NON LASCIARMI


- E tu? – Mi chiede riferendomi a come sto io e non a come è andata la spedizione di oggi. Mac è un dannato perché sa che se mi parla con quel tono basso e suadente, così intimo, faccio fatica a trattenermi e rimanere naturale!
Se pensavo che la mia giornata fosse iniziata male, ora mi rendo conto che non è poi così vero.
Rispondo quindi alla sua domanda con una certa fatica nella voce cercando di apparire il più disinvolto possibile, chiunque se la beve ma ovviamente non lui… e questo non è certo una cosa da nulla!
Mio malgrado dopo avergli detto tutto ciò che gli può servire per fare il suo lavoro, finiamo per separarci e fare ognuno la sua parte. Ci aspetta ancora una lunghissima giornata, con un carico di droga simile sequestrato ad un organizzazione di cui ancora non sappiamo nulla!
Ho una brutta sensazione, spero che vada tutto bene.
È su questo che io e Mac ci scambiamo un’occhiata per poi perderci di vista.
Spero anche che stasera arrivi presto e che sia come tutte le altre...”
E’ stato solo un soffio, probabilmente, quello che mi spinge a girarmi di nuovo prima di andarmene in laboratorio insieme al carico di droga e allontanarmi da questo magazzino.
Un soffio in cui do un occhiata alle persone presenti, agenti di polizia della squadra di Don, lui stesso e molti della scientifica che fanno i rilievi… un brivido mi attraversa mentre l’immagine di ciò che deve essere stato qua poco fa, un inferno, mi attraversa la mente. E lui ne è stato il protagonista, quello che ha guidato questa metà di inferno.
Sospiro coi suoi occhi azzurri che ricambiano al volo i miei.
So che non è un lavoro qualunque quel che facciamo, soprattutto lui, so anche che è molto bravo e che ci si può fidare di lui come capo squadra di polizia. Però so anche che spesso tutte le qualità e le consapevolezze del mondo non bastano per rivedersi a giornata finita.
Spesso l’inaspettato ti accoglie e tu puoi solo lottare con tutto te stesso per uscirne vivo o vedere lui che ne esce altrettanto vivo.
Però ci separiamo con questa sensazione che sono sicuro ha anche lui.
Ce l’ha o non si sarebbe girato con quell’espressione strana quanto la mia.
Andrà tutto bene.
Bisogna sempre crederlo.
Sempre.”


Danny interrompe la comunicazione strozzando un lamento dovuto sicuramente ad un calcio ed è proprio questo il momento esatto in cui il cuore comincia a martellarmi.
Fa dei battiti assordanti e va ad un ritmo sempre più veloce.
Lo fa proprio mentre cerco logicamente di farmi un idea precisa di cosa deve essere laggiù e immediatamente mille ragioni per impedirlo con tutto me stesso, mi affiorano alla testa.
Impedire che lo uccidano e gli facciano del male. A lui e agli altri sequestrati ma soprattutto a lui.
Ragioni che fanno parte soprattutto di una specie di passato insieme, qualcosa che non ci saremmo mai aspettati nessuno dei due, ma che è successo e che è finito, che è rimasto sepolto in noi, nascosto e basta.
Sono legato a lui perché se mi sono messo con Mac è anche merito suo, dopotutto. E forse principalmente.
E perché ha avuto riguardo nei miei confronti e perché ci siamo consolati a vicenda quando pensavamo che non ce l’avremmo fatta a causa di Mac.
Non voglio che gli sia torto un capello e forse è tardi. Un capello sicuramente gliel’avranno torto.
Devo correre.
In un solo istante mobilito tutti gli uomini del dipartimento e mentre corriamo all’impazzata al magazzino, una preghiera si affaccia nella mia agitazione e tensione.
Non può succedergli nulla, non me lo perdonerei mai.
Mai.
E quando mi offro in cambio degli ostaggi che tengono, in cambio di Danny, un pensiero vola a Mac ignaro, probabilmente, di tutto questo… se lo sapesse sarebbe già qua a fare la stessa cosa e offrirsi al suo posto come me.
