Puro Amore

CAPITOLO VII:

INEVITABILE DISPERAZIONE

/ Puro Amore – Zucchero /

Quando le prese il polso per fermarla, sentì la freddezza della sua pelle e la sottigliezza fragile che alla sua stretta parve quasi spezzarsi. Quel piccolo contatto gli riaccese tutte le motivazioni per cui voleva fare sesso con lei.
Si, perché si trattava ancora di questo, no?
Fu lì che lei si costrinse a girarsi, guardarlo dritta negli occhi e affrontarlo.
Costretta poiché in realtà era proprio quello che fino a quel momento aveva cercato di evitare.
Un confronto.
- Che cazzo hai? – Le chiese Syd a bruciapelo con ancora la sigaretta fra le labbra, la sua voce roca uscì un po’ impastata grazie alle labbra semi chiuse. Il suo aspetto non era dei migliori ma ormai la rossa v’era abituata.
Ciò a cui non era abituata era agire contro la sua volontà.
Non voleva parlarci, erano giorni che lo evitava ed aveva i suoi motivi. Possibile che lui non ci arrivasse da solo?
Sospirò stringendo infastidita le labbra sottili. Probabilmente non c’era scelta.
Probabilmente a volte non si può evitare di ferirsi a vicenda.
Semplicemente.
Così strattonò con grazia e fermezza il proprio polso e drizzandosi davanti a lui si rassegnò subito a dirglielo.
- Forse che sei così malmesso da non capire quando qualcuno non vuole vederti? –
No, non era questo che voleva evitare di dirgli e la verità era che non sapeva nemmeno perché di preciso non voleva dirglielo.
In fondo era una decisione radicale, era decisamente impossibile tacerglielo.
Syd guardò torvo Sylvie cominciando subito ad innervosirsi. Tutte quelle parole ricercate gli facevano venire mal di testa e soprattutto non capiva nulla… lo stava sottilmente insultando?
Si tirò via la sigaretta dalle labbra prendendola fra l’indice ed il pollice e lasciando cadere la mano lungo il fianco con fare piuttosto nervoso, rispose con un ringhio:
- Parla chiaro. –
Lei cominciò così a torcersi le mani e mentre i propri occhi azzurri cercavano quel velo di ghiaccio che le avrebbe impedito di ferirsi, quelli blu dell’altro le si puntavano addosso assottigliati e penetranti.
- Syd, non voglio più vederti. È abbastanza semplice così o vuoi un disegno illustrativo? –
Sentire la verità che tanto si cerca e si agogna, però, a volte può essere decisamente peggio dell’ignoranza.
A volte.
Però inevitabile anch’essa, decisamente.
Ci impiegò un attimo il giovane dai capelli neri la cui cresta era abbassata sul capo e sulla fronte.
Ci impiegò un bel po’, effettivamente, a capire a fondo il significato di quelle parole.
Cominciarono a pulsargli le orecchie, ecco quale fu la prima sensazione. Pulsazione e bruciore. In un nano secondo quella sensazione insopportabile si espanse in tutto il resto del corpo mentre l’idea di stare per esplodere mentre quel bollore interiore si ingigantiva, era sempre più vicina.
Poi riuscì a parlare, sempre con la sua voce cavernosa, non dopo aver aspirato a fondo un tiro dalla sigaretta riducendola fino al filtro. Non la spense, la tenne ancora fra le dita ma se ne dimenticò subito.
- Perché? –
Alla fin fine fu tutto quello che gli venne da dire mentre la consapevolezza di star provando ancora cose che non aveva mai provato in vita sua, si faceva strada. Consapevolezza di essere umano e non indifferente a tutto, persino al proprio futuro.
Ora voleva e voleva molte cose mentre provava.
Voleva che il suo futuro fosse accanto a Sylvie, voleva fare di nuovo sesso (o l’amore?) con lei, voleva sentirla in ogni modo.
La voleva.
Proprio come gli era capitato di volere la droga, ma diversamente. Non si trattava di bisogno fisico era un bisogno completamente mentale e interiore, la cosa peggiore da sopportare.
Ecco quindi che la sua mentalità autolesiva e priva di volontà per il futuro si distrusse in un istante, quando lei lo lasciò.
Sylvie sospirò ancora una volta, non le piaceva dire quelle cose anche se le aveva ponderate a lungo. Non le piaceva fare quella parte, non le piaceva dover spiegarsi… non le piaceva vederlo così… non le piaceva lasciarlo.
Decisamente la cosa più terribile fra il lasciare e l’essere lasciati è proprio il primo caso, se ovviamente hai provato sentimenti.
Eppure per lei non era solo questo.
