Storie Di Tutti I Giorni
CAPITOLO
6:
VITE
FEMMINILI A CONFRONTO
/
American woman – Lenny Kravitz /
(Vita
felice)
La
porta si aprì lasciando entrare la rossa ragazza tutta
curve.
Diede un occhiata veloce alla casa di media grandezza che si divideva
su due piani più la mansarda. Era spaziosa fornita di un
giardino non molto grande ma comodo. Stile sobrio con oggetti
preziosi portati da ogni luogo del mondo, si capiva l'amore per i
viaggi, ma non erano dovuti solo a quello.
Lasciò
cadere distrattamente lo zaino marrone dalle scritte bianche a terra
insieme al borsone, entrambi mezzi vuoti. Più che altro se
li
portava sempre dietro per far scena, per farsi notare.
Non
fece in tempo a far nulla che venne travolta da un piccolo tornado
dalla chioma arruffata rosso carota.
-
KIM! SEI TORNATA! -
-
E certo, dove pensavi che sparissi? Questa casa così
irresistibile, un moccioso così divertente da far piangere e
un papà che fa la donna di casa: dove trovo tutto questo se
non qua? -
Cominciò
subito a scherzare abituata a quella scena. Mentre allegramente
prendeva in giro i membri della casa gli spettinò
affettuosamente i capelli già terribilmente inguardabili, il
piccolo di 10 anni alzò gli occhi guardandola in volto,
voleva
solo capire se era seria oppure no. Non era molto sveglio, come
fratello di Kimberly.
Un
ghigno poco attraente l'accolse e capì subito di essere
stato
preso in qualche modo in giro: non lo gradì e le iridi verde
chiaro tipiche dei rossi come quella pelle lentigginosa, si
incupirono. Nel dubbio decise di colpirla con un calcio alla caviglia
che agilmente fu schivato, era impossibile colpirla e cercare di
riuscirci era la fissazione di Angel che di angelico aveva poco se
non l'ingenuità di un bambino.
Rise
di gusto quando poi le si presentò il padre in tenuta
semplice
da casa, un grembiule rosso natale e un mestolo in mano ...
-
Kim, cosa gli stai facendo? -
Tanto
era la solita scena serale che non poteva mancare. Ci era affezionata
e non se la sarebbe mai fatta mancare.
Si
buttò allegramente al collo del padre ormai più
basso
di lei, lo baciò amorevolmente sulla fronte lasciandogli un
leggero stampo di rossetto marrone, poi passò oltre gridando:
-
Cosa si mangia, papino bello? -
-
Minestrina! -
Alla
risposta non gradita mise male un piede, si voltò con aria
stranita: ma era serio? Sapeva il suo odio per quel liquido che la
lasciava sempre affamata dopo averlo mangiato!
Ad
un occhiata attenta vide la luce sadica e strafottente, quell'uomo
era l'unico che riusciva a prendersi gioco di lei, quando
capì
che si trattava di uno scherzo gli fece la linguaccia infastidita ma
allo stesso tempo divertita.
Angel
sorrise compiaciuto: almeno suo padre riusciva a vendicarlo!
-
Io vado a fare la doccia, cari, non disturbate la red beautiful
princess! -
-
Megalomane ... -
Borbottarono
i due uomini di casa.
Erano
tutti e tre un unico stampo, incredibilmente notevoli dalla bellezza
non classica ma esotica. Anche se a dire il vero il padre era
leggermente diverso dalla figlia, i capelli erano neri e la pelle
abbronzata , gli occhi nocciola che sotto il sole sfociavano nel
dorato. Quel che non era simile a lui, Kimberly l’aveva preso
dalla
madre, bellissima donna brasiliana con la pelle tipica delle rosse,
occhi verdi e capelli rosso vivo.
La
primogenita risultava un incrocio fra i due: pelle e colore degli
occhi del padre, lineamenti, capelli e curve della madre. Proprio uno
splendore.
Alla
sua età poteva vantarsi di essere una delle più
popolari del quartiere e della scuola, molto corteggiata,
già
impegnata da anni col suo fidanzato. Andrea gelosissimo non lasciava
passare sottigliezze come sguardi troppo insistenti alla sua lei.