Probabilmente sarebbe contrario al fatto che IO ci vada ma la spedizione di stamattina l’ho guidata io e sempre io ho ucciso uno dei capi della loro dannata organizzazione… se questo casino è successo sicuramente dovrei essere io a pagarne le conseguenze.
È così che uno che dirige le operazioni fa, uno che deve proteggere i suoi uomini e le persone a cui tiene.
Non esiterei a dare la mia vita per loro ma non serve a nulla ed è quando sentiamo gli spari da dentro che un altro pezzo di me se ne va.
Dopo tutto quello che è successo fra noi tre, riuscirei mai a guardare ancora Mac in faccia?
Come vorrei fosse qua… e mentre corro dentro come avessi il diavolo alle costole e smascheriamo quelli che sembrano i due criminali e che in realtà non sono altro che i miei due agenti rapiti e mascherati, lo cerco svelto.
I miei occhi al colmo della tensione cercano quelli altrettanto azzurri di Danny cominciando a pregare di nuovo che non gli sia successo nulla. Ma è solo quando spunta dal camion tutto mal ridotto e che avvicinandomi vedo gli uomini messi fuori gioco da lui, che sospiro.
Sapevo che se la sarebbe cavata ma in certe situazioni pensi che se non farai qualcosa sarà tutta colpa tua, dopo.
Non avrei dormito più.
Linsday si avvicina precipitandosi da lui e aiutandolo a scendere e camminare, vado anche io da lui e lo guardo con apprensione. È ridotto malissimo… Dio, come mi dispiace. Di nuovo quel senso addosso… era questo che sentivo? Che non andava?
Allora perché non va via?
- Sto bene! – Mi dice precedendo la mia domanda. Siamo rimasti con un certo rapporto, io e lui, dopo i trascorsi. Non so onestamente come sia con Mac ma so quanto comunque tengono ancora l’uno all’altro nonostante tutto.
Ma penso che, conoscendolo, sappia anche lui come consolarsi…
- Non mi pare proprio! – Borbottando schietto questo chiamo a gran voce dei paramedici per lui, poi è Linsday che mi fa comunque capire che è vero… Danny sa consolarsi molto bene e mi scapperebbe un sorrisino mentre li vedo andare verso l’ambulanza, se un altro dei miei uomini non mi chiamasse mostrandomi come stanno realmente le cose.
Come stanno le cose?
Semplice, ecco qua la mia brutta sensazione quando mi sono separato da Mac… non era per Danny… era per lui…
Questi dannati bastardi avevano preso loro quattro come copertura per agire indisturbati in laboratorio e riprendersi la droga.
Proprio dove c’è Mac!
- Merda! – Impreco, poi penso di trasformarmi io stesso in quella furia omicida che ha colpito Mac giorni fa per quel famoso dannatissimo caso!
Come lo capisco… quel fiume che ti scorre dentro e che ti acceca, che ti fa oltrepassare ogni legge e regola, che ti fa dimenticare di tutti i doveri e tieni in considerazione solo quello che vuoi.
Unicamente quello.
È qualcosa che fa stare fisicamente male, ti sembra che ogni tua funzione sia così alterata da farti impazzire, non capisci bene cosa stai facendo e cosa stia succedendo, sai solo che devi arrivare in tempo, senti che le cose non devono andare come stanno andando ed io mi rendo conto che di nuovo ho sbagliato a gestire la cosa così come ho fatto.
Era stato troppo facile fermare quel traffico enorme stamattina… come potevo pensare che fosse finita così?
Ce lo siamo detti io e Mac che prendere tutta quella droga non era una buona cosa.
Ma Danny è stato picchiato a sangue e Mac ora se la sta vedendo da solo con dei criminali assassini che per prendersi quel carico del cazzo sono disposti a tutto. Sono stati capaci di organizzare una cosa come questa e non oso immaginare cosa potrebbero fare a lui… ed io, la protezione che sarebbe dovuta rimanere con loro, invece, sono da tutt’altra parte!
Non deve andare così.
Non deve.
Però arrivo e vedere solo Stella e Sheldon che mi vengono incontro bagnati fradici per l’antincendio acceso là dentro, mi fa di nuovo mancare dei battiti e sentirmi male.
