NON PIANGERE
CAPITOLO
I:
INSOLITO
INCONTRO
/Mimi/
È
un senso terribile quello che mi opprime e mi attanaglia dentro.
Non
solo non mi fa stare tranquilla ma mi fa proprio star male.
È
qualcosa di insopportabile.
Mi sento instabile, stanca, ansiosa e…
terribilmente depressa!
Da non
poterne più!
Rigiro il bastoncino colorato dentro il bicchiere
dell’acqua e menta e fisso il liquido verde insieme al
ghiaccio con assenza e noncuranza, come se in effetti fosse la cosa
più noiosa e priva di senso che esista, poi sbuffo.
È l’ennesimo mentre questo mio bel visino triste
sta appoggiato al palmo della mia mano ed il mio gomito al bancone di
questo bar d’aeroporto.
Che
stress… ora che sono qua che cosa dovrei fare?
Ho
detto ai miei che me ne sarei tornata qua per un po’ da sola
per decidere cosa fare della mia vita, ma ora che ci sono veramente
l’unica cosa che vorrei fare è togliermi da dentro
questi sentimenti che mi schiacciano togliendomi il respiro.
Vorrei
piangere ma forse l’ho fatto così tanto prima di
partire e decidermi ad andarmene definitivamente, che ormai non ho
più lacrime. Chissà.
Però
sono stanca di stare così, non mi piace… eppure
non posso farci nulla.
Non riesco a smettere di pensare a Michael e di
quanto sia stato idiota. Come ha potuto farmi quello? Se voleva
lasciarmi avrebbe dovuto farlo e basta senza tradirmi apposta per
spingermi a piantarlo io al suo posto. È stato solo un
immaturo codardo ed egoista.
Ho fatto tutto il possibile per salvare il mio
rapporto, ho provato a capire perché scappava
così, di cosa aveva paura… e quando ce
l’ho fatta e gli ho porto un'altra possibilità ed
il mio aiuto, lui non l’ha voluto. Ha detto che non era
pronto, che non poteva… che non sarebbe servito…
e così ho passato una settimana chiusa in camera a piangere
e dirmi che ormai era finita veramente e che era solo uno stronzo.
Me lo sono detta così tanto che alla
domanda di Davis di cosa avrei voluto fare oltre a piangere, gli ho
detto istintivamente andarmene via da là. Lontano. Ecco
perché sono venuta qua. Perché dopo piangere
è stata l’unica cosa che sono riuscita a pensare.
Il Giappone… sono stata così
bene qua da bambina, prima di andare in America coi miei genitori.
È qua che ho avuto i miei primi veri amici, che sono
cresciuta buttando via quel mio lato capriccioso e frignone e che ho
cominciato a scoprire il fiore che avevo dentro.
Ho voglia di vedere Palmon… magari mi
farebbe bene fare un viaggetto a Digiworld. Sospiro prendendo il mio
Digiwise in mano pensierosa e con aria comunque triste. Mi serve un
computer, ma ora come ora non so nemmeno dove sbattere la testa per
prima.
I miei
mi hanno dato tutti i soldi che mi sarebbero serviti per farcela da
sola qua finché non avrei voluto o deciso, fÁa
dovrei fare qualcosa, trovare un posto dove andare
momentaneamente… dovrei… oh, ma che cavolo vado
dicendo?
Non ho
mica voglia di fare tutte queste cose… non ho voglia di
nulla!
-
Mimi? – Una voce familiare ma un po’ più
adulta mi chiama alle spalle facendomi sussultare e girare, quando vedo
di chi si tratta rimango a dir poco stupita… ma guarda che
caso, non avrei mai immaginato che sarei finita proprio per rivedere
lui per primo. Avrei pensato a Sora…
- Izzi! – Mi alzo e per prima cosa lo
saluto con una stretta di mano formale e un bacio guancia a guancia. Ci
scambiamo anche un fugace sguardo a noi stessi, era veramente da molto
che non ci vedevamo… è cresciuto molto e si
è fatto un ragazzo degno di nota.
- Cosa ci fai qua? – Mi chiede senza
mezzi termini appoggiando ai piedi di uno sgabello alto come il mio la
sua borsa da viaggio.
- Sono tornata dall’America per stare un
po’ qua… - Dico cercando di mascherare il mio
reale umore e di sorridere. Non credo se la beva… credo
piuttosto che capisca che ho qualcosa che non va, suo malgrado si siede
e mi fa capire che non è molto cambiato… continua
a farsi prevalentemente i fatti suoi!
- Saranno contenti anche gli altri… - O
forse ha semplicemente molto tatto, chissà.
- E tu come mai sei in aeroporto? –
Chiedo sforzandomi di fare un po’ di conversazione. Lo
conoscevo meglio degli altri, Izzi, poiché eravamo in classe
insieme e siamo coetanei, però siamo sempre stati di mondi
molto diversi. Anche se a Digiworld ci siamo avvicinati incredibilmente
grazie all’aver vissuto la stessa forte e fantastica
esperienza.
- Sono
appena tornato da un piccolo viaggio dall’altra parte del
Giappone. – Ed ognuno si tiene i propri reali pensieri. Noto
che mi scruta con attenzione ma forse questa è solo una sua
mania. Si perde ad osservare le cose e le persone mentre nella sua
testa chissà quale giro mentale si fa. Tutto sommato non
è mai molto presente, proprio come me.
