CAPITOLO
12:
CANTA
PER IL MOMENTO
/Ecco
perché cogliamo l'attimo
e
cerchiamo di fermarlo e possederlo
stringendolo
e tenendolo,
perché
consideriamo preziosi
questi
momenti e forse
lo
ammetteranno quando
ce
ne saremo andati.
Canta
con me, canta per l'anno,
canta
per le risate,
canta
per le lacrime,
canta
con me, solo per oggi,
magari
domani
il
buon Dio ti porterà via.
Lasciate
che i nostri spirirti
continuino
a vivere
attraverso
le parole che
sentite
nelle nostre canzoni.
E
noi possiamo ... /
-
Eminem -
Il
resto della giornata lo passarono comunque separati. Alexander era
alle prese con prove e sistemazioni per il concerto che sarebbe stato
il giorno dopo e così diede un po' di soldi ad Alexis per
passare la giornata.
Fino
alla sera del giorno dopo non si videro più.
Alla
'ragazza' era stato dato un lascia passare dal cantante per cui
poteva venire e andarsene come voleva ottenendo anche dei buoni posti
per il concerto stesso.
Arrivò
poco prima dell'inizio ma non cercò il ragazzo, era
consapevole del daffare che aveva. Si inglobò nella folla e
si
preparò ad una lunga serata di casino. Così la
vedeva a
quel tempo.
Non
conosceva la musica, non l'aveva mai sentita veramente, si vestiva
con abiti da perfetto rapper solo per mascherare il suo corpo, in
realtà non ci capiva nulla di quel mondo.
Quello
per lei sarebbe stato una specie di consacrazione.
Dietro
le quinte il gruppo si preparava per l'inizio.
Nonostante
Alexander suonasse sempre con i soliti artisti, non era considerato
parte di un gruppo. A diventare famoso era solo lui, gli altri lo
sapevano ma gli stava bene.
Ora
li si vedeva tutti lì seri e concentrati per accumulare
energia e adrenalina che sarebbe esplosa appena messo piede in quel
palco.
L'ora
scattò e il concerto iniziò con l'entrata in
scena del
cantante.
Le
luci si spensero di scatto e tutti cominciarono a battere mani e
piedi urlando.
Il
palco e il terreno presero a tremare, poi si sentirono nel buio le
prime note della chitarra elettrica e del basso.
Fu
con l'entrata in gioco della sua voce che le luci si riaccesero e
tutto esplose.
Fu
con quei suoni speciali e unici che la voce profonda e sensuale di
Alexander si unì agli strumenti dando vita ad un nuovo
spazio
dimensionale.
Era
solo la prima canzone ma già tutto il flusso del sangue
fluiva
così veloce da essere inarrestabile.
Bisognava
essere all'altezza. I cuori presi da quella musica battevano il tempo
e dovevano tutti andare di pari passo.
Il
tempo non si fermava mai.
Le
canzoni si susseguivano e ad ognuna di esse lui dava tutto
ciò
che aveva.
Era
energia, era forza, era nascita e morte insieme, era un fiume in
piena, era inarrestabile.
C'era
dentro completamente.
Lui
non stava facendo musica, lo era diventato.
Correva
fra le braccia di quell'essenza che creava lui stesso.
Poteva
fare qualunque cosa, sarebbe stato solo il meglio, il massimo,
accolto fra urla e lacrime.
Era
così: indescrivibile e grande.
Ad
ogni canzone un nuovo sempre più potente orgasmo.
Lui,
bellissimo come sempre, sguardo da gatto libidinoso, completamente
dentro la sua musica, sudato con gli abiti appiccicati al corpo, i
capelli ormai disfatti, quel fisico da favola, i lividi sul volto del
pestaggio di due sere precedenti... tutto di lui parlava eppure la
stella faceva solo quello per cui era nata.
Cantare.
