Smoke On The Water
CAPITOLO
6:
NUOVA NASCITA
/Hopeless
time to roam
The
distance to your home
Fades
away to nowhere
How
much are you worth
You
can't come down to earth
You're
swelling up, you're unstoppable
Link
it to the world
Link
it to yourself
Stretch
it like it's a birth squeeze/
-
Muse -
Benessere.
Per la prima volta dopo tanto, tantissimo tempo stava bene. Era
così
comodo quel letto, sotto le coperte si stava al caldo...come essere
coccolati.
Quella
sensazione positiva non ricordava più quando l'aveva provata
e
tanto meno se l'aveva mai provata.
Una
tale morbidezza l'avvolgeva che le sembrava irreale, una fantasia che
aveva sognato da sempre, non credeva di essere viva perché
non
si spiegava quel senso di beatitudine assoluta.
Prima
di muoversi Alexis rimase ancora un po' a cullarsi fra quelle
lenzuola profumate e lisce.
Per
la priam volta si ricordava di aver fatto un bel sogno...dopo tanti
incubi dimenticati, dopo tanti dolori fisici e mentali, dopo tante
lacrime del cuore finalmente si era svegliata consapevole di vivere
veramente e di stare bene.
Aprì
i grandi occhi azzurri dal taglio un po' orientale, l'accolsero il
buio della stanza.
Ricordava.
Ricordava
perfettamente ogni cosa della sera precedente. E proprio a quei
ricordi le sue labbra carnose e pallide si incurvarono leggermente
all'insù. Qualcuno l'aveva voluta con se.
Con
pigrizia si passò i palmi sugli occhi e sul volto bianco.
Si
alzò dal letto, si diresse alal finestra aprendola,
entrò
la luce del giorno...un aria fresca e pungente l'accarezzò
scostandole i lunghi capelli neri spettinati.
Li
teneva sciolti sulla schiena, le arrivavano suppur ingrovigliati al
sedere. Per dormire aveva indossato una larga maglia dove il suo
esile e magrissimo corpo femminile navigava. Si vedevano le sue
lunghe gambe snelle attraversate da cicatrici da cinghiate.
Osservò
lo scenario che si vedeva dal secondo piano, una semplice
città
già attiva alle 10.30 del mattino. Il cielo grigio e il
mondo
col bianco della neve caduta la notte, ormai sciolta.
Non
aveva mai dormito tanto.
Chiuse
i vetri abbassando la saracinesca alzata. Diede un occhiata alla
camera, era spaziosa con nulla di speciale. Un letto a due piazze,
un armadio dalla media grandezza e una scrivania con libreria vuota.
Il coordinato in legno nero. Il parquet privo di tappeti e i muri
spogli. L'avrebbe abbellita ben lei!
C'era
anche una porta che dava sulla terrazza, una tv e uno specchio a
muro.
Alexis
col suo passo strascicato si diresse verso quest'ultimo alla cui base
c'era il suo zaino. Tirò fuori la spazzola e prese con aria
scazzata a pettinarsi i lunghi capelli neri. Finito se li
guardò.
Nonostante ripudiasse il suo essere donna li amava troppo...infinita
cascata di seta oscura, ne andava fiera. Forse era l'unica parte di
se che le piaceva, per questo non li avrebbe mai tagliati.
Fissò
le sue gambe e il suo volto che presentava diversi lividi e segni fra
nuovi e vecchi di cinghiate e pestate.
Una
smorfia che le indurì il viso. Maledetto padre adottivo.
Ormai
aveva chiuso con lui!
Si
legò i capelli nella solita coda bassa che si attorcigliava
sull'elastico, si cambiò indossando i soliti strati di abiti
enormi, poi uscì dalla camera.
Percorse
il corridoio con la sua camminata tipica e si fermò
sull'uscio
del soggiorno, sentiva la sua meravigliosa, calda e sensualissima
voce parlare atona al telefono.
