CAPITOLO XII:
SPROFONDANDO

Caos inimmaginabile, caduta libera nel mare delle sensazioni esplosive, un piacere fisico e mentale che dalla nascita non aveva ancora provato.”

/Colors – Amos Lee /
Tremava stretto a sé stesso, tutto rannicchiato sopra il suo letto, si abbracciava le gambe piegate contro il petto, la schiena ricurva parzialmente appoggiata alla spalliera dietro di sé, il mento sulle ginocchia, un mento che tremava come anche il labbro inferiore che veniva mordicchiato nervosamente. I grandi occhi azzurri anche in quel momento erano simili a quelli di un gattino spaurito che temeva che da quella porta potesse apparire un mostro.
Ma il suo timore non era proprio quello, bensì che da quella porta non entrasse nessuno.
Sapeva che Matthew gli stava parlando e se sarebbe andata male sarebbe rimasto in quelle condizione a lungo, forse per sempre.
Sapeva che al piano di sotto il suo angelo salvatore si stava ferendo da solo ma l'egoismo cresceva sempre più nel suo animo, egoismo per quel pezzetto di paradiso che aveva assaggiato quell'unica notte con Ryan.
Doveva entrare.
Doveva entrare e confermare che sarebbe stato Matthew a rimanere solo e non lui.
Si voleva ferire per quei pensieri, per quelle speranze, però era onesto, non poteva non esserlo... la felicità di Matt sarebbe andata a scapito della sua e non avrebbe resistito a lungo dopo quello che aveva provato. Non poteva assolutamente aspettare ancora in quell'inferno che era la vita.
Al tempo stesso gli dava il cuore sapere che il suo salvatore a cui doveva tutto, sarebbe stato male per colpa sua. Sentirsi così egoista e crudele nei suoi confronti era terribile per lui poiché in realtà era buono, avrebbe preferito essere meschino ed avere la meschinità di calpestare chiunque pur di ottenere ciò che voleva, ma non era così.
Ed ora si consumava una terribile battaglia dentro quel corpo rannicchiato e magro dove molte cicatrici solcavano la sua candida pelle che un tempo era stata liscia in ogni punto.
Ce l'avrebbe fatta?
Cosa avrebbe vinto, in lui?
Il senso di gratitudine o quello d'amore?
Amore... eppure lui non l'aveva mai provato, poteva essere sicuro che si trattasse davvero di quello?
E se invece si sbagliava ed era solo forte attrazione? In quel caso avrebbe fatto soffrire inutilmente l'unico che fra tutti non se lo meritava... come poteva decidere così?
Alla fine optò per lasciare che gli eventi facessero il loro corso al di là del suo volere. Scelse di lasciarsi vivere.
Scelse di accettare ciò che sarebbe successo.
Se la porta avrebbe fatto entrare Ryan avrebbe accettato quel destino convincendosi che il sentimento che provava era amore, altrimenti si sarebbe giustificato dicendo che magari non lo sarebbe mai stato e che doveva pensare al suo angelo salvatore.
Però il verdetto arrivò e a decidere per tutti fu Matthew proprio come si era imposto.
E quella porta finalmente si aprì.
E la figura snella e sinuosa da ballerino fece capolino.
E i suoi occhi arancioni da felino si posarono suoi suoi da gatto terrorizzato.
E il suo bel viso selvatico incorniciato dai capelli biondi e mossi mostrò sorpresa e commozione.
Il momento di cedere ai propri istinti era arrivato, eppure lì se lo chiese anche lui... e se era solo attrazione fisica? E se non c'era nessun sentimento di mezzo?
Se si erano sbagliati?
Se erano solo istinti sessuali?
Però questo piccolo dubbio fu subito scacciato dall'espressione di Jude che lo guardava con una speranza ed una paura immensi che gli strinsero il cuore. Gli parve di vedere un bambino timoroso di non rivedere i suoi genitori.
Gli parve di avere davanti una persona così fragile da non poter stare sola.
Gli parve di dover proteggere l'essere più indifeso della Terra.
E non resistette annullando tutti gli altri pensieri.