Entrata
in camera accese subito lo stereo, lei amava la musica e su quelle
note sensuali e coinvolgenti si muoveva in balli erotici incantatori.
Ne aveva proprio il corpo oltre che le capacità.
La
voce acuta e maschile di Lenny Kravitz riempì a tutto volume
la stanza mediamente disordinata.
Si
spogliò a ritmo di musica di American Woman, si tolse la
maglietta attillata e scollata e i pantaloni alla moda, con languide
rotazioni del bacino energetiche. Chiuse gli occhi lasciandosi
trasportare in un mondo da lei adorato, in quei momenti voleva
lì
Andrea: lui andava in delirio quando faceva così.
Un
sorrisetto malefico allietò le labbra carnose ancora
truccate
come il resto del volto perfetto e attraente. Si accarezzò
le
palle liscia e scura soffermandosi sul seno ancora trattenuto dal
reggiseno in pizzo rosso scuro, poi continuando quella danza sensuale
a ritmo potente, si tolse anche l'intimo aleggiando fino alla doccia
calda che aveva creato vapori tutto intorno.
Si
mise sotto il getto e rimase ferma con la mani a mezz'aria sentendo
distintamente le prime gocce bollenti che avvolgevano il suo corpo
dalle curve notevoli.
Pareva
una modella.
I
capelli le si appiattirono sul capo appesantendosi sulla schiena,
arrivarono inanellandosi al sedere per poi far sparire anche la
frangia dalla fronte, si lasciò cadere alcune gocce nella
bocca semiaperta e ne bevve, altre scie trasparenti colavano
implacabili sulle sue spalle e sui suoi seni nudi che si eccitarono
subito a quelle carezze da brivido.
Solo
uno era capace di toccarla in quel modo delicato e sexy allo stesso
tempo, Andrea ... fare la doccia con lui era molto gratificante. D'un
tratto desiderò ardentemente di averlo lì.
Lei
era fuoco e passione in ogni più piccolo gesto, un crimine
lasciarla sola ed insoddisfatta. Bastava guardarla per capirlo, da
ogni sua cellula trapelava la lava incandescente.
Era
diversa da chiunque altro, si differenziava un po' per volere suo un
po' perché era un dono di natura.
Quando
fu tutta bagnata si insaponò e si lasciò
trasportare
nuovamente dalla sensazione di scivolare in un mondo parallelo
incredibile dove andava in estasi solo fra le mani del suo ragazzo.
Lo adorava e non c’era bisogno di spiare i suoi pensieri
sempre a
senso unico!
Quando
fu completamente sciacquata ed anche i suoi lunghi capelli ebbero
ricevuto il solito accurato e lungo trattamento, a malincuore dovette
chiudere il rubinetto notando che era un ora abbondante che stava
lì
sotto.
Sospirò
sognante.
“E’
così bello … ed è tutto mio! Quasi
quasi vado da lui
dopo cena! Ho bisogno di attuare un paio dei pensieri sconci che mi
sono venuti facendo la doccia e pensando a lui!”
Uscì
avvolgendosi in un accappatoio grande color rosso ciliegia.
Creò
subito una pozzanghera che continuò a seguirla ovunque
andasse, si mosse per la camera alla ricerca di vestiti per la sera
decisa ormai a fare quel che voleva, come aveva sempre fatto; quando
li trovò accuratamente piegati nel cassetto sorrise
istintivamente, un sorriso materno riferito a chi li aveva sistemati
a quel modo. Suo padre aveva rinunciato alla carriera e alla
dignità,
in un certo senso, per fare veramente la donna di casa e permettere
alla moglie di fare un lavoro che li manteneva tutti.
Non
avevano mai fatto mancare nulla, era contenta di tutto anche se con
nostalgia ripensò al lavoro della madre che la strappava
sempre da loro. Sarebbe stato bello se fosse rimasta più
spesso in casa anche lei.
Si
vestì poi si pettinò accuratamente i lunghi
capelli
lisci che già si ondulavano sulle punte. Erano l'invidia di
molti e lei ne andava fiera.
