Storie Di Tutti I Giorni
CAPITOLO
7:
PERFETTO
DIFETTOSO
/
Perfect – Simple Plan /
La
mattina era inoltrata e soleggiata tuttavia non era più
tempo
di maniche corte, solo pochi eroici le indossavano, la maggior parte
portavano felpe in tessuto leggero.
Si
poteva capire come potesse spiccare fra tutti l’unico che
aveva una
maglia addirittura senza maniche.
Costui
si poteva facilmente identificare nel pazzo di turno, anzi Il Signor
Pazzo, che per caso coincideva anche col leder della scuola.
C'erano
4 classi collegabili. Sezioni e corsi differenti, ma contenenti degli
elementi che si conoscevano.
In
una si poteva notare fra tutte una ragazza che si notava più
di altre grazie al cesto di ricci incolti che biondi stavano selvaggi
sul capo, era un taglio corto. Volto acqua e sapone, aria annoiata e
abiti leggeri in perfetto stile indiano. Costei era appoggiata al
banco e la testa adagiata alla mano che cercava di sostenere la stufa
ragazza. Oltre alla noia aveva anche del sonno arretrato, lo si
poteva capire dalle leggere occhiaie che la pelle candida presentava
sotto gli occhi grigi.
Adrian
era sola nella classe, i suoi compagni non erano riusciti a legare
con lei, troppo scontrosa e sulle sue.
La
seconda classe da passare in rassegna era composta prevalentemente da
ragazze, un corso femminile, presente solo un ragazzo con chiare
movenze omosessuali. Lì le più interessanti erano
due
ragazze dello stesso gruppo d’amici di quartiere che sedevano
il
più lontano possibile fra loro. Ebbene Kimberly, la famosa
fidanzata del leder della scuola, e Viktoria, fidanzata a sua volta
di uno degli amici del suddetto leder (e della stessa Kim), erano
nella stessa classe dalla prima superiore, ma era risaputo che non
andavano affatto d'accordo. La rossa e la bionda si limitavano ad
ignorarsi del tutto, tanto che se c'era da cooperare era dura. Viky
di natura non era una che si imponeva e litigava, non faceva la voce
grossa e non puntava i piedi, al contrario dell'altra che pareva nata
per comandare! Per cui litigi veri e propri non c'erano ma era chiaro
come il sole che si detestavano. Troppo diverse. Erano le due
rappresentanti di classe più popolari del corso. Entrambe
intelligenti, ottimi voti, anche se Kim la batteva leggermente, e
diverse in ogni cosa. Aspetto, stile, modo d'essere, parlare,
carattere, rapportarsi. Tutto. Per cui si finiva sempre per creare le
fazioni, anche se nessuno dava contro apertamente a Kimberly, sarebbe
stato veramente da masochisti.
Così
attualmente intente a stare attente alla lezione, si ignoravano
accuratamente.
La
terza classe da visitare comprendeva due ragazzi che non si facevano
notare sempre, ma in alcune occasioni erano al centro
dell'attenzione. Alessandro e Robert erano i due assi della squadra
di calcio della scuola per cui molti li veneravano solo per quello.
Erano tipi silenziosi con la differenza che il moro con chi conosceva
era allegro e simpatico, invece il ramato era silenzioso e musone
sempre, anche con chi conosceva bene. Erano diversi fra loro ma la
loro immagine pubblica era di un certo tipo ed ormai era difficile
far cambiare idea agli altri. Erano seduti vicini e Ale era alle
prese ad ignorare la lezione per parlottare col compagno che non
ascoltava né lui né il professore. Una coppia coi
fiocchi, inseparabile e proprio stranamente ben assortita.
Inseparabili, tutto l'opposto della precedente.
Tuttavia
le lacune scolastiche si vedevano ad ogni compito in classe, lo
studio non era proprio contemplato nelle loro vite sportive super
impegnate!
La
quarta ed ultima classe era composta da 4 personaggi famosi per far
parte di un gruppo altrettanto famoso. Con Andrea Bisi era
impossibile passare inosservati. Prima di tutto c'erano Thomas e
Jonny, anch'essi inseparabili. Da quando il biondo ricciuto si era
trasferito con la sua numerosa famiglia e quella amica di Kim, aveva
subito legato con il castano. Anche se non sempre la regola 'gli
opposti si attraggono' vale, spesso era proprio così, per
loro, ad esempio, lo era. Tanto riflessivo, silenzioso e maturo Jo,
quanto casinista, lunatico e instabile Tom. Quest'ultimo trascinava
l'amico in ogni cosa che combinava, per lo più pazzie senza
senso. Jo stava attenta a quel che diceva la professoressa, Tom
tutt'altro, ma sapeva che c'era chi gli avrebbe spiegato il daffare
in tempo.
Poco
distante da loro c'erano altri due in banco insieme per disgrazia e
per sbaglio. Erano senza scherzare i più famosi della
scuola.
Andrea lo era da sempre, di conseguenza lo diventava non solo il suo
gruppo di amici ma anche i suoi pubblici nemici. Marco era
l'indiziato numero uno visto che era un osso duro e volente o nolente
erano circa della stessa pasta.