-
Come? Ha ancora 16 anni?...Bè, allora chiedo di diventarne
il
tutore, comunque è abbastanza grande per decidere da
solo...inoltre non vuole stare con voi...certo che parlo di Alex, e
di chi altri! La mia telefonata era solo a titolo informativo...voi
non siete più in grado di tenerlo in adozione...certo, ho
aperto un indagine da molto tempo e questo è il
resoconto...visto quello che fate al ragazzo siamo obbligati a
togliervelo, non potete sapere dov'è ora, ne cercarlo, ne
contattarlo, ne vederlo più...se non insistete non vi
denunceremo. Allora d'accordo, ci salutiamo qua. Vi terremo sotto
controllo ancora per assicurarci che lasciate in pace Alex. La
saluto. -
Dopo
aver ascoltato tutto, la ragazza rimanendo ferma sullo stipite della
porta chiese scettica:
-
Scusa ma...come ti sei presentato a mio padre?-
Alexander
con una gran faccia di bronzo e uno dei suoi ghignetti sedici, la
guardò e senza problemi rispose:
-
Come un assistente sociale!-
Le
sfuggì un mezzo sorriso mentre scuoteva il capo:
-
Che ballista...altro che cantante, dovevi fare l'attore!-
-
Basta usare il cervello...così abbiamo ottenuto quello che
volevamo senza mettere in mezzo nessuno!-
-
Cervello? Tu sei solo furbo come un gatto!-
-
Scusa se è poco!-
Il
moro prese il pacchetto delle sigarette dal mobile, ne tirò
fuori una con le labbra e se l'accese. Poi apparentemente
indifferente si diresse in cucina iniziando a trafficare col
caffè.
Alexis senza chiedere gliene prese una e se l'accese anche lei.
Fumava ogni tanto, solo quando riusciva a scroccarne agli altri.
-
Ehi, che intenzioni hai ora che sei libero? Che farai?-
Glielo
chiese con noncuranza anche se dentro di se era proteso a sentire la
risposta.
Lei
prese una boccata dalla sigaretta, buttò fuori il fumo e
tenendo la mano lungo il fianco e l'altra appoggiata al legno
dell'uscio, disse seria:
-
Io? Mah...finalmente per la prima volta sto bene in un posto...quindi
mi trovo spiazzata...quando sono venuto qua ero convinto di trovarmi
subito lavoro e appartamento ...ora non so molto bene, immagino
continuerò su quella strada...-
-
Che ne dici di finire la scuola, intanto? Non potrai fingerti per
sempre un maggiorenne...sei pur sempre un ragazzino di 16 anni che
deve finire gli studi...-
-
Certo...e i libri e le tasse me le paghi tu?-
-
Ovvio!-
A
questa parola lo scetticismo e l'ironia scemarono lasciandola in
silenzio a bocca semiaperta. Non si aspettava una cosa simile.
-
Scusa, col tuo discorso non volevi dirmi che ti sarebbe piaciuto
stare qui con me?-
Continuò
lui tranquillissimo.
-
Bè, ecco, diciamo che stare qui non mi dispiace...ma il mio
era un discorso generale...-
-
Ok-
-
Ok che?-
-
Ok alla tua domanda-
Alex
prese a sorseggiare indifferente il suo caffè con la cicca
fra
le dita. Come se si stesse prendendo gioco di lei...ma era solo il
suo modo di fare.
-
Hai visto troppo Matrix!-
Fu
questa la prima reazione di lei. Sentendo ancora indifferenza e
silenzio dall'altro scocciata chiese:
-
Quale domanda?-
-
Puoi rimanere!-
Non
sorrideva, non ammiccava, non faceva cose particolari mentre glielo
diceva...lo diceva e basta...era il suo modo di fare...non sarebbe
stato
semplice convivere con una persona del genere dal caratteraccio.
Semplicemente perché era odioso ma bellissimo. Non sapeva
più
che dire per cui prese un tiro dalla sigaretta ed entrò in
cucina, si versò del caffè e non disse
più
nulla. A quel punto avrebbe dovuto ringraziare...ma non l'aveva mai
fatto, non era nella sua filosofia e vocabolario quella parola.
-
Che tipo di scuola stavi facendo prima?-
-
Meccanico-
L'accordo
era stato fatto. Muto ma fatto.
