TRE
CAPITOLO XI:
AMORE
E’ LASCIARE ANDARE
/Fix you
– Coldplay/
Dopo
quella notte, Ryan e Jude non si guardarono né parlarono
più. Facevano in modo di non stare nello stesso luogo a
lungo e quando finivano per restare soli, uno dei due finiva sempre per
andarsene in fretta e furia senza spiccicare parola.
La
situazione divenne drasticamente sempre più pesante fino a
che Matthew, non facendocela più, non riflettè
seriamente sul da fare.
Non
era un idiota ed aveva perfettamente capito che fra loro due era
successo qualcosa, quella notte in cui erano stati soli, e sapeva anche
perché ora non si parlavano più e sembrava
avessero una paura sacrosanta anche solo di guardarsi fugacemente.
Quando
lo comprese, quasi subito, uno squarcio cominciò ad
ingrandirsi sempre più dentro di lui ed aveva addirittura
faticato a respirare regolarmente, per un po’.
Era
rimasto solo a lungo saltando addirittura un turno di lavoro.
Ovviamente a casa aveva detto che ci era andato mentre in
realtà si era rifugiato in un posto dove nessuno avrebbe mai
potuto trovarlo.
Aveva
pensato a lungo cercando di incassare il colpo, seduto al bancone di un
locale tranquillo e fuori portata, con un bicchiere di Amaro in mano
dove il ghiaccio si era sciolto. Non sarebbe servito che quei due
parlassero, specie Ryan. Lo capiva perfino quando si sforzava di essere
normale. Considerando che in quei giorni era stato tutto
all’infuori del normale…
Si
era elencato le mille possibilità ma a conti fatti non ne
aveva tirate fuori poi molte… o fare finta di nulla e
vederli soffrire sforzandosi di non essere essi stessi e non fare quel
che veramente desideravano, o lasciarli liberi di stare insieme.
Eppure,
ancora, doveva capire lui per primo cosa voleva da loro. Cosa provava
per Ryan e cosa provava per Jude.
Sapeva
di essere geloso dei momenti in cui stavano insieme e di quella
vicinanza che avevano avuto a vista d’occhio, ma non era mai
stato in grado di separarli e capire per CHI dei due fosse geloso.
Jude
era una persona molto attraente e quando si approcciava con lui in quel
modo sentiva di desiderarlo, di voler di più da
lui… ma sapeva che erano i suoi istinti, i suoi ormoni. Jude
era un ragazzo molto bello e sensuale che sapeva come tirare fuori il
piacere più intenso dal corpo di chiunque, quindi
razionalmente capiva che desiderare sessualmente qualcuno come lui, non
significava necessariamente esserne innamorati.
Ryan…
bè, lui l’aveva sempre considerato come un
fratello. Sapeva che c’era amore fra loro, ma
QUELL’amore? Davvero si trattava di amore che univa due
persone che desiderano fondersi e passare tutta la vita insieme?
Stava
con lui da così tanto tempo che non era più in
grado di pensare lucidamente ed oggettivamente a ciò che lo
legava realmente.
Probabilmente
l’ideale sarebbe stato separarsi da entrambi… e
saper separati loro due stessi!
Però
non era un idiota e se poteva accettare il fatto di essere gay, non
poteva accettare quello di separare due persone che vogliono stare
insieme, rendendole quindi infelici.
Non
era sciocco e nemmeno infantile. Qualunque tipo di amore fosse quello
che lo univa a loro, sapeva che alla fin fine PER LUI ci sarebbe stata
solo UNA cosa plausibile da fare.
Una
cosa veramente giusta.
E
l’avrebbe fatta.
Anche
se poi sarebbe stato lui quello che avrebbe sofferto di più.
L’avrebbe
sopportato, non era più un bambino, poteva farcela.
Si
disse questo.
“Si
sopravvive a peggio, no? In fondo non so nemmeno bene chi amo in modo
assoluto…”
Concluse.
Quando
si decise a parlare ai due ragazzi, si chiese se ce l’avrebbe
mai fatta a dirlo a Ryan. Si sentì male all’idea
di dirglielo, quindi decise di lasciarlo per ultimo, senza comprendere
bene il motivo.
In
fondo lo conosceva da più tempo, sarebbe dovuto essere
più facile con lui.