Sentendo
quel ritmo, quelle note, quegli strumenti suonare e quell'energia
esorbitante, riusciva solo a rimanerne ipnotizzato lui stesso e
partiva più forte ancora con la voce, la mente e l'anima,
dicendo con rabbia e grinta quello che aveva da urlare al mondo.
Perso
e preso per un viaggio di sola andata per chissà dove.
Rinasceva
ogni volta come se in sé avesse l'apocalisse che esplodeva.
Lui
era nato solo per quello. Soffrire e poi trovare il suo riscatto
nella musica, l'unica verità inconfutabile della sua vita.
Trasmettere
i battiti del suo cuore, le scariche della sua mente.
Nella
vita normale poteva anche essere nessuno, chi poteva dirlo,
però
ora, lì sopra, era il migliore, il re, il numero uno, poteva
anche mandare a quel paese tutti che l'avrebbero seguito e acclamato.
Poteva
essere vero e amato.
Sentiva
tutto, ogni cosa.
I
sentimenti e le energie di tutti addosso, le particelle del suo
stesso corpo esplodere e rigenerarsi.
Dava
tutto di sé solo in quel palco e a testimonianza di
ciò
il suo corpo e il suo aspetto 'distrutto', in un bagno di sudore, col
calore che usciva lasciandolo bollente e i suoi occhi vivi,
pienamente vivi.
Alexis
non l'aveva mai visto in quello stato, così preso da
qualcosa,
così vero e intimo, forte, energetico, profondo...
così
pieno d'amore per qualcosa...
Se
prima aveva qualche dubbio ora non più, decisamente era
innamorata di lui.
Rapita
completamente da Alexander, dalla musica e dal concerto si
trovò
anche lui per la prima volta veramente felice ed entusiasta di essere
lì, viva, sana e in quel posto.
Se
a quel tempo l'avrebbe fatta finita‡Qvrebbe rimpianto di
sicuro
quel momento; ma c'era e si sarebbe tenuta quel posto con tutta
sé
stessa. Per la prima volta avrebbe fatto una cosa simile.
Non
aveva mai ricevuto veramente tanto come in quegli attimi, inoltre lei
non lo sapeva, ma da lì in poi ogni giorno sarebbe riuscita
a
ringraziare straordinariamente la sua nascita fin ora solo maledetta.
Era
stato come vederlo nudo, scoperto, fortissimo e inarrivabile, proprio
come un Dio amato da tutti; eppure giornalmente era così
odioso ed antipatico... sorrise lievemente scoprendosi quasi
felice... era un sentimento lieve e accennato ma lo sentiva.
La
molla del cambiamento era giunta, il tutto girava, ingranava piano
piano e inarrestabilmente si poteva solo andare avanti.
Alexis
ora, solo ora, riusciva a vedere il mondo con nuovi occhi. Quelli di
lui.
E
si era sentita in cima all'universo.
Arrivò
la fine anche per quella meraviglia.
Fu
tristemente ed entusiasticamente la fine. Era malinconico ammettere
di essere riusciti a trovare qualcosa di veramente bello nella
proprio vita, talmente bello da esserne riempiti.
Non
aver sentito il solito vuoto incolmabile ma al contrario l'amore e la
vita fluire col sangue e battere all'impazzata. L'aveva segnata. Ed
ora, finita la magia di una notte di note, si sentiva nuovamente
vuota e triste. Mancava qualcosa... ancora... di nuovo...
La
folla usciva a fiumi, c'era un casino asfissiante da non capirci
nulla. Prima che Alexis potesse chiedersi che cosa dovesse fare, si
trovò trasportata in posti sconosciuti, quindi si
guardò
attorno e decise di mandare al diavolo le domande esistenziali.
Tornando pratica e realista cercò solo di capire come uscire
da quel labirinto di corridoi bui.
Doveva
solamente raggiungere il suo compagno di viaggio che per caso
coincideva con il cantante!
Una
sciocchezza!
Cosa
fece, dunque? Semplicemente prese a vagare per le ale che si
svuotarono in tempi piuttosto brevi, tutto sommato.
