MENTE PERDUTA

CAPITOLO VIII:

PERDERTI STANOTTE

E’ una delle nostre notti. Rilassati. Lasciati andare. Sii te stesso.”


L’auto frenò rumorosamente lasciando un considerevole strato di gomme sull’asfalto insieme all’odore di bruciato che ne derivò.
Un parcheggio perfetto in una sola veloce manovra.
Dalle portiere nere della porche ultimo modello a due posti, scesero due individui che attirarono subito l’attenzione.
Gli occhi di tutte le ragazze nel raggio di dieci miglia erano per loro, la coppia si diresse a passo sicuro verso il locale, erano sostenuti, notevoli, fascinosi e sicuri. Molto sicuri di loro stessi.
Per l’occasione Thomas aveva dei jeans stretti e neri che fasciavano il sedere sodo e le cosce muscolose, sopra indossava una maglietta maniche corte attillata col collo a ‘V’ corta, lasciava scoperta una fascia del basso ventre ove si mostrava la linea naturale dell’inguine più accentuato in un atleta dalle braccia e dal torace muscolosi. I capelli che normalmente erano mossi e scompigliati ora erano sistemati accuratamente all’indietro, resi lisci per l’occasione, il loro colore scuro faceva risaltare molto gli occhi azzurri che gelavano in uno sguardo altezzoso e snob. Aveva un’espressione sorniona e maliziosa, con un sorriso che diceva tutto sulle sue intenzioni.
Michael invece era totalmente irriconoscibile, diverso dalla solita versione elegante ed impeccabile: pantaloni a vita bassa stretti ed in pura pelle nera, camicia morbida del medesimo colore, allacciata solo con un bottone, capelli tirati su con del gel. Aveva un espressione di per sé accattivante, v’era una luce che si poteva identificare come quella del pericolo. Gli occhi erano di un verde più intenso di sempre, un verde boscoso fitto che penetravano accuratamente spogliando e facendo in mille pezzi gli altri fino a scovare ogni segreto. Metteva in soggezione, dava fastidio e attraeva al contempo. Anche le labbra contribuivano, solcate da una cicatrice piccola e lieve, su cui gli angoli si incurvavano verso l’alto in un enigma perenne ed una provocazione continua, ironia e malizia pura.
Chi sarebbe stato il suo obiettivo quella sera?
Erano lontani dalla loro città. Andavano sempre in posti dove nessuno li conosceva, adoperavano una fama diversa da quella del loro posto, si facevano notare e mostravano il loro aspetto, chi erano veramente ma solo di notte, fuori dalla loro ‘casa’. Lo facevano per avere uno sfogo. Si rivelavano aggressivamente sensuali, facevano solo quel che pareva a loro sul momento, fino a sedurre o venire maledetti.
Il locale presentava un ingresso con un atrio mediamente piccolo, scuro e vuoto, un bancone con dietro un uomo che incassava i soldi. Pagarono la loro cifra d’entrata trattandosi di un club alla moda molto trafficato, vennero così consegnati due foglietti con un numero.
- Se siete fortunati, nell’estrazione uscirà il vostro numero e avrete diritto ad una delle nostre ragazze gratis … una cosa simile varrebbe una gran bella cifra … -
Un sorrisino ironico aleggiò sulle loro labbra, sapevano di aver la vittoria in tasca, dopo di che entrarono senza aggiungere una sola parola.
La sala presentava una pista da ballo circolare rialzata con al centro un palo, tutt’intorno sedie e tavolini, sul lato destro c’erano dei divanetti bassi e comodi, sul sinistro un bancone bar per prendere le bibite. C’era gente ovunque e le luci basse creavano atmosfera.
Sulla pista c’era una ragazza vestita succinta che al palo ballava disinibita, ce n’erano altre sparse per il locale che parlavano coi clienti disinvolte.
I due andarono al bancone dopo aver squadrato le ballerine che aspettavano il loro turno di esibirsi, si appoggiarono coi gomiti e con occhi penetranti e veementi, chiesero da bere alcolici pesanti.