Mosse i passi come in trance e con il fiato che veniva trattenuto da entrambi, arrivò al letto sopra il quale stava Jude. Non esitò nemmeno un secondo, si inginocchiò sul materasso e arrivandogli davanti lo cinse con le sue braccia sicure e calde attirandolo a sé, al suo petto che palpitava pieno d'emozione. Lo strinse con dolcezza e sentimento, qualunque esso fosse.
Proprio come poco prima aveva fatto con Matt. Le stesse braccia avevano avvolto il suo migliore amico, che aveva ammesso di provare dei forti sentimenti per uno di loro due e che in quella confusione li aveva lasciati liberi di vivere la loro storia.
Non sapeva come sarebbe stata, se ci sarebbero riusciti col pensiero fisso di Matt in quelle condizioni interiori, ma ci avrebbe provato e non avrebbe rinunciato così presto. 'Facile' non era nel suo vocabolario, come non c'era 'rinuncia'.
Finché ce l'avrebbe fatta l'avrebbe vissuto, sarebbe andato avanti con tutte le sue forze e la sua volontà, fino a che queste non sarebbero venute a meno.
Eppure la consapevolezza che quei pensieri non erano normali quando due si mettono insieme, arrivò nella sua mente lucida.
Provò una forte emozione quando l'abbracciò e ancor di più quando Jude quasi con disperazione si aggrappò a sua volta a lui affondando il bellissimo viso sensuale sul suo petto. Era bello.
Stavano bene.
Questo, per ora, contava.
Dopo minuti interminabili Ryan prese il suo viso fra le mani e lo tirò su, l'ebbe innanzi ai suoi occhi a pochi centimetri di separazione, sentiva il suo respiro sulle labbra, era caldo e tremava ancora. Ogni singola ed insignificante parte di lui era splendida, accendeva in lui mille desideri eccitandolo anche solo con la sua presenza.
Lo confondeva questa sua capacità seduttiva innata, lo confondeva non facendogli realizzare le cose per quelle che erano e già di norma era un tipo istintivo, con lui finiva per esserlo ancora di più con la differenza che, al contrario delle altre volte, ora voleva usare la razionalità.
Cosa sconcertante.
Ma ogni cosa fu di nuovo cancellata quando le sue iridi dorate si posarono piene di desiderio sulle sue labbra seducenti come quelle di una donna.
- Non so cosa succederà, cosa provo di preciso per te e per quanto durerà. So solo che per ora voglio provarci. -
Questo fu tutto ciò che riuscì a dire, dopo di ché annullò la distanza fra loro appoggiando le labbra sulle sue. Il suo cuore mancò un battito riempiendogli il petto di ossigeno ed emozione, quindi con lo stomaco contratto ed il cervello in fiamme che non connetteva più, dopo aver assaggiato la morbidezza di quella parte così morbidà, schiuse la propria leccandolo ed infiammandolo. Fu così che anche lui aprì la sua bocca lasciando libero accesso al compagno che entrò lentamente per godersi a pieno ogni sapore. Dolce. Gli parve di sentirlo così dolce che quasi credette di aver morso una torta piena di cioccolata fusa, sapore che sopraggiunse quando le loro lingue si toccarono.
Il bacio durò un interminabile momento e fu un conoscersi, approfondire e godersi reciproco molto lento e via via più eccitante fino a finire stesi nel letto, l'uno sopra l'altro per riprendere con calma e dolcezza ciò che quella notte avevano fatto con fretta e desiderio incandescente.
Sentirsi fino in fondo era l'unico modo per capirsi completamente.
Eppure anche in quella seconda volta il pensiero di Matthew non li abbandonò nemmeno un istante, come se fosse lì con loro a fare l'amore e fondere i loro corpi in un unico piacere autentico.


/ Are you lonesome tonight - Elvis Presley /
Le note malinconiche e profonde di una delle più belle canzoni di Elvis Presley, sembrava rispecchiare perfettamente il suo stato d’animo di quell’ultimo periodo. Un periodo partito con la ‘liberazione’ di Jude e Ryan e che forse non sarebbe finito più.