-
Jude, hai un momento? – Disse al ragazzo che trafficava coi
fornelli per preparare un pranzo per loro due. Ryan avrebbe mangiato
fuori. Si irrigidì scattando quasi spaventato, mantenne la
schiena per un istante mentre chiudeva gli occhi come in una preghiera.
Sperava che non l’avesse scoperto, che non lo cacciasse di
casa, che non gli spiattellasse il suo disgusto… che non
fosse poi così terribile. Non avrebbe mai retto uno sguardo
schifato in Matt.
Si
voltò e lasciando le pentole a sé stesse,
posò gli occhi azzurri in quelli grigi dell’altro.
Si fissarono per un soffio indefinito, poi sussurrò
arrendevole:
-
Si. – Tanto non ci sarebbe stato modo per
evitarlo… magari Ryan non ce l’aveva
più fatta e glielo aveva detto. Come? Dopo quella notte non
si erano più parlati…
Si
sedettero al tavolo della cucina spaziosa e l’uno di fronte
all’altro continuarono a guardarsi, fu quando Jude
abbassò i suoi occhi appesantito da quella situazione, che
Matt iniziò senza più chiedersi quale modo fosse
migliore. Lo fece e basta. Con calma e apparente
tranquillità.
Addirittura
sereno.
Tutto
l’opposto di come era in realtà.
-
E’ successo qualcosa fra te e Ryan, l’altra notte,
vero? – Non era certo una domanda che richiedeva risposta.
Jude sgranò gli occhi; pur immaginasse
l’argomento, sentirgliene parlare davvero gli fece effetto.
Si sentiva sempre più sporco ed ingrato. –
L’ho capito da solo. – Lo precedette immaginando
cosa volesse chiedergli. Sospirò passandosi una mano fra i
capelli neri che si stavano allungando un po’ e poi sul viso
dalla barba leggermente trascurata. Chiuse gli occhi chiari,
respirò a fondo, ponderò e poi li
riaprì continuando: - Non voglio che vi trattenete per me.
Voglio che fate quel che desiderato, che vi sentiate liberi di stare
insieme se lo desiderate. Non voglio sacrifici per me. Io sto bene. Se
pensate che ostacolerei la vostra unione vi sbagliate. Se volete stare
insieme benedico la vostra unione, sarò felice per voi. Io
non ho nulla in contrario, davvero. – Lo disse convincendolo
che fosse tutto vero. In realtà Jude non lo conosceva
abbastanza da capire che era solo una persona che sapeva controllarsi
benissimo. Ma non avrebbe fregato così facilmente Ryan, lo
sapeva.
Il
giovane dai capelli castani che gli ricadevano mossi sulla testa,
alzò lo sguardo trattenendo il respiro, come se non credesse
alle sue orecchie, come se avesse ricevuto la notizia più
bella di tutta la sua vita e credesse di star sognando. Con una grande
paura di svegliarsi. Ci credette.
Oh,
se ci credette.
Che
fosse vero, che Matt fosse sincero, che davvero non avesse nulla in
contrario, che avesse capito male e che in verità non era
innamorato di Ryan. A quella considerazione un lampo
l’attraversò irrigidendosi diffidente, quindi
tendendosi verso di lui, con le mani sul tavolo, chiese:
-
Ma Ryan? Cioè… io credevo che tu ne fossi
innamorato… per questo quando è successo mi sono
imposto di non rifarlo. Si, insomma… lo sai, io ti devo
tutta la mia vita e non ti ripagherò mai abbastanza. Non
potrei mai toglierti ciò che è tuo e che
desideri. Io mi metterò da parte se tu lo ami. Non
esiterò a fare qualunque cosa tu mi chieda. –
Concluse con voce tremante ed espressione convinta. Non aveva la solita
aria sorniona ed indecifrabile che cercava di sedurre qualcuno.
Sembrava sinceramente colpito da ciò che stava succedendo e
la speranza l’illuminava come Matt non aveva mai visto. Non
poteva certo dirgli la verità. Come spegnere quella luce
così bella nel suo viso?
Sorrise
apparendo ancora una volta naturale e spontaneo. Sembrava che pensasse
davvero quel che diceva.
-
Allora ti chiedo di stare con lui, perché è
proprio questo che vuoi. –
Però
anche lui sperò, senza dimostrarlo.
