TRE
CAPITOLO X:
ATTRAZIONE
INDOMABILE
'La
vera tortura non sarebbe stato resistere l’uno
all’altro ma bensì continuare a toccarsi e pensare
che non dovevano.'
/ What goes around
comes around – Justin Timberlake/
Quella
notte il temporale impazzava come non mai.
Le
forze della natura parvero scatenarsi e dare il meglio di loro fra
fulmini, vento e pioggia. Il fragore del tuono preceduto dal lampo che
illuminava a giorno città e persone, creava atmosfere
suggestive e cupe.
Fuori
l’orizzonte era confuso grazie alle gocce di pioggia grosse e
veloci, non si vedeva da un palmo dal naso e quando Ryan
arrivò tardi a casa grazie ai mezzi di trasporto interrotti,
la pozzanghera che creò sotto i suoi piedi fu merito del
fatto che era zuppo fino alle mutande.
Prima
di lui, ovviamente, arrivarono le sue imprecazioni poco fine e carine.
-
Merda secca, vacca tr**a porca! Non è possibile che il mondo
si fermi per quattro gocce… - Il suo tono era alterato e
mentre si scuoteva proprio come un gatto fradicio, fece un salto di
lato sentendo la voce familiare e piacevolmente maliziosa del compagno
di casa. Era poco distante da lui.
-
Quattro gocce che ti hanno fatto la doccia completa! –
Quando
Ryan alzò lo sguardo nella sua direzione, lo vide mentre con
sguardo indecifrabile lo fissava senza perdersi un suo singolo
particolare.
“A
cosa pensa con quella faccia?”
Fu il
primo pensiero ovvio del biondo mentre passandosi le mani fra i capelli
bagnati se li sgocciolava spettinandoseli selvaggiamente, alcune
ciocche gli rimasero sulla fronte e sul viso, altre andarono
all’indietro. Un insieme decisamente divino per Jude che,
senza muoversi da quel punto, continuava a guardarlo mettendolo in
soggezione.
Notò
come le goccioline si rincorrevano ripetutamente nel suo viso e come i
vestiti gli rimanevano appiccicati addosso. La pelle era lucida
perché tutta lavata dalla pioggia e creava con la luce della
lampada un piacevole gioco sensuale. Chissà quanta
consapevolezza aveva di sé quel ragazzo, si chiese il
castano mordendosi il labbro per far forza su sé stesso e
non saltargli addosso.
“Matt.
Devo ricordarmi che io sono in questa casa per Matt e che è
sicuramente innamorato di Ryan. Non l’ha mai detto ma io
l’ho capito, è limpido… non posso
farmelo, non più. Prima che non sapevo come stavano le cose
fra loro era una cosa, ora è diverso. Ryan è
l’amore di Matt, io devo a Matt la vita, non lo
pugnalerò così. Non posso farmi Ryan…
anche se in vita mia non ho mai provato un impulso simile per un essere
vivente!”
Ripetendosi
questo come una litania continua, si avvicinò a lui. Ryan
avrebbe solo voluto capire cosa gli passava per la testa e cercando di
leggere in quegli occhi azzurri pensò a sua volta con
agitazione:
“Cazzo!
Matt fa la notte proprio oggi, dannazione! Perché il destino
è così fottutamente bastardo? Non poteva essere a
casa, stasera? Sempre a lavorare, quello! Guarda come mi
fissa… cosa sta per fare? Perché si avvicina
così? Ed alza la mano e… oddio, mi tocca i
capelli! Perché mi tocca i capelli? Respira, Ryan,
respira… razza di cretino.
Matt
è innamorato di lui o non lo terrebbe in casa. Ricordati che
non devi cedere alla tentazione. È la prima volta che
desidero ardentemente qualcuno e per di più questo qualcuno
è un ragazzo, ma non cederò, non posso. Non
posso… lui è un ragazzo ed è la mira
di Matt. Matt è mio amico e a costo di patire
l’inferno non mi lascerò violentare da questo
tentatore… anche se vorrei… oh, se
vorrei… “
Anche
la sua conclusione non fu molto ferrea visto che quando Jude gli
sistemò languidamente i capelli dal viso, lui docile non si
mosse lasciandolo fare ed anzi osservandolo completamente catturato da
quel bellissimo viso sexy.