Fra le mura intime del locale notturno e le luci soffuse dello stesso, la gente ascoltava quelle vecchie canzoni dei bei tempi andati, per lo più su uno stampo un po’ malinconico e forse lo erano per il semplice fatto che ormai gli anni erano trascorsi e non sarebbero più tornati. Non era un locale con una gran vita ma c’era il solito cerchio di clienti fedeli che venivano per scambiarsi le rispettive tragedie giornaliere… chi a causa dell’amante del compagno, chi del proprio, chi del lavoro che andava sempre più male o chi non faceva sesso da una vita…
Bè, ognuno aveva le sue disgrazie più o meno gravi ma c’erano alcuni che se ne stavano semplicemente seduti in un tavolo, in disparte, col bicchiere in mano pieno di qualche alcolico abbastanza forte e non ne parlava con nessuno.
Fra questi c’era Matthew da un po’ di tempo ormai.
Are you lonesome tonight’ non era certo dei suoi tempi ma era comunque conosciuta e quello che gli procurava ogni volta che l’ascoltava non era uno scherzo, considerando che non gli servivano aiuti per essere depresso.
Depresso era la parola giusta.
Probabilmente il barista, un ragazzo giovane che somigliava incredibilmente a Heath Ledger, aveva solo quel CD e lo metteva e rimetteva in continuazione. Canzoni d’atmosfera che incitavano la confidenza e lo sfogo in modo da far bere le persone o magari dare compagnia a dei poveracci troppo soli e disfatti moralmente per andare in posti più allegri e vivi.
All’’Al Pacino’ ci venivano solo i più soli.
E lui da un considerevole numero di sere era stato il cliente fisso più assiduo.
Da quando aveva smesso di andare a lavoro prendendosi tutte le ferie non godute dell’ultimo anno, non poche in effetti.
Di notte era lì mentre di giorno gironzolava a vuoto senza una meta precisa per la città, passava ore e ore in macchina a viaggiare con la testa da un'altra parte, costringendosi a stare ben lontano da ogni essere vivente per non procurare nessun danno.
Si conosceva bene, sapeva che quando era in quelle condizioni finiva per non controllarsi come era abituato fare, perciò preferiva passare i momenti di incontrollabilità lontano dalla parte di mondo fastidiosa.
Casa sua ormai non lo vedeva quasi più.
Arrivava la notte tarda e si svegliava presto, prima che i due coinquilini lo vedessero.
Vederli il meno possibile era la cosa migliore eppure per quanto tempo sarebbe andato avanti così?
Quanto?
Era forse una sfida a sé stesso?
Che ridicolo che era…
Bere e ciondolare senza obiettivo era una soluzione?
Trascurarsi, mangiare poco, lasciarsi al selvaggio via… cosa ci guadagnava?
Autodistruzione.
Proprio come suo padre quando aveva saputo della malattia.
Ridicolo oltre ogni limite.
L’aveva rimproverato amaramente ed ora eccolo lì a compatirsi e a rimpiangere ogni istante della propria sciocca ed insulsa vita.
No, non lo era in realtà. Né sciocco, né insulso.
Solo sofferto.
La persona più sofferta che ci potesse essere e proprio per colpa del suo grande amore per gli altri e per il suo spirito di sacrificio.
Non ci riusciva nemmeno volendo, ad essere egoista. Ci si impegnava, probabilmente, ma al momento di esserlo si sentiva meschino e non ce la faceva.
Doveva sparire dalle loro vite e far vivere quella bellissima storia d’amore.
Lui li avrebbe solo rovinati. Lui e le sue indecisioni.
Il fondo… fin quanto sarebbe sprofondato prima di decidersi a cambiare qualcosa e a darci un taglio?
Bere alcolici, farsi crescere i capelli che ora gli incorniciavano il bel volto dai lineamenti classici e regolari, adulti e maturi, vestire in modo trasandato, con larghe camicie lasciate fuori da jeans e parzialmente slacciate, farsi crescere la barba, avere quell’aria tormentata con quegli occhi arrossati e cerchiati.
A cosa serviva tutto quello?
