Volentieri… per ora non ho né soldi né verdure, quindi accontentati di me… - riferendosi al modo di dire ‘ti pago in natura… con verdure e frutta!’, Gibbs accennò ad una sorta di ghigno altrettanto divertito:
- Perfetto! – Poi senza sfiorarsi o toccarsi in altro modo, fecero incontrare le loro labbra e le unirono. Subito le lingue si trovarono e cominciarono una piccola lotta erotica e a questo si aggiunse la mano dell’unico che poteva usarla, scese con disinvoltura a ciò che intendeva prendersi come pagamento e non ancora soddisfatto dopo il ‘momento bagno’, si infilò sotto i pantaloni e gli slip cominciando a massaggiare ciò che ormai gli spettava di diritto, eccitandolo facilmente e continuando a giocare con la sua lingua nelle loro bocche.
Di questi pagamenti ne sarebbero venuti molti e molti ancora e nonostante questo la guardia di Gibbs non si sarebbe mai abbassata.
Un suicida voleva far fuori Tony… suicida poiché non sapeva una cosa importante.
Tony era suo.


/A pain that i'm used to – Depeche Mode/

Il nuovo giorno arrivò insieme ad un caldo sole non troppo esagerato ma nemmeno trascurabile.
In ufficio per una volta i primi ad arrivare non furono Gibbs e Tony che invece furono gli ultimi per qualche arcano motivo a detta di Ziva e McGee.
Aspettando il capo per iniziare le indagini giornaliere sul caso di Tony, i due conversavano chiedendosi quando sarebbero arrivati, dicendosi che sicuramente quel ritardo era dovuto al fatto che gestire il loro amico non era uno scherzo... non avrebbero mai immaginato che il problema non era quello. O meglio: quello non era proprio un problema!
I due che ormai facevano coppia da poco, perdevano effettivamente un sacco di tempo in preparazioni di ogni tipo senza mettersi mai fretta, ma quella mattina il problema ci fu comunque e non per le effusioni che avevano preferito scambiarsi prima di uscire, bensì per quella sensazione strana che non li aveva traditi.
Appena giunti in un incrocio improvvisamente Gibbs si fermò dal parlare del caso e Tony dal canto suo miracolosamente non pensò di proseguire da solo il monologo sui suoi nemici.
Fu solo un secondo, un lampo più luminoso, una sorta di flash che riflesso nello specchietto retrovisore aveva dato l'allarme al capo.
Era istinto, nulla di effettivamente sicuro.
Però lui si era zittito con quella luce breve nei suoi occhi e invece di non farci troppo caso dando ad essa una spiegazione logica e veloce, aveva cercato la causa. Cos'era che l'aveva accecato per un millesimo di secondo interrompendo i flussi dei suoi pensieri riguardo i nemici di Tony?
Per quel momento si isolò mentalmente fermo al semaforo rosso con la sua auto, non sentì il caldo, non sentì il compagno che aveva smesso di parlare per osservarlo interrogativo, non guardava l'orologio né il colore verde che a secondi sarebbe arrivato per farli partire.
Guardò solo dietro senza captare null'altro che quel che c'era nello specchietto retrovisore.
Non la macchina dietro di loro, ma qualche fila indietro nella colonna accanto. Ecco da dove era venuto quel flash. Lo capì perché si poté notare anche una seconda volta.
Ed il suo sguardo divenne sottile mentre capì al volo che i due uomini su quell'auto guardavano proprio loro.
Istinto, esperienza, consapevolezza, bravura... tutto un insieme o forse qualcos'altro... però il verde scattò e nell'esatto istante in cui gli altri ingranavano la marcia per partire, Gibbs schiacciò improvviso l'acceleratore provocando una sgommata sull'asfalto che alzò del fumo e dell'odore di gomme nauseante, poi partì come avesse il diavolo dietro.
Tony aderì contro il sedile e tenendosi stretto per quanto possibile, evitò di guardarlo per tentare di rimanere vivo.
- C'è qualcuno? - Non ci sarebbe voluta una laurea, nemmeno un genio per capire il motivo di una simile partenza a razzo.
Nell'istante in cui lo disse l'auto localizzata da Gibbs un solo secondo prima, usciva dalla sua corsia per superare precipitosamente tutte le altre e seguirli fra il fumo della sgommata.
Avevo ragione... “ Pensò il capo mentre alla prima curva disponibile si trovò a voltare in maniera spericolata, facendo finire il povero ragazzo accanto contro il finestrino fortunatamente alzato.
- Ci inseguono? - Chiese quindi con un certo timore crescente non per chi li inseguiva ma per sé stesso e quella corsa spericolata...
Come faccio a fargli capire che così finisce per uccidermi prima di loro?”
Il pensiero preoccupato di Tony rimase tale, il coraggio per esprimerlo non l'avrebbe mai avuto nonostante la loro relazione avesse fatto un certo passo in avanti.
Un mugugno da parte di Gibbs gli diede la risposta e pregando mentalmente di farcela ad arrivare sano e salvo (erano in due a volerlo uccidere, mica uno... quegli uomini misteriosi e Gibbs!!!), lasciò fare il suo lavoro all'uomo che sedeva al posto di guida.
Un lavoro che faceva molto bene e con un certo divertimento di fondo. Non che ne fosse cosciente ma si rendeva conto che non era noioso correre a rotta di collo per le vie della città.
Correre come ad avere l'obiettivo più importante della propria vita, correre per proteggere chi si ama, correre per non cedere mai e poi mai, correre contro sé stessi, se necessario, pur di farcela. Correre senza perdere di vista niente e nessuno, senza lasciarsi andare, senza dimenticare l'essenziale ed il superfluo, tenere in considerazione ogni singolo atto da compiere ed ogni motivo per cercare di mettere in trappola quegli uomini.
