QUI CON ME
“Come
si fa per non far capire che una persona è importante a chi
ha tutta l'insana intenzione di ucciderti appena non gli servirai
più?
Forse
il dolore mi ha aiutato a non dimostrarmi troppo intimo con Don, ma non
avrei potuto o ne avrebbero approfittato... non so se ritenermi
fortunato ad aver avuto la possibilità di chiamarlo per
farlo venire qua o meno, ma speravo di riuscire a risolvere da solo
visto che noi siamo solo una copertura per poter rubare tranquillamente
la droga in laboratorio!
Spero
che Mac ce la faccia e risolva anche questa mentre qua io cerco di
risolvere quel che posso. Di natura tendo a darmi da fare
più che posso senza aspettare un aiuto dal cielo, tendo
proprio a pensare che se non mi do da fare da solo posso avere una sola
certezza: la morte! Ecco perché mi do sempre e subito da
fare come se fossi solo.
Faccio
fatica a respirare, mi fanno male tutte le parti del corpo e diverse
ossa... questo sapore di sangue che ho in bocca e che sputo a fiumi non
mi aiuta.
Quando
mi sono steccato la mano per non rendermela inutilizzabile pensavo di
impazzire ma se non l'avessi fatto avrei potuto dire addio a alle mie
dita. Erano piegate e dure ma ora che con uno sforzo non trascurabile
le ho allungate dovrebbe andare meglio. Ma chissà... forse
andrà meglio solo quando riuscirò ad uscire da
questo dannato guaio. Perché non me ne sono rimasto a casa,
oggi?
Don...
arriva presto, ti prego... sto male.
Sto
davvero male.
Ma lo
devo ammettere.
Ne ho
passate tante da ragazzo a causa di quel dannato gruppo di mio
fratello, sono abituato a certi trattamenti... anche se... preferirei
riceverne altri.
Ma se
c'è una cosa che ho imparato è non arrendermi
mai, lottare in ogni situazione in ogni modo a disposizione.
Nessuno
mi metterà sotto così facilmente, porca eva!
Mi
gioco il tutto per tutto con questo acido ma non posso lasciargli fare
i loro comodi; quando sono pronto ad attaccarli sento la voce di Don
dalle radio trasmittenti che hanno e dopo una serie di parole che
fatico a seguire durante le quali mi chiedo se possa lasciare fare a
lui, se lui risolverà tutto, se sia la cosa giusta, ogni
dubbio scema quando lo sento proporre lo scambio al nostro posto. Vuole
venire qua lui in cambio di noi!
Ma
è impazzito?
Appena
mi libero gliene dico quattro... si perché se penso di
picchiare qualcuno credo di avere forze sufficienti solo per stenderne
uno... e sarà uno di questi due stronzi!
Non
prenderanno Don e non gli torceranno un capello, questi bastardi!
Così
quando uno dei due criminali viene da me per farmi parlare con lui o
forse scambiarmi, chissà, io mi alzo e gli tiro in faccia
l'acido che lo brucia e corrode creandogli non poco dolore, nel giro di
un attimo lo colpisco con forza in faccia e lo stendo ma poi il resto
è veloce. Vedo arrivare in fretta e furia il suo compagno
così come si può pensare in queste situazioni?
Non si
può, personalmente mi viene spontaneo e non rimango
immobilizzato dalla paura come Adam. Prendo subito il mitra che aveva
lo stronzo numero uno e senza nemmeno il minimo ragionamento di mezzo,
ecco che scarico non pochi proiettili dentro il corpo dello stronzo
numero due che stava per farmi fuori!
Dannate
merde... mi avete fatto passare l'inferno, ora tocca a voi!
Salutatemelo!
“
“No,
lui no, non possono toccarmelo.
Maledizione,
è colpa mia, stava male al telefono quando mi ha chiamato,
la voce si sentiva appena e lo sforzo per dirmi quel poco che ha detto
mi fa capire esattamente quanto l'abbiano pestato e tutto il sangue che
aveva in bocca!
Gli
hanno fatto del male.
Non
voglio arrivare tardi.
Non
posso.
