MENTE PERDUTA
CAPITOLO XI:
FRUSTRATA
“Piegarsi
ma non spezzarsi, opporsi ma non combattere, accusare ma non
lasciare. Che tipo di dolore può macchiare l’anima
e la
mente d’esseri osceni le cui mani sono sporche di sangue?
Come una
frusta che picchia su vecchie ferite non ancora rimarginate. Una
frusta agitata dal proprio amore.”
Come
se un uragano si abbattesse sulla casa.
Non
era una furia ceca, era più definibile come panico allo
stato
puro.
Thomas.
Michael
al contrario era talmente calmo da fare impressione, la sua pacatezza
gelida aveva dell’inverosimile.
Il
moro dal fisico atletico e la bellezza notevole che mai era passata
inosservata, girava per casa andando su e giù come un
animale
in gabbia, un animale cui avevano tolto i cuccioli oppure pestato la
coda.Tutto ciò che trovava sul suo cammino lo travolgeva:
sedie, mobili, cuscini ... ogni cosa finiva rotto da un calcio
potente o dalla forza del suo sguardo.
Quello
sguardo che poteva facilmente diventare un allungamento immaginario
del suo corpo.
Una
forza di pensiero superiore alla norma che aveva permesso il
completamento di una macchina come quella che aveva creato il genio,
Michael.
Erano
entrambi due menti fuori dal comune, uno per l’intelligenza
non
umana, l’altro per capacità speciali sviluppate,
queste
erano difficili da controllare, sarebbero potute essere letali.
La
stanza era quasi completamente distrutta dal panico - furia - che
aveva pervaso il potente ragazzo.
-
Tu … tu sei solo un folle! Come hai potuto? -
Freddamente
Michael lo guardò rispondendo coi suoi occhi verde acqua, un
colore molto intenso.
-
‘Potuto’ cosa?-
Aveva
un tono piatto e tagliente, di riflesso Thomas uscì ancor
più
di senno ed alzò la voce:
-
Come ‘cosa’?! Tenere quella maledetta macchina!-
L’altro
non si scompose.
Dal
suo punto di vista era più che normale, buona o cattiva che
fosse, era la scoperta del secolo, mai nessuno sarebbe stato in grado
di creare una cosa simile, non se ne sarebbe mai sbarazzato, era
utile per molte cose, specie mettere giustizia a posto.
-
Stai esagerando. Vedi di calmarti o distruggi tutta la casa! -
Questo
era veramente fastidioso: essere furiosi ed avere davanti una persona
che non capisce e non condivide lo stato d’animo in questione
e non
solo, che si permette anche di trattare l’altro da perfetto
menomato mentale.
Gli
andò di fronte e lo sovrastò in altezza,
allargò
le braccia e continuò ad urlare:
-
Quella è una macchina di morte! Cosa dovrei fare?
Rallegrarmi
e bermi un The? Tu sei pazzo! Cosa fai ora se indagano e risalgono a
noi? Cosa gli diciamo? Che ti dava fastidio il ricordo del padre di
quel poveraccio e che il professore si trovava nel posto sbagliato al
momento sbagliato? Non puoi fare come vuoi! Giochi con la vita degli
altri! È come andare in giro ad ammazzare le persone!
Bisogna
fare le cose con la testa! Poi chi ci va di mezzo è gente
come
mia sorella che non c’entrava nulla coi tuoi esperimenti! -
Michael
lo lasciava sfogare, sembrava che nulla di quel che stava dicendo lo
toccasse.
-
Dacci un taglio, mi pare che nessuno sia morto, no? Mi pare anche che
non ci mettiamo molto ad ammazzare veramente … o
è una mia
impressione? Sai, sono passai molti anni da quando mio padre
è
misteriosamente morto … certo è stata una curiosa
coincidenza che fosse successo poco prima che lui mi stesse per
buttare fuori di casa. Alla fine i fatti non cambiano. -
Faceva
i brividi per la glacialità con cui diceva quelle parole.
Dei
coltelli affilati.
-
Tu … tu non hai rimorsi, non è così?
Hai condannato
mia sorella alla follia, all’inferno e Dio solo sa a cosa ma
non te
ne curi … - A questo punto riprese ad alzare la voce con il
controllo che solo per un istante sembrava essere tornato: - Tu hai
tenuto quella stramaledetta macchina infernale e non te ne penti
nemmeno ora … l’hai usata di nuovo e lo rifaresti!
