NON PIANGERE
CAPITOLO VI:
NUBI
/Mimi/
Soppeso
in un lungo istante l’idea di ignorarlo e non ascoltarlo con
quella di sentire cosa ha da dirmi e in un istante la sola idea di
sentire la sua voce rivolta a me mi stringe lo stomaco, vomiterei se
fossi sola.
È
qua che mi rendo conto di non esserlo, queste persone che mi circondano
e che sono qui per me, sono la mia ancora. Non starò davvero
così male, ce la farò ad ascoltarlo un ultima
volta, no?
E
poi non vorrei mai che facesse una piazzata esagerata. Sarebbe capace.
Sospiro
tremando fra me e me, cerco di trattenermi e far credere a tutti che va
bene, non sanno cosa è successo fra noi due e non voglio
pesare su di loro come accadeva quando ero piccola.
Stringo
i pugni e contraggo la mascella, poi mi faccio forza e mi alzo:
-
Scusatemi un attimo… continuate pure senza di me!
– Nella speranza che lo facciano davvero e che non ascoltino,
che non capiscano cosa mi è successo… che poi non
mi facciano domande. Vorrei solo non doverne più parlare per
il resto della mia vita ed invece sembra proprio che così
non possa essere.
Quando
arrivo davanti a lui faccio una fatica immensa a guardarlo negli occhi.
I suoi meravigliosi occhi azzurri che grazie a quei capelli biondi e
lunghi spiccano dando l’idea di un angelo.
Altro
che angelo…
Ci
appartiamo un altro po’, distolgo lo sguardo, fa troppo male
guardarlo così diretta.
Ha
un espressione molto seria e quando pronuncia il mio nome nel modo in
cui lo faceva quando litigavamo consapevoli che era una cosa da poco,
io lo interrompo subito brusca ma senza alzare la voce:
-
Cosa vuoi? Come mi hai trovata? –
Sento
i suoi occhi su di me, non si stacca dal mio viso… era
così caldo il suo sguardo, mi faceva sentire a
casa… ed ora sembrano tanti pugnali. Quanto feriscono queste
sue pupille penetranti.
-
Tua madre mi ha detto come fare per vederti, ho attraversato
letteralmente il mondo solo per parlarti… e volevo farlo di
persona. –
Stringo
le labbra, poi ribatto sempre senza guardarlo:
-
Sei venuto solo per parlare? Hai sprecato il tuo tempo, io non ho
più nulla da dirti. – Fredda e determinata.
-
Sono venuto anche per riportarti indietro. Da me. –
Ecco
che come una molla alzo lo sguardo su di lui e lo perforo come forse
farebbero gli aghi di Togemon.
-
Cosa? – Lo dico con voce bassa e penetrante. Forse ho capito
male. Due fessure nocciola sui suoi limpidi e sicuri azzurri.
Non
può davvero aver detto quello che ha detto. È
assurdo.
-
Ho riflettuto molto durante la nostra separazione e quando ho saputo
che ti trasferivi qua per un po’ ho capito cosa dovevo fare.
Riprenderti. – Fa una pausa in cui mi lascia assimilare la
botta, io shockata non so cosa dire sul momento, lo guardo
scandalizzata come se avessi un alieno davanti a me, una specie di
mostro che fa quanto di peggio potrebbe fare… tutto mi sarei
aspettata ma non questo. E il peggio deve ancora venire. – Ho
avuto paura del rapporto che stava crescendo sempre più, ma
quando sono rimasto davvero senza te ho capito che era peggio star da
solo. Non potevo lasciarti andare e buttare tutto così.
L’idea di stare concretamente senza te per tutto il resto
della mia vita, senza poter vederti nemmeno, mi stava facendo
impazzire. Ed ha vinto il mio amore per te. Quindi volevo dirtelo
guardandoti in faccia e riportarti in America con me. Tutta la nostra
vita ci aspetta, è ancora là per noi…
non è finito nulla. –
Il
suo lungo discorso sembra terminare eppure a me sembra manchi qualcosa
a tutte queste belle parole… manca ‘vuoi tornare
anche tu con me?’
Perché
non me lo chiede?
Perché
continua a dare per scontato che a me stia bene così?
Sarò
sempre d’accordo con lui per tutta la mia vita?
È
questo che pensa?
Lo
guardo trafficare con le sue borse e tira fuori un biglietto aereo.
Sono due.