Per
ora gli ostaggi servono vivi e non ho idea di che diavolo vogliano...
ma so che quando l'avranno ottenuto li faranno fuori senza
pietà.
Non
posso permetterlo.
Me lo
riprenderò vivo, nessuno me lo porterà via
proprio ora che abbiamo appena preso questa decisione di provarci
insieme, proprio ora che abbiamo appena capito che ne vale la pena...
proprio ora che ho cominciato ad assaggiare quel suo fuoco sempre vivo
che ha dentro e che magari a volte contrasta col mio ma che riusciamo
sempre a domare, alla fin fine. Domare perché c'è
un altro tipo di fuoco che ci divora, oltre a quello che ci fa
scontrare.
Danny
comunque non è uno sprovveduto, sa cavarsela e sicuramente
è riuscito a far qualcosa di utile... magari quando agiremo
si sarà già liberato e mi verrà in
contro facendo una delle sue battutacce del cavolo, le stesse che fa
anche Mac quando Danny non lo sente!
Tutto
tornerà come sempre e stasera ci berremo su.
Maledizione...
eppure non riesco a fare a meno di pensare che è colpa mia
in un certo senso. Sono stato io a guidare l'operazione di stamattina e
ad uccidere uno dei loro pezzi grossi.
Se
l'avessi gestita diversamente le cose non sarebbero così!
Una
volta lì cerco di prendere tempo e capire cosa vogliono ma
quel che mi preme sapere è se sono vivi, se Danny, Adam ed i
miei due agenti stanno ancora bene. Devo sentirlo... devo liberarli,
devo fare qualcosa...
Quando
mi propongo al loro posto però sembrano non essere
interessati così gli dico di farmi parlare con uno di loro
per garanzia che almeno non sono morti e quando ne va a prendere uno...
quando lo fa, dannazione, non capisco per un momento se con gli spari
che si sentono da là dentro stia morendo anche io.
Non lo
capisco ma mi viene a mancare il respiro e con un tuffo che mi contrae
lo stomaco grido di entrare subito di corsa!
Danny!
Danny,
sei ancora vivo, si?
Dai...
E' un
po' come morire, infine, mettere la parola fine a questo incubo mentre
lo cerchi e lo trovi dentro ad un camion tutto sporco di sangue,
piegato in due e pieno di lividi.
Dio...
cosa gli hanno fatto?
Corro
da lui mentre lascio che gli altri si occupino del resto del magazzino
che avevano sequestrato insieme a loro quattro, lui si affaccia e
tendendo un braccio verso di me... credo che sia la stessa cosa che
proviamo.
La
stessa anche quando glielo afferro e lo faccio appoggiare su di me
aiutandolo a scendere.
Lo
stesso specie quando si aggrappa del tutto a me ed io lo sostengo
perché non si regge nemmeno in piedi, da tanto che ci sono
andati giù pesanti.
Sapevo
che avrebbe trovato il modo per tirarsi fuori da qui da solo, ma non
sono arrivato abbastanza in tempo da evitargli tutto questo...
- Sto
bene. - Mi dice mentre zoppica e fa delle smorfie di dolore per
trattenere probabilmente qualche imprecazione in più.
- No
che non stai bene! - Dico io severo e preoccupato, poi urlo di far
venire subito dei paramedici per lui.
Stringo
la presa intorno alla sua schiena ma cerco di essere delicato.
Non mi
controllo molto bene anche se vorrei farlo e forse ci riesco.
Forse
sono così abituato ad avere una squadra che dipende da me e
dei miei ordini, che anche se vorrei fare certe cose non le faccio
perché insito in me c'è una certa
maturità costretta.
Però
vorrei solo poter essere da solo con lui, a casa... con lui che sta
bene.
Ora
non sono in grado di fare nulla per lui, non posso farlo stare meglio.
Oh,
merda!
-
Flack! - Uno dei miei uomini mi chiama mentre dei paramedici arrivano a
prendere Danny, lui mi lancia uno sguardo come a dire che
starà bene... è proprio un gran bugiardo ma
è più forte di lui, non ama apparire fragile e
sofferente anche se in questo momento sta da cani.
