Smoke On The Water
CAPITOLO
7:
REGINA DELLA PIOGGIA
/There's
a time for the good in life,
a
time to kill the pain in life,
dream
about the sun you queen of rain.
It's
time to place your bets in life/
-
Roxette -
I
giorni seguenti Alexis per non pesare ad Alexander aveva cominciato a
pulire la casa aiutando la cameriera che veniva ogni giorno...peccato
che lei non essendone per nulla tagliata combinava nel frattempo
mille guai, così rinunciando a quel ruolo per
l'incolumità
di tutti, aspettando di poter andare a scuola, aveva preso ad andare
in giro per il quartiere. Nel giro di una settimana aveva
già
individuato i posti che più le piacevano...pub, bar, angoli
della città dove si praticava la brake dance...ma il suo
posto n° 1 era il campetto da street basket.
Lì
la sua fama non era conosciuta ma ci teneva molto a riguadagnarsi il
rispetto nell'ambito del suo ambiente naturale.
Quel
giorno era andata al campo solo con l'intenzione di vedere di cosa
erano capaci i ragazzi di quel posto, ma non poteva immaginare come
sarebbe finita.
Alexis
stava a bordo campo appoggiata alla rete di recinzione in disparte
rispetto agli spettri. Masticava una gomma facendo ogni tanto delle
bolle, fra le dita aveva una sigaretta, sul campo il suo immancabile
cappello largo con visiera corta e larga che gli copriva gli occhi
azzurri. Il volto era attento e concentrato, non si perdeva un
movimento dei giocatori in campo.
Erano
piuttosto bramini ma il loro gioco non era nulla di che, nessuno fra
loro la entusiasmava e vedendoli le cresceva dentro una gran voglia
di andare là e far vedere come si giocava a street...come si
faceva spettacolo con una palla in mano e un canestro a disposizione.
Quando c'era di mezzo quello sport non riusciva mai a trattenersi,
diventava più forte di lei; Alexis doveva in quei casi farsi
largo, prendere la palla e dettare un po' della sua legge tirando
fuori il suo vero lato...ovvero diventare la Regina dello Street
Basket.
Ed
ora eccola lì a fremere in quell'angolo del campetto
recintato...fremere per danzare con la palla, per far vedere chi era,
per rendere piccoli gli altri confrontati a lei, per divertirsi e
sentirsi veramente viva.
Se
nella sua vita c'era qualcosa di bello quello era proprio il basket.
Per
lei era troppo...rimanere lì ferma solo a guardare altri che
giocavano...era inconcepibile. Semplicemente era al limite.
Lei
doveva.
Una
delle partite tre contro tre era appena finita e si stava
già
discutendo sul prossimo incontro quando uno di loro tirò a
canestro da una notevole distanza, lo mancò facendo finire
la
palla giusto ai piedi di Alexis che non si sfuggire l'occasione.
Quello era il momento giusto. La prese fra le mani e con fare
strafottente mormorò:
-
che imbecille...sbagliare da quella distanza...-
nel
frattempo la faceva girare sull'indice in modo disinvolto. E questo
era solo l'inizio...il saluto...tanto per mettere in chiaro alcune
cosette!
Il
ragazzo da lei insultato se ne risentì e facendosi
minaccioso
la contrastò non avendo ancora idea di che pasta fosse fatta.
-
ehi tu, moccioso, hai detto qualcosa?-
Alexis
si avvicinò a lui per nulla intimorita e rispose sfrontata.
-
ho detto...che sei stupido a sbagliare il tiro da quella distanza !-
-
ma che bravo a parole...sembri il migliore...ma è vero?-
un
sorriso e un lampo pericoloso nel suo volto effeminato dalle
espressioni maschili.
-
vuoi vedere?-
Da
ciò partì tutto.
Dopo
appena pochi minuti li aveva sfidati ad un one to two. Non voleva
compagni, non voleva nessuno...solo la sua più grande
amante,
la sua unica vera amica.
Avrebbe
anche sfidato tre insieme ma non voleva strafare già da
subito....una cosa leggera tanto per fare....insomma, era solo una
scusa per giocare un po' a street.
Era
tanto che non faceva una sfida...che non giocava a basket ed ora
quasi non stava più in lei....era l'unica cosa che le faceva
scorrere così tanto il sangue e che riusciva a trasformarla.
La
notizia si era spanta a macchia d'olio e in breve c'era circa il
doppio della gente di prima; fra loro anche una certa conoscenza di
Alexis che si manteneva piuttosto nascosto. Costui era
Alexander...veniva spesso lì per giocare un po' e distrarsi,
prima di trasferirsi in quella città non era conosciuto e
lui
da subito era entrato nel giro di streeter...ora mai veniva sempre
più di rado e cercava di non farsi vedere sempre ma le volte
in cui partecipava più o meno attivo c'era una folla assurda
anche se nessuno osava mai chiedergli l'autografo in quell'ambito.