Era
ancora persa a guardarsi allo specchio a muro quando la porta
suonò,
a quell'ora chi poteva essere? Uscì dalla stanza per sentire
le voci alla porta di giù, quando realizzò la
familiarità si precipitò felice come una bambina
dimenticandosi di tutta la classe di cui era padrona.
Sua
madre era arrivata.
Avrebbero
passato tutta la serata a parlare del nuovo viaggio di Alisha e
Andrea, almeno per una volta, sarebbe rimasto nella propria villa da
solo a maledire i genitori!
Alisha,
la madre, era il presidente di un azienda che (le aveva spiegato
così
il suo lavoro) distruggeva gli altri!
Era
stato il padre a parlare ai figli in modo un po’
più
approfondito del suo lavoro: smantellava le imprese minori per
riunirle ad altre più grandi. Non c’era molta
chiarezza
anche in quella descrizione, a dire il vero, ma a loro importava poco
poiché non volevano ereditare quella fortuna di azienda.
Aveva
sedi in tutto il mondo per cui viaggiava molto e anche se era un
lavoro che le piaceva perché sfogava il suo lato sadico
sugli
altri, non era sempre la soluzione migliore visto che, come sosteneva
anche Kimberly, la strappava troppo dall'alcova familiare. Alla fine
era ovvio che avevano dovuto invertire i ruoli dei genitori!
Tuttavia,
nonostante questo, i periodi che passavano insieme erano affiatati e
nessuno dei due adulti sembrava avere rimpianti. Era una scelta di
vita decisa insieme al proprio compagno, non avrebbe rimpianto
finché
anche lui sarebbe stato felice.
Stavano
bene così ed anche i figli ne avevano risentito poco, erano
intelligenti e capivano bene le loro motivazioni, anche se non le
condividevano sempre in pieno.
Rimanevano
una bella famiglia a cui, a conti fatti, non mancava nulla se non
più
presenza da parte della madre.
Era
una vita che le stava a pennello, le piaceva, le andava bene e la
rendeva felice. Non si sarebbe mai lamentata, sapeva che c'era ben di
peggio.
Una
buona vita, in fin dei conti. Raramente la si poteva trovare in quei
tempi.
/
Rock
is dead – Marilyn Manson /
(Vita
casinara)
Arrivò
prima il rombo della moto, poi il consueto casino ed infine loro.
Entrarono in casa con le loro chiavi, senza suonare.
I
due ragazzi buttarono nello stesso momento i borsoni a terra
gridando:
-
SIAMO A CASA! -
Sicuri
che non li avessero sentiti vista la confusione che regnava sovrana.
Si
sentivano urla agitate da destra e da sinistra, grida, pianti,
risate. Questo li lasciò sorpresi poiché, come
non era
mai successo, furono ignorati!
Fu
un fatto straordinario per loro abituati a sentirsi attaccati da ogni
parte al loro rientro consueto. Si guardarono con lo stupore negli
identici occhi grigi, poi presero la decisione di rimediare al
terribile affronto architettando al volo uno dei loro pesanti e poco
ortodossi scherzi.
In
realtà i bambini erano proprio loro!
Silenziosi
presero un lenzuolo grande dall'armadio e, tenendolo aperto, andarono
nella stanza dei giochi dove c’erano tutti i bambini e
ragazzini di
casa; erano lì insieme, più felici che mai, a
fare una
certa confusione di cui sembravano proprio andarne fieri.
Non
ci fu bisogno di nessuno sguardo d’intesa, senza farsi notare
veloci come anguille buttarono il lenzuolo addosso alle teste di
diverse età che riempivano la stanza. In men che non si dica
si accasciarono tutti a terra come se il burattinaio avesse tagliato
improvvisamente i fili ai burattini, si potè notare solo un
nodo non ben identificato sotto il telo ampio che si agitava gridando
senza capire che fosse successo.
I
due artefici in piedi ai lati, trionfanti si batterono il cinque con
le mani ridendo di gusto.
Quando
i 4 attaccati (ebbene si, erano solo 4 ma facevano per mille) si
ripresero più agguerriti che mai resuscitando
dall’oltretomba,
squadrarono i gemelli come se fossero due bestie rare … e
dire che
li avevano come fratello e sorella maggiore.