Sperò
che Jude negasse e dicesse di no, che non l’avrebbe mai
fatto, che non era ciò che voleva veramente. Lo
sperò ardentemente, senza ottenere nulla se non un sorriso
di sollievo e di gioia. Si alzò e
l’abbracciò istintivamente. Le sue braccia sottili
e tiepide gli trasmisero la sua felicità e la propria
tristezza.
Lo
strazio che aveva dentro era impareggiabile.
-
Grazie. Però devi promettermi che se vorrai da me qualcosa,
qualunque cosa, me lo chiederai. A costo di farmi separare da lui. Non
devi esitare. Tu vieni sopra di tutti, mi hai salvato, sei il mio
angelo. – Ribadì in un sussurro al suo orecchio
che lo fece rabbrividire e sentire sempre peggio.
Per
un attimo ebbe l’istinto di farlo davvero, di chiedergli di
non stare con Ryan, ma non avrebbe saputo cosa chiedergli di
rimando… mettersi con lui oppure aiutarlo a mettersi con
Ryan?
Si
poteva provare un tale e profondo caos?
No,
non se li meritava appunto per questa indecisione. Anche se avesse
avuto le idee chiare, ormai non era lui colui che sarebbe stato con
loro.
Anche
se lì per lì pensò di desiderarli allo
stesso modo.
Le
sue mani tremarono sotto il tavolo, ma quando le posò sulle
sue spalle per allontanarlo, erano tornate ferme.
-
Va bene, ora mangiamo. Ti chiedo solo di aspettare che ne parli anche a
Ryan. Voglio farlo io. – Jude annuì lasciandogli
un ultimo carezzevole sguardo pieno di gratitudine. Lo vedeva
più leggero e felice, per la prima volta la tristezza che vi
aveva sempre letto dentro, non c’era più. Fu
lì, quindi, che capì che aveva fatto la cosa
giusta.
Eppure
quel dolore sarebbe mai andato via?
Era
quello amare? Lasciar andare chi vorresti per te?
Tuttavia,
chi è che vorresti?
Sapere
di voler qualcuno e non capire chi… un aggiunta al malessere
che sempre più pressante lo stava facendo sprofondare e che
presto l’avrebbe fatto sparire.
“E
non sarebbe più facile lasciar fare a Jude? Se gli dicessi
di parlargliene lui a Ryan sarebbe così facile, per me.
L’idea di farlo io mi uccide… vorrei
urlare.”
Ma
si sarebbe trattenuto ancora.
-
Ryan, devo parlarti. – Disse con aria seria.
Era
pomeriggio ed il biondo era appena arrivato dal lavoro.
Jude,
naturalmente, era chiuso in camera e sicuramente non si sarebbe fatto
vivo finché non avrebbe capito d’avere la via
libera.
Il
giovane si bloccò istantaneamente ghiacciandosi sul posto,
quindi con timore istintivo crescente, inghiottì a vuoto.
Cosa
doveva dirgli? L’aveva scoperto? Jude gliene aveva parlato?
No, non avrebbe retto, qualunque cosa gli avrebbe detto, era sicuro che
non sarebbe mai stata piacevole per nessuno.
Suo
malgrado, posando il borsone e le proprie chiavi di casa sul mobile
dell’ingresso, lo seguì sul divano fissandolo come
fosse un gattino spaventato che si preparava alla fuga.
Si
sedettero all’incirca l’uno davanti
all’altro, Matthew in un divano e Ryan nell’altro,
entrambi più vicino possibile al compagno.
Il
moro era composto, appogiatto dritto allo schienale e apparentemente
tranquillo ma estremamente serio, le mani in tasca strette a pugno,
l’unico segno mascherato della sua tensione.
Il
biondo, invece, era sull’orlo, tutto teso in avanti verso di
lui, con le mani strette a tormentarsi dal nervoso e gli occhi piantati
sul viso dell’amico che non mostrava alcun segno.
Cosa
pensava?
Qualcosa
non andava, se lo sentiva…
-
Fra te e Jude è successo qualcosa. –
Affermò quindi cercando di essere amichevole e serio come
era sempre con lui. Lo conosceva bene, un minimo segno di incertezza ed
avrebbe capito. Era difficile, davvero difficile parlare con lui. Ryan
inghiottì di nuovo a vuoto cominciando a mordersi il labbro
inferiore. Non fiatava nemmeno. – Io non voglio ostacolarvi.