Poteva essere lasciato in pace, per questo ci tornava e gli piaceva
stare lì....era uno di quei posti dove uno si sente
veramente
a casa...dove uno come lui si sente veramente a casa. E la
notorietà
di quel tempo non lo obbligava a starsene chiuso in casa e scortato
da guardie del corpo. Non ancora per lo meno.
Nel
cielo le nuvole erano sempre più minacciose. Lei era
posizionata a centrocampo e girata verso il canestro palleggiava
tranquilla con una stranissima espressione sulle
labbra...indecifrabile.
Era
forse solo consapevolezza.
Alexis
lì non era nessuno, considerata dagli altri un moccioso
effeminato qualunque e da se stesso una merda priva di anima. La sua
vita stessa faceva così schifo da riuscire a vomitare ogni
sera la cena che ingurgitava in un modo o nell'altro. Succedeva
ancora. Un'unica schifezza che cadeva a pezzi, un buco che non
significava nulla. Lei era veramente un orrore brutto pieno di
cicatrici, con una vita di merda. Da sola non si sarebbe mai salvata.
Mai. Ne era consapevole, dunque...di questo e di molto altro che si
teneva dentro anche se al contempo le sfuggiva un particolare
importante della sua vita d'infanzia. Ma lì non era nessuno
e
anche se pian piano qualcuno cercava di risollevarla la sera stava
ugualmente così male da vedersi un mostro e buttare fuori di
nascosto tutto ciò che aveva dentro.
Ma
ora, con quel pallone in mano davanti ad un semplice canestro era
un'altra. Lì lei era una regina bellissima e imbattibile.
La
numero 1. un mito. Il sole. Lei era la vita in quel momento, la
più
bella in assoluto. Ed era quel contrasto dentro di lei che le
permettevasi sfogarsi in quegli attimi di basket...e diventare una
regina.
La
sfida aveva inizio.
Si
mosse assumendo una posa perfetta d'attacco. Puntava la sua preda. Il
canestro. E fra lei e lui non vedeva ostacoli. La palla che
schiacciava nel cemento creava la musica e il ritmo lo dettava lei
stessa.
E
veloce e lento e veloce e lento.
Il
ritmo del tempo.
Se
lei smetteva di muoversi tutto si fermava, era un lampo, un
anguilla, impossibile fermarla e prenderla. Come un fantasma
inconsistente faceva mosse magistrali con una palla di cuoio che era
parte di se. Finte, giravolte, salti, strisciate. Ogni tipo di gioco.
Non
era ancora arrivata al canestro ma avrebbe potuto farlo da un pezzo.
Alexander
prima e gli altri in seguito se ne accorsero, lei, creduto un lui da
tutti, si stava prendendo gioco di loro. Era molto brava e lo si
vedeva dai movimenti sciolti e felini ma comunque quello non era che
un piccolo spicchio di quel che sapeva fare.
La
migliore lo era veramente, completamente diversa dalla solita
scorbutica, rabbiosa e violenta piantagrane di sempre. In quello
spazio, con quella palla di cuoio fra le mani, lei non era solo
un'altra diversa e irraggiungibile, ma con i suoi movimenti che
cambiavano ritmo e strategie spesso sembravano cambiare anche i
nuvolosi neri in cielo. Si muovevano col suo ritmo, era lei a
controllarli col suo basket o erano loro a seguire quell'incanto? Che
fosse la regina della pioggia?
Tutti
la guardavano a bocca aperta stupiti che quel ragazzino esile fosse
così bravo. Li aveva già conquistati tutti.
Completamente. Solo che non era una semplice e banale regina della
pioggia...solamente quella del basket. Dello
street basket. E
le bastava per essere qualcuno e vivere ancora.
Lanciò
un ultimo sguardo agli avversari dinnanzi a lei, poi al canestro
dietro di loro. Si era stufata di prenderli per il culo, non erano
poi così stimolanti, decise di concludere in bellezza la
sfida
regalando una delle sue chicche al pubblico.
Indietreggiò
palleggiando arrivando ad una notevole distanza, poi senza aspettare
altro cominciò a correre velocissima, era quasi invisibile .
davanti ai due si abbassò e prendendo la spinta,
saltò.
Era una molla elastica, come fosse fatta di gomma e di ali d'angelo e
vento.
Alexis
stava volando.
Superò
i ragazzi e continuando con lo stesso salto arrivò al
canestro terminando l'azione che aveva lasciato tutti col fiato
sospeso e il tempo bloccato. La schiacciata fu perfetta e
spettacolare.
Non
c'erano parole.
Quello
era un air walk.
E
il fatto stesso che l'avesse fatto una ragazza così esile e
magra dava ancora più da pensare.
Quello
era street basket indimenticabile come anche quella giocata, quel
canestro e quel ragazzino nuovo.
La
sua nuova era, l'era della regina del basket, del tempo o della
pioggia stava iniziando!
/c'è
un tempo per il bene nella vita
un tempo di uccidere il dolore
nella vita
sogna il sole, tu regina della pioggia
è
tempo di piazzare le tue puntate nella vita/
-
Roxette -