Evidentemente,
Adrian e Thomas non erano più affezionati alle loro vite.
Come
di rito furono attaccati dagli altri che li sommersero letteralmente
come se fosse una lotta di sumo di due contro quattro. Poco
equilibrata?
No,
considerando che tipi erano quelli in minoranza!
Non
venne nessuno a fermarli, ovviamente, solo la fame che ad un certo
punto provarono in contemporanea facendo gorgogliare
all’unisono i
rispettivi stomaci, dire che erano affamati era un eufemismo.
Cercarono
di sgarbugliarsi senza successo, era una situazione delicata
nonché
tragica. Adrian si trovava in mezza a due piedi diversi col gomito
attorcigliato sotto qualcuno e la testa piegata pericolosamente
all'indietro, Thomas invece era messo un po' meglio: a pancia in
giù
coi capelli che qualcuno gli tirava e le gambe allargate a spaccata.
Quando
lentamente si mollarono a vicenda, proprio quest’ultimo
notò
che appeso al braccio stava il più piccolo di tutti
attaccato
coi suoi 4 denti.
Scosse
la testa ridacchiando sadico.
-
Ehi, scimmia, hai intenzione di mollarmi? -
Non
ottenne risposta di nessun tipo allorché i soliti complici
si
scambiarono una breve occhiata decidendo di continuare a ridere dopo
la cena: avevano troppa fame!
L'eccentricità
e la pazzia a quanto pare era di famiglia.
Andarono
tutti nella spaziosa cucina per vedere cosa si sarebbe ingurgitato e
trovarono i genitori intenti in una delle loro ricette.
Lui,
uomo alto, moro, liscio, occhi grigi, occhiali, atletico, un tipo che
nella sua vita sicuramente aveva fatto molto sport. In poche parole
un gran bell’uomo.
Lei,
donna bassa, minuta, piccolina, piatta, bionda, riccia dagli occhi
azzurri, classica bionda. Ispirava una simpatia istintiva.
Entrambi
dietro ai fornelli e non fornelli qualunque, erano super fornelli con
super pentole. Ovvio, con tutta la squadra che avevano da sfamare
…
I
figli arrivati come una mandria di bufali affamati, si misero subito
a spilucchiate maleducatamente del cibo qua e là. Furono
fermati dalla madre che lasciato all'uomo il compito di continuare la
cena, si diresse a passo di carica davanti alla tavola per fischiare
in modo maschile con due dita ai lati della bocca, ciò che
ne
uscì fu talmente potente da far tremare i vetri e bloccare
in
un ferma immagine immediato, tutti gli scatenati che aveva per figli.
-
SQUADRA IN RIGA! A-TTENTI! -
Tutti
e sei i figli si misero in riga davanti a lei in ordine di
età,
altezza e sull'attenti molto ben calati nella parte. Espressioni
seriamente convinte di quello che facevano, tanto quanto la madre.
-
THOMAS! -
Fece
un passo avanti il primo. Un ragazzo di 17 anni riccioluto come la
madre, occhi grigi come il padre e fisico anch'esso come quello
dell'uomo muscoloso.
-
SISSIGNORA! -
-
Come è andata? Cose da rilevare? -
Abbassò
un po' il tono di voce ma era sempre corposo e autoritario. Non ci si
capacitava dove trovasse quella forza in un corpicino così
minuto: una donna-uomo e un uomo-donna, ecco com'erano i genitori al
giorno d’oggi!
-
Nulla signora, tutto bene signora! -
Rifece
un passo indietro al suo cenno affermativo, poi lei riprese:
-
ADRIAN! -
Fece
un passo avanti la ragazza dall'aspetto identico al fratello, i due
gemelli si somigliavano in tutto e per tutto ma erano eterozigoti,
anche se potevano ingannare facilmente. Lei aveva di poco i capelli
più lunghi, erano selvaggiamente lasciati andare fino alle
spalle e il corpo brutalmente identico a quello della madre, abiti
col solito stile giapponese come a sottolineare la
lunaticità
e la stranezza della ragazza, lineamenti semplici e per nulla
appariscenti. Si curava poco, in mano all'amica Kim sarebbe diventata
uno splendore, ma non ci teneva per ora.