Pensare e ripensare a loro due insieme che facevano l’amore, che non li avrebbe avuti e che sicuramente uno dei due avrebbe voluto. Non sapere quale. Darsi dell’imbecille. Essere ancora una volta troppo severi con sé stessi.
Quando sarebbe cambiato?
E poi anche se capisco di chi diavolo sono innamorato, cosa cambia? Loro due si amano, stanno insieme, non serve a nulla saperlo. Devo solo avere la forza di andarmene da quella casa, via, il più lontano possibile. Via.”
Però chiudere quella porta e quei suoi sentimenti sarebbe stato come morire, preferiva crogiolarsi nella disperazione di non poter avere ciò che desiderava e darsi dell’idiota per non capire CHI fosse. Era come punirsi per le sue mancanze, le sue inettitudini, per i suoi sbagli. Perché si sentiva dannatamente in colpa per il proprio dolore.
Matthew era così, pretendeva il massimo dagli altri e non faceva passare nulla, ma pretendeva altrettanto da sé stesso… e quando si rivelava semplicemente umano finiva per soffrire e non trovare una via d’uscita se non nell’autodistruzione.
Una sorta di punizione per imparare a crescere e non sbagliare più, per essere un adulto e smetterla con certi compatimenti.
Per questo insisteva nel stare là.
E poi… non ce l’avrebbe fatta senza di uno di loro due. Forse tutti e due, forse solo uno.
Ma una via d’uscita, per ora, non voleva vederla.
E’ tutta colpa mia. Devo imparare a prendermi prima ciò che voglio, ad essere onesto con me stesso, a non avere i soliti schemi mentali. Se fossi stato più aperto ed istintivo ora non sarebbe così. Ora sarei io felice con uno di loro due. Ora invece sono qua a bere e a non voler capire chi dei due amo. Già… perché anche se lo capissi cosa cambierebbe?
Un bel nulla, davvero… “
No, Matt non avrebbe ancora mosso un passo.
Però per quanto sarebbe potuto andare avanti in quel modo?
Non molto, lo sapeva…
Quando a quel punto la mano del barista si insinuò fra lui ed il bicchiere lasciandogli un bigliettino, sentì la sua voce calda sussurrare che un ragazzo gli offriva da bere insieme ad un messaggio. Dopo di ché prese il drink ormai terminato e gliene lasciò un altro andandosene.
Matt con sguardo smarrito e sorpreso, nonché arrossato e stralunato, puntò gli occhi grigio cupo sulla figura indicata dal sosia del compianto Ledger e vide un giovane sui venti anni seduto al bancone che l’osservava serio, ma con una lontana aria indecifrabile. Era un bel ragazzo, doveva dirlo.
Capelli neri, lisci che sfioravano il collo ricadendo un po’ sulla fronte ed un po’ all’indietro, curati ed ordinati, occhi blu come zaffiri, carnagione molto chiara, lineamenti da demone tentatore, bocca divinamente disegnata, bel corpo ben tenuto in abiti scuri che lo evidenziavano al meglio.
Una bellezza diversa da quella di Jude o quella di Ryan. Anche dalla sua.
Ma sicuramente non inferiore a nessuno, anzi.
Lo scrutò per un lungo istante senza il minimo pudore, poi aprì distrattamente il biglietto e lesse la scritta a mano:
Se non ti dispiace mi piacerebbe provare a migliorare la tua serata.”
Parole molto decise, incisive e presuntuose. Sapeva quel che faceva ed aveva in mente qualcosa di preciso, facilmente intuibile dalla luce che i suoi occhi assunsero.
Bè, era gay e su questo non ci pioveva.
Come poteva pensare che anche lui lo fosse?
No, non lo immaginava, lo sperava… e si buttava così?
E se lui era un omofobo pericoloso?
Che si leggesse così bene in lui?
Ma del resto… come si definiva?
Qual era la sua sessualità, alla fin fine?
Gli piacevano Jude e Ryan ed uno dei due lo amava solo che non sapeva chi. Altre esperienze non aveva avuto.
Certo, in passato ci aveva provato con qualche donna ma era andata male, decisamente male e non aveva mai trovato la storia duratura e seria, la donna che gli avesse fatto decidere per l’eterosessualità.
