PURO AMORE
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CAPITOLO VIII:

LUCE

/ Lux Aeterna – Clint Mansell & Kronos Quartet /

Non sapeva proprio perché si era messa a seguirlo.
Forse per la rabbia che le aveva provocato sentendosi rivolgere quelle parole così forti e definitive.
Syd era stato così sicuro che quello che li legasse fosse amore da gridarlo e fare qualcosa che mai in tutta la sua vita, probabilmente, si era degnato di fare.
Aveva parlato per spiegargli cosa pensava, aveva ammesso di provare sentimenti, l'aveva anche insultata per farle capire quanto veramente pensasse quello che diceva.
Così una volta che lui se ne era andato, lei era rimasta lì un secondo a guardare la sua schiena allontanarsi infuriato, aveva riflettuto sconvolgendosi di ciò che solo con lui riusciva tuttavia a provare, sulle sue parole, su quella sicurezza disarmante riguardo l'amore; poi aveva stretto le labbra contrariata.
Contrariata non rispetto a ciò che aveva detto ma solo per il modo in cui l'aveva lasciata.
Come poteva permettersi di fare una cosa del genere?
Come poteva lasciarla così veramente?
Si era fatta una raffica di domande che le aveva dato fastidio e poi l'aveva seguito.
L'aveva solo seguito giungendo ai piedi del loro palazzo e con uno strano istinto inspiegabile aveva guardato in alto.
Eccola poi lì.
Lì sbigottita a guardare una figura indistinta posizionata al di qua del cornicione del terrazzo sul tetto.
Sbigottita e per un lungo attimo senza parole, senza capire cosa potesse provare.
Aveva cercato di mandarlo via in preda al caos, sicura che non era amore, che non era nulla di utile, di buono, quel che li legava, ma poi si era sentita gridare in faccia che era amore e vita ed era stata abbandonata lei stessa.
Come interpretare quel gesto?
Come?
L'aveva seguito per chiarire una volta per tutte senza sapere bene con certezza cosa avrebbe potuto dire una volta davanti a lui.
L'aveva fatto sconvolgendosi in primis per quel suo gesto insolito ed ora era là a guardare in alto e vedere quel che mesi prima aveva tentato di fare lei stessa.
Come uno specchio.
Vuole buttarsi...”
Pensò unicamente questo mentre la sagoma magra di Syd le si visualizzava meglio nella mente.
Accadde quindi.
Senza accorgersene lasciò la bocca aperta ed il viso liberi di fare un espressione.
Un espressione.
Mentre si trovò impegnata ad ascoltare il suo cuore andare sempre più velocemente e i propri arti tremare in modo inspiegabile.
Tremare per cosa?
Syd voleva farla finita perchè lei non aveva voluto ammettere la dipendenza per lui ed il suo amore, lei che era colei che gli aveva restituito la vita.
Lei.
Tutto ciò per cui avrebbe ammesso di essere un uomo.
Lei gli aveva dato del puro e semplice amore, glielo aveva fatto provare ed ora, al momento di trovarsi di nuovo senza, non aveva resistito.
In un istante le fioccò nella mente una cascata di ragioni per cui Syd dopo il loro litigio volesse farla finita ed improvvisamente ebbe paura.
Paura di vederlo arrivare verso di lei.
Paura di volerlo morire.
Paura di non riuscire a chiarire le parole che si erano detti.
Paura di non riuscire più ad ammettere i propri sentimenti per lui.
Paura di non poter più dirgli per la prima volta che era vero.
Che amava.
Che era proprio così.
Paura che lui morisse lasciandola sola.
Paura di non poter più provare cose simili se lui non ci sarebbe più stato.
Paura di non riuscire più ad abbracciarlo.
Paura.
Ed in un istante mentre del fumo nero strisciante cominciava figurativamente ad entrarle dentro avvolgendole l'anima, facendola tremare per il freddo istantaneo che provò, satrinse i pugni cercando di chiudere l'ingresso a quel fumo nero e rimanere ferma nella sua posizione.
Cercò con tutte le sue forze e vedendo che quell'oscurità continuava a crescere divorandola, allora con uno scatto si trovò semplicemente a correre.
Correre come una ballerina classica non avrebbe mai fatto.
Correre su per le scale cercando di andare più veloce del fumo che ancora le faceva informicare le giunture, la pelle, le ossa, gli organi.
Se il buio sarebbe arrivato al suo cuore non sarebbe riuscita più a vivere.
Mai più.
L'amore, quel puro disperato unico ed universale amore non l'avrebbe più illuminata.
Mai più.
E allroa correre.
Correre più veloce del pensiero.
Più veloce della paura.
Più veloce di ogni istinto represso, liberando tutto ciò che non aveva mai osato liberare, abbandonandosi semplicemente ai sentimenti, alle emozioni, ammettendo che ne provava.
Più veloce di quanto non avesse mai eseguito i propri giri durante un esibizione di ballo.
Più veloce di quanto non riuscisse a pensare e realizzare.