I loro
cuori cominciarono ad andare veloci e mentre la loro ragione gridava in
una direzione, loro si trovarono ad andare dritti in un’altra.
Non
avevano mai pensato a qualcuno e a qualcosa tanto come in quel periodo.
Da quando si erano sfiorati le labbra quel giorno. Non c’era
stato altro e si erano ripetuti il nome di Matthew come se fosse la
parola magica per non farli impazzire, ma il risultato era che ad
impazzire ci riuscivano meglio proprio in quel modo.
Negandosi
quello che chiaramente entrambi volevano.
Era
nobile da parte loro il non andare l’uno dall’altro
solo per il loro amico, ma alla fine dei fatti loro erano esseri umani
con istinti, desideri ed attrazioni palpitanti e prepotenti.
Ryan
deglutì nell’ultimo disperato tentativo di
spingerlo via e scappare in camera, ma l’espressione
malinconica del ragazzo davanti a lui, l’espressione di chi
vuole con tutto sé stesso lasciarsi andare ma che per dovere
non lo avrebbe mai fatto, gli fece capire quanto entrambi si volevano.
Tortura.
La
vera tortura non sarebbe stato resistere l’uno
all’altro ma bensì continuare a toccarsi e pensare
che non dovevano.
- Non
è giusto… - Mormorò quindi Ryan come
se rispondesse alla muta domanda del giovane malinconico davanti a lui.
-
No… non lo è… ed io non dovrei nemmeno
guardarti… - Eppure gli era impossibile staccargli gli occhi
di dosso. Ryan era così bello tutto bagnato e gocciolante,
teso e in contrasto con sé stesso. Aveva una natura sensuale
di cui non era consapevole e vederlo in quel modo coi vestiti attaccati
addosso gli mosse dentro una struggente tristezza.
Per
una volta che aveva trovato qualcosa che voleva veramente, non poteva.
Sarebbe
stato così per sempre?
Avrebbe
solo voluto baciarlo, leccargli via l’acqua di dosso,
togliergli i vestiti e toccare tutto il suo meraviglioso corpo di
ballerino.
Averlo
nudo sotto di sé ed asciugarlo con il suo corpo.
Avrebbe
solo voluto fare l’amore con lui.
Solo
quello.
-
Allora chiudi gli occhi, perché io non riesco a mandarti via
se mi fissi con questi occhi. – La frase di Ryan giunse a
graffiare quel nodo che aveva dentro.
Un
nodo che aveva da tempo e che in quel momento lo stava divorando.
Voleva
solo fare quel che desiderava, buttare via le maschere e lasciarsi
andare.
Solo
quello.
Ed
insieme ad una specie di esplosione interiore di entrambi, la luce
andò via con un tuono prorompente che fece tremare muri e
vetri.
E loro.
Appena
ci fu il buio, come se il meccanismo perfetto scattasse, loro due si
avvinghiarono prendendosi vicendevolmente i visi fra le mani e si
baciarono.
Si
premettero con disperato desiderio le labbra le une sulle altre e
aprendole istantaneamente si trovarono subito con le lingue.
Andarono
a fuoco a quel contatto.
Andarono
a fuoco mentre si divoravano al buio stringendo gli occhi, facendo un
espressione di sofferenza, stringendosi l’uno
sull’altro e risucchiandosi in un vortice sconvolgente.
Dimenticanza
totale, nessun nome fra loro, nessuna motivazione, nessun senso attivo
se non quello del tatto e del gusto, nessuna ragione. Niente di niente
se non loro due e quel bacio voluto, cercato ed ottenuto.
Trovarsi
e mai più staccarsi.
I loro
petti non respiravano più e la loro pelle divenne bollente
all’istante, poi con passione le mani cominciarono a correre
sui vestiti e frenetiche si spogliarono a vicenda senza staccarsi cone
le bocche. In quel momento ripresero un po' a respirare con del fiato
corto che gli permise di non svenire, ma i cuori che andavano come
impazziti non li avrebbero fatti fermare fino a che non avrebbero avuto
tutto.