Per lei era duro perché in realtà provava ancora, anche se erano cose reputate sbagliate, cose che cercava di rifiutare e buttare fuori dalla sua vita, cose che non le avrebbero mai fatto bene.
Cose che con un ragionamento approfondito si capiva di non poter volere per vivere in un certo modo.
- Ci facciamo solo del male, Syd. Non arriveremo da nessuna parte. Io voglio stare bene… -
Sincerità maledetta.
Sincerità odiata.
Sincerità disprezzata.
Dolore infame.
Decisamente sentirsi rivolgere certe parole e aprire delle ferite mai ricevute grazie al vuoto perenne sempre avuto, non era facile.
Decisamente poteva anche essere pericoloso o semplicemente devastante.
Ecco perché mentre l’ira cominciò a divorarlo all’istante, ira non ben definita per il caos interiore a cui era soggetto, le si rivoltò contro con aggressività mai utilizzata per motivo alcuno.
Il non vivente cominciò improvvisamente a vivere in modo totale e improvviso e solo grazie al dolore.
- Sai qual è il tuo fottutissimo problema del cazzo? Che non sai cos’è l’amore eppure è quello che cerchi. Cerchi qualcosa che non sai. Mi lasci perché non c’è amore fra noi ma non sai cos’è l’amore e quindi non sai se quello che c’è fra noi lo è o no! –
Di primo impatto Sylvie rimase senza parole, sarebbe stato un ragionamento su cui riflettere con calma e freddezza ma sul momento si trovò con il sangue pompato velocemente e un agitazione sempre crescente davanti a quella dimostrazione inaspettata.
Sconvolgente.
Vedere Syd così era senz’altro sconvolgente e prima che lei potesse rispondere e quindi ragionare, lui riprese impetuoso avvicinandosi istintivamente a lei, sovrastandola in altezza e gesticolando infuriato per non colpirla e prenderla a sberle come avrebbe voluto fare.
Per lei si stava addirittura trattenendo davanti a qualcosa che aveva atteso da una vita.
Sentimenti passionali e potenti.
Quella sicuramente era la prima volta in vita sua che provava della rabbia.
Rabbia pura.
- E come diavolo puoi capirlo se non parliamo? Quello che non capisci, che non mi dici, che tieni dentro cosa pensi che sia? Da cosa credi che stai scappando, ora? Solo amore. È sangue e cuore ciò che è nato da noi, puro amore! Non c’è niente da capire, Sylvie! Non c’è un cazzo di nient’altro! È questo troppo sentimento che ti appanna e non mi vedi, non mi credi, non capisci… non l’hai mai provato e pensi che sia sbagliato e scappi! Ma è solo amore, porca troia! Non c’è niente da capire, non c’è! –
Pietra.
Sylvie era solo pietra incapace di reagire e pensare e parlare… perfino respirare. Incapace di tutto se non di ascoltarlo e impietrirsi innanzi a lui e a quella scenata impensata. Incapace di rispondergli d’impulso allo stesso modo, incapace di non sentirsi in quel modo terribile.
Provava, eccome se provava… ma erano sentimenti ed emozioni così forti e devastanti che… come si poteva voler provarle ancora nella propria vita?
Come si poteva non voler scappare da esse?
Come?
Fuoco.
Syd invece era fuoco puro, fuoco d’esplosione, fuoco nato da una tanica di benzina, fuoco bruciante che una volta acceso era incapace di spegnersi, di capire, di ragionare, di realizzare ciò che aveva detto. E cioè che era amore ciò che provava.
Era solo puro e semplice amore ciò che gli aveva cambiato così drasticamente la vita e che ora lo faceva infuriare per la sua possibile perdita.
Che ora lo faceva star male.
Così totalmente male.
Ma lei non rispose e non fece alcuna espressione e paragonando la sensazione di quel momento ad un rumore, sicuramente sarebbe stato quello di un vaso rotto. Un vaso finito a terra in mille pezzi.
Inevitabile disperazione.
Ecco perché senza attendere oltre, cominciando a capire il profondo significato di quanto appena accaduto, semplicemente se ne andò via, lontano da lei, lasciandola inebetita ed impietrita a meditare su quell’insolito ed inatteso scoppio bruciante.
Uno scoppio che però l’aveva scaldata.
Provare interesse per la vita, talvolta poteva sembrare più facile di quel che sembrasse.
Bastava lasciarsi andare ai sentimenti.
Loro sono lì per tutti, esistono in ogni creatura vivente e a volte solo riposano sotto strati di ghiaccio ma la chiave per tirarli fuori è sempre in noi. È una chiave che si infila in qualche toppa da ricercare con cura ma una volta trovata è fatta.
Ecco perché poi il difficile diventa accettarli e lasciarsi andare e non certo il trovarli.