- Dov’è Mac? – Chiedo con ansia mentre mi spiegano che hanno bloccato i rimanenti criminali là dentro.
- Dev’essere rimasto sopra… - Risponde preoccupata e altrettanto agitata Stella guardando le finestre del laboratorio da dove siamo noi.
Oh, dannazione… dannazione, devo andare!
Ma non faccio in tempo a fare nulla, l’esplosione proprio da quel piano mi impietrisce cancellando ogni cosa che mi circonda.
Per un momento rimango sospeso senza sentire niente e nessuno…. Solo quel rumore provocato da chissà quale bomba… cosa è successo?
Solo questo riesco a ripetermi… e poi Mac.
Il suo nome.
Non è possibile.
Non lo è…
Che questo rumore sia anche dentro di me?
Questo dolore allucinante sia il segno che sono stato colpito anche io da qualche parte?
Non sono arrivato in tempo ed ora tutto quel che posso fare è guardare il piano del laboratorio che brucia e sentire la gente che scappa.
Non può… Mac… non puoi…
Ma mentre credo che nessuno potrà più rendermi la mia anima, la porta del piano terra si apre facendo uscire proprio lui.
Lui bagnato fradicio, sfinito e con l’espressione di uno che ha visto la morte.
Sicuramente è stato così, quello sguardo lo riconosco perché l’ho avuto anche io quando l’ho assaporata così bene.
Ma è stato grazie a lui che non me ne sono andato.
Lui che ora stanco ci viene incontro senza proferire parola. Noi tre corriamo subito da lui e questa sensazione che mi destabilizza rendendomi caoticamente instabile, penso che si possa definire felicità.
Quel modo di sospendersi fra il sogno e la realtà, dove tutte le paure ed il dolore ti stava uccidendo, dove poi invece questo svanisce lasciando il posto alla chiarezza e alla felicità.
È andata.
È finita.
È vivo.
Grazie… a chiunque l’abbia permesso… perché io non ho potuto fare nulla per lui.
Grazie…
Stella mi precede nell’abbraccio anche se l’istinto è stato quello di farlo anche io. Mi fermo mentre lui ricambia sempre stancamente scosso e col fiatone, mi lascia il suo sguardo penetrante che dice più di mille gesti e parole.
Non va bene, non qua. Non potremmo.
Ma come vorrei…
Sospiro.
Comunque è sano e salvo e dopo quello che ho provato è il regalo più bello.
Vorrei solo poterlo toccare, sentire, baciare, assicurarmi che sia ancora tutto intero.
È esattamente ora che me ne rendo conto.
Mentre assisto a tutto e faccio del mio per quanto posso.
Me ne rendo conto una volta di più poiché in realtà già sapevo…
Lo amo, nessuno dovrà portarmelo via.
Né il destino o chi per esso… né qualche bastardo criminale.
So che facendo questo lavoro rischiamo di andarcene ogni giorno, di non rivedere chi amiamo con una facilità disarmante. Lo so e nonostante tutto andiamo avanti.
Come ho detto quella sera a Danny alla fine siamo noi che scegliamo di continuare e lo facciamo perché, nonostante tutto quello che non va, che è tanto, c’è qualcuno che ci ringrazia per quello che facciamo. C’è del bene che riusciamo a fare anche se a volte si rischia troppo o altri ci vogliono solo usare come pedine.
C’è comunque del bene a cui non si può rinunciare.
Fare una cosa così pericolosa ogni giorno nonostante queste certezze si chiama vocazione.
È una strada ed è l’unica, per questo la si percorre nel bene e nel male. Sempre.
Però ci sono dei paletti per cui chiunque, alla fine, non è disposto più ad andare oltre.
Si chiamano perdite inaccettabili.
Le posi su una bilancia e ti chiedi per cosa valga di più la pena vivere… quando fai questa ulteriore scelta preghi che anche chi ami faccia altrettanto ma non puoi sapere come andrà, cosa sceglierà e come finirà la giornata.
Si può solo avere fede e cercare di esserci sempre sbagliando il meno possibile.