Come
al solito erano presi a litigare fra loro cercando di non farsi
sentire da tutto il mondo. Illusi. La voce acuta della professoressa
tuonò indispettita:
-
Per punizione di questo brusio insopportabile, per il nuovo argomento
mi farete delle ricerche approfondite, come una tesina di
maturità.
La farete a coppie, vi dividete le pagine ed ogni coppia ne
farà
un po’. Dovrete lavorare insieme! Secondo l'elenco le coppie
saranno:
Airoldi
Marco con Bisi Andrea. -
Si
levò subito un grido che in realtà erano due
insieme.
Il disaccordo fu espresso ampiamente, ma i due indiziati non potevano
opporsi dal momento che furono ignorati, le risa della classe furono
minacciate da due furenti Marco e Andrea.
Fu
Marco a parlare sopra il biondo:
-
Non ho capito un acca di quel che dobbiamo fare, ma perché
diavolo devo stare con lui? -
Continuò
ad essere ignorato da tutti tranne che dal ragazzo accanto che con
aria comica fumava di rabbia:
-
Io non potrò mai stare con lui, mi oppongo. È
così
stupido che non ha capito nemmeno quello che dobbiamo fare!
Farà
fare tutto a me, porco cane. No non voglio! -
-
E taglia, deficiente! Se parlavo con te come facevo a sentire quel
che diceva lei? -
-
Sei tu il solo deficiente, qua! Io parlavo con te ma ho sentito.
È
una ricerca e per colpa tua ha punito tutta la classe, me per primo!
-
-
Guarda che il primo dell'elenco sono io quindi caso mai ha punito
prima me! -
-
Non essere come sempre. Smettila! Taci. Mi fai venire l'orticaria! -
-
Magari peggio! -
-
Per colpa tua ho un sacco di lavoro in più visto che tu non
muoverai un dito! -
Il
dialogo sgraziatamente urlato ai 4 venti continuò a lungo
finché la campanella suonò e tutti scapparono
ridendo
divertiti. Era una giusta punizione. Quando anche Marco fece per
fuggire il più lontano possibile, Andrea lo
afferrò per
la maglia e strattonandolo, finì a terra per la sorpresa,
trascinandosi lui dietro. Dopo l'ennesima figura orrida, ci fu
l'ennesimo scambio di spintoni che sarebbe finito con una solita
rissa se non fosse stato per il biondo che, autoritario, si decise a
tornare in sé e ai doveri dicendo:
-
Ti avevo fermato solo per dirti che ci vediamo per iniziare dopo gli
allenamenti. Prima iniziamo e prima finiamo! -
Il
moro dai capelli totalmente spettinati e sugli occhi lo
fissò
con occhi color cielo tempestoso. L'odio era sempre più
insito
in lui. Come osava dargli ordini?
-
Tu non mi dici cosa fare, poi perché diavolo devo star con
te
tutto il giorno? Scuola, pranzo, allenamenti e pure dopo? Magari
ceniamo anche insieme, no? Cosa siamo, fidanzati? -
Ma
lo sfogo avvenne in solitudine visto che il destinatario se ne era
andato stufo delle urla potenti di quel tipo decisamente troppo
evidente. Ci mancava pure che si fidanzassero!
Quando
Marco notò di essere solo a terra a gridare come uno scemo e
di avere la maglia strappata per via dello strattone
dell'intelligente, mollò l'ennesimo urlo e un pugno al muro
accanto a lui. Decisamente da quando si era trasferito la sua vita
era degenerata. Preferiva quasi tornare dove era prima.
Le
cinque del pomeriggio erano passate da qualche minuto, il sole
rimaneva ancora alto, l'inverno non accennava ad arrivare, tuttavia
iniziava a scaldare decisamente di meno.
I
ragazzi dei vari club uscivano tutti a quell'ora dall'edificio che
comprendeva un ampio giardino e tutt'intorno campi sportivi e
palestre. A piccoli gruppetti o singolarmente si dirigevano verso le
fermate dell'autobus o delle corriere, alcuni prendevano le loro auto
o le moto, i più coraggiosi si avviavano a piedi verso casa.
Nonostante
la gente che girovagava non c'era caos, il quasi silenzio generale fu
quindi interrotto da un brusio strano che proveniva dall'uscita della
palestra di basket. Il brusio si distinse sempre più in
grugniti, poi imprecazioni, infine fu un litigio poco serio quello
che si presentò.
Erano
solo due ragazzi che creavano tutto ciò, ma non erano due
qualunque, tutt'altro. Il moro dall'aria selvaggia presentava
l'ennesimo cerotto sullo zigomo gonfio, i pantaloni sporchi e
strappati come la maglia vecchia. Il borsone invece che sulla spalla
era tenuto in mano, sembrava avere l'istinto di tirarlo addosso
all'altro.
Quello
che l'accompagnava bacchettandolo per chissà quale colpa,
presentava sul bel viso pallido di natura e angelico, un taglio
all'angolo del labbro inferiore. Segno chiaro di una recente
scazzottata. Che non corresse buon sangue fra i due?
