SEMPLICEMENTE
LASCIATI ANDARE
CAPITOLO
1:
SOGGETTI
INTERESSANTI
Akira
Sendoh si degnò di guardare l’orologio alla
bellezza delle ore XX, peccato che l’orario degli allenamenti
fosse già passato da un pezzo.
“Akagi
mi ucciderà!”
Pensò
con una certa nota di divertimento di fondo. Come al solito era in
ritardo ma a lui sembrava interessere poco.
“Oggi
presentano le matricole, se non sbaglio.” Si
ricordò a metà strada. “Chissà
se ci sarà qualche membro interessante… sono
proprio curioso.”
Così
riflettendo affrettò il passo finendo di bere in fretta il
thé rimasto.
Quel
sapore di menta che caratterizzava sempre la sua bocca gli piaceva
molto e se non erano thè alla menta, quelli che ingurgitava
a quintali, era qualcos'altro sempre a quel gusto.
Quando
varcò la soglia della palestra vide la squadra al completo e
le matricole già tutte ben schierate.
Diede
loro una breve ma intensa occhiata cercando di capire al volo quali
potessero essere i membri più interessanti e fra tutti
spiccò un rossino ben piazzato, che già
provvedeva a farsi notare facendo non poco casino. Sorrise compiaciuto
che qualcuno si azzardasse ad uscire dai ranghi e desse del filo da
torcere al capitano, quindi salutò col suo solito modo di
fare allegro e pacato al contempo.
Akagi
si girò per primo a fissarlo male e prima che potesse
commentare o ammonirlo, Akira lo precedette:
-
Scusate il ritardo, stavo dormicchiando! –
La
sincerità disarmante con cui lo disse colpì tutti
che con un gocciolone sulle teste lo fissarono chiedendosi, chi ancora
non lo conosceva, chi lui fosse.
Le
voci che pronunciarono il suo nome ammirati o stupiti erano di chi
invece già sapevano chi fosse e furono quelle ad attirare
l’attenzione del famoso rosso intento a denigrare un altro
ragazzo dai capelli neri e l’aria distaccata.
-
E’ così famoso? Bah, è solo un
ritardatario! – Poi rivolgendosi direttamente a lui, con voce
più alta e sull’arrogante andante, aggiunse: - Su,
và a cambiarti e smettila di sorridere! Non si
può arrivare tardi agli allenamenti, non lo sai? –
Akira
inarcò entrambi i sopraccigli senza fiatare, per un istante
preso alla sprovvista da tanta sfacciataggine la sua espressione si
congelò, così come quelle di tutti gli altri che
un secondo dopo si chiesero se Sakuragi non fosse impazzito.
Un
pugno in testa colpì quest'ultimo e la voce tonante di Akagi
lo sgridò come avrebbe fatto tante altre volte.
-
Anche se è vero che non si fa tardi agli allenamenti, tu non
sei nessuno per sgridare uno del secondo anno! Impara a stare al tuo
posto! –
- Ma
gorilla! – Protestò il giovane tenendosi la testa
contrariato. Prima che potesse aggiungere altro si ritrovò
con un secondo pugno in testa per il ‘gorilla’.
Sendoh
ridacchiò sommessamente, aveva un bel fegato per chiamare il
capitano come effettivamente meritava…
Lo
squadrò con una certa insistenza passandolo ai raggi X, poi
si diresse agli spogliatoi per cambiarsi.
Quel
tipo non era una gran bellezza, anzi, era piuttosto normale ma grazie
all’altezza e ai capelli rossi spiccava anche se non faceva
nulla… mettendoci che lui senza far nulla sicuramente non
stava, si otteneva un ottimo risultato.
Quel
ragazzo era diverso dalla massa e lui i diversi li adorava.
Quando
rientrò in tenuta d’allenamento, abiti piuttosto
comodi e alquanto disordinati, fu presentato alle matricole che ormai
avevano già parlato.
- Lui
è Akira Sendoh, secondo anno qui al liceo Shohoku, ruolo
ala. –
Tralasciò
il fatto che fosse anche un indisciplinato ritardatario cronico,
così come omise di dire che era un autentico genio del
basket. L’avrebbero conosciuto sul campo.
In
quel momento le voci si levarono nuovamente facendo capire la
soggezione dei primini davanti al famoso Sendoh.
Akira
sorrise cordiale cercando subito il rossino con lo sguardo.
Lo
stava guardando a sua volta e come un libro aperto si capiva cosa
pensasse:
“Dev’essere
bravo… ma sicuramente non quanto il capitano che io ho
abilmente battuto. Non sarà certamente alla mia
altezza!”
E
mentre loro due si osservavano ognuno a modo proprio, la voce di Akagi
passò in rassegna velocemente i nomi dei nuovi.
Ricordò
bene il nome di Hanamichi Sakuragi, come se il suo istinto lo
avvertisse già di tenerlo d’occhio
poiché ne sarebbe valsa la pena. Successivamente distolse i
suoi occhi scuri all’udire il nome di Kaede Rukawa.
Non lo
conosceva propriamente ma era un nome noto fra i giocatori delle medie,
magari sarebbe stato un suo degno erede.