Siamo umani, certo, ma nelle mani di ogni umano c’è sempre qualche vita.
Bisogna comunque averne cura e responsabilità.
Se Mac fosse morto, oggi, penso che io sarei morto con lui e non voglio che accada anche se so che invece potrebbe accadere, prima o poi.
Spero solo che non avvenga mai e nel frattempo si fa quel che si può e si deve.
Devo andare avanti coi miei doveri e i miei compiti di detective ma sono fortunato perché c’è anche quello che posso fare.
E per quanto mi riguarda posso ancora amarlo ed essere ricambiato.
Lui è vivo e non se ne andrà, non ancora. ”


/ For the windows in paradise – Sufjan Stevens /

C’è stato un momento in cui ho pensato e dovuto scegliere.
Quel momento ciò che mi ha preso per i capelli e fatto scappare al momento giusto invece di continuare a lottare contro quell’uomo, è stato solo un nome.
Don.
Solo lui.
Mi ha preso di forza e mi ha riportato da lui.
Per questo lo voglio ringraziare.
Lui forse non se ne rende conto e magari si sente in colpa, ma in realtà gli devo molto.
È stata una questione di attimi e non ci sarei stato più su questo mondo, ma ora sto bene e l’unico desiderio che ho avuto è stato di andare a casa con lui.
Solo questo.
Chiudo il rubinetto della doccia che finalmente mi ha scaldato ed esco dal box. Metto i piedi nudi sulle piastrelle del pavimento ascoltando assorto le gocce che scendendo dal mio corpo e finiscono la loro corsa a terra. Per un momento ascolto questo ed il mio respiro regolare che invade la stanza del bagno, è così strano essere qua, in mezzo a questa calma mentre solo poche ore prima ero in una specie di inferno.
Ripenso alla sensazione di stamattina, quando mi sono lasciato con Don al magazzino. Passare una giornata intera come quella senza rivederlo per poi poterlo fare solo quando tutto è già finito e con il desiderio enorme di abbracciarlo e sentirlo, è una tortura.
Una terribile ulteriore tortura.
Ecco perché mi limito ad avvolgermi nell’accappatoio ed uscire subito dal bagno.
Non abbiamo avuto tempo di parlare, mi ha subito fatto fare la doccia senza nemmeno toccarmi.
Era preoccupato e teso, lo conosco, per trattenersi così ha penato molto.
Un sorriso lieve mi affiora alle labbra pensando a lui ed al suo modo di fare. È uno che sa controllarsi bene per seguire le regole e ciò che è giusto, ma anche lui ha un suo limite e tutto sommato i suoi modi diretti e troppo schietti non l’aiutano molto.
È stata una tortura anche per lui, oggi.
Mi fermo davanti allo stipite della cucina e l’osservo silenzioso mentre traffica fra i miei fornelli per farmi qualcosa di caldo da bere.
Ha la mano nervosamente sprofondata nella tasca e la schiena è in tensione, lo si capisce subito, utilizza solo una mano e con una presina versa il liquido in una tazza dove una bustina galleggia colorando di scuro l’acqua calda.
Sto fisicamente piuttosto bene, ma sono certo che farà di tutto per assicurarsi che sia proprio vero.
Mi farò coccolare, credo di meritarmelo.
Non solo sono stanco fisicamente ma anche mentalmente.
È stato un periodo da paura e non vorrei ripeterlo. Oggi è stata l’apoteosi, spero che si fermi o penserò che c’è una congiura contro di me.
Voglio solo poter stare in tutta serenità con lui e basta.
Si gira con la tazza in ceramica in mano e vedendomi qua si sorprende un attimo:
- Ehi… sei qua! – Poi aggiunge: - Tieni, ti ho fatto qualcosa di caldo. So che ti piacciono queste cose… - Dice riferendosi alle tisane, agli infusi ed ai thè. Sorrido prendendo l’oggetto caldo che mi porge una volta arrivato davanti a me, non è molto per questo stile di vita, lui, ma conosce bene il mio e mi piace che ci tenga a farmelo fare comunque anche se non partecipa attivamente in certi miei riti.
