SEMPLICEMENTE LASCIATI ANDARE

CAPITOLO II:

FEELING
 
Akira e Hanamichi rimasti relativamente soli in disparte rispetto alla squadra, iniziarono una lezione più dettagliata sul terzo tempo.
Tutti presto si sarebbero stupiti nel vedere quanto Sendoh era portato per insegnare, ma specialmente sarebbero rimasti strabigliati nel constatare quanto era abile e portato nel gestire l'ingestibile testa rossa.
Eppure la cosa più incredibile era vedere la sua espressione divertita al 70 %: Akira Sendoh era stimolato!
Non erano abituati a vederlo in quello stato, normalmente aveva un aria molto calma e sorniona al contempo, ma i suoi occhi sembravano sempre cercare qualcosa o qualcuno degno d'attenzione, che lo facesse divertire davvero. Sembrava come se fosse sempre annoiato anche se non lo dava chiaramente a vedere.
Anche Hanamichi era un tipo attivo e incapace di stare fermo ad annoiarsi, ma lo dimostrava scalmanandosi, facendo confusione e combinando guai.
Sendoh, al contrario, stava sempre tranquillo pur lui di fondo cercasse sempre di divertirsi.
Il punto era che aveva una visione tutta sua della vita e del divertimento che non era facile da ottenere. Ad ogni modo riusciva a prendere sempre tutto alla leggera e questo in linea di massima poteva risultare un ottima qualità.
Erano sostanzialmente molto diversi fra loro ma non come lo erano Sakuragi e Rukawa. Non si trattava di fuoco contro ghiaccio ma più di fuoco contro acqua... un acqua che poteva essere fredda o calda, impetuosa o calma, limpida od opaca...
Sendoh puntò i suoi occhi neri in quelli castani del compagno più piccolo di un anno e quando questi lo ricambiò attendendo l'esempio da ripetere, una scarica elettrica lo percorse. Cominciava a piacergli sempre più e solo per il semplice fatto che nel suo sguardo c'era vita viva.
- Allora, genio... - Cominciò con una certa ironia allegra: - fammi vedere di cosa sei capace! -
In quel momento Hanamichi decise che Sendoh poteva stare nella sua lista di gradimento.
Negli altri tre quarti di palestra che loro non occupavano, il resto della squadra si esercitava a tutto andare sotto la guida esperta e severa del capitano Akagi che preferiva non guardare quel che quella testaccia avrebbe combinato di lì a poco.
Riconosceva che aveva un certo talento ma era anche vero che il talento in questione era in una persona con un carattere a dir poco impossibile. Ci voleva pazienza per insegnargli anche se magari lui ci metteva poco ad imparare. Sospirò mentre osservava attento i suoi compagni eseguire l'esercizio.
"Pensa se avesse avuto difficoltà anche ad apprendere!"
Preferendo non immaginarlo, si immerse completamente nel suo ruolo dimenticando presto il nuovo arrivato.
Sendoh era più che capace di insegnargli e perdere tempo, per lui non era un attività seccante, sembrava gli piacesse parecchio, dunque tanto valeva scaricargli la bomba a mano. Da dire c'era anche che fra tutti, quel ragazzo era quello che aveva meno bisogno di allenarsi. Era un genio di natura superiore a tutti loro pur lui fosse appena del secondo anno. Chissà... magari anche superiore a lui stesso.
Lo spazio a disposizione dei due ragazzi era rappresentato dall'area sotto canestro e dal canestro stesso e nonostante la confusione che li circondava, sembravano non essere affatto distratti o infastiditi.
Del resto Hanamichi aveva appena ricevuto un compito importante. Anzi due: imparare il nuovo tiro e dimostrare che era davvero un genio.
Si sarebbe impegnato e avrebbe stupito tutti, per primo quel porcospino dall'aria attenta e sapiente.
"Vedrai!" Pensando ciò prese una breve rincorsa per eseguire il terzo tempo. Giunto nei pressi del canestro contò concentrato un passo fermando la palla fra le mani, poi l'altro ed infine staccò col piede destro allungandosi col braccio per tirare la palla nel cerchio di ferro.
La palla non entrò ed anzi schizzò via rimbalzando verso Sendoh che con un colpetto della punta del piede se l'alzò prendendola in mano.