- Vai,
io vado con loro. - Mi sussurra a fatica aggrappandosi agli uomini che
potranno fare di più per lui rispetto a me.
Sospiro
e fino all'ultimo gli lascio il mio sguardo preoccupato e teso che
chiaro e cristallino gli fa capire tutto ciò che provo.
È
finita, o così sembra, ma qualcosa ancora non mi torna.
Qualcosa. Una brutta sensazione ed anche se sento che ora lui
starà bene la mia colpa si accresce.
Avrei
dovuto gestire tutto diversamente.
Avrei
dovuto...
E poi
è con un altro tuffo dentro di me che capisco cosa avrei
dovuto fare.
Non
andarmene dal dipartimento che sta subito sotto il laboratorio.
Non
sarei proprio dovuto muovermi.
Lo
capisco guardando gli oggetti di quei criminali. Danny e gli altri
erano una copertura per attirare tutta la nostra attenzione e farli
agire indisturbati nel laboratorio e riprendersi la loro cavolo di
droga!
Ecco
perché lo ripeto con un imprecazione ad alta voce ed un
gesto secco di ira: non doveva andare così!
Abbiamo
sbagliato tutto!
E quel
che mi sbatte ancora di più fuori di testa è che
non posso fare ciò che vorrei... occuparmi di Danny e stare
con lui!
Dannazione!”
“E poi
una sospensione del tempo mi fa trasportare in un altra dimensione, in
un altro luogo dove la mia mente si rifugia cercando di ricordare la
meravigliosa sensazione che ho provato stanotte quando sono stato con
Don.
E poi
è forse solo un sogno in cui la mia mente si rifugia per
stare meglio mentre ogni parte di me stesso grida vendetta e la testa
mi gira e le ossa del braccio e della mano mi immobilizzano.
Però
ho la vaga sensazione di non essere dove vorrei.
Non
sono con Don.
Una
sospensione che può uccidere più di qualunque
lotta e dolore fisico.
Una
sospensione che mi fa capire che se non lo rivedo subito impazzisco,
che ne ho bisogno come non pensavo fosse possibile, che fra noi
è così forte e veloce, incontrollabile e acuto da
non avere spiegazione logica.
Però
ne abbiamo bisogno entrambi ed è come sentire anche il suo
stato d'animo a tutta questa distanza, mentre lui sta gestendo ancora
questa brutta situazione ed io sono qua, curato e imbottito di farmaci
per non sentire dolore e lo aspetto.
Rimango
sospeso in questo vuoto dove lentamente non sento molto dolore ma tutto
brucia, tutto scorre in modo caotico e rimane solo la mia mente che mi
rimanda ciò che vorrei veramente, che mi manca, che sopra
ogni cosa desidero.
Lui.
Che
lui fosse qui con me.
E
aspetto ancora, come se non avessi aspettato abbastanza, rendendomi
conto che quel momento in cui mi ha aiutato in quel magazzino
è stato troppo breve ed io stavo troppo male.
Rendendomi
conto che veramente potrei impazzire se non arriva subito...
Ma
poi... poi tutto ciò svanisce quando sento una presenza
nella mia camera e non oso aprire gli occhi per paura di stare
sognando. Non oso proprio.
Non
oso nemmeno respirare o muovere un muscolo.
Mi
sento come tutto atrofizzato e il calore scorre in me aiutato da quel
che mi hanno dato per stare meglio.
Mi
hanno chiesto se desiderassi rimanere in ospedale o tornare a casa e se
avessi qualcuno che potesse accompagnarmi, io ho detto che avrei
aspettato qua il mio passaggio.
Però
la cosa più dura in una relazione come questa è
il non poterla vivere alla luce del sole come faccio con ogni mia
storia, anche la più insignificante.
Ma non
apro gli occhi e aspetto.
Forse
è solo una mia impressione la sua presenza qua.
Forse
non è finalmente riuscito a venire da me.
Ma
forse si... forse...
Il
tocco che viene sulla mia mano, quella sana, mi restituisce il respiro
e le mie certezze.
Eccolo
di nuovo qua.
È
lui e non mi serve parli o faccia qualcos'altro.