Ora però a fargli perdere la testa ne erano arrivati due ed erano entrambi uomini.
Come se non bastasse già la crisi per non poter avere ciò che desiderava, ora doveva mettercisi anche il pensiero della propria identità sessuale!
Sospirò indeciso ed in quel momento un turbine lo devastò dandogli il colpo di grazia.
Chi era?
Anche questa domanda si era aggiunta.
Corrugò la fronte contrariato mentre contrasse la mascella e tirò i muscoli in evidenza delle braccia.
La testa gli prese a pulsare e sentì chiaramente tutto il suo sangue scorrere velocemente nelle vene, come se prima di quel momento fosse stato atrofizzato.
Il fiato cominciò a venirgli sempre più a meno fino a che non si trovò a boccheggiare e prendendo respiri profondi cercò la calma e la ragione in quell’attimo di follia.
Era quella la follia?
Il bisogno di spaccare tutto per poi terminare con sé stessi?
Troppe cose sommate, non andava bene.
Poi gli occhi grigi consumati gli caddero sul bicchiere col Jack Daniels davanti a sé, vicino alle sue mani che ancora tenevano il foglietto ora leggermente stropicciato per la sua presa serrata.
Quel liquido ambrato sul quale galleggiava dell’invitante ghiaccio era l’ideale, forse, per annegare ancora di più tutti quei dannatissimi pensieri, quel caos, quell’indecisione, quelle domande senza risposta… quel bisogno di un qualcosa che non avrebbe mai potuto avere.
Eppure sono solo umano, dannazione!”
Questo fu il suo ultimo pensiero coerente prima di prendere il bicchiere di vetro, portarselo alle labbra e bersi tutto l’alcolico che c’era dentro in un solo sorso.
Non staccò gli occhi da quelli dello sconosciuto che incurvò appena le labbra sensuali in un espressione che lo fece rabbrividire.
Quelle erano le espressioni di Jude e talvolta di Ryan.
Dopo di ché perdendo completamente il controllo di sé e diventando un altro, si alzò lasciando sul tavolino l’equivalente per le sue consumazione, quindi sempre senza smettere di fissarlo, ricambiato, si mosse arrivando alla porta. Allora fece un minimo gesto col capo indicandogli di seguirlo e vide l’altro alzarsi, lasciare i propri soldi al barista e raggiungerlo con passo sinuoso e deciso.
Non si parlarono subito. Una volta fuori il giovane disse il suo nome:
- Ciao, io sono Angel. – La sua voce era sexy ma Matthew non lo guardò nemmeno, lo sguardo ora era fisso davanti a sé, all’esterno buio illuminato da qualche lampione e macchina che passava, tirò di nuovo tutti i muscoli del corpo e non li rilassò per tutto il resto della serata, stessa cosa fece con la mascella che lasciò contratta, quindi prese la sigaretta che il ragazzo gli porgeva e facendosela accendere rispose duramente senza riconoscersi più, come non fosse più lui:
- Io sono l’avventura di questa notte. – Ad Angel parve andare più che bene quella risposta, tanto più che accendendosi la propria sorrise sornione osservando come il suo nuovo amico tirava il fumo a pieni polmoni buttandolo fuori. Era la prima volta che fumava, lo capì subito. Però ne aveva un bisogno disperato ed era così grande che non tossì nemmeno come sarebbe stato normale.
Come se tutti i suoi organi avessero bisogno di essere ulteriormente storditi e rilassati, lasciati in pace.
- Da me non si può andare. – Mormorò ancora secco e freddo Matt sempre senza guardarlo più. Angel non si turbò, era come se sperasse in un atteggiamento simile, quindi rispose allo stesso modo di prima:
- Casa mia è qua vicino e non c’è nessun seccatore. Però non ho la macchina. – Sapeva che lui l’aveva, era da tanto che lo osservava e aveva aspettato che fosse ben saturo prima di farsi avanti, voleva essere sicuro di avere almeno una notte con lui. Tutto quello che avrebbe potuto ottenere da uno come lui.