Una volta bevuto si voltarono verso il resto della gente che attirati dalla loro presenza, non avevano smesso di squadrarli, qualcuno, soprattutto di sesso femminile, iniziò ad avvicinarsi attirati dalla loro fascinosa presenza. Si scambiarono un sorriso malizioso e uno scambio di sguardi eloquente che disse più di mille parole, questo fu la scintilla per cominciare a giocare un po’ con i presenti che volevano attaccar discorso con loro. Sia Michael che Thomas, tuttavia, rimanevano sempre entro un certo limite per gestire al meglio la lunga serata e non bruciarsi subito il miglior divertimento.
Presero della tequila e quando sentirono il liquido colargli lungo la gola, questa andò in fiamme, una vampata di calore su tutto il corpo e una sensazione di benessere li invase.
Stavano finalmente bene, erano a loro agio, sciolti, potevano rivelarsi per quel che erano.
Thomas non si sarebbe mai ubriacato, non era nelle sue fibre la debolezza verso l’alcool, la sua resistenza era anormale, tuttavia sapeva divertirsi da solo.
Michael invece era diverso, a lui servivano sostanze extra per sentirsi in pace con sé stesso, per essere più forte, per avere l’emozione del secolo mentre si scaldava sempre più finendo al centro del mondo.
Dalla tasca tirò fuori un piccolo contenitore circolare in metallo argentato, lo aprì e con occhi spiritati si mise sulla lingua una pasticca, poi prese il bicchiere d’alcolico e bevve ingoiando entrambi.
Il cervello fuse un attimo, breve ed intenso, facendogli vedere un universo interessante, sensazioni di potenza, di volo, di facilità.
Lo faceva per non pensare alla schifosa vita che conduceva, a tutta la bruttezza che aveva fatto e agli orrori che dalla sua mano e dalla sua mente erano partiti, lo faceva per non sentirsi perso senza Thomas e senza una pistola in tasca, lo faceva per poter lievitare, andare lontano e diventare il re del mondo, lo faceva perché non voleva andare avanti in quel modo.
Perché un autodistruzione era la cosa migliore e sapeva benissimo che nella sua morte, Thomas l’avrebbe seguito.
La testa gli girò vorticosamente e gli occhi si arrossarono lacrimando, sudore si formò sulla sua pelle, goccioline colavano ai lati del viso e percorso da scariche elettriche, si eccitò provando la potenza nelle sue mani.
Doveva mostrare questa forza che sentiva nel sangue.
Lo spettacolo centrale della serata ebbe inizio. Una ragazza con poco addosso salì in pista, le luci si spensero puntandosi su di lei, rosse e blu alternate con effetti piacevoli. Un balletto intorno al palo sulle note sensuali e vibranti. La concentrazione di tutti gli uomini che la desideravano avere era quasi palpabile, bastava vedere le loro espressioni mentre la guardavano e speravano continuasse a spogliarsi ancora, sempre più, come a volerli accontentare si tolse quasi del tutto gli abiti che indossavano, non lo fece completamente poiché non si trattava di un vero e proprio night club, per cui anche se in certi servizi offerti si avvicinavano, rimaneva un locale d’altro genere. Ad un certo punto prese delle candele accendendole, se le portò addosso lungo il ventre, il seno, fra le gambe, la cera le colava addosso, poi ancora sul palo e ancora movimenti espliciti. Fu un bello spettacolo per gli uomini, quando finì le altre luci si accesero tenui e si fece fatica a tornare come prima visto il desiderio che era nato vedendola.
Le donne presenti non posero problemi di alcun genere poiché sapevano che successivamente sarebbe toccato a loro godere del piacere di un balletto dedicato al mondo femminile.
Non era corretto definire Thomas e Michael omosessuali, erano bisessuali dal momento che andavano con uomini e donne indistintamente, senza problema alcuno. Michael stesso in passato aveva avuto una storia con la gemella di Thomas, successivamente aveva continuato a gradire la compagnia intima del gentil sesso imitato dall’attuale compagno. Spesso i due si divertivano a fare folli notti di passione insieme a terzi personaggi, di qualunque sesso fossero.
