CAPITOLO
II:
GELOSIA
/Walk
on the wild side – Vanessa Paradis/
“Mi
sistemo gli occhiali da vista sulla testa e mi assicuro di essere in
ordine, poi varco la soglia dell'ufficio dove normalmente Smoker
dovrebbe stare e mi blocco appena arrivo dentro fra il consueto odore
di fumo che vive al posto dell'aria pulita. Ormai non è
più puzza, ci sono abituata.
Ad
ogni modo quel che vedo non può che lasciarmi a dir poco
infastidita eppure non sono capace di reagire subito, rimango
inebetita e sconvolta a guardare.
Seduta
sulla scrivania davanti a Smoker, attaccata a lui quasi, c'è
la signorina Hina senza la consueta giacca sulle spalle, ha le lunghe
e bellissime gambe accavallate proprio sotto il suo naso e piegata
com'è in avanti sicuramente gli da una visione del suo
davanzale che poteva risparmiarsi, lui non eviterà
certamente
di guardare…
Contraggo
la mascella e indurisco la mia espressione, credo che se fossi una
con dei poteri particolari spruzzerei raggi corrosivi con gli occhi!
Me
ne rendo conto mentre livida di rabbia tossisco forte per farmi
sentire ed interrompere questa scena nauseabonda. Non vedo bene
l'espressione di Smoker, da qui, ma vedo come lei gli pianta quelle
due enormi cose in faccia.
Ma
non è possibile che sia così sfacciata!
E
lui non fa nulla, sta lì e... e che cavolo fa?
Perché
non capisco cosa fa?
Se
non fossi una che segue le regole anche mentre va in bagno, ora
piazzerei una scenata da panico, ma non è da me
così mi
metto sull'attenti ed aspetto gli ordini.
-
Oh, guardiamarina Tashigi! - Dice lei, come a dire 'ci sei anche tu?'
Io
sto in silenzio ed aspetto che mi diano gli ordini per cui mi hanno
fatto chiamare, nel frattempo vorrei solo poter gridare qualcosa ed
andarmene. Vorrei proprio.
È
uno stato pietoso quando ci si rende conto di essere davvero una
donna!
Se
potessi evitare qualcosa nella mia vita è questo.
Vorrei
essere un uomo.
A
volte davvero lo vorrei... tante cose per me sarebbero diverse e
più
agevoli. A partire da quando mi batto con qualcuno con la spada.
Mi
vedono donna e non fanno sul serio.
Oh
dannazione!
Smoker
si alza e lascia le sue tet... ehm... Hina, l'aggira come niente
fosse e seminando la solita scia grigiastra dietro di sé mi
viene davanti, poi guardandomi diretto come suo solito parla
bruscamente:
-
Abbiamo un nuovo incarico. Prepara gli uomini e la nave. Partiamo. -
Per
un momento cancello il mio stato e mi dimentico che vorrei solo
conficcarlo con la mia lama per essere un comune uomo che guarda
sempre le stesse cose nelle donne, e con speranza gli chiedo sempre
rimanendo diligente ed al mio posto:
-
Cappello di paglia, Signore? -
-
No, non ancora. - E quando dice le cose con quel tono serioso, non
ammette repliche. È frustrante per tutti non poter dedicarci
liberamente a quel che desideriamo entrambi... e mi rendo conto che
questo pensiero può andar bene per più sensi.
Contraggo
di nuovo la mascella, credo che lui lo noti e mi lancia un'occhiata
più penetrante del solito, quella di quando mi da della
stupida ragazzina capricciosa o qualcosa di simile. Detesto quando lo
fa, cerco sempre di essere all'altezza dei suoi canoni ma mi rendo
conto di non esserlo mai realmente. O forse questa è solo
una
mia impressione, chissà.
-
Sai benissimo perché. -
Sospiro.
Pensa io sia così di cattivo umore per questo... certo,
anche,
ma non sicuramente del tutto. Attualmente al primo posto nel mio
libro nero c'è quella donna che sembra superarmi in tutto e
per tutto anche se è una donna come me. Ed io che riesco
anche
a sentirmi inferiore per questa mia condizione fisica, a volte...
guarda lei e dimmi se è inferiore a qualcuno!
Esce
sicurezza da ogni sua cellula.