Non
le ci volle molto per iniziare a seccarsi, e di brutto. Avrebbe
incendiato chiunque le avrebbe rotto le scatole, tanto per cambiare!
Alexander
rimase steso nel freddo pavimento del camerino del gruppo per un
lungo momento. Era distrutto.
Sembrava
fosse appena uscito da un bagno ma gli abiti appiccicati e bagnati
insieme all'aria stravolta, indicavano che in realtà era
privo
di forze.
La
camicia slacciata, i capelli attaccati al volto spettinati e neri, la
sigaretta in bocca, mollemente adagiata sulle labbra semi aperte, i
piedi scalzi alzati su una sedia sui quali stava appoggiato sopra un
sacchetto di ghiaccio, altri stavano sui polsi delle braccia aperte e
sugli occhi. Calore usciva dal suo corpo accaldato.
Era
del tutto privo di energie e forze, aveva dato ogni cosa, quella
sera, ma ci riusciva solo per lei, la sua unica vera amante, la
musica.
Praticamente
irriconoscibile ma assolutamente affascinante.
Tutti
hanno bisogno di scoprirsi, mostrarsi nudi, perfino i più
chiusi e freddi; ognuno ha il suo metodo, il suo modo per riuscirci.
È una passione che aiuta, per Alex era la musica, per un
altro
poteva essere lo sport, per un altro ancora l’arte, ma tutti
ne
possedevano uno. Essenziale per vivere e non impazzire.
Passò
così quasi un ora ricordando ogni singolo attimo del
concerto,
ogni orgasmo interiore avuto, ogni applauso, ogni urlo, incitamento,
canzone, parola, gesto, sentimento, tutto. Impresso indelebile nella
mente.
Anche
il quasi sempre freddo Alexander si trovò eccitato almeno
quanto lo era stato all'inizio... solo che ora era stravolto!
Quando
la lancetta dei minuti avanzò sempre più e gli
venne
offerta una birra fresca, si alzò a sedere e prese la
bottiglia scolandosela metà d'un colpo, cosa che
probabilmente
non gli avrebbe fatto del tutto bene. Suo malgrado si sentì
decisamente meglio, anche se gli ci voleva una bella dormita di
quarantotto ore filate per esserlo davvero. In quella settimana aveva
accumulato così tanta stanchezza e stress che ora si
ripercuoteva alla grande, il suo fisico per quanto forte, cedeva
inevitabilmente. Questa volta non avrebbe brindato con gli altri.
Quel
concerto l'avrebbe certo ricordato e già immaginava le
notizie
sui giornali e i programmi di musica... 'il giovane talentuoso
Alexander, al concerto ha cantato pieno di lividi!'
Si
sfiorò il volto sentendo ancora del dolore sui resti della
sua
rissa di due notti prima mentre contemporaneamente una specie di
ghigno aleggiava sulle labbra spaccate e gonfie. Eppure fu questo
pensiero che gli fece ricordare di Alex:
-
Cazzo! - sbottò a denti stretti.
Sicuramente
lo stava aspettando da qualche parte arrabbiato perché si
era
dimenticato di lui. Ci teneva a vederlo subito quella sera, per
sentire il suo parere e vedere che cosa aveva suscitato in lui... ma
soprattutto voleva vederlo e basta, perché ci stava bene
dopo
un concerto simile anche se quel ragazzino non gli quadrava molto.
C'era in lui qualcosa che non andava che proprio non comprendeva.
Stonava il suo aspetto...
Tuttavia
alzò le spalle, era da molto che non stava insieme a lui,
prima per la litigata poi per il concerto. Aveva voglia di guardarlo
e sentire la sua voce.
Prese
il mozzicone fra le dita, si alzò a fatica e stringendo la
birra, o quel che rimaneva, prese a cercarlo così com'era,
imprecando per la stanchezza ad ogni passo
Cercare
Alex sembrava essere il suo destino!