Avevano gradito lo spettacolo e quando iniziò quello successivo in cui un bel ragazzo muscoloso attirò l’attenzione delle ragazze, altri bicchieri di tequila bruciarono l’esofago. A Thomas in particolar modo brillarono gli occhi dove lampi rossi cominciarono a brillare sulle azzurre iridi, egli non era nemmeno un po’ brillo, mentre Michael diversamente si sentiva sempre meglio, come se fosse il centro d’ogni cosa. Era strano poiché pareva che tutti subissero il suo carisma da come si distraevano su di lui, ammirandolo e circondandolo solo per ricevere un suo sguardo od una sua attenzione.
Egli non utilizzava la propria mente come Thomas per ottenere capacità inumane, eppure l’utilizzava in altro modo creando una sorta d’aura invisibile che attraeva chiunque.
Quando furono estratti i biglietti coi numeri vincenti, vinsero proprio loro due, ebbero diritto alla compagnia di una delle ragazze che lavoravano al locale, scontato che se fossero state donne la vittoria sarebbe stata di conseguenza di un ragazzo.
Essendo in coppia avrebbero diviso il premio, fu lì che ebbero letteralmente l’attenzione di tutti addosso … per non parlare delle invidie!
La ragazza fu contenta di essere capitata con due come loro, li aveva adocchiati ad inizio serata, eppure mentre parlò con loro si rese conto dell’errore e del pericolo. La fecero bere, riuscirono ad eccitarla ed impaurirla al contempo fino a farle chiaramente sentire che c’era qualcosa che non andava.
Si sedettero nei divani tutti e tre e presero ad accarezzarla davanti a tutti, di proposito, senza chiedere di appartarsi, senza nemmeno oltrepassare un certo limite.
Lei se ne accorse, aveva avuto a che fare che un sacco di gente.
Loro due giocavano e fu in quell’occasione che l’effetto della pasticca di Michael fu al culmine.
- Dimmi, quando uno ha voglia cosa fai tu per soddisfarlo? Quando lui non ti fa richieste particolari…-
Chiese alla ragazza.
Lei sorrise e cominciò a descrivere i modi per soddisfare qualcuno senza crearsi problemi di alcun genere.
- Per eccitarti lo faresti in tre?-
Erano domande particolari che si capiva a cosa spingessero. Michael aveva un sorriso pericolosamente ambiguo, Thomas lo guardò attento deciso a non intervenire, voleva vedere incoscientemente fin dove si sarebbe spinto, dove voleva arrivare.
- In tre? Non lo so … con due donne e un uomo si, l’ho fatto. Ma con due uomini devo ammettere che mi fa un po’ timore l’idea. Io mi eccito in molti modi, dipende da chi mi vuole eccitare … -
- Ad esempio guardare ti eccita?-
La voce sempre più bassa come quegli occhi stralunati e allo stesso modo sicuri, decisi, sensuali e seducenti.
- Guardare uomo e uomo?-
Lo disse capendo subito il rapporto che legava loro due, non ebbe paura delle provocazioni, l’ebbe del sorriso enigmatico di entrambi, così pericolosamente sexy da essere ipnotizzante. Si guardarono e non ci fu bisogno di dirsi parole o fare gesti.
Thomas e Michael si avvicinarono e davanti a lei appoggiata allo schienale, l’uno mise le dita sulla guancia dell’altro per poi infine baciarsi unendo le loro labbra davanti a lei e davanti a tutti. Le lingue si incontrarono inscenando un bacio molto profondo che lasciava poco all’immaginazione, un esplorazione e una lotta reciproca che li fece cadere nel loro mondo, si eccitarono e non solo loro due ma anche molti degli spettatori e delle spettatrici che li mangiavano con gli occhi.
Fu un momento memorabile poiché non ce n’era uno che non li fissasse, quando si staccarono la trovarono leggermente scossa indecisa se esserne stata contenta o meno.
Disinvolti ricambiarono gli sguardi e immediatamente partirono i sussurrii e le voci, brusii di gente schifata, insulti.