Squadrò
in quel modo penetrante ed enigmatico anche lui e ne rimase
più affascinato sul piano fisico: era decisamente un bel
ragazzo.
La
bellezza in questione non fece una piega in quel loro scambio e ad
Akira venne una gran voglia di scuoterlo in qualche modo per vedere fin
dove poteva arrivare quella sua imperturbabilità.
Finiti
i cosiddetti convenevoli, l’ordine di fare una partita
matricole contro seconde e terze, accese una strana luce in Sendoh. Ora
si sarebbe divertito un po’.
“E’
stimolante giocare contro Rukawa, ha veramente un gran talento e si
vede subito. Mi sono divertito molto giocando contro di lui,
sarà bello averlo come spalla in partita. Inoltre si capisce
che non è semplicemente un tipo freddo e scostante. In lui
c’è molto di più, è solo che
è introverso e riservato, non gli va di mettere su piazza le
proprie emozioni, come invece fa Sakuragi.
Ecco,
Rukawa è in gamba e piacevole ma quello che cattura davvero
il mio interesse attimo dopo attimo è il rossino che si auto
proclama genio mentre fa i fondamentali a quel modo!
Gioco
e la mia attenzione finisce sempre su di lui a bordo campo.
Ha
fatto un gran casino ed ho idea che ne farà sempre, ma la
cosa mi piace.
Con
lui non ci si annoia e parlando di basket ha un enorme talento latente.
Non
so per quale associazione d’idee ha deciso che è
un genio, ma nella realtà è proprio
così.
Di
primo impatto sono rimasto colpito da lui più che dagli
altri, il suo animo è quello di un bambino ingenuo, ottuso,
esuberante, sempliciotto, ma ha talento, dei valori solidi ed una gran
volontà.
Anche
se esagera al cento per cento delle volte, non vedo l’ora di
giocare contro di lui quando avrà raggiunto un buon livello
e imparato un po’ di vero basket.
Mi
ci metterò io stesso ad insegnargli, così quel
momento arriverà prima.
Non
vedo l’ora.”
I
primi giorni passarono a disciplinare l’indisciplinato
Sakuragi, cosa non facile e non completamente riuscita, poi quando
Akagi vide il ragazzo ben disposto ad imparare qualcos’altro
oltre ai fondamentali, cominciò con ciò che
fondamentale sarebbe stato per una probabile partita.
Il
tiro dei poveri o propriamente chiamato terzo tempo.
Dopo
aver richiamato Sakuragi e avergli detto che avrebbe dovuto imparare
quel nuovo tiro, Akagi disse col suo solito modo imperativo:
-
Sendoh, fagli vedere il terzo tempo per favore. -
Il
moro con la palla già in mano si fermò sentendo
la richiesta del capitano e capendo che era per quel simpatico genio,
scattò con una certa calma ed il suo sorriso sornione appena
accennato. Giunse con grazia e perfezione al canestro ed
eseguì il tiro richiesto.
- Ora
fallo tu! - Disse quindi Akagi al ragazzo accanto a sé che
aveva osservato il senpai seriamente.
- E
che ci vuole? Sono un genio... - Al che, fortemente convinto, si
diresse al canestro cercando di ripetere le stesse mosse.
Ovviamente
sbagliando tutto.
Sendoh
non rise ma avrebbe voluto, non per prenderlo in giro ma
perché effettivamente la scena era stata comica e gli era
piaciuta.
-
Sbagliato! Sendoh, faglielo rivedere e tu guarda bene! - Proruppe Akagi
severo.
Sakuragi
col broncio osservò con più attenzione il
compagno di squadra cercando di memorizzare i movimenti corretti.
Nella
sua testa si chiedeva cosa mai facessero di diverso e dopo un paio di
tiri sbagliati di uno e di esempi corretti dell'altro, il capitano
alquanto stufo di avere a che fare con quel testone e trascurare la
squadra, gli fece l'ultima predica:
- Devi
guardare molto persone come Sendoh e Rukawa, loro devono essere i tuoi
esempi. Fatti aiutare da loro per imparare i tiri. -
-
Perché Rukawa? Io a lui non chiederò mai nulla! -
Sbottò il soggetto sotto torchio infervorato, lanciando
saette verso il coetaneo che si faceva apparentemente i fatti suoi.
- E
allora fatti aiutare da Sendoh ma impara questi benedetti tiri! -
Ringhiò perdendo la pazienza, tanto per cambiare. Poi con
meno fervore si rivolse a Sendoh fermo ad assistere alla scena,
immaginando come sarebbe finita: - Per favore, dagli una mano che io
continuo gli allenamenti degli altri. -
E
proprio come se non aspettasse altro, il neo insegnante sorrise in
risposta. Un sorriso enigmatico che Akagi stesso non seppe decifrare.
Cosa significava? Che gli piaceva avere a che fare con quel pianta
grane?
Decise
di non indagare oltre e di lasciarli lavorare insieme.
Sicuramente
se Sakuragi lavorava con Sendoh, sarebbe uscito qualcosa di buono.