- Grazie… - Dico invece io con voce spontaneamente bassa e suadente, so che gli piace quando gli parlo così ma non lo faccio sempre di proposito, a volte mi viene solo naturale perché è il tono che gli si addice di più, in certi momenti, ovvio.
Ci sono altri in cui l’appenderei al muro, infatti finiamo per discutere un po’, ma so gestirlo e riusciamo sempre a far finire la ‘lite’ in breve tempo.
- Dovresti vestirti e asciugarti… - Mi riprende repentino, il mio sorriso si accentua a queste sue attenzioni.
Si è preso proprio un bello spavento.
- Sto bene, non preoccuparti. – Mormoro quindi con maggior convinzione, non lo è nemmeno un po’ però sa che mi vestirò quando vorrò, quindi non insiste e si siede ad una sedia del tavolo. Io al contrario non faccio altrettanto ma gli vado davanti annullando la distanza. Non ci tocchiamo che con le gambe ma non facciamo altro. Rimaniamo a fissarci con sguardi intensi pensando probabilmente ognuno a qualche proprio pensiero preciso, poi dopo una sorsata lui interrompe il silenzio.
- Ho sentito Danny… non sta al massimo e la mano è ridotta male ma si rimetterà… si sta occupando Linsday di lui… - Lo dice forse per farmi capire che non deve essere un mio pensiero nemmeno lui. È bello come mi riservi ogni più singola attenzione, mi beo di lui e di questi suoi modi di fare e di accudirmi, non vuole che io abbia preoccupazioni per la testa.
- Non ho dubbi che si prenda cura lei di lui… - Insinuo con un po’ di malizia nella voce, lui ridacchia.
- Lo sapevi? – Mi chiede poi incuriosito mentre continuo a sorseggiare la tisana che effettivamente mi fa rinascere.
- Di loro due? – Annuisce mentre cerca distrattamente la mia mano dentro la tasca dell’accappatoio. Io gli vengo incontro tirandola fuori e con una piacevole sensazione di brividi, comincia a giocare con le mie dita: - No, non so se stanno insieme. Fino a ieri no. –
- Mi sono sembrati più intimi… - Continua con un tono di voce calmo e tranquillo. È veramente rilassato, finalmente, ed a me piace sia questo che quello che mi sta facendo alle dita che il fatto che riusciamo a parlare come nulla fosse anche di Danny. Bè, del resto abbiamo risolto tutto ristabilendo i rapporti, siamo abbastanza grandi da riuscirci senza creare drammi di contorno. Certo, io e lui stavamo insieme ma per me conta comunque molto e mi sembrava sciocco non parlargli più. Sono contento che abbia un carattere che si riprende facilmente…
- Se è successo qualcosa è stato stanotte, immagino. Comunque è chiaro che sarebbe finita così. – I nostri toni rimangono entrambi molto rilassati.
- Davvero? – Non è un grande osservatore su certi aspetti, non come me… io faccio caso ai dettagli più insignificanti, è il mio lavoro…
- Dopo che io e lui ci siamo lasciati è sparito un po’ dalla circolazione evitandoci… e si è avvicinato molto a Linsday. –
- Bè, lei è una brava ragazza, sta bene con lui… - Non so se lo dica per circostanza o per darmi chissà quale messaggio ma non ci faccio molto caso, le mie attenzioni sono attirate dalla mia mano su cui non corrono le sue dita distratte ma bensì le sue labbra. Chissà se ha una vaga idea di che cosa mi sta facendo…
- E’ chiaro che si piacevano, ultimamente… - Cerco di trattenere dei piccoli sospiri di piacere mentre non stacco gli occhi dai suoi, se lui adora la mia voce io adoro i suoi occhi.
È uno scambio equo, tutto sommato…
Lui sorride con malizia e conclude:
- E’ uno che sa consolarsi molto bene! – E questo spero che non lo sappia per esperienza personale o che altro… comunque lascio perdere, i brividi che mi trasmette mi catturano completamente la coscienza, non riuscirei più a ragionare molto bene.
Finalmente ci si può lasciar andare.