-
Si che lo rifarei, perché non dovrei? Quel ragazzo se lo
meritava. Mi stava mentendo e osava affermare che suo padre era una
brava persona! Come poteva, dopo tutto quello che invece mi ha fatto?
-
Thomas
rimase un attimo sotto shock. Cominciava solo ora ad intuire che
razza di persona fosse Michael.
Una
morsa allo stomaco glielo contrasse spingendolo al vomito, corse al
bagno e rigettò.
L’altro
non parve venirne minimamente sfiorato, non un senso di colpa, non un
problema.
Quando
Thomas tornò lo guardava come se avesse un mostro davanti a
sé.
-
Sai, Thomas. Non mi sembra che quando c’era Kristen ti fosse
dispiaciuto fare la cosa giusta! Forse perché rispondevi ai
suoi ordini come un cagnolino! Se lei ti avesse ordinato di ucciderti
tu l’avresti fatto! Non era migliore di nessuno, si
è
sporcata le mani quanto noi. -
Rimaneva
seduto mentre diceva queste provocazioni.
Erano
una specie di realtà ma dette a quel modo risultavano
cattiverie.
-
Quello è diverso, quando ci siamo ... sporcati …
era perché
in un certo senso ne siamo stati costretti. -
-
Non siamo mai costretti, sai? -
Thomas
strinse le labbra irritato, il sudore gli imperlava la pelle e i
capelli neri gli si appiccicavano disordinati alla fronte.
-
Ti avrebbe ucciso … non solo buttato fuori casa, avevamo
trovato le
prove concrete o non avremmo agito come abbiamo fatto, lo sai,
c’eri
anche tu ... -
Sempre
più scandalizzato.
-
Vedi, quindi, che ognuno deve scegliere la cosa giusta da fare. -
Sempre
più freddo.
-
Giusto per chi?-
-
Per noi.-
-
La giustizia è soggettiva. La verità è
che
Daniel e quel professore non c’entravano nulla, tu hai voluto
trovare una vendetta che non avresti mai potuto trovare in altro modo
… e intanto tiri fuori mia sorella. Se mi avesse chiesto di
uccidermi l’avrei fatto? Certo che l’avrei fatto,
inoltre se ora
mi apparisse qua morta saprei che è stata colpa tua e sai
cosa
farei? -
Michael
lo sapeva ma volle provocarlo, voleva vedere il limite di quel
ragazzo che a volte sembrava pazzo altre sano.
-
Cosa?-
Un
lampo in entrambi. Un lampo nei loro occhi. Un lampo di follia pura.
-
Ti ucciderei!-
Il
ragazzo seduto non si scompose nonostante il brivido gelido che
provò.
-
E sai cosa faresti poi?-
Si
avvicinò al fidanzato senza toccarlo, avevano pochi
centimetri
di distanza. Lo fissava dritto negli occhi azzurri, nessuno dei due
avrebbe ceduto.
-
Ti uccideresti per raggiungermi.-
Calò
il silenzio.
Come
a dire che era vero, che avrebbero fatto esattamente così.
Sarebbe
stato un finale triste, una gara a braccio di ferro priva di senso.
-
Sai una cosa, Michael? Sei geloso. Perché quando era viva,
specie prima che t’incontrassimo, io e lei avevamo un
rapporto
speciale, eravamo l’uno il mondo dell’altro,
dicevamo di amarci e
tu non hai mai capito il senso di quelle parole. Il nostro legame era
ed è tuttora fortissimo e a te non va giù, non ti
è
mai andato giù. Così quando ti sei liberato di
lei è
stato un sollievo, per questo non hai mai distrutto quella maledetta
macchina che cattura in un inferno mentale senza via di uscita!-
Michael
aveva ascoltato silenzioso di fronte a lui, senza abbassare lo
sguardo. Ricevendo delle verità dolorose che però
incassò come pugni senza dar credito.
Era
vero.
Era
tutto vero.
Però
non era solo questo.
La
storia era ben più lunga e complicata.