-
Sissignora! -
-
Stessa domanda! -
-
Tutto bene! Ho ricevuto una nota di demerito perché non
stavo
attenta alla lezione, ho quasi fatto a pugni con un tipo nuovo, ho
insultato pesantemente Andrea e mi sono allenata tantissimo! -
-
Bene! -
A
quel punto chi non le conosceva poteva subito scappare,
effettivamente era la cosa giusta da fare. Chiedersi da chi avesse
preso era inutile. C'era un che di divertente in quella scena che
facevano ogni sera per fare il punto della giornata, piaceva un sacco
a tutti e la serietà era così comica che si
capiva
subito che famiglia fossero.
-
FRANCESCO! -
Si
fece avanti un ragazzino di 15 anni dai capelli neri e lisci, occhi
azzurri che spiccavano molto in quel volto così identico a
quello del padre. Presentava una bugna sul lato sinistro della fronte
frutto, probabilmente, del precedente pestaggio coi fratelli e
sorelle. Un gran bel tipo.
-
Sissignora! Tutto bene! Ho preso un 4 in italiano e un 3 in
matematica! Ma poi ho compensato con un 10 in arte! Mi hanno pestato
due ragazze che hanno scoperto che le cornificavo! Ma i lividi non si
vedono perché sono in punti bassi! Forse sono diventato
impotente! -
-
Bene ... poi ti fai controllare da Thomas! -
Ci
voleva l'artista donnaiolo, con Tom avevano solo l'artista pazzo ed
effettivamente fra tutti Francesco era il più bello, aveva
preso le caratteristiche migliori di tutti.
-
SAMANTA! -
Fu
il turno di una ragazzina di 10 anni dai boccoli neri che le finivano
da tutte le parti e gli occhi grigi. Un visetto meraviglioso e dei
vestiti piuttosto sgualciti!
-
Sissignora! Tutto bene! Ho preso ottimo in Italiano, Matematica,
Ginnastica, Disegno e Scienze! Ho quasi scoperto cosa significa non
essere più vergine con Angel! -
-
Bene! Poi spiegalo anche ad Adrian cosa hai scoperto! -
Partendo
dal presupposto che era faticoso stare dietro a tutti quanti, lei ci
riusciva a patto che Tom e Adry facessero parte della fatica con lei.
In realtà scaricava tutte le patate bollenti ai due gemelli
con le conseguenti maledizioni!
-
DANIELE! -
Un
bambino di 7 anni fece un passo avanti, biondo e liscio, occhi grigi,
pieno di lividi fra vecchi e nuovi. Il ritratto della mamma.
-
Sissignora! Tutto bene! Ho litigato con la maestra e con il mio
amico, ho ricevuto una punizione. Ho dato una pestata di piedi a
Nico! -
-
Bene! Ci parlo io con la tua maestra! Pesta duro! -
Era
sconcertante!
Ormai
non c'erano più parole per descrivere la scena, era assurdo
e
forse uno sano e normale, lì dentro, non c'era. Ma magari lo
era il padre!
-
Nicole! -
Il
tono leggermente più dolce per chiamare l'ultimo piccolo
membro della famiglia. Fece un passo avanti e si fermò
guardando con quei due occhietti vispi argentei la madre davanti a
sé, i lineamenti infantili erano molto simili a quelli del
padre e i sottili capelli corti erano scuri e lisci. La bimba di poco
meno 4 anni tese le braccia verso la madre dicendo:
-
Mamma, ti voglio bene! -
Lì
lei cercò di mantenere la sua immagine dura e severa senza
successo, per cui si rassegnò e la prese in braccio
riempiendola di baci:
-
Anche io tesoro ... fossero tutti bravi come te! -
Brava?
La piccola peste brava? Al sopracciglio alzato e l'aria totalmente
scettica degli altri figli, lei divenne dura come un macigno in una
scena da film comico, così per prenderla in giro sul suo
punto
debole si inginocchiarono tutti davanti a lei e tendendo le braccia,
con occhi cucciolosi e voce infantile cominciarono a fare il verso
alla sorellina minore:
-
Mamma, ti voglio bene! -
Lei
fece una smorfia e divertita finse un ulteriore severità che
proprio non le apparteneva in quanto era la persona meno seria di
tutti!