Sorrido
un po’ a questo pensiero e mi rendo conto che per la prima
volta ho deviato la mia attenzione da Michael…
- Cosa
c’è? – Mi chiede vedendomi prima
sorridere e poi sorprendermi.
- No,
nulla… pensavo che dopo tutto siamo un po’ simili
nel nostro perderci irrimediabilmente nelle nostre fantasie. Non
abbiamo quasi mai la testa sulle spalle. – Ma sorvolo
abilmente sul motivo della mia sorpresa. Michael non serve nominarlo.
/Izzi/
Ed ora
vorrei anche capire perché arrossisco distogliendo lo
sguardo da lei!
Ha
solo detto che siamo un po’ simili, tutto sommato. Non
è nulla di particolarmente imbarazzante.
Mi
distraggo bevendo un sorso della mia bevanda fredda, oggi fa molto
caldo, siamo agli inizi dell’estate.
Però che sorpresa, incontrare proprio
Mimi… non me lo sarei mai aspettato. Devo dire che non sono
mai stato un gran conversatore, al contrario suo. Un po’ mi
sono sollevato vedendo che era proprio lei… se era un altro
altrettanto poco loquace sarebbe stato faticoso. Però mi sto
ricredendo. Non parla tanto e vivacemente come un tempo, ergo le
è successo qualcosa.
È sotto tono e osservandola con
attenzione lo si capisce, torno a ricambiare il suo sguardo quando mi
chiede cosa faccio in questo periodo, così prendiamo a
conversare anche se non al massimo livello per un dialogo tra amici di
vecchia data. Nel mentre noto i particolari del suo aspetto:
è cresciuta parecchio, non è più una
bambina e devo dire che già da piccola era piuttosto bella
ma ora… ora ammetto perfino io che è incantevole.
Ho sempre avuto un piccolo debole per lei anche se
meno evidente rispetto a quello di Joe. Però
l’avevo e me ne sono reso conto solo dopo, quando tutta la
faccenda di Digiworld è finita e lei se ne è
andata coi suoi in America.
Che
tristezza che ho provato… ed ho capito che forse non era
vero che mi lasciava indifferente… però ero
piccolo e la mia testa troppo piena di nozioni matematiche e
scientifiche, così ho lasciato stare.
Ora che la rivedo così ben cresciuta,
faccio fatica a non arrossire ad ogni sillaba che le
rivolgo… e ad ogni sguardo che le lascio addosso!
Però è triste e quando le
chiedo cosa faccia lei, invece, si lascia sfuggire un sospiro ed un
malinconico:
-
Vorrei proprio saperlo… -
Mi
fermo un attimo inebetito a guardare quella sua luce così
spenta, era questo lo sguardo che aveva poco prima che arrivassi?
Così diversa dalla pura allegria che
aveva prima… persino i capricci e le urla isteriche che
faceva da piccola sono meglio di questo; però è
solo un momento in cui non oso dire nulla, poi si riprende subito
sorridendo, ma è un sorriso tirato, non sincero.
È solo costretto.
Probabilmente è depressa per qualche
motivo personale di cui non ha intenzione di parlare e probabilmente le
sono solo di troppo. Anzi, sicuramente.
Se è giù l’unica
cosa di cui non ha voglia è parlare forzatamente con
qualcuno, ecco perché bevendo in fretta fino
all’ultimo goccio il mio thè freddo, mi alzo dalla
sedia, prendo il mio bagaglio e le tendo la mano. Sorrido gentile,
spero non si accorga del mio imbarazzo e del mio dispiacere…
certo, dispiacere per cosa, poi?
- Io
vado, penso di averti disturbato abbastanza… - Inizio mentre
lei mi fissa stranita non capendo perché me ne vada
così in fretta.
- Ma
Izzi… vai di già? – E questa
sincerità mi ferma un istante. È lei ora la
dispiaciuta e non è forzata. Allora non è colpa
mia?
- Pensavo preferissi stare sola. Non mi sembri in
forma e quindi forse… - Ma mi interrompe subito alzandosi
anche lei e lasciando i soldi accanto ai miei per la sua acqua e menta,
prende la sua valigia e con aria un po’ più serena
dice:
- Non dire stupidaggini. Non è colpa
tua, ho avuto qualche problema laggiù, problemi da cui sono
scappata per trovare un po’ di aria fresca qua. Non mi
pianterai mica da sola, no? Sono una signorina e tu un cavaliere, non
puoi proprio venire a meno ai tuoi compiti! – E con questo mi
affianca infilando la mano sotto al mio braccio allacciandosi a me.
Questa
è la Mimi che mi sarei aspettato.
Trattenendo un attimo il respiro ed inebetito come
sono rimango a guardarla per capire quanto seria è e se non
si stia solo sforzando, mio malgrado non riesco a capirlo
poiché il punto in cui mi tocca comincia a bruciarmi ed il
mio cuore ad accelerare fastidiosamente. Che brutto
così… non sopporto quando succede!
Brutto?
O
forse è più appropriato dire bello?
-
D-dove sei diretta? – Chiedo quindi balbettando di nuovo
imbarazzato.
- Dove vai tu! Per il momento starò in
una pensioncina, poi mi occuperò del resto! – Per
un momento mi era venuto un colpo… pensavo intendesse
stabilirsi a casa mia!
Non sarebbe stato problematico per mia madre ma
solo per me, ovvio… penso proprio che questo batticuore non
sia normale!
Oddio, mi sento così strano…
non è praticamente spiegabile questo mio stato caotico; non
lo è però ce l’ho ed è
proprio colpa di Mimi!
Cavolo!