Era normale, loro ci erano abituati e lo facevano apposta ogni volta.
Michael bevve un altro alcolico e si tolse la camicia rimanendo a petto nudo, in un bagno di sudore, sempre più strano, con un sorriso sadico-ironico sulle labbra, uno sguardo basso e penetrante da brivido. Sembrava che avesse l’inferno nel volto. Alcuni indietreggiarono e quando lui aprì le braccia in segno d’invito a farsi avanti invece di insultarlo sotto voce, ci fu qualcuno che impallidì.
- Allora, gente … non vi fate avanti? Non avete voglia di farci divertire un po’?-
L’avevano fatto di proposito.
Tutto.
Dalla prima cosa all’ultima.
Lo capirono in quel momento, cercavano guai? Non era così semplice, erano pazzi e questo non piacque …Thomas si alzò in piedi ridendo scanzonato.
- Ah ma tanto sono solo vigliacchi, li conosci, no? Ti danno della merda ma poi ai fatti scappano … -
Disse a voce volutamente alta. Continuarono a provocare finché qualcuno stufo non si fece avanti, qualcuno ubriaco. Michael non lo era, sarebbe stato riduttivo paragonarlo ad uno che aveva semplicemente bevuto troppo, l’effetto della droga mischiato all’alcool e alla sua mente già di per sé poco umana aveva innescato la miccia.
- Finocchi! Va bene? Cosa ci venite a fare qua!? Cercate guai? Li avete … ci fate schifo e fastidio. Andatevene fottute checche!-
Fu Thomas il primo ad andargli incontro e a spingerlo facilmente, sembrava felice di poterlo fare, si stava quasi stufando, in effetti.
- Ripetilo, dai … tu sei migliore, immagino, visto che dici così! -
Dall’altro partì subito il colpo ma non giunse a destinazione, fu deviato da Thomas che ricambiò con un diretto che invece andò a segno. Il ragazzo cadde subito coi riflessi totalmente annebbiati.
Si scatenò in breve una rissa con Tom e Michael al centro fuori da ogni logica ed altri uomini intorno che provavano a colpirli.
Il tutto si ridusse a pochi istanti poiché prima che qualcuno li potesse buttare fuori facendo far loro una figura pessima, decisero di chiudere la scenetta improvvisamente, così come l’avevano iniziata, si erano divertiti abbastanza.
Ignorando tutto e tutti, lasciarono stesi quelli vinti e se ne andarono via senza dire parola alcuna.
Al ritorno guidò il Thomas la cui resistenza anormale gli aveva impedito di cedere agli effetti alcolici. Era quasi mattina, ormai, la loro vita notturna stava finendo, una volta tornati in città sarebbero tornati quelli di sempre. Il bravo ragazzo e l’uomo d’affari.
Un fulmine d’auto percorse le strade velocissimo mentre i loro animi illeggibili facevano porre domande legittimi a spettatori immaginari.
Perché lo facevano?
Loro nemmeno ci pensavano più, ormai … lo facevano automaticamente. Per loro la vera droga era quella vita in cui si rivelavano per quello che erano.
Eppure ragionandoci era logico, due che per scelte personali avevano deciso di vivere nella finzione continua, per sentirsi vivi e veri, per non soffocare … per non impazzire definitivamente … si sfogavano a quel modo.
Ora erano rimasti in due ma quando c’era stata Kristen era decisamente più eccitante, potevano mettere su più scene per shockare la gente e divertirsi … lei in mezzo e loro ai lati. Molti erano finiti, al tempo, per voler partecipare ma poi si erano resi conto della pazzia che albergava in loro ed erano finiti per scappare.
Tuttavia alla fine quando erano pazzi? Quando erano loro stessi e lo facevano per non crollare irrimediabilmente, oppure quando fingevano in città di essere persone che non erano, nella vita quotidiana?
Qual era il confine, il punto d’origine … come si faceva a capire?
A finire la loro notte di perdizione, il loro letto li avrebbe accolti in un abbraccio d’estasi finale proibito.