Appoggio la tazza mezza vuota nel tavolo accanto a noi e portando la mano libera lateralmente sul suo collo, comincio ad accarezzarlo lieve trasmettendogli almeno una parte di quel che mi fa provare con le sue labbra, appena schiuse mi carezzano le dita, poi il dorso della mano ed infine il palmo. Si lascia sfuggire un lamento di piacere e finalmente capisco che ha una vaga idea di quello che mi sta facendo!
Rimaniamo perfettamente in noi stessi ma il desiderio sale molto e la stanchezza sembra comunque un lontano ricordo, come anche l’orribile giornata.
Quel che è ben presente è solo questo momento che possiamo goderci anche se pensavamo che forse non ce l’avremmo fatta.
Finalmente ci siamo. Siamo qua, insieme, già immersi l’uno nell’altro, senza più preoccupazioni per la testa.
Solo con il desiderio di stare insieme.
Solo questo.
Sostituendo la lingua alle labbra la sensazione di bruciore sulla pelle mi fa trattenere il fiato, non mi rendo conto di lui che afferrandomi l’accappatoio mi fa sedere sulle sue gambe, mi rendo conto solo che ad un certo punto mi abbandona la mano per occuparsi della mia bocca.
Fuoco che trasforma in liquido bollente tutto ciò che tocca. Uniamo subito con lentezza esasperante le nostre labbra mentre con desiderio le lingue si cercano subito creandosi un passaggio comodo. Giocano languidamente e con sensualità imitate dalle nostre mani che viaggiano sui nostri corpi. Lui sulla mia pelle nuda ancora umida e calda, io che cerco di arrivare a lui con un po’ più difficoltà visti i vestiti.
È bello poter dedicarci così l’uno all’altro senza preoccupazioni per la testa, pensieri, ansie ed angosce.
Così, con calma, avendoci e lasciandoci solamente andare.
È unico…
È cancellare tutto l’inferno accaduto oggi, è ritrovarsi e rinascere insieme.
Dopo questo bacio ci separiamo un attimo ansimanti e accesi, rimaniamo aggrappati l’uno all’altro in questa sorta di abbraccio e Don con un po’ di smarrimento nella voce, si rivela una volta di più nascondendo il viso nel mio collo:
- Ho avuto paura oggi. – Lo dice come se non ce la facesse più a tenerselo dentro. Poi aggiunge mentre i brividi mi percorrono per più motivi: - Perdonami. Avrei potuto evitare tutto… - Non so per quale arcano motivo lo pensa ma lo sapevo che era questo il suo ‘nodo’. Lo cingo con più dolcezza mentre un forte senso di protezione mi divora. Vorrei poter cancellare queste brutte giornate ma accadono e non possiamo fare altro che accettarle, viverle e andare avanti.
Arrivare a fine giornata con chi vorremmo arrivare, stare con quella persona e creare nuovi istanti meravigliosi che contrastino quelli negativi.
È tutto qua quello che si può fare:
- Non ho niente da perdonarti. Non avresti potuto fare nulla più di quello che hai fatto. Credimi. Va bene così. – Gli sfioro l’orecchio con le labbra e aggiungo: - Ti amo e quel che conta è riuscire a dirselo una volta di più. Affiderei ora e sempre la mia vita nelle tue mani, Don. Sempre. –
Rimane un istante stretto a me col viso ancora nascosto nel mio collo, trattiene il respiro. Poi finalmente lo alza e con gli occhi lucidi cerca le mie labbra, posandole sulle mie mormora:
- Ti amo, Mac. Grazie di essere tornato da me anche oggi. –
Conclude aprendo le labbra insieme alle mie e guidandomi in un secondo bacio che mi emoziona sconvolgendomi profondamente.
So che ha difficoltà a dirlo ma che allo stesso tempo detesta troppi giri di parole. So che se l’ha detto è solo perché non sapeva in che altro modo dirlo e perché non riusciva a trattenersi.
So che era così grande da non poterne fare a meno, da dirmelo allacciandosi a me e dandomi questo ritorno meraviglioso.
E come potrei non tornare?
Sono completamente perso.
Completamente tuo. “


A partire da domani, per i prossimi dieci giorni (non) cercate quei due (e lasciateli in pace) a Parigi!!