Storie D'Altri Luoghi
CAPITOLO 4:
FRANCIA
Era
quel lato della Senna su cui si trovava sempre una lunga fila di
artisti di strada che dipingevano ritratti e scene quotidiane dal
vivo.
Era
quel lato della Senna dedicato all’arte improvvisata ed
istintiva.
Era
quel lato della Senna che incuriosiva molti turisti.
Si
poteva trovare gente di svariati tipi seduti sulla propria seggiola
pieghevole, con davanti un tre piedi che sosteneva un album di fogli
da disegno.
Alcuni
erano anziani, altri di mezz’età, altri
semplicemente adulti
e, altri ancora, addirittura ragazzi.
Alcuni
avevano aspetto bizzarro, altri il più semplice esistente.
Se
si passava in quel lato della Senna, però, non si poteva
fare
a meno di fermarsi ad osservarli rapiti dalle loro magnifiche opere.
Non
era solo quello il luogo di raccolta di gente così
fantasiosa,
ce n’erano molti, in realtà … ogni
ponte, angolo o via
conosciuto o meno. Da Montmartre al Quartiere Latino, a Notre Dame, a
qualunque altro angolo senza nome.
Era
un mondo intero raggruppato in una sola città, si andava dal
quartiere povero pieno di extracomunitari che volevano farsi notare,
a quello più ricco e per bene, da quello più alla
moda
a quello meno … c’era un vero mondo e come tutti i
mondi mutano
la loro magia dal periodo in cui ci si trova … invernale,
estivo,
feriale, festivo … bisognava saper quando andarci o ci si
rimaneva
decisamente delusi, aspettandosi qualcosa di grandioso.
Solo
una cosa era costante.
La
vita c’era sempre, un caos quasi insopportabile, il silenzio
e la
solitudine banditi … c’era sempre vita.
Era
di una famiglia benestante, poteva avere tutti i soldi che
desiderava, andare nei luoghi più ‘in’ e
costosi, vestirsi
firmato ed avere gente intorno che pendeva dalle sue labbra.
Poteva
veramente ma non lo faceva.
Andava
in quel lato della Senna insieme a quegli artisti di strada, si
vestiva in modo semplice, con colori che rivelassero il suo stato
d’animo e faceva ritratti di gente o di vita, dalla mattina
alla
sera. Chiedeva il minimo indispensabile per non essere notato
più
del solito e si sentiva felice.
Felice
dentro.
Era
un ragazzo sui 20 anni ed aveva la bellezza di un angelo.
Pelle
candida, occhi azzurri, lineamenti femminei, capelli lunghi e biondi
legati in una coda bassa a cui diverse ciocche sfuggivano
incorniciandogli il viso.
Le
mani ed i vestiti finivano sempre per colorarsi ma ciò che
colpiva di lui non era la sua bellezza e la sua giovane età,
bensì il suo sorriso.
Era
coinvolgente e disarmante, non radioso o paradisiaco, semplicemente
non si poteva evitare di sorridere di rimando a quel viso che
esprimeva la sua gioia nel dipingere.
Era
fortunato, lo si capiva guardando … aveva capito
qual’era la cosa
che gli piaceva maggiormente e aveva trovato il coraggio di farlo
completamente, con anima e corpo in ogni momento della sua vita,
fregandosi del resto, delle apparenze, dei doveri e di qualunque
altra cosa normalmente impedisse alle persone di fare ciò
che
amavano.
Lui
l’aveva fatto, fare l’artista di strada non era una
costrizione
perché non gli era rimasto altro.
Lui
aveva scelto, avrebbe potuto fare qualunque altra cosa ed invece
aveva scelto quello, il suo sorriso indicava che ne era felice e non
avrebbe mai cambiato idea.
Questo
piaceva ai turisti e chi più chi meno si fermava a
contemplare
le sue opere facendosi anche ritrarre.
C’era
un volto che ricorreva spesso nelle sue opere, era un volto di uomo,
non suo. Un ragazzo dagli occhi e dai capelli scuri, bellezza
magnetica e tenebrosa, il suo opposto.
Era
ritratto in qualunque posa e scaturiva un forte sentimento, non dalle
sue espressioni ma dalla mano dell’artista.
Si
leggeva perfettamente l’emozione del giovane nel dipingere
quella
persona.
Nessuno
chiedeva niente, a riguardo, anche se la curiosità di sapere
se si trattava di quel che sembrava era grande, immensa.
Solo
una ragazza che veniva ad osservarlo disegnare molto spesso, un
giorno decise di chiederglielo:
-
Ciao … -
-
Ciao ... –
Rispose
lui gentile.
-
Sei molto bravo, sai? –
Finalmente
aveva deciso di parlargli, non l’aveva mai fatto
poiché
aveva sviluppato una sorta di venerazione per lui, parlargli
significava fare un passo in avanti col rischio di rovinare tutto o
venir rifiutata. Però in fondo non avevano un rapporto,
quindi
per sapere chi fosse quel modello nei suoi quadri, era giusto farsi
coraggio.
-
Grazie … vuoi un ritratto? –
Sapeva
che, dopo tutte le visite ripetute che gli aveva fatto senza osare
parlargli, ora che aveva attaccato bottone, non l’avrebbe
mollato,
suo malgrado per lui era importante andare d’accordo con
chiunque.
