SEDUTI IN RIVA AL
FOSSO
CAPITOLO IX:
CONSEGUENZE
“Mmm,
cosa diresti?
mm, che
avevi solo buone intenzioni?Beh, certo che le avevi.
Mmm, cosa
diresti?
mm, che va
tutto per il meglio? Certo che è così.
Mmm, cosa
diresti?
mm, che
è proprio ciò di cui abbiamo bisogno. E hai
deciso così.
Mmm, cosa
dicii?
Mmm, cosa
diceva?”
/
Hide and seek – Imogen Heap /
“Cosa
succede? Dov’è che sto andando? Mi sembra di
essere uno zombie, cammino e non so nemmeno di farlo. Mi impongo di
andare avanti ma in realtà non so nemmeno dove sono. Devo
andare da Daniele, so che mi sto sforzando immensamente di pensare a
lui, di concentrarmi su di lui.
Però
quel che so veramente è che sono una persona orrenda e non
so come fare.
Sono
una persona veramente terribile.
Perché sono cristallo e non riesco
più a nascondere cosa voglio, cosa sento, cosa ho fatto.
Perché mi sono messa con Daniele solo
per dimenticare Alex ed ora che ho scoperto come stanno le cose
… ora … non riesco a starne indifferente, non
riesco a dirmi: chi cazzo se ne frega, peggio per lui, ho Daniele. Non
ci riesco.
Sono una persona orribile perché so
già come andrà a finire
e mi è bastato poco, veramente molto poco … solo
sentirmi dire, finalmente, ciò che attendevo di sentire da
anni e anni di umiliazioni e silenzi. Domande ed incertezze.
Come si fa ad amare in questo modo?
Come?
Dio … è stato stronzo, Alex.
Daniele è un angelo, Alex il demone. Come si fa ad amare lo
stesso in questo modo?
Sono veramente una persona terribile
perché non so più fingere, perché ora
andrò da lui e capirà subito cosa è
successo, perché è l’unico che capisce
sempre tutto di me e poi … e poi sarà lui a
trovare le forze di lasciarmi libera. Gli farò fare tutto a
lui senza riuscire a dire nulla. Senza il coraggio di ferirlo anche a
parole. Ma lui farà ogni cosa e farà la cosa
giusta perché anche lui è cristallo.
Spero che non si rompa.
Sono … sono veramente oscena.
Come le lacrime che mi scendono, lacrime
perché sto per ferire l’unico che a questo mondo
non si merita di soffrire. Perché non voglio ma non posso
non farlo, perché mi sono sforzata per troppo tempo,
perché ormai ho già sbagliato abbastanza e devo
diventare grande, assumermi le mie responsabilità e
smetterla.
Sono veramente una persona disgustosa e spero che
almeno mi picchi, mi insulti, mi dica di tutto o questo peso chiamato
coscienza che da tempo mi urla di smetterla, mi ucciderà.
Come si esce da questo posto?
Come?
Daniele … perdonami … non
voglio ma tu già lo sapevi, vero? Perché tu hai
sempre saputo tutto di me. Perdonami se puoi.
Ma non posso più fingere di non essere
cristallo, non posso più nascondermi. Devo cercare. Cercare
di essere la persona che sono anche se è difficile
perché ho questo carattere che mi fa emarginare da tutti.
Perdonami. “
Giunse con passi febbrili davanti a casa di Daniele
e quando lui le aprì la porta senza aspettarsi una sua
visita, rimase di stucco. Rimase di stucco per le lacrime che le
scendevano dalle guance rovinandole il nero del suo solito trucco
serale dark. Rimase di stucco pensando quanto bella fosse in quel
momento ai suoi occhi.
Rimase di stucco mentre il proprio cuore mancava un
battito e la sua mente realizzava tre semplici paroline, paroline
comparabili ad uno sparo crudele.
“E’ il momento.”
Solo quello.
I suoi occhi azzurri si fecero subito lucidi e
facendo un passo avanti si chiuse la porta dietro di sé
uscendo fuori, facendosi immergere dal semibuio della strada. Non disse
nulla, non parlò subito. Rimase fermo a guardarla con quel
suo sguardo improvvisamente serio e non più stupito, uno
sguardo che cercava di controllare il proprio reale stato
d’animo, un animo che gridava e voleva piangere, opporsi,
lottare e non mollare. Un animo che sarebbe stato messo a tacere.
Si guardarono a lungo mentre i singhiozzi di Miriam
non riuscivano più ad essere silenziosi e le lacrime
uscivano copiose anche per il ragazzo che ancora le tratteneva. Si
osservarono con attenzione senza fretta e lo fecero come ad imprimersi
per l’ultima volta il viso del compagno, con una
consapevolezza triste che avrebbe ucciso chiunque.