-
Ecco, guarda, ho già preso il biglietto per te…
devi solo raccogliere tutto e venire… non ti posso lasciare
qua, Mimi. Noi ci amiamo, dobbiamo stare insieme… -
‘Noi
ci amiamo’, ‘dobbiamo stare
insieme’… mi sembra di essere in un incubo.
La
tremarella mi colpisce anche esternamente e a stento mi trattengo
ancora, la mia voce è sul filo del rasoio. Basta poco. Oh,
se basta poco.
Davvero
lui dice questo?
-
E di grazia… - Inizio sempre con voce bassa per la rabbia
che provo. Rabbia devastante e pericolosa. Rabbia e dolore. Sento un
peso nel petto che stride e strepita… è un peso
che si sta gonfiando sempre più. Dio, non ce la faccio
più… - … perché ora che lo
dici tu io dovrei ascoltarti? E quando te lo dicevo io
perché tu non mi ascoltavi? –
Ora
potrei ucciderlo con questi miei occhi e mi sembra di essere come
impossibilitata a distogliere lo sguardo dal suo. Come una calamita di
ira.
-
Perché è anche quello che pensi tu. Prima io
avevo troppa paura ma ora è diverso. Ho più paura
di perderti. –
-
Tu mi hai già persa. – è un mormorio
indistinto che esprime tutto il mio stato d’animo. Se gli
bastava le cose sarebbero finite anche bene tutto sommato. Ma lui
è un idiota.
-
Cosa? –
Io
urlo.
-
TU MI HAI Già PERSA! –
-
MA DAMMI ALMENO UN'ALTRA POSSIBILITA’! –
Io
te l’ho data un'altra possibilità ma tu non
l’hai voluta, mi hai calpestato in tutti i modi, ora basta.
Adesso
veramente basta.
Quindi
esplodo e questa volta fino alla fine.
-
E dove lo metti il rispetto per me? Conto così poco? Non sai
ascoltare? Gli altri ti devono ascoltare ma tu non ascolti loro! La
smetti di essere così concentrato su te stesso? Chi ti credi
di essere!? Ascolta il volere degli altri, cresci, prendi coscienza che
non tutto va come vuoi tu. Mi hai perso. Basta. Fattene una ragione.
Smettila con questo egoistico egocentrismo. Io non sono una bambola! -
Poi
mi volto lasciandolo lì a fissarmi mentre mi dirigo dai miei
amici che ammutoliti ci hanno osservato increduli. Ho alzato la
voce… Mimi non ha mai problemi, è sempre allegra
e spensierata… penseranno questo.
Però
non me ne frega, ora… loro si alzano in piedi verso di noi
ed io davanti a loro a capo chino nascondo il mio viso, sento i capelli
che mi ricadono intorno coprendomi. Sono ancora livida di rabbia ma
più che altro ora è dolore. Dolore atroce.
Perché
deve torturarmi così?
Perché
non può solo lasciarmi andare?
Ha
rovinato tutto e continua a farlo… non sarà
più come prima e la colpa è solo sua.
Stringo
i pugni e tremo ancora vistosamente, do le spalle a Michael e per un
attimo il mondo intorno a me si annulla. Non sento nulla, solo i
battiti sempre più forti del mio cuore, forse ora
esploderà. Mi sembra come di impazzire.
Si
può sopportare davvero tutto questo?
Come
si fa a sopravvivere ad un dolore simile?
Un
dolore che non ha locazione precisa perché non è
fisico ma solo interiore?
Come
si cura?
Volevo
solo dimenticare…
Però
la sua voce mi raggiunge ancora ed in mezzo al silenzio quasi mortale
che mi si è fatto intorno, lo sento chiaramente dietro di
me.
-
Mimi, ascolta… - Tenta ancora implorante, io non lo lascio
finire e definitiva come lo scoccare della mezzanotte, concludo
lapidaria:
-
Vattene. – Senza più la forza nemmeno di urlare.
La voce è un filo, credo che se parlo ancora scoppio a
piangere.
Non
voglio piangere, rovinerei tutto. Ho imparato a controllarmi e a non
frignare per ogni cosa… certo, sono sempre molto estroversa
però capisco che non devo sempre piangere. Ero diventata
forte, avevo mostrato loro una Mimi cambiata, più in
gamba… ed ora voglio solo gridare e piangere!
No.
E
come lui mi tocca un braccio per girarmi io faccio per dargli uno
schiaffo impulsivamente, ma è una folata di vento che si
frappone fra noi.