-
Certo, hai ragione su tutto ma questo è solo un quarto di
tutta la storia vera. Vogliamo dire le cose come stanno? Kristen era
veramente brava a creare rapporti speciali con gli uomini, tutti ne
hanno avuto esperienza diretta, specie noi. Non ho rimpianti, per
quanto fastidio mi desse come stavate insieme isolandovi, immagino
che non possa essere minore a quello che hai provato tu quando hai
visto noi due stare insieme per quel periodo. -
-
Tu l’hai fatto solo per ripicca nei nostri confronti, ti
sentivi
escluso, tagliato fuori! -
Risposte
veloci, frasi pronte da dire da un eternità.
Il
limite era passato da molto, ora era una gara a chi feriva di
più
con la verità.
-
Vedila come vuoi ma non negare che quando faccio così a te,
invece che a lei, ti dispiace … non dirmi che preferisci lo
faccia
a lei o che lei ti porti le attenzioni esclusive che avevate
l’uno
per l’altro. -
Così
dicendo portò le dita all’inguine del compagno,
solo quel
contatto, prese a massaggiarlo attraverso i jeans stretti, lo fece
con esperienza, con una sensualità che uccideva.
Lento
e malefico.
Thomas
dovette fare appello a tutta la sua volontà per non cedere e
togliere l’ingombro dei vestiti.
Si
morse il labbro fin quasi a farlo sanguinare.
Un
sorriso nell‘altro. Un sorriso freddo, soddisfatto,
vittorioso.
Avvicinò
il volto al suo fino a sfiorarsi.
Vicinissimi.
Sussurrando.
-
Nessuno l’ha costretta a farsi fotografare, io non volevo, lo
ricordi? È stata lei ad insistere … lei era
maledettamente
dominante, la regina … senza di lei le cose sono cambiate,
sono
migliorate … -
Thomas
non capiva più nulla, sentiva la mano che lavorava su di lui
e
i suoi istinti che si risvegliavano prepotenti proprio in quel
momento.
Era
diabolicamente sensuale, sapeva come prenderlo, possederlo, calmarlo.
Sapeva come averlo.
“Lei
regina? È quello che tu hai voluto
farci credere. A me pare che sia sempre stato tu ad averci tutti in
pugno…”
Non
lo disse.
La
voce gli morì in gola, mentre la lingua gli sfiorava la
bocca,
gliela percorse rimanendo all’esterno.
Il
sangue gli pulsò nelle tempie scorrendogli più
veloce
nelle vene, chiuse gli occhi per evitare di surriscaldare
ciò
che guardava.
-
... non è meglio ora? Ora che abbiamo capito chi amavamo in
realtà? Ora che siamo solo tu ed io? -
Thomas
cominciava ad avere la mente annebbiata, molte cose non gli
quadravano, aveva eluso molte delle sue domande, domande importanti,
anche accuse pesanti.
Ora,
però, non riusciva a far altro che abbandonarsi a quelle
carezza seducenti, la sua pelle coperta di brividi sempre
più
fitti e potenti, non gli permetteva di pensare lucidamente.
Riuscì
appena a dire:
-
Si ma … me la devi riportare indietro come promesso, lei
è
la mia gemella … condividiamo un’unica anima. Me
lo hai promesso
… -
Faticava
a parlare ma ancor più a ragionare.
La
mano continuava a provocargli piacere e i suoi nervi si scioglievano
sempre più col contatto della lingua sul suo volto.
-
Te l’ho promesso e le mie promesse le mantengo sempre,
farò
il possibile. -
Evitò
di pensare che fino a quel momento non aveva mai fatto promesse in
vita sua, che non sapeva nemmeno cosa fossero, evitò
soprattutto di pensare che le promesse si mantenevano se fatte col
cuore. L’unica cosa che voleva e poteva mantenere era quella
corda
legata al collo di Thomas.
“Non
mi
lascerai mai!”
Si
limitò a quello.
Il
bacio si approfondì e tutto parve dimenticarsi.
Scientificamente
Michael non aveva capacità extrasensoriali ma una volta di
più
sembrava che ad averne, in realtà, fosse solo lui. Conosceva
la psicologia delle persone che gli stavano intorno, era questo che
gli permetteva di possederle ed ottenere qualunque cosa.