Tony non può sparare ed è il loro obiettivo, se mi fermassi improvvisamente potrei far fuoco solo io grazie all'effetto sorpresa, però finirebbero per avere il sopravvento. Non posso correre questo rischio... se con me ci fosse anche Ziva... basterebbe lei. Dannazione. Non posso far altro che seminarli. Ma prima voglio lasciar loro un ricordo... a loro ed alla maledetta macchina senza targa!”
Così pensando, Gibbs non perse il suo sangue freddo ma con la ferocia mentale di un assassino estrasse la pistola e calcolando alla velocità della luce il momento in cui sarebbe arrivato davanti al prossimo incrocio per girare all'ultimo minuto, tirò fuori il braccio e con decisione esercitò un mezzo testacoda improvviso che fece cogliere impreparati i due inseguitori.
Dovettero frenare e quando riuscirono a prendere il controllo dell'auto si trovarono un proiettile nella spalla del guidatore.
Il botto che seguì non fu mortale e in un solo istante successivo altri spari si udirono provenire dalla persona sana. Spari che andarono a vuoto perché le prede erano già sparite seminandoli.
Gibbs e Tony non c'erano più e l'auto fuori uso, così come uno dei due pedinatori, li costrinse a fermare lì la loro corsa e lasciarli andare.
Voi siete quelli che ucciderò.” Pensò Gibbs allontanandosi maggiormente sicuro ma insoddisfatto e rabbioso. Ce l'aveva fatta in un modo o nell'altro e aveva dimostrato che prendere di mira Tony non era un gioco, sfidare lui stesso non era un gioco e soprattutto fare la guerra... bé, decisamente quello era meno di tutti un gioco.
- Ce l'hai fatta... sembrava una scena di Fast and Furious... mi aspettavo che saltassi un ponte con l'auto in corsa oppure che andassi in retromarcia per guardarli in viso e... -
- Posso sempre tornare indietro e consegnarti a loro! - La brusca risposta del suo uomo gli fece comprendere che come al solito non tirava aria e che se non l'aveva colpito con uno scappellotto era un miracolo. Decise di non sfidare la sua buona stella ulteriormente se non per rispondere:
- Non ti sfido a farlo! -
- Mmm! - Ringhiò Gibbs mettendo fine a quel dialogo che come la maggior parte delle volte finiva per essere fuori dal comune. - Li hai riconosciuti? - Chiese poi sempre lui con un tono brusco, era ancora alterato per non essere riuscito a prenderli, scappare era ciò che lo urtava maggiormente, era abituato a mettere la parola fine nel giro di subito ma aver lasciato un conto simile in sospeso lo mandava quasi in bestia.
Quanto si sarebbe trattenuto ancora?
- No. Mai visti. - Rispose serio Tony spremendosi la mente e sperando di ricordare: - Credo che siano solo stati assoldati per farmi fuori, sicuramente chi sta dietro a questo è qualcun altro... -
- Qualcuno a cui hai pestato i piedi ben bene, non ti mollerà fino a che non riuscirà nel suo obiettivo. -
- Farmi a brandelli? - Il silenzio fu la risposta peggiore e con consapevolezza funerea, il giovane posò la nuca all'indietro sull'appoggia testa.
- E' qualcuno a cui recentemente hai mandati i piani all'aria, erano piani ben grandi per averlo fatto arrabbiare così... - Le riflessioni che fece il capo ad alta voce suonarono come un campanello per entrambi ed ancora una volta come se si leggessero nella mente, si guardarono capendo chi dovesse essere. Lo dissero insieme sicuri e concisi.
- Kort! - Un nome, una promessa.
Come avevano potuto dimenticare le minacce che quell'uomo corrotto gli aveva lanciato per avergli fatto sfumare i piani con la Granouille?
Se non era riuscito a farla franca e ad ottenere tutto quel che stava per avere, era sicuramente solo colpa di Tony che inconsciamente aveva mandato all'aria tutti i suoi piani. Proprio sul più bello.
In realtà nessuno aveva mai capito il suo gioco che da membro infiltrato della CIA doveva tenere d'occhio un criminale come la Rana che in realtà era in accordi con loro... però quando la Rana era sparito dopo il suo incontro con Tony, Kort era andato all'NCIS e l'aveva minacciato furiosamente facendo capire che dietro non c'era un semplice accordo con dei criminali ma qualcosa di più grosso.
Per un attimo rimasero in silenzio a ricordare gli eventi riguardanti quell'uomo viscido e pericoloso che si era rivelato un traditore, erano stati momenti difficili per tutti ed in linea generica quell'anno stesso, per Tony, era stato molto sofferto per via di Jeanne. Aver tenuto nascosto una cosa simile al suo capo non l'aveva fatto dormire per un bel po' di tempo, poi era finita comunque male e dopo aver rischiato come sempre la vita, sembrava che tutto fosse finalmente finito.
Sembrava.
Kort voleva attuare le sue minacce.
- Perché non si prende un passatempo più sano, quello? - Fu questo, poi, il commento esasperato di Tony, un commento che non sapeva molto d'ironia anche se certamente non poteva considerarsi serio.
Gibbs sospirò senza emettere alcun commento e limitandosi a guidare preferì evitare di esprimersi.
Doveva concentrarsi molto.
Concentrarsi per non esplodere come il suo umore, di ora in ora, esigeva di fare.
Concentrarsi per non tornare indietro e costringere quegli uomini a condurlo da Kort.
Concentrarsi per non superare dei limiti che comunque, lo sapeva bene, sarebbe finito per superare.