Il rosso imprecò nervoso, quindi si voltò subito verso il compagno e infervorato chiese:
- Ma non fai così anche tu? - Ovviamente non avrebbe potuto MAI chiedere 'cosa sbaglio?', sarebbe equivalso ad ammettere che effettivamente sbagliava qualcosa... inaudito!
Akira non si scompose né assunse un atteggiamento saccente o da presa in giro, semplicemente si mise a palleggiare calmo guardandolo negli occhi con quel suo fare poco decifrabile, infine decidendo il modo migliore per correggerlo gli passò la sfera di cuoio che fu presa al volo.
- Ripetilo. - Disse solo questo con un tono molto fermo. Hanamichi si chiese se lo prendesse in giro ma si rispose da solo facendo e disfando ogni cosa per conto suo, come sempre.
"Forse l'ho fatto troppo veloce e non ha capito cosa deve correggere. Ammesso che ci sia qualcosa da correggere. "
Quindi dicendo: - Ora guarda bene! - ripeté l'azione.
Quando staccò il piede destro da terra e allungò la mano per tirare, proprio in quella frazione brevissima di secondo, sentì dal nulla del calore dietro di sé e la presenza silenziosa e felina di Sendoh che con un movimento fluido si era attaccato alla sua schiena, mettendo addirittura la mano sulla sua. Era morbida e leggermente umida per il sudore degli allenamenti. Lo sentì spingere quel tanto che bastò, anzi, trattenere, per permettere alla palla di entrare nel cerchio facendo frusciare la retina.
Quando quel breve ed improvviso contatto sfrontato che sorprese persino Hanamichi, si sciolse, questi si girò a guardarlo subito con un entusiasmo immediato cancellando all'istante ogni stupore. Aveva l'espressione vittoriosa di un bambino.
- Ehi, ce l'ho fatta! - Cominciò a dire sbracciandosi incontenibile. La palla rimbalzò fra loro e il moro dai capelli tirati all'insù sorrise compiaciuto.
- Quello è il giusto tempismo e potenza di tiro. La palla va appoggiata al canestro. -
Il rosso si sforzò di ascoltare mentre faceva i salti di gioia ma per la troppa felicità non si chiese perché non glielo avesse spiegato a parole invece che fargli quella dimostrazione addosso.
Quando lo rifece da solo ricordando la mano del senpai, ebbe completamente successo e la sfera entrò decretando la sua vittoria personale.
L'esultanza del giovane si levò in tutta la palestra interrompendo il resto della squadra che, vedendo di nuovo il sorriso di Sendoh, capì shockata che ce l'aveva già fatta.
In quel momento osservandoli così, Rukawa ebbe un sussulto dentro di sé che non diede a vedere. Strinse la palla che teneva fra le mani fermando la propria azione verso il canestro opposto e alterò leggermente il suo respiro. Non gli piacque quel che vide. Ebbe come l'impressione che quei due insieme avrebbero fatto una gran bella coppia.
"Maledizione." Pensò solamente il moro, suo malgrado, senza fare esattamente nulla che dimostrasse tutto quel fastidio per quei due insieme, riprese l'esercizio in perfetto silenzio.
 
 
L'aria del fine pomeriggio non era ancora esageratamente fredda, però il sole che già tramontava non era comunque molto caldo. Si sentiva l'arrivo dell'inverno ma uscendo da degli allenamenti sportivi alquanto serrati si poteva addirittura sentire caldo e desiderare un bel sano fresco.
Uscendo dalla palestra, Hanamichi sembrava quasi volare invece che camminare e preso dalle sue vittorie non sentì Akira prima della sua voce dall'allegria contenuta:
- Allora come ci si sente ad aver dimostrato la propria genialità? - Il ragazzo gradendo la domanda si girò con un gran sorriso guardando il compagno affiancarlo. Sprizzava gioia da tutti i pori e questo piaceva davvero parecchio al compagno in questione.
- Alla grande! - Rispose con entusiasmo.
"Lo dicevo io che è in gamba... è forse l'unico che ammette il mio genio, che si rende conto chi io sia! Sono proprio contento!" Concluse quindi incamminandosi col moro che sorseggiava un thé alla menta ridacchiando apertamente divertito da quella felicità.
Per lui stargli accanto era come inebriarsi sotto il sole caldo e rilassante di Luglio.