Lei
si illuminò in un sorriso di speranza, poi però
si
scosse come se si riportasse ai doveri:
-
Oh, magari un'altra volta … ora sono di fretta! –
Non sapeva
perché aveva rifiutato, forse sentiva, in cuor suo, che la
risposta non le sarebbe piaciuta.
La
prima cosa da fare era assicurarsi che lui fosse libero e soprattutto
che fosse a posto, poi decidere con calma il passo successivo.
Certo
non era una bella ragazza e soprattutto non era timida ma aveva una
certa decenza.
-
Come vuoi … - Rispose lui educatamente. Lo si poteva capire
facilmente che era stato educato da una famiglia per bene, non era
sgraziato, maleducato od ignorante. Parlava in modo distinto anche se
amichevole, una combinazione di socievolezza ed educazione che
colpiva.
Che
carattere aveva?
La
ragazza dai capelli castani piegò la testa lateralmente per
cercare di capirlo, quindi lui le chiese:
-
Posso esserti utile? –
Non
gli interessava veramente, se non si trattava d’arte che
senso
aveva interessarsi ad una sconosciuta? Era un tipo impenetrabile che
al tempo stesso sapeva dare mille impressioni contrastanti.
-
Io … veramente mi chiedevo una cosa indiscreta …
non so se posso
… -
Lui
già sapeva cosa gli stava per chiedere e lo colpì
il
fatto che finalmente qualcuno avesse trovato il coraggio di farlo.
Non che lui morisse dalla voglia di rispondere, anzi, ma gli piaceva
profondamente osservare le persone e crearsi una storia mentale su di
esse.
-
Prego … -
Così
le prese un respiro a pieni polmoni e rispose:
-
Il soggetto che ricorre spesso nei tuoi quadri e ritratti …
ha un
significato particolare, per te, vero? –
-
Si … -
-
Posso sapere chi è? –
-
Un ragazzo che è morto … -
Qua
lei spalancò gli occhi ed impallidì, fece
un’espressione quasi sconvolta, poi disse:
-
Oh … quindi tu … vedi i morti e li ritrai? Oh
… che cosa
insolita … -
Lui
sorrise nonostante la nota di malinconia e nostalgia nei suoi occhi
limpidi. Quel sorriso non era contagioso come gli altri, solo
divertito per l’uscita ingenua della ragazza. Diverso dal suo
solito.
-
No, è un ragazzo che ho conosciuto prima che morisse
… -
Lei
sospirò contenta di sapere che era normale e che non doveva
averne paura. Quando ponderò a fondo sul significato di
quelle
parole, però, riprese con sguardo interrogativo mentre la
luce
del dispiacere cominciava a farsi strada nei suoi occhi coraggiosi e
speranzosi:
-
Oh, tu lo conoscevi bene, allora … mi dispiace se
è morto,
non per ipocrisia, credimi, solo per te! –
L’artista
accentuò il sorriso per tranquillizzarla. Non gli importava
ciò che pensava di lui la gente, della pietà o
dell’ipocrisia, altrimenti non avrebbe mai dipinto
più nulla
di degno.
-
Non farti problemi, non me la prendo mica … sei gentile!
–
Non
seppe perché dirglielo ma il suo istinto glielo
suggerì
e così lo fece, senza porsi interrogativi.
-
Era un tuo caro amico? –
Sperò
di non essere troppo invadente ma voleva sapere, doveva sapere
… se
tornare da lui o meno, se cominciare ad impostare un rapporto o meno,
se sperare o meno.
Ecco
di nuovo quella luce nelle sue azzurrità.
Una
luce diversa, un lampo di dolore, qualcosa che lui non avrebbe mai
osato dimostrare.
Complesso?
Certo,
come un po’ tutti gli artisti.
Felice?
Certo,
come tutti quelli che fanno scelte fino in fondo.
Sofferente?
Certo,
come tutti quelli che perdono il proprio amore.
Un
mondo d’assoluto e infinità dentro, una
personalità
da scoprire e da amare, qualcuno per cui si sarebbe perso facilmente
la testa ma solo se lui l’avrebbe permesso.
Solo
ad una persona l’aveva permesso.
Il
ragazzo dei ritratti, ora morto.
-
No, di più … -
Questo
diceva tutto e niente ma capiva che non avrebbe mai detto altro
riguardo il suo rapporto.
Il
ricordo nella sua mente riaffiorò senza pietà.
Il
ricordo si quando aveva saputo come e perché era morto.
Il
suo dolore straziante, il suo assoluto e disperato sentimento di
rabbia pericolosa. Una minaccia per chiunque ne era stato investito.
Investito
delle sue lacrime, della sua ira, della sua violenza, della sua
disperazione.
Le
persone che sanno fare di tutto per amore, arrivano anche a fare di
tutto per la morte.
Tutto.
Fino
a dare ogni energia per la portata del dolore.
-
Un incidente? –
Chiese
lei non sapendo cosa dire e trovando stupido cambiare discorso come
una sciocca.
Lui
la guardò ancora, diretto eppure senza vederla, stava
ricordando quel tempo in cui aveva sparato mancando il bersaglio.
Non
una piega se non quella luce ancora viva, la luce più triste
mai vista.
Il
dolore maggiore?
Sopravvivere
al proprio amore …
Lo
disse.
Lo
disse e basta.
-
L’hanno ucciso buttandolo nella Senna in pieno inverno. Non
sapeva
nuotare e lo sapevano. L’hanno ucciso perché stava
con me. –