Era
riuscito a rigirarsi il proprio amante come aveva voluto, dopo averlo
fatto sfogare ed ora nonostante le risposte lasciate indette, stava
per fare l’amore con lui. Tenendolo in pugno.
Mentre
si dirigevano al letto, l’uno stretto all’altro in
un abbraccio
che di dolce e sentimentale aveva poco, si poté quasi udire
e
vedere la passione che correva in quella stanza, come piccole
scariche elettriche.
Le
mani di Thomas corsero a togliere i vestiti di entrambi e in un alito
di vento si trovarono in camera nudi, l’uno sopra
l’altro.
I
respiri sempre più affannati ed un senso perenne di
incompletezza. Era stato un discorso che non aveva giovato a nessuno.
Che senso aveva, dopo un litigio simile, senza nemmeno una
giustificazione, fare l’amore con lui?
Se
lo chiese più volte ma più cercava di
controllarsi per
non aver risolto un bel nulla, più non riusciva a smettere
di
baciarlo, di sentire il suo corpo, di bere ogni centimetro di
Michael.
Lo
desiderava, entrare in lui e illudersi di essere possederlo, almeno
per quella volta. Sentirsi avvolgere nelle parti intime per uno sfogo
primordiale.
Tendersi
fino al punto di non farcela più, di impazzire con mente e
corpo, senza più controllarsi … ed infine venire
in un
esplosione di piacere puro e incontaminato.
Piacere…illudendosi
di aver udito e provato un amore più forte di sempre.
Era
amore.
Doveva
pensarlo.
Altrimenti
il confine labile in cui vivevano entrambi si sarebbe spezzato.
C’erano
stati momenti nella loro vita in cui l’aveva creduto
fermamente,
con o senza sesso. Poi Kristen era rimasta imprigionata in quel mondo
e da quando non la sentiva più, da quando non riusciva
più
a comunicare con lei telepaticamente, erano iniziati i dubbi, le
tensioni, la ragione che mancava.
Lei
era sempre stata tutto per lui, famiglia, amore, amici, una vita
intera. Senza di lei, senza la sua metà, molte cose non
tornavano più, molti vuoti non si colmavano. Tuttavia
c’era
Michael.
Chi
poteva dire chi stava peggio?
Era
andato sempre così in fretta, era corso via, il tempo, e
nessuno dei due cominciava a sentire bene l’altro.
Si
erano amati tanto, ma ora?
Ora
che le cose erano innegabilmente cambiate, ora a che punto erano?
Doveva
pensare che fosse per amore. Tutto per amore.
Thomas
entrò in lui in maniera quasi disperata, dettando un ritmo
veloce e violento, una sensualità maggiore accompagnata da
un
gioco di sguardi incredibile, puro magnetismo. Instancabili. Quel
sorriso che sempre aleggiava nelle labbra ben disegnate, a Thomas
mandava in bestia ma era la cosa che più adorava. Credere di
averlo posseduto, credere che sia tutto per amore, poi guardare
quella sua espressione e sentirlo lontano, fuggevole … e
ricominciare da capo per impedirgli di andarsene con la mente, per
impedirgli di perdersi.
Per
tenerlo ancorato a sé.
Lo
odiava, aveva molte ombre, troppe, era incomprensibile e folle, ma
non riusciva a fare a meno di lui, quando lo vedeva lontano da lui
doveva fare in modo che tornasse.
Era
come vivere senza lo spirito.
Ci
aveva provato quando Kristen era sparita, l’aveva lasciato ed
era
stato l’inferno.
Come
se Michael fosse un mago e gli avesse fatto un incantesimo che lo
legasse indissolubilmente a lui.
Non
ce la faceva a separarsi, per quanto detestasse troppo dei suoi lati.
Come
si poteva definire tutto questo?
In
quel periodo Michael era caduto, si era ridotto all’ombra di
sé
stesso e gli aveva fatto impressione, come se fossero tornati
indietro nel tempo, quando l’avevano incontrato per la prima
volta.
Thomas
godeva e sentiva i gemiti rochi del compagno ma la mente
volò
ad anni e anni addietro.
Erano
dei bambini. Lui e Kristen, i due gemelli maledetti allontanati da
tutti, additati come gli assassini dei propri genitori.
In
realtà non c’erano mai state prove che
testimoniassero con
certezza che erano stati loro ad appiccare quell’incendio.