Daniele era così bello in quel momento,
un ragazzo dalla faccia d’angelo con la pelle chiara e
liscia, i capelli neri corti spettinati, lasciati al naturale che
qualche ciocca che gli cadeva sulla fronte, gli occhi azzurro chiaro
acquosi. Le labbra ben disegnate sottili e strette per non mostrare
nessun dispiacere o contrarietà. Per non forzarla a fermarsi.
Era veramente bello eppure non era lui, eppure
quello che voleva non era lui e non lo era mai stato.
Capire e spiegare i sentimenti non era mai
possibile, da sempre è l’unico campo su cui rimane
il mistero. In realtà è proprio ciò
che fa impazzire gli uomini, il non poter controllare questi sentimenti
e il tentare di farlo.
Questo può uccidere se prima o poi non
si cede.
Può veramente uccidere.
- Sono terribile … -
Mormorò la ragazza dai capelli biondi
leggermente spettinati e il trucco disfatto dalle lacrime, le cadevano
ancora lungo le guance piene e la bocca carnosa tremava come la sua
voce ed ogni altra parte di corpo. Era stravolta e veramente,
sinceramente in colpa.
Se avesse avuto dei poteri sicuramente avrebbe
evitato quella situazione però più chiara di
così non avrebbe potuto essere e Daniele, ancora una volta,
capì ogni cosa di lei, come aveva capito
all’inizio di quella relazione che comunque non sarebbe
durata a lungo e che era solo un rimpiazzo momentaneo per dimenticare
qualcuno, qualcuno che non era riuscito a dimenticare veramente mai.
Sospirò mettendo una mano al fianco e
l’altra fra i capelli, spettinandoli di più e poi
dietro al collo, abbassò il capo guardando per terra, non
riuscendo più a reggere lo sguardo così limpido e
dorato di quella ragazza che le aveva preso la ragione e i sensi.
- No. Sei solo umana … -
Mormorò di risposta guardandola di
nuovo. Nell’alzare gli occhi sui suoi una nuova fitta al
cuore più potente gli arrivò.
“Come si fa ad amare in questo
modo?”
Si chiese anche lui la stessa cosa che si era
chiesta lei poco prima. Come si poteva?
In realtà la risposta probabilmente
è solo che le persone, in amore, sanno farsi solo
profondamente del male. È così altrimenti non si
amerebbe e l’idea di non farlo è peggio del dolore
portato dall’amare.
Fu duro per lui, veramente molto duro e nel dirlo
fece lo sforzo più grande della sua vita. Ma ci
riuscì perché a liberarla doveva essere lui, cosa
che avrebbe dovuto fare dall’inizio. Dall’inizio
avrebbe dovuto farsi dire quelle parole, farsi spiegare cosa avesse e
perché volesse stare con lui improvvisamente.
Dall’inizio, ma non l’aveva fatto ed ora ne pagava
le conseguenze.
A sbagliare erano stati tutti e nessuno poteva
avere lo scettro di peggiore, nessuno dei tre poteva certamente essere
giudicato, non era giusto, no.
Ecco perché Miriam smise di chiamare
Alex: stronzo e perché Daniele non chiamò Miriam:
t***a.
Perché comunque chi erano loro per
giudicare?
Lo sforzo di Daniele fu immane e lo fece
abbracciandola e lasciando andare la propria espressione per un attimo
rivelando la sua sofferenza, increspando le sopracciglia e mordendosi
le labbra. Poi lo disse e fu come buttarsi da solo sul fondo di un
oceano altissimo con una pietra legata ai piedi.
- E’ stato bellissimo e ti ringrazio per
avermi regalato questi bei momenti che non dimenticherò mai.
Se è andata così non è solo colpa tua
e nemmeno di lui, chiunque sia. E’ anche colpa mia. Non
starci troppo male. Siamo entrambi delle persone terribili.
Va’. Io ci sarò sempre. –
Quando si separò la sua espressione
tornò seria e controllata, le lacrime non erano ancora
uscite al contrario di quelle di Miriam che aveva trattenuto per troppo
tempo. Si scambiarono un ulteriore sguardo significativo e solo dopo il:
- Perdonami. – Di Miriam, lui
sentì che stava per cedere.
Lo sentì chiaramente e quindi senza dire
altro, senza poter dire nemmeno una piccola parola in più,
riaprì la porta di casa dietro di sé sparendovi
al suo interno in silenzio. Si appoggiò dall’altra
parte e mentre la mano della ragazza dall’esterno si
appoggiava sulla superficie verticale immaginando che lui fosse
dall’altra parte, Daniele stesso, finalmente, poté
liberare le sue, di lacrime, guardate solo da suo cugino Davis
lì davanti a lui, l’unico che aveva assistito ad
ogni cosa.
Per
un inizio c’è sempre prima una fine.
Per un nuovo amore c’è sempre
un altro che finisce.
Per la felicità di qualcuno
c’è sempre la sofferenza di un altro.
Per uno che si sentiva leggero c’era
sempre un altro che si sentiva più pesante.
Erano conseguenze, l’unica cosa, insieme
ai sentimenti, veramente inevitabili.