Metto
a fuoco una volta che sono rivolta verso Michael col braccio alzato e
la figura distinta e composta di Izzi è davanti a me. Gli
afferra il polso e stacca la mano dal mio braccio. Io guardo la sua
schiena dritta, dopodichè la sua voce calma e fredda, con
una gentilezza senza pari, si leva:
-
Devo gentilmente chiederti di lasciarla in pace ed allontanarti da
questo posto, Michael. -
Per
un istante mi rendo conto di nuovo del mondo circostante… il
giardino pieno di verde, l’aria piacevole che soffia, il sole
che scalda, i miei amici intorno a noi che mi si stringono apprensivi e
pronti e… e proprio vicino a me Tai ed i suoi pugni stretti.
Se lui reagisce cosa succede, poi?
Però
è di nuovo Izzi che ripiglia del tutto la mia attenzione,
come fosse la cosa principale in questo momento. Sorpresa, senza ombra
di dubbio.
In
tutto quel che mi si agita dentro riesco anche a sorprendermi
perché è stato lui a mettersi in mezzo e non Tai
o Matt… o anche Sora, magari.
Poi
Michael risponde deciso e pieno di sé, altero:
-
Voi non c’entrate, andatevene e lasciateci parlare ancora.
Mimi è scossa e arrabbiata ma a mente fredda sarà
d’accordo con me come è sempre stato. Non sa bene
quel che fa rompendo così a questo punto la nostra
relazione… perché noi ci amiamo e lo
rimpiangerà. –
Non
è possibile che pensi davvero questo di me. Non si rende
conto di calpestarmi?
Mi
da per scontata, da per scontato che io sarò sempre
d’accordo con lui, che ci sarò sempre ad ogni
costo… è per questo però che non
può funzionare, non sono la sua bambolina.
Fa
male però… è così che lui
mi ha sempre considerato?
È
tutto qua?
Qualcuno
che l’asseconda sempre?
Non
ce la faccio più, che qualcuno faccia qualcosa,
davvero… fermatelo, cancellatelo, mandatelo via…
non posso più sentire la sua voce. Non posso.
Voglio
piangere.
Però
queste sono considerazioni che ho in un lasso di tempo troppo
breve… non può essere che lui abbia sentito e mi
abbia accontentata. Non può.
Eppure
Izzi inavvertitamente ed inaspettatamente, contro tutte le previsioni
logiche di questo mondo, reagisce al posto di Tai e di chiunque altro,
persino di me, e veloce come un lampo lo colpisce con un pugno.
Esattamente.
Lo
colpisce con un pugno in pieno viso.
Oh
mio Dio…
-
Mimi ha un cervello per pensare e
decidere e tu la devi rispettare, se così non ti va bene
peggio per te perché non hai altra scelta che piegarti al
suo volere! -
È
ora, solo ora, che le lacrime mi scendono mentre incapace di
distogliere lo sguardo sconvolto da Izzi, mi sembra di aver trovato
veramente la persona che cercavo. Quella capace di dire la cosa giusta
al momento giusto.
La
chiave.
Quello
che avrei voluto con tutto me stessa che Michael capisse da solo.
Essere considerata così come mi considera Izzi.
Piango,
la libertà di questo momento e di questo mio sentimento
troppo grande, è così forte che non riesco a
trattenere le mie lacrime.
Grazie,
Izzi…
E
le braccia calde e protettive di Sora mi cingono all’istante
mentre io mi abbandono aggrappandomi a lei ed al suo abbraccio dolce e
sicuro. “
/Izzi/
“La
prima cosa concreta che sento sono le braccia di Matt e Joe che mi
trattengono allontanandomi da Michael.
La
prima cosa che vedo, invece, è la faccia di questo idiota
che mi guarda inebetito e shockato mentre si tiene la guancia colpita.
La
prima cosa che provo è ira e liberazione insieme. Appena ho
capito che era colpa sua se Mimi stava male, ho subito cominciato a
sentire un prurito insolito alle mani.
Ora
non lo sento più.
Va
meglio.
Va
sicuramente meglio.
Anche
se andrà meglio quando se ne sarà andato.
Non
posso crederci che pensi quelle cose, che veda Mimi a quel
modo… se solo si rendesse conto della fortuna che aveva ad
averla. Perché non ci arriva?
Perché
l’egoismo riesce a regnare in certe persone?
Sono
esseri umani, ma non ci arriva proprio?
Non
ci arriva che la persona che ama la deve trattare coi guanti di velluto?
È
la cosa più preziosa che ha e se lei gli chiedesse di
ammazzarsi, lui dovrebbe essere disposto anche a quello.
Dovrebbe
solo darsi giù per come la sta facendo soffrire.
