SEDUTI IN RIVA AL
FOSSO
CAPITOLO
V:
UNA
COPPIA PERFETTA
“Voglio
solo vivere
Non
me ne importa davvero delle cose che dicono
Non
me ne importa davvero di quello che mi capita
Voglio
solo vivere”
/I
just wanna live – Good Charlotte/
“Ho
ancora la sensazione delle sue labbra morbide sulle mie. Forse sono
in un sogno, credo che sia incredibile che questo sia successo a me,
non mi ritengo degno di un sentimento così buono e pulito.
Rispetto
agli altri lo è … sono abituato a soli sentimenti
che
riguardano il sesso.
Devo
essere un po’ stronzo agli occhi delle mie ex, una puttana al
maschile, insomma … questo fino a quando non ho incontrato
lei!
Ok,
non è bastato … ci è voluto che
cedesse alla mia
corte e si mettesse con me.
Cosa
è diverso?
L’ho
sempre vista come una che non avrei mai avuto, mi ero rassegnato, ora
insperatamente l’ho avuto, mi si è offerta.
È
lontana dal concedersi totalmente, lo fa a piccole dosi, non sarebbe
da lei in altro modo.
Quasi
non ci credevo quando ha voluto mettersi con me.
È
stata una sorpresa ma un po’ me lo sentivo.
Immagino
come dev’essere farlo con lei, diverso …
fin’ora ho avuto il
corpo bellissimo di molte donne, lei sicuramente è
più
morbida anche se molto meno rispetto a qualche anno fa. Ora anche lei
è bella; è soggettivo, per alcuni potrebbe essere
carina, io la trovo stupenda!
È
dentro ad esserlo, gliel’ho detto, non a lei direttamente ma
ad
un’amica comune. Ho voluto ricambiare il favore che mi ha
fatto
quando mi ha difeso contro il gruppo degli snob perfetti e migliori
in tutto … quella gente mi fa rivoltare lo stomaco eppure
questo
posto ne è pieno ed io non posso sputar loro in faccia,
hanno
il mio stesso diritto di star qua, basta che non mi tocchino! A volte
però mi capita di sentire i loro discorsi su di me, sono
negativi e meschini ma non hanno il coraggio di dirmi nulla in
faccia, è assurdo, io ci riuscirei se dovessi, semplicemente
li evito e non tolgo il saluto a nessuno, non mi credo migliore. Loro
si ed è per questo che si limitano a parlar male di chi
ritengono inferiori.
Non
mi interessa molto, in realtà hanno ragione, sono una
maschera
ipocrita e falso perché non mostro ciò che ho
realmente
dentro, preferisco fare il pagliaccio, passare per lo scemo di turno.
Va
bene così.
Lei
mi ha difeso perché aveva visto dentro di me già
da
allora, mi piace, mi sta bene che sia stata lei.
È
strano ora … lei ha uno stile così diverso dal
mio, è
un’alternativa, è piena di piercing, si veste di
nero anche
col sole caldissimo e si trucca pesantemente quando esce la sera.
Siamo la luce e le tenebre anche se … anche se forse le
tenebre
sarei io visto che non ho il coraggio di rivelarmi per ciò
che
sono.
Chissà
cosa ha visto in me.
Non
mi ritengo a posto e pulito quanto lei, lei che non aveva mai baciato
nessuno, lei che non l’ha ancora fatto, lei che dice quel che
pensa
e se non può preferisce chiudersi per bene.
Lei.
Diversa!
Si
è fatta baciare da me e mi sentivo come un ragazzino alla
prima esperienza, ero emozionato, cavoli, proprio io! Robe da matti
…
forse è così che si capisce quando ci si
innamora.
Chissà. Non l’ho mai provato, ho sempre e solo
dato ed avuto
il corpo.
Sempre.
Che
strano sarebbe.
Però
è stato bello. Vorrei rifarlo, spero me lo
permetterà
la prossima volta che ci vediamo!
Eccola
che arriva, il solito tuffo, mi sento un idiota! Fortuna che sono
bravo a nascondere certi sentimenti!”
Miriam
arrivò al parco con gli auricolari del lettore CD agli
orecchi, ascoltava della musica e Daniele indovinò
facilmente
chi potevano essere. Non aveva un gruppo preferito ma il genere si
…
bastava fosse rock e per lei andava bene, certo anche altre sotto
famiglie del rock erano ben accette!
Vestiva
come suo solito poco femminile ed in nero, non era truccata, di
giorno preferiva stare al naturale e quasi non la si riconosceva.
Colpiva
subito ma grazie ai suoi modi discreti riusciva a passare inosservata
e così fu anche in quell’occasione.