Gli porse la lattina con il liquido freddo che gocciolava all'esterno:
- Vuoi un po' di thé fresco? - Il rosso interruppe i suoi fiumi di entusiasmo per cercare di tornare coi piedi per terra; guardando accigliato l'oggetto che gli porgeva con sopra il disegno di un invitante thé pieno di ghiaccio, inghiottì assetato. Quel giorno ci aveva dato proprio dentro con gli allenamenti, aveva una gran sete.
- Grazie. - Quindi prese la lattina e poggiando le labbra carnose dove le aveva messe l'amico, bevve un lungo sorso di quella bibita dissetante alla menta, poi gliela ritornò mettendosi a canticchiare una buffa canzoncina, sprofondando di nuovo le mani nelle tasche dell’uniforme scolastica.
Akira guardò l'apertura laddove l'altro aveva appena bevuto e con una inclinazione maliziosa delle sue, e una valanga di soddisfazione, bevve anche lui da lì chiudendo gli occhi e godendosi quel bacio indiretto.
- Questo è solo il primo passo per dimostrare chi sei. In realtà ne puoi fare ancora molte di cose. - Disse dopo di ché ancora verso la via deserta di casa. Un leggero venticello si alzò scostando leggermente i loro capelli e le rispettive giacche della divisa scure slacciate.
Gli piaceva essere onesto, non ci vedeva nulla di male nell'essere spontanei, tanto più che sapeva gestire Hanamichi come nessuno.
- Ovvio! Resteranno tutti di stucco quando mostrerò di cosa sono veramente capace! Specie a quel dannato volpino. Rimarrà senza parole, non che normalmente parli, e dovrà ammettere la mia grandezza con umiltà e vergogna! - Fece entusiasta il ragazzo accanto sognando una buffa scenetta fra lui in versione super basketman e Rukawa inginocchiato davanti a lui. Si sentiva incontenibile.
L'altro, con un enorme gocciolone sulla testa, lo guardò con un aria sconcertata, stupendosi lui stesso di un paio di cose fra cui dove potesse arrivare la sua auto stima e quanto fisso fosse il pensiero per Rukawa. Decise di distrarlo cercando un argomento all'incirca serio... o si sarebbe messo a ridere lui stesso a più non posso!
- Allora dovrai darti seriamente da fare. - Come se Hanamichi potesse davvero concepire la parola 'serio'.
- Puoi giurarci! - Rispose tuttavia convinto.
Akira sorrise fraterno dimenticando le sparate di solo un secondo prima, mentre dentro di sé cominciava a sentire quella vita che caratterizzava il 'genio' che gli camminava vicino. Era contagioso.
Proseguirono il cammino insieme ancora qualche metro senza far davvero caso al paesaggio circostante, seguendo ognuno una propria fila di pensieri, infine raggiunto un incrocio, il moro si fermò buttando la lattina vuota in un cestino dicendo pacato:
- Bene, io vado di qua. – Si sospese un attimo aspettando che il rosso si fermasse e si voltasse nella sua direzione, poi proseguì sorridendo: - Ciao, genio. A domani. -
Il genio in questione ricambiò il saluto con un altro sorriso amichevole e si scambiò un ultimo sguardo con quella figura alta, snella, coi capelli neri a porcospino, quell'aria serena alla mano e i lineamenti regolari distesi.
Il sole che tramontava intorno a loro donò ad entrambi un aria intima e stranamente si sentirono ulteriormente vicini, in quell'istante.
Un momento che comunque durò poco poiché entrambi si voltarono allo stesso tempo seguendo ognuno la propria direzione.
Hanamichi si sorprese a pensare che quel tipo, dopo tutto, non era affatto male, anzi... gli andava a genio.
In fondo era anche merito suo se era riuscito ad imparare il tiro dei poveri.
Dopo quel pensiero, però, tornò ai suoi canestri mettendosi a saltellare felice come un bambino che aveva appena ricevuto il più bel regalo desiderato.
Anche Sendoh aveva un sentimento di gioia simile ma ovviamente non lo dimostrava saltellando allo stesso modo. Il moro era certo, giunto a quel punto, che valeva davvero la pena andare avanti per quella strada.
" Mal che va rimane una bella amicizia... non è mica una cosa da poco, di questi tempi!"
Eppure quel suo sorriso poco casto diceva tutt'altro... sembrava più che si immaginasse già le sue labbra ed il suo corpo sotto di sé.
