Seduti In Riva Al Fosso
CAPITOLO
IV:
FRA
LE BRACCIA DI UN ANGELO
“Passi
il tempo ad aspettare
quella
seconda occasione
per
un’apertura che risolverebbe
c’è
sempre una ragione
per
non sentirsi bene abbastanza
ed
è dura alla fine del giorno
ho
bisogno di qualche distrazione
oh
dolce liberazione
i
ricordi fluiscono lenti dalle mie vene
lascia
ch’io sia vuota
e
senza peso e forse
troverò
pace stanotte”
/Angel
– Sarah McLachlan/
Lo
specchio rimandava la sua immagine, Miriam era intenta a sistemarsi
per uscire con Daniele, non era una novità però
in
effetti non l’aveva mai fatto seriamente, con
l’intenzione di
parlare del loro rapporto e vedere se anche ai fatti erano fidanzati.
Si
era appena fatta la doccia e in biancheria intima semplicemente nera,
senza pizzo o merletti, si chiedeva cosa dovesse indossare,
visionò
accuratamente tutti gli abiti, era estate e faceva caldo ma
soprattutto c’era proprio poco da guardare, la scelta era
ridotta a
soli vestiti neri tendenti al dark. Sospirò, Daniele era un
tipo da discoteca, erano diversi come la luce e le tenebre, non
avrebbe comunque trovato una via di mezzo che avrebbe potuto andar
bene ad entrambi.
“Dannazione,
non mi sono mai data tanta pena per vedermi con lui, se mi mettessi
in ghingheri credo si spaventerebbe … mi metterò
come al
solito!”
Si
disse così con un broncio d’arrabbiatura, aveva
una
bellissima bocca carnosa, bastava poco per apparire più
arrabbiata di quel che era in realtà!
Si
mise dei pantaloni neri attillati di stoffa lucida, cerniere ai lati
per tutta la lunghezza del pantalone, sopra una canottiera molto
scollata per offrire il suo generoso decoltè che molti
ragazzi
guardavano senza staccarsi mai. Aveva delle belle curve e la linea
che era riuscita ad acquisire nel corso di quegli anni era a dir poco
perfetta. Anche i suoi capelli lunghi erano lisci come spaghetti e le
stavano morbidi lungo la schiena, sembrava una cascata. Aveva voluto
recentemente togliere le doppie punte e pareggiarli e senza nemmeno
un po’ di frangia aveva adottato un semplicissimo taglio per
poi
finire con il togliere il biondo platino che aveva fatto per anni,
era rimasta del suo naturale, un caldo biondo scuro che le donava un
po’ più di colore alla pelle quasi da porcellana.
Anche
il trucco nero per seguire il suo stile le donava, le sopracciglia
aveva imparato a sistemarsele adeguatamente in modo da risaltare in
ogni modo il suo bel viso dalle morbide e piene guance.
Era
diventata nel corso degli anni una bella ragazza anche se non
meravigliosa, colpiva e ci si fermava a guardarla. Rispetto ad anni
addietro era veramente un’altra. Tutto per un solo scopo.
Far
colpo su Alex.
Tuttavia
una volta giunta al suo obiettivo, ovvero un aspetto decente, aveva
scoperto amaramente che era stato inutile, poiché lui si era
messo con un’altra, di nuovo.
Ecco
perché si era riconsiderata: evidentemente non era per
niente
bella e quel bel pezzo di ragazzo badava come un po’ tutti
solo
alle apparenze.
Evidentemente
era così.
Non
aveva voluto chiarire la situazione, non voleva proprio parlarci con
Alex, voleva solo dimenticarlo.
L’unico
che poteva aiutarla per questo era Daniele, ne era sicura.
Sarebbe
stato vero se lei non avesse accettato la sua corte serrata che le
mostrava da anni, solo ed esclusivamente per dimenticare un altro.
Un
amore.
Se
amore poteva essere quando due non si parlano nemmeno.
Sbuffò
stanca di finire ancora a pensare a lui e finendo di allacciarsi un
bracciale di rose nere alternate a piccole spine, era uscita di casa
immergendosi nella notte scura ma afosa.
Aveva
passato un considerevole tempo a migliorare il suo umore, Alex in
quei giorni era diventato decisamente intrattabile, cioè
più
del solito.
Dopo
molte spinte da parte di amici che gli chiedevano di uscire, visto
che con lui si rimorchiava decisamente di più, alla fine
aveva
accettato; non poteva starsene chiuso in casa rabbioso in eterno.
Del
resto non poteva tornare indietro. Non poteva.