-
Io no!-
Dimostrando
di avere solo meno anni di quanti invece dovevano avere, specie i
gemelli diciassettenni, i figli si abbracciarono facendo finta di
piangere disperatamente.
-
Ed ora tutti ad apparecchiare! -
Dura
ed incisiva voltò loro le spalle.
-
Anche io, mamy? -
Chiese
angelica la piccola.
-
No tesoro, tu stai con me! -
Lanciarono
mille fulmini nella loro direzione accusando una di essere lecchina e
l’altra schiavista, nonostante ciò adempirono
diligenti ai
loro doveri.
Subito
si inscenò il rito di apparecchiatura. La cucina era enorme
e
conteneva anche il tavolo lungo, due le porte che davano sul
soggiorno fornito di vetrine con le stoviglie, argenteria e tutto
l’occorrente.
Si
vide Adrian posizionarsi all'estremità del tavolo lontano
dalle porte, in posa da ricevitore, e gli altri che facevano il giro
delle stanze, uscendo da una porta per andare in soggiorno,
prendevano un piatto o una posata o un bicchiere e rientravano
dall'altra porta in cucina tirando l'oggetto alla bionda che lo
prendeva al volo e lo posava veloce al posto giusto, in un cerchio
continuo a ritmo che non si fermava mai. Ovviamente cantavano e
ballavano nel fare tutto ciò!
Dopo
cena i genitori sarebbero andati ad una riunione di vicinato e quindi
sarebbero stati di babysitter; il dopo cena, si sapeva, era la cosa
più tragica, o meglio comica!
Percorse
correndo come una invasata di formula uno tutta la villetta piena di
cianfrusaglie e confusione ovunque. Entrò nel suo campo di
battaglia che doveva essere forse una camera, prese i vestiti di
ricambio e andò nel bagno in fondo al corridoio per farsi
una
doccia veloce prima di mangiare. Ebbe poco tempo per rilassarsi viste
le grida di Tom che la intimava di sbrigarsi, non si godette a fondo
la piacevole sensazione di venir ristorata dall’acqua calda
per cui
fra le solite imprecazioni poco femminili, si rassegnò a
chiudere presto il rubinetto per uscire gocciolante dal box. Non era
certo felice di aver potuto impiegarci così poco tempo a
lavarsi: una doccia in pace non la si poteva fare?
Con
modi maschili come suo solito, espressione da teppista e nuda come
mamma l’aveva fatta, spalancò brutalmente la porta
evitando
un pugno di Tom diretto alla porta.
-
Brutto stronzo, la smetti? Sto cercando di lavarmi! -
Dopo
di che Adrian richiuse la porta notando la bocca spalancata del
fratello che non si aspettava di vederla in quel modo: la conosceva
ma riusciva sempre a stupirla!
La
ragazza si vestì in fretta e furia pettinandosi i capelli
che
le si arricciarono subito, poi uscì borbottando qualcosa a
proposito dei gemelli rompiscatole evitando la sberla volante del
rompiscatole in questione e facendo un gestaccio col dito a sua
volta.
Era
tutto un ritmo incessante, un via vai pazzesco, non si poteva
respirare, non c'era tempo di nulla, nemmeno di annoiarsi...era una
famiglia casinista per una vita casinista.
Una
manica di pazzi che si volevano un bene assurdo.
Non
era proprio il modo migliore di crescere una famiglia, ma l'amore lo
si poteva dimostrare in tanti modi, anche senza troppe strategie,
promesse od ordini. Le stava tutto bene, a parte un po’ di
privacy
violata, quei genitori l'avevano cresciuta e l'avevano resa fiera di
tutto e tutti, non aveva rimpianti di nessun tipo, non si sarebbe mai
lamentata.
Le
piaceva veramente tutto quello ed effettivamente su di lei c'erano
molti più motivi per invidiarla: altro che Andrea!
La
vera famiglia esemplare era la sua.
Una
vita. Una follia!