Quando arrivò in cima all'edificiò un conato di vomito le contrasse lo stomaco facendole vomitare quel che ancora non era riuscita a mangiare. Sentendo la propria gola bruciare e lo stomaco chiudersi in una morsa serrata insieme alle cellule della propria pelle che la pizzicarono, appena fuori dalla porta, sulla terrazza del tetto, rigurgitò per lo sforzo inumano, qualcosa che lei non si sarebbe mai potuta permettere in quelle condizioni, e con i polmoni che gridavano pietà dentro di lei, strinse ancora una volta i pugni conficcandosi le unghie nei palmi.
Capisci ciò che hai solo quando lo stai perdendo. Dio, quanto è sciocco l'uomo... ed io ne faccio parte.
Non sono nemmeno degna della pietà di qualcuno.
Ma Ti prego... se esisTi aiutami, solo questa volta... e te lo chiedo perché se lui si butta, lo faccio anche io. Perché così abbiamo deciso di fare quando ci siamo detti di camminare insieme per aiutarci a vicenda.
Se lui molla, mollo anche io.
Perdonami se sono una vigliacca... mi prenderò io cura di te, Syd.”
Rendendosi profondamente conto del significato dei suoi pensieri, con l'ansia crescente si rialzò pulendosi di sfuggita la bocca con la manica e con la consapevolezza che ormai era follia riuscire a rimanere in sé, chiedendo di perdersi pur di toccarlo, arrivò con le ultime forze fino al cornicione dove la sua figura di spalle stava mollando anche l'ultima presa.
Ed ecco.
Come una musica che cresceva d'intensità facendo comprendere lontanamente i loro reali stati d'animo, Sylvie gridò sporgendosi sulla sbarra di metallo e aggrappandosi a lui con entrambe le braccia, sbilanciandosi incauta e stringendolo con disperazione, gridò scomponendosi ed esponendosi come mai dalla nascita aveva saputo fare.
Sentendosi viva per la prima volta in vita sua.
Sentendosi felice.
Stando bene, veramente bene.
- Ti amo. Continuiamo insieme. -
L'aveva capito, l'aveva detto, provava sentimenti, l'aveva urlato, l'aveva raggiunto, l'aveva stretto e aveva buttato via la vecchia Sylvie impaurita di vivere e di provare, incapace di esistere.
Infine esistere.
Esistere con l'unica persona che era stata capace di capirti, con cui si aveva percorso un cammino diverso, con cui ci si aveva provato... oh, eccome se ci si aveva provato. Ci si aveva provato insieme a vivere.
Trovarsi lì in quel punto dell'universo e rendersi conto di esistere ed essere completi e felici, finalmente, perchè si aveva trovato la chiave di ogni cosa.
La chiave di ogni cosa.
I sentimenti umani.
L'amore.
La prima cosa che vide Syd quando si voltò sentendo la sua voce, furono i suoi capelli rossi che liberi volavano con quel forte vento fresco.
Insieme ad essi anche le catene si liberavano nell'aria lasciandoli in pace.
Poi subito le braccia sottili ma piene di vita e di calore. Le braccia della ragazza che avvolgendolo si sbilanciava facendogli mollare la presa, ma non per la sorpresa o perché non aveva retto il loro peso.
Bensì perché lì, in quel momento, ciò che era più importante di ogni altra cosa al mondo era stato abbracciarla a sua volta.
Quando cinse la sua schiena magra non sentì carne e ossa, sentì la cosa più preziosa della sua lurida vita che decideva di arrendersi all'amore che finalmente erano riusciti a provare.
E mentre l'aria cominciò ad avvolgerli ed i loro corpi combaciarono l'uno contro l'altro in maniera totale, nel loro abbraccio sorprendente, pieno, vivo e colmo di gioia strinsero gli occhi per non dimenticare quell'unico attimo di eterno amore e incontaminato, quel puro senso di benessere.
Tutto ciò che contava l'avevano lì, fra le loro braccia.
- Ti amo e non ti mollo. -
Fu solo questa la risposta di Syd pronunciata con una inclinazione così luminosa da permettere ad entrambi di sentire sulla pelle, per la prima volta, il sole oltre che al vento.
E mentre i due corpi allacciati precipitavano giù dall'alto palazzo, le loro labbra piegate in un dolcissimo sorriso si posarono l'una sull'altra in un ultimo bacio che li riempì ulteriormente.
Andare incontro alla morte con sincera felicità per l'amore che finalmente si ha trovato, è sempre ciò a cui l'uomo agogna fino alla fine.
Se arrivi a quello stadio non conta cosa sta succedendo, che stai morendo e fra poco la tua vita terrena avrà fine, conta quanto grande è quel che provi e se è talmente grande da riempire ogni centimetro che ti compone, fino a scacciare pensieri e paure.
Un amore tale che ti fa pensare che sei con lui o con lei ed allora tutto andrà bene.
Tutto si superà.
Tutto andrà ma quel che conta realmente ce l'hai e sorridi.
Sorridi mentre la luce vince le tenebre nonostante la morte che ti avvolge pulita e dolce come una tenera madre che ti ritrova dopo tanto tempo.
Solo l'amore ha questo potere.
Solo puro e semplice amore.
Ora Sylvie e Syd stavano finalmente bene insieme.


- Syd? Stiamo morendo? -
- No, stiamo vivendo... -

FINE