MENTE PERDUTA
CAPITOLO
V:
POCO A
POCO
“poco
a poco sei riuscito a seppellire i tuoi incubi….e poco a
poco
tornano a galla, lenti ed inesorabili. Il puzzle si
ricompone.”
Uno
impiega tutta una vita a dimenticare e ricomporre i pezzi infranti di
un esistenza infame, poi arriva qualcosa, il collegamento al passato,
ciò che riporta a galla quanto dimenticato, è un
processo lento ed inesorabile. Non sono solo ricordi, è
molto
di più. A poco a poco tutto risorge, tutto torna per
ritorcersi contro. Non c’è mai scampo, non si
fugge, non si
dimentica.
I pezzi
della sua anima si erano infranti molto tempo fa, ci era voluta forza
e volontà per nascondere tutto vivendo senza di essa ma ce
l’aveva fatta, ora quel puzzle prepotentemente voleva essere
ricomposto.
Chi lo
voleva?
Nessuno
glielo aveva chiesto però le parti mancanti per il
rifacimento dello spirito perduto tornavano lente a farsi vive nella
sua vita.
Non
aveva mai potuto scegliere, raramente l’aveva fatto, ora che
sembrava che tutto fosse tornato nelle sue mani per piena
volontà,
accadeva l’insolito, la prepotenza. La sua anima dimenticata
tornava a riaffacciarsi sotto forme diverse e nuove, mai viste prima
ma ugualmente potenti e devastanti.
Il
giovane di nero vestito indossava abiti firmati e distinti, era molto
elegante, aveva un aria distinta, nobiliare. Il lungo cappotto di
cachemire gli copriva il corpo magro dai muscoli sottili lasciando
scoperte le scarpe di pelle lucida appena comprate.
I corti
capelli neri erano sistemati in alto con del gel.
l’espressione
perennemente intrisa d’ironia, malizia e provocazione, il
tutto
condito con grazia ed eleganza dei movimenti e dello sguardo. Occhi
incredibili, verde intenso, smeraldo acquatico. Affascinanti e
magnetici osservavano e scrutavano tutto ciò che capitava
sul
suo cammino.
Fu così
che improvvisamente si dilatarono per poi restringersi
improvvisamente.
Come
quando il mondo crolla, senti un peso indefinito sulle tue spalle e
ti trovi senza accorgertene a reggere il peso di 15 anni sulla tua
carne fragile e fine.
Utopia
immaginare un mondo che frana su un corpo d’uomo. Eppure il
paragone era giusto.
Vide.
Vide flash mentre quello sconosciuto gli passava davanti senza far
caso a lui.
Si
fermò di scatto lasciando aprire le labbra
impercettibilmente,
le mani abbandonate nelle tasche, la pelle sempre più
pallida
coperta da una pellicola di sudore puramente freddo, i piedi
divennero pesanti, come piombo. Impossibilitato a muoversi rimase
immobile, imbambolato. Una delle rare volte in cui accadeva.
-
Michael…che ti succede?-
L’amico
guardò nella sua stessa direzione senza capire che gli
prendeva. Da che lo conosceva l’aveva visto proprio poche
volte in
quelle condizioni, non era tipo da lasciarsi andare a stupori
improvvisi.
Gli si
affiancò cercando di capire, era indecifrabile di natura,
quando poi faceva così era pressoché illeggibile.
Per
questo si impensierì.
Nemmeno
quando vide il ragazzo che lui stesso fissava sconvolto,
capì.
Del
resto nessuno poteva capire, nessuno aveva vissuto.
A pochi
metri le pupille di Michael si erano impiantate su Daniel, il nuovo
tipo trasandato, il musicista eccentrico.
-
Non…può essere…lui…-
Il
mondo sparì totalmente intorno a lui.
Flash
continui di scene che pensava fossero ormai sepolte e morte. Quei
volti.
Quello
di Daniel.
Su di
lui.
Mani.
Tocchi.
Prepotenza.
Persone.
Ricordi.
Ancora ricordi.
A turno
lo penetravano.
Era un
bambino innocente, indifeso.
Era
buio intorno a sé.
Quegli
uomini ne approfittarono, lo legarono e con la forza uno alla volta
entrarono in quel giovane corpo eccitandosi in maniera terribile e
vomitevole.