Lo
sento che è lui perché ha una tale sicurezza di
fondo ed in ogni singolo dettaglio, che mi fa subito vedere lui ed il
suo viso anche se ancora non mi muovo.
Il
primo passo che faccio è respirare, il secondo incurvare
leggermente un angolo delle mie labbra verso l'alto in una sorta di
ghigno, tutto ciò che mi concedo. Non sarebbe da me fare di
più.
Non lo
sarebbe o forse non ci riesco, però voglio che non mi lasci
la mano e che non arrivi nessun rompipalle a portarmelo via per qualche
nuova urgenza!
State
lontani, lui ora è qua ed è con me.
È
mio.
Punto
e basta.
Così
finalmente mormoro cercando di mantenere il mio perenne tono sicuro e
di fondo ironico.
È
il mio modo di parlare, anche le battute che faccio non mostrano una
grande espressione da buffone ma mi piace sparare cazzate
così. Mi piace perché lui non ride ma con la mia
stessa identica espressione decisa e solo di fondo ironica mi risponde
a tono.
Mi
piace anche come sta con me, è da poco però
abbiamo un modo nostro di stare insieme che nessuno lo capirebbe,
nessuno fraintenderebbe. È un modo molto personale.
Qualcosa
a cui non rinuncerei.
Non
rinuncerei a questa nostra sicurezza. Questa nostra ironia. Questa
nostra fisicità decisa. Questo nostro fuoco violento che ci
fa accendere sempre subito per un nonnulla ma che non ci fa mollare,
non ci fa metterci sotto dall'altro, ci fa sempre andare avanti in ogni
caso.
Non
rinuncerei mai e poi mai a tutto questo anche se coi nostri caratteri
potremo finire in ospedale un giorno si e l'altro anche, ma so che
finché litigheremmo ci sarebbe dialogo e saremmo sempre in
grado di far pace e rimetterci insiemr.
So che
sarebbe così, ecco perché prima ho lottato e so
che lo farò sempre, come lui.
So
come andrà e non mollerei per niente al mondo.
Ma ora
lui è qua con me e posso sussurrare solo:
-
Ehi... - con ancora gli occhi chiusi e capire cosa pensa, che
espressione ha e cosa sta per fare.
-
Ehi... - mormora anche lui con un tono simile al mio solo meno
affaticato. Ha sicuramente un'espressione per la maggior parte seria ma
allo stesso tempo sicura, sa che da ora le cose andranno bene
nonostante il mio pessimo stato.
- Sei
quello che se l'è vista peggio di tutti, in questa storia.
Mac se l'è cavata alla grande e tu per fare l'eroe, come tuo
solito, ti sei ridotto come uno zerbino! Ed ora per cosa dovrei
utilizzarti? - Lo dice marcando con più ironia sapendo che
è proprio ciò in cui ho sperato. Non mi piace
dimostrare debolezze e fragilità varie... ok, abbiamo
passati dei momenti allucinanti e non sto al massimo ma ne siamo usciti
e c'è sempre di peggio, facciamo un lavoro che ce lo fa
capire. Non serve piangersi addosso, fare le vittime o lamentarsi.
Ne
siamo usciti tutti bene ed io e lui possiamo stare insieme...
così... a modo nostro... prendendoci per i capelli e poi
facendo l'amore per tutta la notte a ripetizione su ogni angolo della
casa.
E
così, con lui, ovunque ed in qualunque modo andrà
bene. Non c'è motivo per mostrare sofferenza o
preoccupazione o dispiacere.
Siamo
vivi e stiamo ancora insieme, no?
E che
altro importa? “
“- Hai
poca fantasia mio caro... ce ne sono di cose che si possono fare anche
se qualche parte del corpo è fuori uso. Basta che quella
più importante sia funzionante! -
- Come
faccio a sapere che lo è veramente? - Rispondo con malizia
mantenendo i miei soliti modi ed il suo sorrisino è
all'altezza del mio. Mi pregusto la sua risposta:
- E'
questo il bello! - Non mi sarei aspettato nulla di diverso.
- Sono
contento che quattro pestate non bastino per farti cambiare! - Sostengo
poi ridacchiando divertito. So che vuole che sia così, fra
noi, come è sempre stato.