So che cercate di evitarvi solo per me, ma non dovete. Io non sono
contrario alla vostra unione e non voglio altro, da voi, se non che vi
realizziate liberamente. Davvero. Non dovete stare separati per me.
Voglio che siate felici. – Avrebbe convinto chiunque e per
poco anche Ryan ci cascò, ma lui con il suo sguardo teso e
attento non gli sfuggirono quei particolari del suo viso e dei suoi
modi di fare che gli stonarono. Quindi diretto e brusco disse subito:
-
Questo è ciò che ti sei preparato da dire, ora
dimmi la verità. – Matt rimase stupito a bocca
aperta, una cosa che non gli capitava da molto, ormai.
“Come
ho potuto dimenticare chi è Ryan? Vivo con lui da anni e mi
conosce da quando siamo nati. Sono un idiota ingenuo ad aver pensato
che sarebbero bastate queste parole. Ed ora che gli dico? Come mi
comporto? So sempre cosa fare, come e quando ma ora mi sembra di essere
in un altro mondo. Non mi è mai capitato di non saper
assolutamente cosa fare. Davvero.
Che
faccio? Come mi comporto? Se gli mento lo capisce e del resto se ci
provo a mentirgli di nuovo, io stesso non credo di farcela. Non
saprò essere più convincente di così
visto che vorrei solo dirgli che amo uno di loro due e che non capisco
chi perché uno è mio amico dalla nascita mentre
l’altro ha una carica erotica che sedurrebbe un monaco!
Sospiro. Forse devo solo essere sincero, è l’unica
via possibile con lui. Mi fa troppo male spingerlo fra le sue braccia.
Troppo. Però se è lui che vuole è
giusto così. “
Senza
sapere esattamente per la prima volta in vita sua cosa dire e come
comportarsi esattamente, si piegò in avanti appoggiando i
gomiti sulle ginocchia in una posa simile a quella dell'amico, poi
stringendosi le proprie mani che ora erano vicine a quelle altrui,
guardando verso di esse, iniziò lento ed incerto. Smarrito.
-
Pensavo ingenuamente di cavarmela così ma tu sei tu e penso
che ti devo almeno la verità, a questo punto. – Si
sospese ancora non credendo di farcela comunque. Poi
continuò: - Non è facile per me e la
verità è che non so nemmeno io cosa voglio
davvero. Però so una cosa. Che non voglio che voi vi
sacrifichiate per me. Qualunque siano i miei sentimenti per voi. Sono
confuso, lo ammetto. Però non voglio che questo influenzi la
vostra scelta. Voglio che vi sentiate liberi di stare insieme se lo
desiderate. Al di là di cosa voglio io. – Ryan,
sporgendosi ulteriormente verso di lui, gli prese inaspettatamente le
mani fra le sue. Erano calde e morbide. Gliele strinse trasmettendogli
una scarica elettrica indomabile che per un istante sembrava
l’avrebbe spinto ad abbracciarlo del tutto. Rimasero comunque
fermi.
L’espressione
del ragazzo più giovane di qualche anno, fu preoccupata e
dispiaciuta. Lo colpiva nel profondo quello che diceva e si sentiva
sempre più in colpa.
-
Ma è importante anche quello che vuoi tu. Per me lo
è e penso anche per lui o non mi avrebbe evitato
così. Parlo comunque per me. Tu conti così tanto
che per te sono disposto a fare a meno di lui. Non voglio che per la
nostra felicità tu soffra. Non potrei mai gioire se non so
di avere il tuo sostegno. –
Matt
continuava a non guardarlo e cercare di domarsi per non lasciarsi
andare, quelle mani che stringevano le sue, però, non erano
un grande aiuto. Sentiva il suo viso così vicino che se si
sarebbero guardati sarebbe potuto succedere di tutto.
Ma
Ryan non ci stette a non guardarlo, quindi con decisione e delicatezza
insieme gli prese il mento fra le dita e gli alzò il volto.
Ora occhi negli occhi, così vicini che sentivano i loro
respiri sulla pelle sensibile delle labbra, rimasero in silenzio per un
po’ cercando di capire cosa fosse giusto fare.