-
Come comanda, Signore. Tolgo il disturbo e vi lascio riprendere da
dove ho interrotto! - Quest'uscita va da sola senza che l'abbia
pensata o voluta pronunciare, ma è solo dopo averla detta
che
mi mordo la lingua. Cavolo, cosa mi salta in mente di dire?
Prima
di ricevere risposta mi giro e sgattaiolo via in fretta, lo sento
borbottare nervoso un:
-
Ma che diavolo dici? - Mentre la risata della signorina Hina si leva
da in fondo alla stanza. Quella sa benissimo quanto mi irriti!
Spero
di essermi allontanata abbastanza da non sentirli più;
certo,
non mi passa nemmeno per l'anticamera del cervello che possa uscire
ed urlarmi qualcosa dietro per le insinuazioni limpide che ho fatto.
Non è tipo, vero? Del resto è vero quel che ho
detto,
li ho chiaramente interrotti.
Se
lui ha scelto lei che stia con lei tranquillamente.
Non
sono una sciocca ingenua e sprovveduta anche se a volte lo sembro,
Smoker può stare con chi vuole, io vado al mio posto.
Però
è mentre mi allontano che sento la sua vociona tuonarmi alle
spalle:
-
Ehi! - Dice solo questo ma mi basta per raggelarmi all'istante. Sono
coraggiosa e forte ma fino ad un certo punto. Quando riconosco la mia
ora mi rimangono normalmente due opportunità: o lottare
anche
se non ho speranze oppure impietrirmi ed attendere inerme la mia ora.
A volte mi sorprendo con una terza che però sul momento non
mi
sovviene. Rimango ferma di spalle e sento la sua presenza minacciosa
che mi copre con la sua ombra ed il suo fumo, per una volta mi sembra
così pesante... e così affascinante!”
“E
questa da dove esce?
Ma
è lei ad averlo detto o forse una sua sosia?
D'istinto
esco dall'ufficio vincendo l'impulso di strappare le corde vocali a
quella sottospecie di strega che ridacchia... perché ha
capito
cosa intendeva con quella frase ed io invece no?
Solo
una cosa è certa, mi da un fastidio immenso, qualunque cosa
abbia insinuato!
Quindi
la chiamo con un solo 'ehi', forte e corposo, Tashigi si ferma subito
ed ancora di schiena la raggiungo sovrastandola con la mia altezza.
Stringo
i sigari coi denti per evitare di stringere qualcos'altro, poi
aspetto che si giri, non mi basta certo la sua nuca.
-
Sto parlando con te! - Ribatto sempre più brusco ed
impaziente, il fastidio cresce in me e so che appena aprirà
bocca potrei esplodere, siccome non sono tipo da trattenermi mai.
Appunto, forse dovrei lasciarla andare.
Tuttavia
lei si gira dettando da sola la scena successiva.
È
dritta con la testa alzata e gli occhi diretti sui miei, ha le palle
sta ragazza ma io l'ho sempre detto.
Trattengo
a stento un ghigno e le parlo senza mutare il mio tono:
-
Cosa significa quello che hai detto? -
Lei
sta un attimo in silenzio, poi prende un respiro capendo che voglio
una risposta e me la da con decisione e coraggio:
-
Era chiaro che vi ho interrotto su qualcosa di privato, quindi volevo
scusarmi e togliere il disturbo! - Un ringhio, credo che quello che
esce dalla mia gola sia un ringhio oppure un latrato. Allora avevo
capito bene... sta insinuando che io e quella là stiamo
insieme. Potrei ucciderla solo per questo.
Se
c'è una persona che non sopporto è proprio Hina,
mi è
sempre stata fra le scatole, dannazione... e lei ora pensa che stiamo
insieme!
Prendo
i sigari fra l'indice ed il pollice, stringo quasi fino a spegnerli e
soffio fuori tutto il fumo e qualcosa in più, questo
è
quando cerco di trattenermi... io che cerco di trattenermi... proprio
bella!
-
Che diavolo stai dicendo?! - Sbotto quindi, la vena comincia a
pulsarmi sulla tempia.
Da
dove arriva questo fastidio? Quel è la sua origine reale?
-
Non ha importanza, davvero! - Sembra convinta anche mentre dice
questo eppure sa tanto di menzogna, è come un odore che
emana
diverso dal solito. Normalmente il suo odore è piacevole
perché sa di ingenua onestà ma ora è
diverso...
ora sa di... di cosa sa? Che odore è?