So che
gli da fastidio la pietà o certe attenzioni diverse, essere
visto e trattato in un certo modo. Gli piace mostrarsi forte
perché si ritiene tale ed onestamente mi pare proprio che
sia così.
So che
si ritiene uno che finché ne esce vivo dalle situazioni, non
vale la pena cambiare o compatirsi.
Gli
piace essere sempre quello che è e gli darebbe fastidio che
io gli chiedessi quante ossa gli fanno male. Ho parlato col medico,
prima di chiudermi a chiave nella stanza in cui l'hanno steso, so quali
sono le sue condizioni e dopo essermi assicurato che Mac e gli altri
non passassero per vedere come sta visto che me ne sarei occupato io,
posso rilassarmi anche io.
Finalmente
sono qua con lui.
Finalmente.
Però
mantiene ancora un po' gli occhi chiusi e tira la sua espressione per
gestirla come meglio crede. Non ha grandi mimiche facciali di natura,
ne fa sempre luna strafottente, sicura e in fondo ironica, quindi per
lo meno non deve sprecarsi a sorridere o fare chissà cosa
che magari gli farebbe male.
Osservo
le contusioni che ha e le varie fasciature nel resto del suo corpo,
indossa un abito fornito dall'ospedale e fa profondi respiri, ma
è abbandonato quindi non credo provi molto dolore, i farmaci
devono avergli fatto effetto. Me ne sollevo capendolo così
aspetto che apra gli occhi senza staccare la mano dalla sua.
Voglio
vedere i suoi occhi e finalmente me li apre.
Ovviamente
anch'essi presentano dei lividi e un piccolo segno di
contrarietà mi invade, un moto di stizza. Se potessi
tornerei indietro a ridurre loro così.
Dannati
bastardi.
- Ehi!
Cosa sono quegli istinti omicidi? - Mi dice quando posa il suo sguardo
sul mio e nota questa luce di rabbia che mi attraversa.
Figurati
se gli sfuggiva... stringo le labbra cancellandola, mi porta via la
rabbia prendendo il posto con un istantaneo ed inaspettato istinto di
dolcezza.
Stringo
ulteriormente la sua mano sana e il calore che ci trasmettiamo a
vicenda è come una piccola scarica elettrica, piego le
labbra in un piccolo sorriso che rivela la grandezza di quel che mi
sembra di provare e sussurro di nuovo a voce bassa che lo penetra:
- Sono
contento che sei ancora qua con me. - Forse vuole solo tutta la mia
attenzione, senza condividermi con altri che sono di troppo.
È
un po' egocentrico oltre ad essere un tantino egoista e protagonista!
Ricambia
la mia stretta e senza smentirsi accentua il sorriso ironico:
- Non
ci si libera di me così facilmente. - Ed io gli sono grato
di continuare ad essere così idiota... così se
gli tappo la bocca con la mia non ho rimorsi o sensi di colpa!
Senza
il minimo ripensamento per il luogo in cui siamo o le condizioni in cui
è, consapevole che comunque mi sono chiuse dentro anche se
non potevo, mi chino veloce su di lui e appoggio la bocca sulla sua.
Sono
leggero, so che gli fa male per tutti i colpi che ha ricevuto.
L'accarezzo appena con la mia chiudendo gli occhi e trattenendo il
respiro. Pensando che appena guarisce questo non sarà altro
che l'antipasto di una cena molto lunga e ingrassante!
Incurvo
quindi di nuovo le labbra maliziosamente senza farlo di proposito e lui
probabilmente immaginando il mio pensiero fa altrettanto mentre poi
dischiude un po' le sue intrufolandole fra le mie altrettanto schiuse
in una specie di puzzle.
Non
andiamo oltre ma l'idea di aver fuso anche le nostre lingue ed iniziato
una di quelle nostre solite lotte ci riscalda ulteriormente.
Non
basta ma non abbiamo scelta.
Anche
se lo detesta, un po' di riguardo è d'obbligo.
Aspetta
che si riprenda, tu... vedi se non gli faccio pagare tutto questo
'riguardo'!