Tutto.
Appena
tutti i vestiti furono a terra, loro si abbracciarono premendosi di
nuovo l’uno contro l’altro, sentendosi veramente
senza nessun impedimento.
Uno
ancora umido, l’altro asciutto.
Jude
uscì dalle sue labbra cominciando a leccare la sua pelle
bagnata, bevendo la pioggia e succhiando il suo sapore naturale, Ryan
appoggiò la testa all'indietro contro la porta e
cominciò a respirare affannoso mentre le braccia lo
circondavano impedendogli di scappare, accarezzandolo e premendolo a
sé.
Si
confusero in quell’atto e si trovarono così tanto
l’uno nell’altro che non capendo più
nulla, non furono in grado di dare un nome a quel che stava accadendo
fra loro.
Fu
veloce e frenetico, fu disperato e desiderato, fu sconvolgente e
passionale, fu amore ed attrazione.
Ma
forse, chi poteva dirlo... il sentimento che li univa quale nome aveva?
Amore?
Oppure
cosa?
L’amore
non è qualcosa che lega due persone così in
fretta, l’amore è qualcosa che si coltiva e che
nasce col tempo, con dedizione, attenzione e unione continua.
L’amore non nasce in una notte.
La
passione è innata così come
l’attrazione.
Ma
l’amore… quello è probabilmente la cosa
più lenta che esista sulla faccia della Terra.
Quella
notte, però, si diedero l’uno all’altro
e dopo una serie di baci senza sosta, dopo essersi stretti e
strofinati, dopo aver avuto le proprie intimità a contatto
con l’altro, averle sentite, toccate, massaggiate ed
eccitate, Jude, senza farcela più, tremante e accaldato, si
girò sostituendosi al posto di Ryan appoggiandosi alla
porta. Si piegò e gli diede l’accesso per
possedersi veramente e profondamente.
Glielo
diede e senza capire cosa stesse succedendo se non che stavano seguendo
il loro istinto, Ryan entrò in Jude continuando a stringere
gli occhi, tenendolo per i fianchi e gestendolo come se lo facesse da
secoli, come se non l’avesse da altrettanto tempo, come se
avesse una crisi d’astinenza, come se potesse impazzire senza
entrare in lui e prenderlo e averlo completamente.
Rimase
un attimo immobile in lui, poi cominciò a muoversi mentre la
sua testa a senso unico gli rimandava solo una frase.
“Lo
voglio. “
Ripetuta
all’infinito.
Presto
le spinte divennero più forti e veloci e mentre i loro
ansiti si trasformavano in gemiti rochi ed eccitati, il piacere in
entrambi li ubriacò prendendo le loro coscienze
completamente.
Dimenticanza.
Oblio.
Viaggiare
in un mare di piacere dove il caos ti divora e tu sai solo che stai
maledettamente bene. Non sai altro, il resto non funziona, è
tutto buio, tu non vedi, senti solo un corpo seducente sotto di te e tu
lo prendi e lo prendi e lo prendi ancora.
Dimenticanza
è rimandare i ragionamenti a quando la luce torna.
Dimenticanza
è far finta di non pentirsi mai di ciò che si fa
con l’istinto.
Dimenticanza
è ferire comunque qualcuno.
Ma
Jude e Ryan fecero l’amore, o qualunque nome avesse
quell’atto, staccando ogni contatto con la realtà,
immergendosi solo l’uno nell’altro.
Avendo
l’orgasmo più intenso e bello della loro vita.
Eppure
una nota stonata in tutto quello c’era.
Lo
capirono ma ormai, capirono anche questo, era troppo tardi per
rimediare.
Con un
nuovo lampo che li illuminò brevemente sfiniti
l’uno sull’altro, abbracciati e sudati, videro
più chiaramente anche quella nota.
Una
note di nome Matthew.
-
Dio… cosa abbiamo fatto? -