Nulla
diceva che erano stati i figli.
Anche
se era vero.
Del
resto non tutti riescono a subire i soprusi di due persone orrende.
Tutte le volte che li avevano avuti, che gli avevano fatto QUELLE
cose, era stata materia di pazzia. Alla fine non avevano retto e la
loro disperazione, sofferenza, si era mutata in forza, ogni tipo
esistente fino a riuscire col tempo a fare qualunque cosa volessero,
inumana od umana che fosse L’incendio in cui erano morti i
genitori
era stata l’esplosione del loro dolore, qualcosa di talmente
alto
da coinvolgere la mente fino ad utilizzare la propria energia in quel
modo distruttivo.
Nessuno,
in seguito, li aveva voluti.
Erano
finiti per vagabondare, due piccoli gemelli, un maschio e una femmina
che non avevano altro che loro stessi e quei nuovi strani poteri.
Avevano
passato molte brutte storie e per questo si erano costruiti uno scudo
contro il mondo, vivendo come potevano a loro modo, prendendo quel
che potevano, usando i buoni e i creduloni, sopraffacendo chi li
voleva ingannare.
Avevano
acquistato un’aura diversa. La stessa che avevano visto in
Michael.
Che
aura era?
Della
genialità? Della furbizia? Della forza?
O
forse sentore del futuro e della follia che aleggiante li avrebbe
inghiottiti lentamente?
Lei
era forte, ingannevole e bellissima, utilizzava ogni mezzo a sua
disposizione e la sua intelligenza era fuori dal comune.
Lui
era forte quanto lei, ma soprattutto fisicamente, non si lasciava
sopraffare ed aveva un senso di protezione e venerazione per Kristen.
Quella
coppia che era diventata incrollabile, aveva trovato un ragazzino con
una luce simile alla loro, coperto di ferite, mezzo nudo, sotto la
pioggia, piangeva con uno sguardo vuoto e non cercava nemmeno di
coprirsi.
Era
poco più grande di loro.
Era
stato l’istinto ad aiutarlo, gli avevano dato la forza per
rialzarsi e lentamente erano diventati la sua famiglia, in
sostituzione di un dannatissimo padre che tentava di fargli del male.
Un padre più pazzo di loro, impazzito per il dolore della
perdita della persona amata.
Fu
un gesto di sopravvivenza, un altro, un medesimo, che li
portò
ad uccidere anche lui facendo in modo che loro risultassero le
vittime, come di fatto era.
Nessun
sospetto anche se le voci erano corse lo stesso.
Ora
avevano il nome di Michael, la sua potenza, i suoi soldi, la sua
intelligenza.
Non
si sarebbero mai separati, vivendo tutti e tre insieme.
Per
sempre, o quasi.
Poi
le cose erano andate in crescendo o peggiorando, chi poteva
giudicare?
Sentimenti
sempre più forti avevano fatto capolino.
Per
Michael, Thomas era l’unica cosa rimasta. L’unica
ancora di
salvezza che lo teneva in quel mondo con la sua mente.
L’aveva
salvato e sebbene il merito sarebbe dovuto andare anche a Kristen,
Thomas era sempre stato quello che aveva ricevuto di più da
parte sua.
L’aveva
salvato e se attualmente l’avrebbe lasciato Dio solo poteva
immaginare cosa sarebbe accaduto.
E
per lui?
Per
Thomas come stavano le cose?
Caos.
Solo
questo.
Con
la consapevolezza di non voler che Michael si auto distruggesse, che
se ne andasse in un posto irraggiungibile per lui.
“Per quanto ancora
andremo avanti in questa via
incerta? Guardo avanti e quel che vedo, anche se sono con lui,
è
solo buio. E non si prevede nessuna luce. Per quanto ancora verremo
frustrati l’uno dall’altro? Kristen era
l’ancora sulla realtà,
per questo senza di lei è andato sempre più
perdendosi
questo nostro mondo. Ci capivamo solo fra di noi … se
cominciamo a
non riuscirci più mi chiedo proprio cosa sarà di
noi?
Non
lo lascerò.
A costo della mia e della vita di mia sorella … non posso
permettere che se ne vada. Se perdo anche lui io non vivo
più.”