Quando
mi separo a malincuore rimango chino su di lui sfiorandogli il viso con
l'altra mano che non stringe la sua e contemplando i suoi occhi
arrossati e velati, sussurro serio ma sicuro per quel che sto dicendo.
Senza ombra di dubbio o incertezza alcuna.
- Non
so se si possa chiamare già amore quello che ci lega, ma so
che qualunque cosa sia, in qualunque modo si trasformerà,
è già forte da farmi impazzire. Non sono pentito
di nulla. -
Non
sono in grado di dire semplici 'ti amo' o cose simili ma penso che
tutto sommato possa andare bene anche così.
Penso
proprio di si, in fondo.
Conoscendolo
apprezza molto di più questo che un 'ti amo' di circostanza
e magari tirato.
Certe
cose si dicono troppo facilmente, bisogna saper capirsi meglio prima di
buttarsi, a volte è necessario anche se spesso siamo proprio
noi due quelli che non ci pensano un secondo ad andare a capofitto
nelle cose!
-
Nemmeno io. Rifarei tutto. A parte farmi pestare! -
Il
sorriso che mi esce è spontaneo:
-
Voglio sperare che non sei così idiota! - Commento poi
riprendendo i miei soliti modi così come lui riprende i
suoi.
Dopo
di che più leggero gli poso un bacio sulle labbra di nuovo,
sempre molto leggero, e a fior di labbra sussurro senza tornare di
nuovo tragicamente serio o sentimentale:
-
Scusami, avrei dovuto gestirla meglio, oggi. - Quando capisce cosa
intendo io mi alzo tornando dritto ma lui molla la mia mano per
afferrarmi un lembo della camicia e tirarmi giù a forza con
quanta più decisione riesce nelle sue condizioni:
- Ed
io avrei dovuto darti qualche calcio per quello che hai detto quando
negoziavi con quei bastardi... li sommo a quelli che ti devo dare per
quello che hai detto adesso e così facciamo un unico conto!
- In un attimo mi ritrovo inavvertitamente riabbassato su di lui, tiene
con forza la mia camicia e non mi permette di rialzarmi, quindi ci
guardiamo dritti negli occhi e uno di quei tuffi di prima che mi
contorcono l'interno, mi destabilizzano.
-
Perché? - Chiedo cercando di riprendere possesso di me
stesso, senza successo. (non che ci abbia messo tanto impegno, non mi
dispiace mica stare così!).
-
Perché se ti azzardi a proporre un altro scambio come quello
giuro che il tuo problema maggiore non saranno i rapitori ma io!
Inoltre tu non hai colpa di nulla. Stop. - E il suo tono non
è solo molto convincente... ma anche molto eccitante.
Non
posso farci nulla... ira e desiderio vanno di pari passo, provengono
entrambi dalla stessa fonte di calore, la stessa che ci ha acceso
quella volta e che non ci permette di spegnerci ancora.
Stringo
le labbra contrariato.
-
Dannazione, muoviti a guarire! - Mormoro a denti stretti cercando di
controllare il mio istinto di violentarlo, probabilmente.
-
Perché, sto male? - è così dicendo che
sposta svelto la mano dietro il mio collo e attirandomi ulteriormente
annulla la breve distanza rimasta facendo sì di incontrarsi
di nuovo con la mia bocca... e questa volta senza riguardo per
sé stesso.
Non mi
lascia tempo per capire che per lui potrebbe non essere molto
piacevole, prima di farmi ragionare mi infila già la lingua
dentro, certo non ci impiega molto a trovare la mia visto che senza
remore gli è subito andata incontro non aspettandosi
altro... bè, alla fin fine... ma si, ma chi se ne frega...
peggio per lui, forse è masochista e gli piace il dolore...
a me piace lui e questo è tutto ciò che conta.
Ricambio
il bacio approfondendolo incoscientemente e con quel famoso nostro
fuoco che sa darci alla testa molto bene.
Ci va
poco per non capire nulla e desiderare di poter avere di più.
Molto
poco.
Però
riesco a fargliela questa promessa, se non a voce almeno con la mente.
Non
gli permetterò più di ridursi così.
Questo
è poco ma sicuro!”