Dannazione.
Sento
i suoi singhiozzi.
Sta
piangendo.
Mimi
sta piangendo.
Per
colpa sua, per colpa di questo inetto insensibile ignorante.
Se
solo avesse più cervello e più
sentimento…
Come
ha potuto sprecare l’opportunità che ha avuto con
lei?
Ed
io che avrei dato non so cosa per essere al suo posto… che
ci ho impiegato un sacco e digerire la sua lontananza perché
mi piaceva incredibilmente.
Io,
cosa dovrei dire ora che la sta trattando in questo modo?
Ora
che so perché non ho potuto averla?
Sono
ancora un fiume di rabbia fuori di me, non mi era mai capitato di
uscire così di testa ed agire con la forza, mai, giuro. Sono
sconvolto da solo ma non sono proprio riuscito a farne a meno.
Se
osa toccarla ancora penso di esplodere di nuovo.
Però
è la voce fredda e glaciale di Matt a provare a mettere la
parola fine.
Ci
prova.
Lo
prepara…
-
Vattene, Michael… prima che si scateni anche Tai. –
E
mentre lo dice giro lo sguardo su Tai poco distante che fremente di
rabbia sta stringendo i suoi pugni. Quell’espressione
è quella di quando non promette nulla di buono.
Lascialo
fare… per un istante lo penso davvero.
Lascialo
fare…
È
un attimo di silenzio quello che cala. Se le parole di Matt potessero
trasformarsi in lame, sarebbero così taglienti da averlo
fatto fuori all’istante.
Però
forse è solo un idiota integrale, quello che abbiamo
davanti, perché non reagisce e non fa cenno di andarsene.
Davvero
non è capace di accettare i rifiuti e le sconfitte?
Non
capisce quando è finita?
Nonostante
tutto, no?
La
figura decisa ed in questo momento addirittura imponente di Tai, si
frappone fra noi e Michael.
Gli
va davanti e per un istante tutti pensiamo che sia finita.
Finita
nel senso che si può intendere quando è Tai a
prendere in mano la situazione.
Non
lo fermerò mai e penso che nemmeno Matt, dopo tutto, lo
farebbe. Nemmeno TK o Joe.
Nessuno
lo fermerebbe se continuasse quanto iniziato da me.
Però
lo guarda e posso solo immaginare la sua espressione. Poi la sua voce
pronuncia le ultime parole.
Veramente
la fine.
-
Vai prima che finisca male! –
Ed
è davvero difficile trattenersi, vero Tai?
Lo
è per te che tieni a Mimi come ad un amica, figurati per me
che tengo a Mimi come alla persona di cui mi sto innamorando.
C’è
un respiro trattenuto da parte di tutti, perfino il pianto di Mimi si
sospende attendendo il verdetto finale.
Sono
momenti veramente molto brevi, sostanzialmente, però
sembrano eterni.
È
così che Michael, finalmente, si gira e senza dire una sola
mezza parola, nulla di nulla, se ne va lasciandoci.
Lasciandola.
E
i respiri tornano a levarsi insieme all’aria che ci circonda
e soffia leggera.
È
finita.
Matt
e Joe mi lasciano ancora increduli di aver fermato me e non Tai,
increduli per tutto quello che è successo e quello che si
è capito.
Cosa
rimane, infine?
Ci
giriamo verso Mimi fra le braccia di Sora, si scuote piangendo senza
vergognarsi o cercare di trattenersi.
Eppure
la invidio… ha questa capacità di tirare fuori i
suoi sentimenti che è fuori dal comune, per uno come me.
La
invidio ed invidio Sora che la può stringere così
tranquillamente.
Invidio
Michael che l’ha stretta così tanto.
E
mi dispiace.
Mi
dispiace che stia così male, perché si sente
quanto sta male.
È
finita, no?
Però
è dura, vero?
Mi
dispiace… perché vorrei solo poter prenderti io
fra le braccia e dirti ‘non piangere, ci sono io con
te’.
Ma
non riuscirò mai a farlo, quindi rimango qua con gli altri,
stretti intorno a lei a sostenerla silenziosamente e ad ascoltare il
suo pianto.
Ora
le sue nubi se ne andranno, vero?
Mimi,
voglio vedere di nuovo il tuo cielo…
Non
piangere più, non per lui… nessuno merita le tue
lacrime se sa di farti piangere. E lui lo sa.
Sospiro
pesantemente nel silenzio di tutti noi che dice più di mille
parole.
Da
ora si deve ricominciare.”