-
Senti, nonostante io sia bravo, tu comunque sei una chiappa, non
è
colpa mia se sbagli un canestro fatto! Quindi vediamo di darci un
taglio! La rivincita non te la do! -
Proprio
quest'ultimo stava imponendosi con una maledetta aria da so tutto io,
ma non fu gradita:
-
Ho tante cose da dirti ma principalmente tutto si riassume con un:
sei una testa di cazzo e basta! -
-
Eh ci credo che non arrivi a dirmi tutto quello che dovresti, ti
compatisco, senza cervello come si fa a fare pensieri e frasi
connesse? Lascia perdere, è troppo difficile per te! -
-
Vuoi prenderle di nuovo? -
In
risposta fu solo la suoneria di un cellulare che suonava.
Il
biondo rispose:
-
Pronto? -
-
Ciao Andrea caro, come mai fai così tardi? Non vieni a cena?
-
-
Oh, mamma, ciao. Non sono riuscito ad avvisarti prima. È
tutto
il pomeriggio che studio con un mio amico - breve smorfia per questa
parola - sono a casa sua e mangerò qua; penso di fare tardi,
non aspettatemi, abbiamo una ricerca per scuola. -
-
Mi dispiace, potevate venire da noi, invitalo qua la prossima volta
per ricambiare il favore. È andata bene a scuola? -
-
Si tutto bene ... -
-
Hai di nuovo litigato con qualcuno? Non è che mi nascondi
qualcosa? Hai una voce strana ... -
-
No, tutto a posto, le solite cose. Non nascondo nulla. Se ti
riferisci al basket sai che ho smesso da tempo, no? Non preoccuparti,
non serve che me lo chiedi ogni Santo giorno! -
-
Come dici. Allora buona cena e buon lavoro. A dopo. -
-
Si, ciao ... -
Quando
la conversazione si concluse ci fu un attimo lungo di pesantissimo
silenzio, alla fine fu interrotto dalla voce schietta e diretta di
Marco:
-
Il perfetto difettoso! -
Era
ironia, fastidiosa e incauta. Fu incenerito da uno sguardo cupo che
di angelico avevo proprio poco. C'erano molte cose su cui si poteva
scherzare, con Andrea, ma ce ne erano poche che non si potevano
toccare. La situazione familiare era fra queste.
L'intenzione
di Marco era quella di continuare a punzecchiarlo sfruttando a suo
favore quanto scoperto, ma si poteva dire tutto di lui,
fuorché
fosse meschino. Era nel suo interesse ridicolizzare quell'asso
vivente, però voleva farlo senza colpi bassi,
così
improvvisamente ogni suo intento cadde. Non era quello che aveva
pensato all'inizio quando voleva proprio trovare i punti deboli del
rivale per usarli a suo piacimento.
Fece
una smorfia che l’altro non percepì, poi si
girò
dandogli le spalle ed infine con aria serafica che voleva sembrare
leggera e scherzosa disse:
-
Comunque non sapevo fossimo amici ... -
Un
sorriso amaro in risposta. Marco lo vide con la coda dell'occhio e
gli fece impressione.
-
Hai ragione e sarà l'unica volta che te lo dirò.
Io
sono proprio un perfetto difettoso. -
Detto
ciò si avviò superandolo, l'altro lo
seguì
subito senza rimanere indietro. Tutto il tragitto lo trascorsero in
pesantemente silenzio.
Il
rumore delle suole di gomma si udivano lievi sull'asfalto, i passi
strascicati e per nulla frettolosi. Entrambi con le mani sprofondate
nelle tasche e la testa bassa a seguire pensieri propri.
Quando
arrivarono a casa di Marco nessuno aveva voglia di far compiti o
ricerche, l'umore era stato guastato dall'evento di pochi minuti
prima, improvvisamente era tutto così difficile.
A
quel punto era doveroso uno straccio di spiegazione, Andrea lo
sapeva, ma non sarebbe mai riuscito a fornirlo così a cuor
leggero. Erano pochi a sapere la sua situazione, solo i suoi amici
stretti, visto che conoscevano i genitori. Esporre nuovamente gli
eventi di un anno prima era doloroso e lui evitava sempre le
situazioni scomode che gli procuravano sofferenza.
Era
bravo in quello.
Marco
voleva saperne di più anche se non si spiegava bene il
motivo.
Inaspettatamente il fatto di Andrea gli interessava, non lo riteneva
suo amico, solo suo rivale, ma in quanto tale non doveva mai
abbassare la guardia o rendere difficile il loro rapporto di odio e
litigio.
Era
una cosa contorta e forse si poteva spiegare come: nessuno
può
farlo star male, solo io!
Una
cosa simile, insomma.
Ad
ogni modo un Andrea di cattivo umore era brutto da stuzzicare, non
c’era divertimento.
Alla
fine voleva solo saperne di più, però poi che ne
avrebbe fatto della sua confidenza? Forse sarebbe stata una scusa per
poter dire a sua volta qualcosa su sé stesso, un piccolo
sfogo, uno scambio di brutte esperienze.
Comunque
sicuramente qualcosa sarebbe accaduto, era nell’aria.