Capiva perfettamente che era la prima volta che faceva una cosa simile e gli andò più che bene. Sapere di essere probabilmente il primo ragazzo con cui faceva sesso era intrigante ed eccitante. Capiva anche che aveva bisogno di affogare tutto dentro qualcuno di vivo e caldo. Qualcuno che indirettamente e inconsciamente avrebbe potuto dargli almeno una risposta.
Sono gay?’
Dopo quella notte l’avrebbe almeno capito.

/ We’re no here – Mogwai /
Quando le loro labbra si unirono, Matthew aveva gli occhi aperti ma si trovò a chiuderli come invaso da un istinto irrefrenabile.
Se non provava nulla per la persona che baciava non riusciva a chiudere gli occhi ma quel ragazzo aveva la stessa carica erotica di Jude e lo stesso odore di selvatico di Ryan.
Era dannatamente bello e le sue labbra erano morbide ed umide. Sembrava l’attendessero con ansia.
Dopo aver preso una leggera e languida confidenza combaciando e spostandosi fino a trovare la giusta posizione ed aver piegato le teste appena di più, aprirono le bocche per far entrare le loro lingue che si incontrarono a metà strada.
Era come baciare Jude oppure Ryan?
Jude l’aveva baciato, era stato bello, ma Ryan no. Non sapeva com’era.
E se fosse stato così?
Se quello fosse stato Ryan?
Sapeva bene cosa era capace di fare Jude e poteva comunque immaginarlo visto che glielo aveva fatto intendere a meraviglia, ma per Ryan era un'altra cosa.
Quando le loro lingue continuarono a sedursi a vicenda, assaggiarsi e danzare all’interno delle loro bocche unite che solo ogni tanto lasciavano entrare un piccolo spazio per l’aria, le mani di Angel si decisero a viaggiare sul suo corpo, per nulla timide o inesperte.
Forse lo faceva di mestiere ma chiunque egli fosse e per qualunque motivo lo facesse, a Matt non interessava. Per lui contava che lo facesse e che gli lasciasse tutto il tempo e lo spazio necessario per capirsi e guardarsi dentro.
Per viaggiare in quel buio caotico che l’aveva mandato completamente fuori di testa.
Quelle mani leggere dalle dita affusolate e curate, gli procurarono dei lunghi brividi che lo percorsero su tutta la pelle liscia e calda. Il suo corpo era facilmente desiderabile, era un uomo molto in forma ed era una predisposizione fisica naturale. Era un piacere accarezzare leggero quei muscoli tesi, finire sotto la maglietta e trasmettergli quelle piacevoli sensazioni.
A quel punto premette il corpo sul suo e Matt sentì il suo inguine desiderarlo. Si chiese se anche con Ryan sarebbe stato così, ma fu quando Angel uscì dalle sue labbra per leccargli l’orecchio che il dottore scattò nuovamente e reagì senza pensare ancora.
Se quello fosse Ryan e provasse sensazioni simili con così poco, allora vorrebbe approfondire e prendersi di più. Molto di più.
Fu così che andò dritto ai suoi pantaloni e glieli slacciò facendoglieli cadere ai piedi, liberò le sue belle gambe atletiche curate tanto simili a quelle di Ryan. Insieme ad esse anche il suo inguine fu subito libero e senza rendersene conto si ritrovò a togliersi anche i propri indumenti in fretta, aiutato solo in un secondo momento da un sorpreso Angel che capì che tipo di rapporto sarebbe stato quello.
L’assecondò e in un attimo si ritrovò steso nel letto matrimoniale dietro di loro col suo bellissimo corpo maturo sopra che lo schiacciava per sentire ogni parte addosso, strusciandosi, mantenendo gli occhi chiusi e andando completamente a tatto e sensazioni.
Ed istinto.
Sapeva che stava immaginando di farlo con qualcun altro e gli andava bene così.
Per una sola notte con un angelo non poteva pretendere di meglio.
Sentiva che le sue mani lo esploravano e quando arrivarono al suo inguine, aprì bene le gambe per lasciargli un accesso migliore a qualunque cosa volesse e mentre l’esplorava con pienezza in quella parte, la sua bocca lo divorava avidamente mettendoci una passione che cresceva come se a dettare il ritmo fosse una canzone che partiva in sordina per poi esplodere sempre più in un concerto rock meraviglioso e maestoso, passionale e indimenticabile.