Si
sedette alla solita panchina osservando il campo da calcio dove il
consueto gruppo di Daniele giocava con lui, spostò gli occhi
di quel particolare colore dorato su quello che ormai era il suo
ragazzo, era veramente molto bello, diverso dal genere che di norma
le piaceva, non molto maschile, veramente era delicato, aveva la
faccia d’angelo che poteva piacere a tutti.
Era
strano che uno così appariscente, desiderato dalle ragazze e
dagli amici, così solare e indubbiamente bello, a modo suo,
si
fosse innamorato di lei.
Arrossiva
quando ricordava le mille volte che glielo gridava senza pudore, come
poteva riuscirci?
Per
lei era così difficile in fondo …
Sospirò
quando dopo l’ennesimo goal, il bel moro si esibì
in una
serie di capriole mortali al volo, era atletico e si lanciava spesso
in questo genere di cose.
Rideva
saltando addosso ai suoi compagni che lo incitavano aspettandosi
qualche battuta, lui si divertiva, sentiva che era il centro e donava
gioia a chiunque stesse con lui.
Lo
invidiava.
Tutti
lo invidiavano e lo desideravano.
C’era
però chi per la sua buffonaggine lo considerava solo uno
sciocco idiota.
Soliti
errori superficiali.
Lei
l’aveva visto, sapeva essere serio ed in quei momenti
c’era da
aver paura!
Ricordava
quella volta in cui aveva ferocemente litigato con la morosa di quel
periodo, lei aveva insultato il suo amore per i bambini (essendo
bambino lui stesso ci giocava volentieri insieme … ), lui le
aveva
detto di tutto, gridandole addirittura:
“SEI
UNA PUTTANA!”
Era
stato irriconoscibile, Daniele che si infuriava in quel modo?!
Poi
dopo che si erano malamente lasciati lui aveva cercato lei, Miriam,
si era seduto alla sua panchina e si era steso accanto appoggiando la
testa sulle sue ginocchia chiedendogli di coccolarlo perché
era triste.
Da
tutti fu interpretato come il gesto di uno stupido superficiale, non
da lei. Non scherzava, quello era il suo modo di chiedere aiuto.
Si
sentiva talmente solo e svuotato per quello scoppio che aveva DOVUTO
chiedere aiuto, solo che non avendolo mai fatto non aveva avuto idea
di come si facesse.
Lei
credeva in lui, nel suo cuore troppo bello per essere mostrato a
gente chiunque.
Probabilmente
lui credeva in qualcos’altro di simile per lei.
Forse
lui credeva che fra loro avrebbe funzionato.
O
forse credeva semplicemente in lei.
L’importante
era la fede, che credessero fermamente in quel qualcosa, qualunque
cosa fosse.
Per
ora Daniele era l’unico in grado di tirarla su e farla
sentire
veramente bene, lui la desiderava e lei aveva ceduto.
Come
un fulmine a ciel sereno arrivò il protagonista delle sue
riflessioni a distarla, staccandole le note giocose e movimentate di
I just wanna live dei Good Charlotte.
Era
una canzone divertente che sprizzava gioia e voglia di vivere, vivere
veramente, era adatta a quel momento.
Il
momento in cui lei si diceva con coraggio:
“Voglio
tornare a vivere, devo riuscirci, devo crederci, così come
ci
crede lui. Daniele è convinto che standogli accanto
guarirò.
Ci crede lui quindi ci devo credere anche io. Ci crediamo
perché
è così, lo faremo diventare noi vero. Dobbiamo!
Abbiamo
voglia di vivere, facciamolo fregandocene del resto, di chi non ci
capisce, di chi pensa che non valiamo la pena.”
Tuttavia
col suo arrivo simile ad un piccolo tornado, non ci fu più
spazio per riflessioni, senza darle tempo di pensare posò di
slancio le labbra sulle sue e mantenendo il suo sorriso limpido e
cristallino che sembrava così spensierato a contagioso, le
tolse un auricolare e se lo mise all’orecchio rimanendo chino
su di
lei ancora seduta in una posa neutra, né femminile
né
maschile.
Faceva
progressi!
Fece
una smorfia senza il timore di rimanere col viso così vicino
a
lei, molti sguardi si posarono su di loro, a lui piacevano, a lei un
po’ meno … era questione di carattere, in fondo.
-
Non è malaccio, almeno è felice, rispetto alle
altre
che senti … però decisamente non il mio genere!
Sei triste?
–
Così
dicendo le restituì il piccolo oggetto che lei fece cadere
sulla spalla per poterlo ascoltare, lo guardò in volto con
stupore e notò che i suoi occhi azzurro chiaro erano sinceri.