-
Cosa!? -
Urlo quasi e lei inghiotte a vuoto, suo malgrado ribatte:
-
Se lei e la signorina Hina state insieme. -
Eppure
la luce che le è passata negli occhi era come un piccolo e
breve lampo... ora sono lucidi.
Pensa
di ingannarmi davvero così?
È
veramente così ingenua?
-
Razza di stupida! - Mi esce spontaneo anche questo, poi, come mio
solito, esplodo.
Butto
a terra i sigari, l'afferro per il braccio e con forza e poca
gentilezza la trascino in camera mia poco distante da dove ci
troviamo noi. Non posso crederci che lei pensi che sto con quella
là... e perchè?
Perché
se c'è una persona che mi eccita non è quella
strega
bionda.
Sbatto
la porta dietro di noi e lei contro di essa, gli occhiali le cadono
ma non vengono nemmeno notati, le sfilo la spada che ha attaccata
alla cintura, la lascio a terra e l'afferro con violenza, quasi, poi
è un attimo solo quello in cui la guardo in viso, il suo bel
viso dai lineamenti semplici e femminili, è sorpresa ma non
spaventata. Ecco perché mi piace, perché
è
ingenua ma ha le palle.
Infine
la bacio.
Sono
le mie labbra contro le sue a mettere fine a questo stupido equivoco
e ad iniziare qualcos'altro.
Con
decisione violo le sue labbra e lasciando la gentilezza e la
delicatezza per i più deboli, supero con la lingua la soglia
della sua bocca dopo averla divorata. Incontro la sua lingua che
inebetita si lascia fare, è totalmente alla mia
mercè e
questo contribuisce a farmi andare su di giri ancor di più.
Dopo
aver giocato con veemenza con lei, la sua bocca e la sua lingua, mi
stacco. È rossa ed ha il fiatone, gli occhi ancora
più
lucidi ed il caos alberga in lei.
Questo
è odore di confusione però quello di prima...
quello di
prima è rimasto.
È
paura.
Lei
non può aver paura.
Di
cosa?
Non
è una donna qualunque.
-
Pensi ancora che io e quella là stiamo insieme? - Non sono
un
tipo da spiegazioni, avrei potuto dirgli a parole che si sbagliava ma
le dimostrazioni sono sempre la cosa migliore, per me.
Boccheggia
mentre sento che se tolgo le mani cade lunga distesa, quindi mantengo
la mia presa mentre non distolgo lo sguardo dal suo.
La
penetro cercando di capire cosa le passi per la testa, non so
perché
ma in questo momento mi interessa.
Devo
capire se l'ho convinta.
-
I-io n-n-non so... - Come 'non so'. Cosa c'è da sapere? Non
è
chiaro?
Forse
posso essere più semplice e farle capire chi desidero.
Detto
fatto non ci sto molto a pensarci su, non sarebbe da me, non so come
si fa, so sempre subito cosa voglio fare e come.
Non
c'è mai tempo da perdere, specie in certe discussioni
insulse.
Quindi
faccio passare le mani alla sua vita e nel mentre appoggio la bocca
sul suo collo, glielo sfioro, la apro e insieme ai bottoni della
camicia che le slaccio dal basso, la mia lingua arriva sulla sua
pelle liscia e profumata; so che questo punto è
particolarmente sensibile, pulsa con eccitazione. È immobile
e
mi lascia fare. Se non volesse reagirebbe, ha sempre fatto
così,
non è davvero una stupida, non sempre.
Le
mie dita arrivano sulla pelle del suo ventre, è morbida ma
vado subito su, la libero dal reggiseno che la stringeva troppo e la
sensazione che provo al tatto sentendo i suoi seni mi toglie
addirittura il fiato.
Li
stringo con vigore e bisogno, successivamente mi dedico ai suoi
capezzoli che tormento facendoli diventare subito duri, poi la mia
lingua non ce la fa più e scende giù. La
clavicola ed
infine sostituisco le dita.
Lecco
subito pienamente questa parte così invitante e ben presto
anche quel po’ di ragione che avevo mi svanisce,
l’istinto prende
del tutto il sopravvento e succhio con desiderio ciò che
posso
avere in bocca.
Come
ho potuto aspettare tanto?