Una
lunga ed impegnativa convivenza era iniziata...lei sarebbe stata con
lui, suo tutore, fino alla maggiore età...poi avrebbe fatto
quel che voleva dopo la scuola...e tutto per caso, per la spinta
dell'istinto, per qualcosa di incomprensibile che li portava a stare
insieme. Per qualcosa in lui di illeggibile, un obiettivo da
raggiungere, un mistero nel suo passato legato ad un segreto che ora
sembrava tornare fuori con lei.
Che
fosse questo quel qualcosa di speciale che aspettavano entrambi?
La
convivenza proseguiva fra i soliti alti e bassi. Ad Alexis seccava
dover dipendere così da un mezzo sconosciuto ma del resto
anche lei lo era per lui. In un certo senso erano pari. Ogni giorno
facevano la loro bella litigata, tutte per sciocchezze, anche se
l'importante era non far arrabbiare veramente l'altro perché
se si aveva già visto che era capace di fare lei infuriata,
su
di lui ancora c'era il tabù perché
così fuori di
se non lo era mai stato per ora. Era per questo motivo che si poteva
ben pensare che fosse ben peggio di lei!
Quello
che succedeva quando due con dei caratteracci simili si incontrano
era esattamente quello: fuoco e fiamme che bruciavano fino ad
arrivare in cielo e buttare il fumo sull'acqua.
L'uno
era l'acqua, l'altro il fumo. Era interessante vederli insieme...due
elementi così si attraggono e si respingono come accadeva
anche per Alexis e Alexander.
Il
fatto stesso che avessero i nomi così simili dava da pensare.
E
pure la loro convivenza dava da pensare.
Un
giorno anche loro ne parlarono:
-
Senti un po'...cosa ti fa pensare che io non ti abbia tenuto qua
perché sono un fottuto gay pedofilo?-
La
risposta fu semplice:
-
Per il semplice fatto che non mi sembri masochista!-
Effettivamente
provare a far del male ad un elemento simile era puro suicidio. Poi
lei aveva aggiunto:
-
E poi potrei farti lo stesso discorso...potrei essere voluta stare
qua per derubarti e poi andarmene via ricca a tua insaputa e
discapito!-
A
quelle parole entrambi si guardarono in cagnesco , completamente
diffidenti, poi anche lui aveva detto:
-
Certo...puoi anche farlo ma tu sai che non esisterebbe luogo al mondo
dove potresti nasconderti da me!-
-
E non cadiamo nei particolari su cosa mi faresti...-
-
Esatto...-
erano
stati in silenzio a rifletterci...cosa li aveva spinti l'uno verso
l'altro? A volere rimanere insieme? L'istinto...e che cosa cercava di
dire l'istinto a quelle due belve?
Nella
mente di Alexander solo un obiettivo, un ricordo, una parola.
"
Devo tenerlo. Non posso farlo andare. Lui potrebbe essere quello che
cerco...potrebbe essere 'lui'. La descrizione corrisponde e per quel
che ricordo di quel periodo...non posso permettermi di perderlo
ancora"
Nella
mente di Alexis solo poche parole e una sensazione di appartenenza
mai provata:
"
Che io possa veramente cominciare daccapo? Che qualcuno mi voglia
veramente con se disinteressatamente? Che io possa diventare qualcuno
di cui poi essere fiera? Che questa possa essere la mia casa?"
ognuno
un obiettivo, ognuno delle domande. Ognuno delle certezze. Ognuno dei
segreti. Ognuno dei silenzi. Ognuno qualcosa. Ed entrambi questo:
-
Si chiama fiducia!-
Avevano
concluso insieme nel medesimo istante e dopo un lungo scambio di
sguardi entrambi avevano aggiunto mentalmente.
"
ma non è certo tutto qua..."
Il
discorso era comunque caduto.
/Tempo
disperato di vagare
La
distanza dalla tua casa
Svanisce
nel
nulla
Quanto
vali?
Non puoi
scendere sulla terra
Ti stai
ingrandendo, sei inarrestabile
Legalo
al mondo
Legalo
a te stessa
Stringilo
come
Fosse
l’abbraccio
di una nascita/
-
Muse -