Ecco
perché riprese a mangiare normalmente, ovvero con gran
voracità, e poi messosi addosso qualche capo
d’abbigliamento
preso a caso dal suo armadio a ponte, si era tuffato nella notte
anche lui.
I
suoi amici osservarono con gran sorpresa il suo ritorno alla
‘luce’,
in realtà non era nel suo aspetto migliore ma sicuramente
avrebbe fatto la sua figura in giro per locali.
Era
un gruppo poco legato, nessuno di loro sapeva qualcosa della vita
privata di Alex e nemmeno osavano provare ad indagare, lui manteneva
le distanze con tutti e bruscamente offriva poco, quel poco lo
prendevano a mille mani per non farselo sfuggire.
Notarono
come i capelli biondi erano più lunghi e trascurati,
scomposti
sul viso, notarono anche il filo di barba della settimana, si era
lasciato molto andare.
No,
i jeans erano sempre i soliti, strappati e cadenti. Gli donavano.
Erano
appena entrati nel locale quando li aveva subito visti, con una gran
vista a dire il vero.
-
Porca troia! –
Mormorò
scurrilmente come era suo modo, con voce cavernosa. I suoi amici si
voltarono a guardarlo ma non capirono con chi ce l’avesse,
guardando i suoi occhi grigio cupo si erano decisi a non indagare.
Quel
che accadde lì a pochi metri da lui fu solo una cosa.
Una
ed unica.
Daniele
si era proteso verso Miriam per baciarla e lei si era lasciata fare,
non come le altre volte al parco col solito gruppo che lo
schiaffeggiava. Aveva accolto le sue labbra sottili ma ben disegnate
e lui si era preso quelle di lei, bellissime e morbide che chiunque
uomo avrebbe voluto avere per sé.
Fu
un bacio vero, completo. Si assaggiarono prendendo confidenza e dopo
un attimo approfondirono con lentezza e dolcezza.
Lui
era esperto e lei no, si capiva. Magari era anche il primo bacio.
Poteva
esserlo e se l’era preso lui, Daniele.
Pietra.
Alex
rimase di pietra.
“Credo
che questa melodia che sembra dolce ma in realtà
è solo
malinconica, venga dalla mia testa. Credo che non sia la colonna
sonora di un momento spensierato o comico.
Credo
sia la colonna sonora di una scena piuttosto sadica, qualcosa da
dimenticare, qualcosa da non vedere.
Sembra
decisamente tragica.
Eppure
in due che si baciano a quel modo come si fa a vederci
tragicità?
È
giusto, in fondo. Stanno bene, lo fanno come io non sarei mai
riuscito a farlo.
So
che Daniele va bene, lo so. Non c’è stata ora in
cui io me
lo sia ripetuto.
Tuttavia
credo sia ammesso provare dolore.
Mi
fa male.
Non
pensavo che me ne facesse perché onestamente non credevo di
essere già a questo punto, ovvero dentro fino al collo.
Non
credevo ma mi brucia e guardandoli capisco che è finita.
Doveva
essere mia ma per una … come chiamarla? Stupida fissazione
(paura)
l’ho
fatta andar via, scappare.
Ho
fatto si che si rifugiasse nelle braccia di un angelo e non di un
demone.
Credo
… credo che vada bene così.
Razionalmente
va bene.
In
realtà brucia.
Brucia
come non pensavo, come non ero preparato.
Al
diavolo, me ne vado, non uscirò più.
Non
mi va, non voglio vedere facce ipocrite incuriosite che si chiedono
che mai mi sarà successo, non lo sapranno mai,
l’ho scoperto
da poco io, se l’avessi saputo prima avrei imparato ad amare,
avrei
imparato ad aver cura di una persona preziosa, avrei imparato certe
cose che non sono mai riuscito ad imparare.
Ho
solo voglia di andarmene, lontano da qui, da loro.
Lei
ha raggiunto il suo angelo, qualcuno che l’ha ascoltata,
aiutata e
accolta, io non ne ho, non ne voglio, non mi servono, risolvo tutto
da solo. Da solo ce la farò, come ho sempre fatto.
Non
mi serve nessun angelo.
Non
mi serve nulla.
Solo
andarmene!”
Alex
dopo aver visto quella scena a cui non era pronto, ovvero Miriam e
Daniele che si baciavano, era diventato di pietra e livido di rabbia,
una chiara rabbia tetra e pericolosa, se ne era andato pensando con
quella musica malinconica nella testa, che andava bene così
anche se gli faceva male.
Se
lo disse rifiutando ogni possibile forma di aiuto, rifiutando ogni
cosa, come anche l’amore.
Rifiutando,
in realtà, la vita.
Avrebbe
retto?