Solo
perché era una mia sottoposta?
Perché
pensavo fosse più interessata a quello spadaccino?
O
perché sono un coglione e basta?
Chissà,
forse sono solo uno che vuole fare le cose quando dice lui.
Bè,
questo era il momento, l’ho deciso io.
Però
senza rendermene conto è lei a stendermi.
Mi
stende quando tremante alza le mani e le appoggia sul mio collo e poi
sulla mia nuca, immerge le dita fra i miei capelli e questo mi fa
capire la sua risposta.
Ne
vuole ancora.
Il
sorrisino di soddisfazione, più simile ad un ghigno che
altro,
si forma sulle mie labbra mentre si staccano dal suo seno solo un
istante e sulla sua pelle mormoro con voce roca e bassa:
-
Ora hai capito chi è che mi eccita davvero? –
Dalla
sua gola esce un piccolo sospiro che cerca di trattenere, questo
dovrebbe essere un ‘si’, immagino. Niente da fare,
questo ghigno
compiaciuto rimarrà ancora a lungo quindi riprendo per bene
la
mia attività accompagnandomi con le mani che
l’afferrano per
i fianchi e l’alzano di peso facendole circondare le gambe
intorno
alla mia vita. Mi raddrizzo mentre mi cinge la testa con le sue
braccia premendomela sul suo petto che succhio avido, con poca
lucidità la conduco sul letto e sento lontanamente i vestiti
ancora attaccati a noi che, per quanto possono, ci infastidiscono,
quindi rimedio subito anche a questo ed in pochi gesti mi libero
anche di ciò che rimaneva.
Passo
sul resto del suo corpo e trovandola completamente nelle mie mani non
posso più trattenermi oltre, risalgo sulla sua bocca e
mentre
torno a divorargliela giocando con passione con la sua lingua, vado
in mezzo alle sue gambe che divarico il necessario per infilare le
dita nella sua intimità e prepararla. Vorrei semplicemente
entrare in lei così, subito, ma anche questo marchiarla
prima
dell’atto principale, mi eccita.
Sembra
una timida ragazzina alla sua prima volta e probabilmente è
proprio quello che è; questo odore di innocenza, in un certo
senso, mi fa impazzire sempre di più.
Davvero
non è consapevole dell’effetto che ha sugli uomini?
Non
so fino a che punto arriva ma so che la voglio e la voglio
ora… e
queste sue carezze esplorative che mi lascia sulla schiena e sul mio
corpo, certo non mi aiutano ad andarci piano.
Voglio
di più.”
“Non
capisco come siamo arrivati a questo punto, onestamente, è
andato tutto così in fretta che sono ancora frastornata.
Davvero
sono con Smoker?
Davvero
sto facendo l’amore con lui?
Credo
di essere in camera sua e credo che la mia spada sia vicino alla
porta, per terra. Per una volta può stare là.
Poi
credo che… ah… che queste siano le sue dita che
si insinuano in
me. Questa è una piccola parte di lui che entra, un
assaggio,
no?
Non
si fermerà qua, vero?
Non
pensavo nemmeno lontanamente di finire così, non ero
preparata, ero convinta che sarebbe andata diversamente… e
poi lo
vedevo sempre come il mio superiore. Non so, davvero, però
come mi ha detto, sicuramente non è Hina che desidera.
Un
breve lampo di gioia mi attraversa il viso, un lampo che lui non nota
visto che continua a baciarmi.
Questo
suo corpo solcato da cicatrici vecchie è incredibile. Non
pensavo che cambiasse così tanto il guardarlo e poi il
toccarlo.
Lo
accarezzo leggera per paura di esagerare e mi rendo conto di essere
troppo audace quando per sbaglio sfioro la sua parte intima e qua mi
blocco immobile incapace di andare oltre. Forse gli piacerebbe,
forse…
Ma
prima che io possa diventare più intraprendente lascia la
mia
bocca e scende svelto lì dove erano le sue dita e con
velocità
ed esperienza, le sostituisce con la lingua.
Un
lungo gemito mi esce e non trattengo più le mie mani che
tornano a cercare le sue spalle e la sua nuca… è
così
terribile. Così piacevole.
Potrebbe
accadere il finimondo e non me ne importerebbe in questo momento.
Lo
desideravo fino a questo punto?
Lo
volevo così?