-
Io penso che tu sia innamorato di Jude, per questo non voglio mettermi
con lui. Tu sei il mio migliore amico e non ragiono col cazzo. Anche se
mi farei giorno e notte quel ragazzo, se è lo stesso che
desideri tu io mi farò da parte. – Disse ancora
Ryan per primo.
Matt
era continuamente attraversato da brividi ed il nodo che gli si era
ingigantito nel petto, ora era pericolosamente salito. No, non doveva
uscire. Non doveva.
Doveva
trattenersi e convincerlo ad essere felice.
In
fondo non sapeva davvero cosa voleva, era vero che non si meritava
nessuno dei due.
-
Ryan, la verità è che non so sinceramente chi
voglio. Sento una fortissima gelosia quando state insieme, capisco che
non è normale e che probabilmente sono innamorato di uno di
voi due, ma so anche che io e te siamo così amici che
è facile confondere ciò che provo per te, mentre
Jude… cavolo, Jude sedurrebbe un monaco di clausura! Chi non
lo desidera? –
Più
sincero di così non sarebbe stato capace di essere e snudato
completamente a quel modo, il giovane uomo si sentì
addirittura meglio anche se comunque il non sapere la risposta alla sua
domanda non gli permetteva di sentirsi più leggero.
-
Lo capisci che non è giusto che stiate separati per me che
non so nemmeno cosa voglio? Starò meglio se vi so felici
insieme, te lo assicuro. – Forse l’aveva convinto e
forse aveva convinto anche sé stesso.
Ryan
ponderò a fondo sulle sue parole senza distogliere gli occhi
dai suoi un solo secondo.
Poi
capendo il suo punto di vista dovette ammettere che non aveva tutti i
torti.
Anche
se non lo convinceva al cento per cento.
Ma
come suo solito agì d’istinto, aveva pensato
abbastanza senza aver trovato qualcosa di buono da fare.
Con
sorpresa di Matt, Ryan l’abbracciò alzandosi,
spingendolo contro lo schienale e mettendosi a cavalcioni sopra di lui,
proprio come faceva da bambino quando andava a piangere da lui.
Sentì
il suo viso premuto contro il collo, il fiato sulla pelle sensibile che
gli trasmetteva mille scariche elettriche, le braccia forti e calde che
lo circondavano immobilizzandolo, il resto del corpo contro il suo.
Gli
girò la testa ed ancor prima di capire cosa stesse
accadendo, si trovò a ricambiare l’abbraccio col
nodo che premeva sempre più per uscire.
Non
avrebbe pianto.
Non
era il momento.
Ce
l’aveva quasi fatta.
Se
avrebbe pianto Ryan non l’avrebbe più lasciato
andare e non era giusto.
Però
era così bello rimanere in quel modo.
E
finalmente la voce roca del compagno si udì torturandolo
ulteriormente per la posizione in cui parlava:
-
Promettimi una cosa, però. Se te ne penti devi dirmelo. Se
capisci i tuoi sentimenti e stai male a vederci insieme devi dirmelo.
Se ti senti solo e ai bisogno di aiuto devi dirmelo. Qualunque cosa ti
succeda tu devi continuare a venire da me ed io da te. Fra noi non deve
cambiare nulla. Non voglio perderti per nulla al mondo, a costo di
perdere Jude. Io, a te, non voglio assolutamente perderti. Non lo
sopporterei. –
Rimasero
in sospeso le sue parole fra loro che riecheggiarono dolcemente nella
stanza vuota. Matthew trattenendo il fiato e sgranando gli occhi grigi
ora lucidi, si impose ancora di non piangere nonostante il desiderio di
farlo. Le parole dell’amico gli entrarono dentro
sconvolgendolo.
Entrambi
lo amavano comunque a tal punto da mettersi davvero da parte per lui.
Era fortunato.
Se
lo ripeté come in una litania per trovare la forza di andare
avanti e non cambiare idea.
Andava
bene così.
Andava
veramente bene così.
Assolutamente.
-
Va bene. – Riuscì a dire solo questo con la paura
di tradirsi e di far uscire quel famoso nodo crudele.
Non
capiva molte cose, in quel momento.
E
principalmente se stava bene o male.
Però
una cosa la sapeva con una certezza disarmante.
Avrebbe
voluto che quell’abbraccio non si sciogliesse mai.