-
Perché? –
-
Non ascolti cose allegre per distrarti e diventare allegra anche tu,
anche se non lo sei? -
-
Non faccio così, ascolto senza motivi particolari. Basti tu
a
movimentare la mia vita, non serve anche la musica! –
-
Spero di riuscirci veramente, allora! –
-
Ti sembro triste? –
Chiese
bruscamente come suo solito spazientendosi, lui fece
un’espressione
da canaglia e con una luce che a lei preoccupava rispose:
-
Mi sembri con la tua solita plastica facciale! Dire cosa esprimi
è
addentrarsi in un campo minato, sai? Ma mi piaci così!
Musona!
–
Arrossì
sentendo l’ultima frase.
Veramente
non era abituata a situazioni simili, a sentirsi dire cose del
genere. A sentirsi apprezzata come ragazza.
Sospirò
cercando il controllo e distogliendo lo sguardo.
Lui
era felice e lo si notava lontano un miglio, veramente felice come
forse non lo era mai stato.
Lei
adorava farsi coinvolgere da questa gioia, lo faceva in segreto senza
farlo notare, sperava di riuscirci presto da sola, a sprigionarla, al
di là di lui.
Respirò
cercando di tornare in sé, così parlò
senza
sapere cosa avrebbe detto, di solito preferiva non parlare quando non
sapeva che dire ma per l’occasione decise di farlo per non
fargli
credere di averla in pugno, era importante mostrarsi forte. Non
sapeva perché ma era importante!
-
Voglio fare un nuovo piercing! –
Questo
lo lasciò di stucco e così chiese preso alla
sprovvista:
-
Dove? –
Lei
esultò dentro di sé notando di essere riuscita a
cambiare argomento, in realtà era un sempliciotto!
-
Al labbro! –
-
No, secondo me ti sta così bene senza … -
-
Il labbro? –
-
Si! –
Lei
tirò finalmente fuori un ghigno di divertimento, si
concedeva
solo questi e solo con lui.
-
Non ti chiedevo il permesso! –
-
E allora perché me l’hai detto? –
Incrociò
le braccia al petto come un bambino offeso, a lei piacque anche in
quell’atteggiamento così ‘da
Daniele’!
-
Non vuoi accompagnarmi? –
Toccò
a Daniele rimanere stupito, profondamente, si fermò, cosa
straordinaria, e ancora più unico fu che rimase per un
attimo
senza parole! Era incredibile per lui, una cosa inaudita!
Miriam
sentì un profondo moto di felicità ed orgoglio
per il
piccolo trofeo conquistato e con gioia si concesse un sorriso
più
normale rispetto ad un ghignetto sadico.
Daniele
fu distratto da questo e si dimenticò il momento ed il
motivo
di stupore, esultò alzandosi in piedi sulla panchina,
allargò
le braccia al cielo con fare teatrale e, chiudendo gli occhi, disse:
-
Signore e signori … grazie … grazie vivamente
… a dopo gli
autografi! –
Non
si vergognava, era questo il punto!
Faceva
quelle scenate da pagliaccio e non gli importava della figura che
faceva e cosa pensavano gli altri … lo faceva
perché voleva.
Lo
faceva perché lei rideva.
Così
infatti fu.
Miriam
rise ancor di più divertendosi, una volta in più,
alla
sua esclusiva compagnia.
Dopo
di che lui l’abbracciò sempre di slancio e lei non
reggendolo si piegò stesa sul sedile di legno della panca,
venendo sommersa da lui e dai suoi baci su tutta la faccia arrossata.
-
Daniele, levati … sei una sanguisuga! Molla! –
-
Dany, sei sempre il solito, lasciala andare o questa ti denuncia! Non
ti andrà sempre bene, sai? –
Fu
una voce maschile sconosciuta alla bionda ad interromperli.
Il
moro alzò la testa riconoscendolo e con
un’espressione da
canaglia, di chi ne pensava almeno un centinaio da fare, disse:
-
Devis, sei tornato! –
E
con uno scatto di reni incredibile saltò letteralmente sul
ragazzo che stava davanti, pronto a prenderlo.
-
Miriam, ti presento mio cugino Devis! Devis lei è la mia
ragazza, Miriam! –
Lo
disse con orgoglio anche se era ancora avvinghiato a lui come un
koala … fortuna che era leggero e che, a quanto pareva,
Devis se
l’aspettava.
Quel
che notò appena lei riuscì a stringergli la mano
ancora
imbarazzata per la scena a cui non era abituata, furono gli occhi
profondi e scuri.
Era
un bel ragazzo ma nella norma.
Ciò
che era veramente incredibile in lui era lo sguardo, non il colore.
Proprio il modo di guardare gli altri.
Un
brivido la percorse insieme ad una sensazione inspiegabile, qualcosa
che lì per lì non capì ma che ci
sarebbe
riuscita solo in seguito, quando ormai gli eventi li avrebbero
travolti.