“Passare tutta una vita ad agognare qualcosa che poi ti arriva sparata come un treno di merda che ti investe e ti annega.
Ecco cosa ho cercato.
Solo dolore e sofferenza.
Uno schifo del cazzo che non voglio.
Non voglio assolutamente.
Non me ne faccio niente.
Era meglio quando vivevo passivamente cercando emozioni in ogni modo possibile, senza successo.
Ho fatto di tutto senza coscienza, senza provare nulla, sperando invece di provare ma non è mai accaduto.
Ora invece si, ora invece è arrivato e solo per farmi vomitare da tanto che fa cagare.
Non è questo che volevo. O si? Era questo?
È per questo che ho preso questa strada arrivando addirittura ad auto distruggermi?
Era solo questo, si?
Bè, allora che merda.
Non mi piace, non me ne faccio nulla.
La prospettiva di questo futuro è quanto di più inutile esista.
Quindi così no.
Così non vivo.
Ora che so per cosa si vive, cosa rappresenta il futuro degli uomini, non mi trattiene nulla.
Solo disperazione.
Inevitabile disperazione.
Sofferenza, dolore.
No, non per me, nessuno se lo merita e gli uomini sono solo dei folli a convivere con questo schifo.
Non c’è assolutamente motivo per stare così.
Se poi buttandomi giù tutto questo finirà allora va bene.
È tutto ciò a cui riesco a pensare.
Prima non mi stava bene stare vuoto ed ora che sono pieno, pieno di questo amore dilaniante che mi fa solo soffrire… bè, è peggio, non ne voglio sapere.
Se sentimenti significa amore e amore significa disperazione, allora lo regalo a chi è masochista.
Io ho già dato e non è questo che voglio.
Non ho cercato tanto nella merda per avere questo.
L’altezza da cui voleva buttarsi Sylvie quel giorno è questa. Un altezza notevole.
Ecco dunque quello che ha sentito mentre aspettava un miracolo, prima che io arrivassi. Mentre il vento l’avvolgeva raggelando ogni senso.
Ecco cosa, dunque.
Nebbia e dolore totali.
No, non credo.
Lei cercava qualcosa, le sarebbe andato bene anche quello. Non è venuta al di qua della balaustra per buttarsi veramente giù ma solo per vedere se ci sarebbe riuscita. Non si sarebbe mai buttata.
Io ora sono di qua per un altro motivo.
Perché ho trovato quel qualcosa e ne sono pieno, ma così pieno che nemmeno riesco a respirare e ragionare.
Che nemmeno una minima prospettiva o speranza può farmi esitare.
E come vorrei.
Ma non esiste.
Non c’è.
Sto qua sommerso in questo mare di merda di cui voglio liberarmi ed è proprio quello che farò.
Perché tutto è meglio di questo.
Tutto.
Persino quel marciapiede là sotto.
Sai però Sylvie… spero che ami dopo di noi.
Spero che ami, ma veramente. Spero ti ami un po’ di più. Spero che ami anche per me.
Spero soltanto che vada meglio per te e che impari a non scappare più.
Nemmeno io lo farò.
Dopo di questo non sarà più possibile, questo è il mio modo per fermarmi. Tu trovane un altro, trova il modo di amare ancora, dopo di noi.
Senza paura, con tutte le unghie, con tutta te stessa… al punto da volerti uccidere se qualcuno ti strappa quell’amore.
Guardo in basso da quest’altezza. Non si vede bene giù e la ringhiera a cui mi tengo è così fredda che non mi fa quasi più sentire le mani.
Non vedo l’ora di non provare più niente.
Sylvie, di te odio l’amore che forse tu sai cos’è… “

Però da sempre, la cosa peggiore che non si può sopportare è proprio l’amore.
Quand’esso viene spezzato.