Il
fatto che sia andata così in fretta forse mi aiuta, ho pochi
ragionamenti alle spalle… così pochi che non
riesco nemmeno
a ricordarmeli.
Cosa
c’è da pensare in momenti simili?
Il
piacere mi prende completamente insieme alla sua bocca sulla mia
femminilità ed io gli facilito la strada mettendomi in una
posizione a lui più comoda. Continuo a sospirare e mi fermo
quando si stacca lasciandomi smarrita e sospesa, quasi scoperta e
vuota. È solo un istante ma la mancanza che sento subito mi
divora immediatamente, così quando torna a coprirmi col suo
corpo, l’abbraccio immediatamente. Lo sento premere su di me,
i
seni sul suo petto scolpito, i ventri attaccati e poi i bacini e le
nostre parti intime prendono confidenza strofinandosi, mi mordicchia
il labbro inferiore che succhia ed ecco. Così, veloce e
deciso, con una sicurezza che non potrei vedere che su di lui, senza
un rimpianto nemmeno, scivola in me prima con la punta, io mi stacco
dal suo viso e stringo gli occhi premendo la nuca sul materasso.
Affondo le unghie nella sua schiena quando entra completamente,
rimane fermo mentre mi lascia un po’ di tempo, guarda le
lacrime
che mi si affacciano conferme di ciò che già
sapeva.
Per me lui è il primo e non vorrei fosse diversamente.
Però
il fiato non torna subito e questo dolore lacerante iniziale mi
strappa dal mio corpo per un attimo.
È
quando inizia a muoversi ed appoggia le labbra sul mio collo, tutto
ciò che gli porgo in questo momento, che io alzo la testa e
le
cerco. Una volta trovate le lascio sulle mie così
semplicemente, bocca contro bocca, semiaperte ed ansimanti.
Continuo
a stringerlo a me e lui non si allontana, i suoi movimenti in me sono
sempre più veloce e profondi, così pian piano al
dolore
si accompagna il piacere, la consapevolezza che quanto stiamo facendo
sia magnifico e i sentimenti che mi trasportano verso di lui,
trasformano queste lacrime in felicità.
Sono
contenta, davvero, e non conosco altro modo che questo.
Spero
che non sia un momento.
Spero
che non sia un ripiego.
Spero
che non sia un rimpianto.
Spero
che non sia una dimostrazione fine a sé stessa.
Spero
che non sia un impulso fisico maschile.
Spero
che invece sia convinzione, desiderio, sentimento, voglia di me e non
solo del mio corpo. Che sia qualcosa di vero e reale e che sia anche
altre volte.
Ancora
e ancora e ancora.
Perché
se questo è solo l’inizio, allora voglio proprio
esserci nel
proseguo.”
“Mi
sento avvolgere dalla sua parte intima nella mia così dura
ed
eccitata e quasi mi sembra di morire mentre trovo appena un sollievo
insperato. Però è inaudito che si possa
continuare a
viaggiare su una frequenza simile solo aumentando il movimento in
lei, lasciando che questa sorta di massaggio unico mi inglobi in lei.
Come se per una volta fosse qualcun altro a divorarmi e non
l’opposto.
Questa
volta nessun potere di mezzo.
Questa
volta solo due corpi che vogliono stare insieme, aversi, prendersi e
possedersi.
È
estasi pura questo muovermi in lei, prendo presto un ritmo che va in
crescendo e lontanamente sento il resto di me stesso sul suo corpo,
le mie labbra sulle sue e le sue unghie nella mia carne. Non mi
molla, mi tiene stretto a sé e mi trasmette il suo odore, un
profumo innocente che impregnerà questo mio che non credo
possa essere davvero piacevole, dopotutto.
Rimango
in lei e mi muovo sempre di più, non posso ancora smettere,
ne
voglio di più.
È
un piacere sempre crescente, l’unico modo di provare
sollievo;
eppure ce ne vuole di più, non ci si può fermare
ancora, è qualcosa che va oltre le forze di qualsiasi uomo.
Qualcosa
che solo una donna può trasmettere ad un uomo, lui da solo
non
potrà mai trovare un simile piacere.
Uno
stato fisico ma anche intimo e mentale tale da portare alla stessa
sensazione di quando mi dissolgo in fumo. Solo che la mia attuale
concentrazione totale in lei e nel suo corpo e in questa nostra
unione basica, mi tiene ancorato in questo posto in cui sto davvero
da Dio.