Altro che amicizia!


Non mi sono piaciuti quei due. Non conosco molto bene Sendoh anche perché non si fa davvero conoscere da nessuno, ma è chiaro come il sole che punta a quell’idiota. E quell’idiota non lo capisce e sembra ci stia.
Se non sapessi che è così tonto, ingenuo ed imbecille penserei che lo ricambia e lo fa apposta. Ma so che nemmeno si accorge di quel che lo circonda.
È solo un grandissimo stupido.
Possibile che non apra mai gli occhi e che debba sempre per forza auto convincersi di quel che gli pare e trascurare il resto, ben più importante?
È insopportabile, davvero… lui, quei suoi modi di fare casinisti e quel suo insistere su stupidaggini insulse. Perché è così una testa calda per di più incosciente?
Per quel che mi riguarda può fare quello che vuole ma mi da fastidio.
Tutto mi dà fastidio di lui, a partire dal fatto che accetti la corte di quel porcospino senza nemmeno rendersene conto.
Mi vien voglia di prenderlo a pugni finché non capisce che la deve smettere di auto proclamarsi genio, di gridare a quel modo, di disturbare gli allenamenti, specie i miei, di fare sempre qualche guaio e soprattutto di alimentare il lato maniaco di quel tipo!
Sarà pure un gran giocatore, Sendoh, e mi interessa davvero un sacco confrontarmi con lui e perché no, imparare qualcosa. Ma come persona mi viene voglia di appenderlo con la testa in giù.
Proprio a quell’imbecille doveva puntare?
Ci sono un sacco di altri iscritti, perché lui?
Quanto mi danno fastidio.
E mi dà fastidio che mi odi così tanto e lo dimostri in tutti i modi, che con Sendoh sia così amichevole e con me sia così odioso. Mi dà fastidio tutto, tutto.
Se fossi al posto di Sendoh ci proverei all’istante, vedendo che non vengo respinto e che al contrario sembra starci. Se non sapessi che è un idiota integrale e che non si rende conto nemmeno di essere uno stupido che si auto convince di essere un genio, ci cascherei proprio. Però io so queste cose e soprattutto non sono Sendoh.
La stupida scimmia rossa mi detesta e preferisce la compagnia del senpai, quindi non mi resta che starmene per i fatti miei ad ingoiare il rospo e andare avanti per la mia esistenza, cercando di non farmi scassare la vita da chi, se non sto attento, capisce cosa provo.
Mi urta profondamente anche ammettere questo mio interesse, perché dovevo interessarmi lui?
Non poteva essere un altro?
Odio la sua ottusità, la sua testardaggine, la sua ingenuità, il suo esagerare sempre, la sua megalomania, la sua arroganza, il suo insistere sempre, il suo modo di fare, di parlare, di fare casino… e sopra tutto odio che lui odi me, che dichiari amore alle ragazze e che stia fra le grinfie di quel tipo. Se non fosse per questi ultimi particolari, sarei convinto di odiarlo del tutto.
Invece evidentemente qualcosa di lui che mi piace c’è.
Forse il calore che emana, la sua energia inesauribile, la forza che possiede, il talento che ha veramente, la vitalità incrollabile… quella luce che io non ho… il suo essere così diverso da me…
È l’unico che suscita in me così tanti sentimenti, seppur la maggior parte siano di odio.
Sospiro dirigendomi verso casa, una direzione opposta rispetto a quei due che se ne vanno insieme.
Anche questo mi infastidisce, ovviamente… serve dirlo?
Ma sono fortunato ad avere un buon controllo di me stesso.
Tanto a che serve seguirli, avvicinarlo e cercare di instaurare un qualsiasi approccio con lui?
Se non fosse così fissato sulle ragazze e non cercasse di farmi fuori ogni volta che mi vede…
Bah… tanto sono pochi anni… quando la scuola che ho appena iniziato finirà, anche lui se ne andrà e non lo rivedrò più…
Devo solo resistere per un paio di anni.
Non vale la pena rendermi ridicolo e scoprirmi mettendo i miei fastidiosi sentimenti su piazza solo per uno che vorrebbe vedermi sotto terra.
Meglio restare al mio posto e occuparmi degli affari miei.
La mia vita scolastica sarà un autentica schifezza.
Che palle!
Dannato Sendoh!”