Schifo,
repulsione, dolore allucinante, la mente che vacillava mentre su ogni
centimetro di pelle sentiva ‘loro’ bruciarlo,
sporcarlo,
contaminarlo. Immediata la sensazione tattile di formicolii, liquido
vischioso, viscidità, puzza d’ogni sorta
d’odore, sapore
d’acido, amaro, pesi sul corpo e nelle orecchie risa, risa e
risa
sadiche, divertite, convinte, odiose…un incubo chiamato
inferno. Un
inferno tornato a tormentarlo col viso di quel ragazzo.
L’oblio
non l’aveva preso.
Il
panico puro lo invase, i battiti del suo cuore accelerarono sempre
più, il respiro divenne affannato, il mondo perse i suoi
colori e sudore gelido percorse la schiena, gli occhi si arrossarono
come se avesse febbre alta, vacillò paurosamente e la pietra
nella gola fu dura da ingoiare.
Affanni.
Battiti.
Risa.
Urla.
“Sono
loro. Sono tornati. Non mi sono liberato di loro, pensavo di averli
sconfitti ma sono tornati, uno di loro è qua. Dio mi ha dato
la possibilità di terminare la mia vendetta. Sangue mio
torna
freddo, scorri di nuovo nelle vene, mente non abbandonarmi ora, devo
reagire freddamente e sensatamente. Uno di quei bastardi che mi hanno
violentato da bambino è di nuovo qua, deve pagare,
pagherà
come tutti. La mia mano si stringe alla pistola che tengo sotto il
cappotto. La proto sempre con me, non me ne separo.
La
mente annebbiata torna a fatica da me, era fuggita lontana 15 anni
fa…con una lucidità impressionante lo
farò fuori. Il
bastardo creperà, non ha scelta.
/andiamo
ragiona, non può essere lui/
Perché
no? È identico.
/quanti
anni fa è successo? Non può avere lo stesso
aspetto/
Anche
se non è invecchiato non significa nulla. È lui.
/non
essere stupido, tu non lo sei. Quel ragazzino NON può essere
uno di loro e lo sai benissimo!/
Ok,
ok…può essere vero…si…15
anni fa aveva questo aspetto,
ora è sicuramente invecchiato, devo scoprire chi
è e
perché gli somiglia così tanto. È una
maledizione e la devo sconfiggere una volta per sempre.
/si
hai ragione, ora ti riconosco. Fai le tue ricerche, scopri chi
è
e solo allora potrai fare la mossa giusta/
Si …
farò così.”
Michael
mollò la mano riportandola nella tasca del cappotto costoso
come prima, la pelle si asciugò tornando liscia seppur
pallida, gli occhi tornarono freddi e distanti, le labbra serrate in
un eterno sorriso sarcastico, l’aria pericolosa come
quell’aura
importante.
Era
tornato in se.
-
Thommy…chi è quello? Lo conosci?-
Il
ragazzo accanto sospirò sentendolo tornare come prima. Non
era
tipo da allarmarsi o dimostrare certi stati d’animo,
però
Michael era la cosa più importante e fragile che conosceva.
La
sua mente anni fa era fuggita, bastava nulla per tornare come allora.
Avrebbe fatto di tutto per tenerlo con sé, ne aveva bisogno.
Avrebbe fatto di tutto, ogni cosa, anche impossibile o illegale, per
proteggerlo. Niente l’avrebbe toccato.
-
Chi…Daniel Le Mark?-
Due
fessure dal colore più intenso mai visto prima si puntarono
sull’obiettivo ignaro.
Riconosceva
il cognome.
Si, era
lui o meglio non lui, ma sicuramente era della famiglia!
- È
in classe con me, si è trasferito da poco…-
Quel
che bastava, non ci voleva molto per capire che sicuramente era il
figlio di uno di ‘loro’.
Era
sangue del suo sangue e in nome della sua mente, avrebbe completato
la sua vendetta.
Veramente
spesso quello che si spacciava per destino, in realtà
identificabile solo come ‘caso’, si divertiva ad
essere veramente
un giocatore sadico con un gran senso del macabro … solo uno
simile
avrebbe potuto mettere per ‘caso’ la persona giusta
sul cammino
di chi la cercava.
Eppure
Daniel era realmente la persona giusta?