Non
potrei volere altro e per questo momento, lungo o breve che sia, mi
dimentico di tutto, anche di avere un dannato potere ed una dannata
missione per me stesso.
Mi
dimentico le mie domande, il mio marciume ed i miei guai personali.
Guai con la mia coscienza, con la mia testa, con la mia
anima… se
ne ho mai avuta una.
Dimentico
tutto in questo momento e mentre vado sempre più veloce
inarcando la schiena e separandomi dal suo viso, ecco che raggiungo
quell’apice tendendomi completamente e tremando come mai mi
era
successo.
Raggiungo
l’orgasmo e l’idea di svuotarmi in lei non
è poi così
stupida o sporca ma semplicemente l’unica degna conclusione
per
questo momento.
Un
momento che per dannati come me è un regalo che potrebbe
anche
non ripetersi più, ma poi chissà.
Sono
abituato a prendermi tutto quel che voglio quando lo voglio e se
posso, soprattutto, non me lo lascio sfuggire.
Lei
non scapperà più.
Poco
ma sicuro.
Perché
non è come me.
Non
è fumo.
Lei
è un ancora ed è la mia ancora.
Lei
è quella che mi terrà su questo mondo e che mi
impedirà
di buttarmi via ancora.
Perché
è l’unica con le palle per riuscirci.
Mi
accascio su Tashigi sfinito e col fiatone, i nostri corpi umidi e
pulsanti sono caldi avvolti l’uno sull’altro, non
mi lascia e non
sente nessun peso. Con lontana coscienza sento le sue mani
accarezzarmi la schiena, come se non se ne rendesse nemmeno conto.
È
ora che ne ho la totale consapevolezza.
È
riuscita a stendermi.
Il
ghigno mi compare mentre apro gli occhi velati ancora di piacere, lo
sente quindi mi chiede:
-
Cosa c’è? – Anche lei ha la voce roca.
È eccitante,
dannazione… è una piccola scarica che mi
ridà
improvvisamente tutte le forze e le energie appena scaricate.
-
Mi hai steso. – Anche se sono pronto a rialzarmi e
ricominciare.
Ovvio.
Sta
in silenzio rendendosi conto che è vero e smette di
carezzarmi, quindi alzo la testa per vedere la sua espressione,
istintivamente, senza accorgermi che di nuovo sto facendo qualcosa
per interesse verso qualcuno.
Quando
i miei occhi si posano sul suo viso accaldato è rossa e
inebetita, penso che questa sia un espressione di sorpresa e di
gioia… ma in fondo che ne so, non mi è mica mai
capitato di
sentirmi così!
Però
devo ammettere che non mi dispiace…
Oh,
cavolo… ma che sto dicendo?
Ho
bisogno di fumare!
Senza
aggiungere nulla mi alzo sui gomiti e lasciandola sotto di me mi
allungo sul comodino dove c’è una scorta di
sigari, ne
prendo due e li accendo. La sensazione dolciastra mi riempie la bocca
ed i polmoni di cui sono già pregni per un motivo o per
l’altro, poi mi sposto sulla schiena accanto a lei.
Mi
guarda, sembra essersi ripresa quindi si sposta sul fianco e si
appoggia su di me mentre con un dito, distrattamente e senza
accorgersene, mi sfiora il petto su cui sta.
Questo
è il momento in cui si pensa con lucidità a cosa
si è
fatto… ma onestamente a cosa diavolo dovrei pensare?
Tanto
ho solo fatto ciò che volevo, che ragionamenti ci vanno?
Soffio
una nuvola di fumo che sale sul soffitto, entrambi la guardiamo
immersi nei nostri pensieri e mentre al suo dito si aggiungono i suoi
piedi tiepidi che senza volerlo si appoggiano contro la mia gamba, la
mia espressione cambia lentamente.
Oh,
al diavolo… altro che stanco e sfinito… ne ho
ancora voglia, io!
Così
senza dire nulla mi lascio i sigari fra le labbra e con fare brusco e
deciso prendo questa sua mano e la porto al mio inguine.
Ecco
fatto, ora va meglio!
E
anche questa sua espressione di totale imbarazzo e stupore la
gradisco decisamente.
Oh…
che bello!”
FINE