Lo cinse con le sue braccia premendoselo addosso, quindi la sua lingua e le sue mani lo fecero mugulare di piacere.
Matthew pensò che quel suono era terribilmente simile alla voce di Ryan quando apprezzava qualcosa che gli piaceva molto.
Si sconvolse a rendersi conto che in un attimo imprevedibile la sua mente e i suoi desideri si erano completamente spostati su Ryan dimenticando totalmente Jude con la sola scusa che anche se parzialmente, l’aveva già assaggiato.
Eppure farlo con uno e immaginare di essere con il suo migliore amico non era la stessa cosa che farlo davvero con lui, lo sapeva bene.
Per quanto fosse stato bravo ad immaginare come sarebbe potuto essere, l’originale avrebbe di sicuro superato la fantasia.
Ma non si frenò, proseguì ed anzi andò oltre senza possibilità di ritorno.
La bocca sulla sua pelle vellutata, quel sapore di frutta fresca, il calore che l’intero corpo emanava alle sue carezze sempre più profonde e speciali, la lingua che inumidiva ogni centimetro del suo corpo fino ad arrivare a sostituire le mani, sentire quelle dell’altro fra i suoi capelli premergli la nuca sul proprio inguine avvolto dal piacere, ascoltare i suoi gemiti sempre più forti e simili a quelli che sicuramente farebbe Ryan, cercare con le dita quell’accesso che presto sarebbe stato suo, stimolarlo e iniziare a prepararlo penetrandolo parzialmente, strofinarsi il proprio membro ormai eccitato alla sola idea che quello potrebbe essere LUI, il LUI che amava e voleva davvero, l’unico fra tutti.
Caos inimmaginabile, caduta libera nel mare delle sensazioni esplosive, un piacere fisico e mentale che dalla nascita non aveva ancora provato.
Oh, se tutto quello era bello...
Cosa c’era di male in due uomini che stavano insieme, che si premevano l’uno sull’altro, si assaggiavano, si leccavano, si baciavano e si succhiavano?
Cosa c’era di male in due persone che facevano solo quel che desideravano senza far male ad anima viva se non a loro stessi?
Se lì, congelando quei minuti, loro stavano bene, che altro contava?
Se a uno bastava avere il corpo mentre l’altro viaggiava con la mente e godevano entrambi in modo indecente, cosa c’era di sbagliato?
Gli piaceva fare sesso con un uomo, di chiunque si trattasse, che fosse Ryan, Jude o un altro… cosa contava?
Gli piaceva al di là di cosa lo stava eccitando a quel modo. Se l’idea di farlo col suo migliore amico o anche solo il fatto di stringere e possedere fisicamente qualcuno?
Non contava.
Lo stava facendo e tornando indietro, probabilmente, l’avrebbe rifatto. Anche se forse correndo nel tempo avrebbe tentato di cancellare quella notte folle in cui semplicemente aveva tentato di capire chi era e cosa voleva.
Quando si staccò poiché capì che stavano entrambi al limite e dopo aver preparato adeguatamente il compagno per la penetrazione, si alzò e prendendo le gambe di Angel gliele sollevò mettendosi più comodo, quindi aiutandosi con le mani scivolò languidamente in lui. Fu lento solo all’inizio, quando trattennero entrambi il respiro e capì quanto meraviglioso fosse sentirsi avvolgere in maniera così completa e decisa dal corpo di qualcun altro. La parte più eccitata di sé stessi, che pulsava e reclamava di più e poi ancora e ancora.
Quindi cominciò a muoversi e quando il piacere crebbe per quei massaggi intimi e sempre più profondi, con gli occhi chiusi e lo sforzo per non urlare, lasciò che dalle sue labbra aperte fuoriuscissero tutti i gemiti che voleva.
Ed il nome.
L’unico che per tutto il tempo regnò nella sua mente.
- Ryan… - Al di là di tutte le giustificazioni possibili.
Ed il ritmo vinse su di loro quando furono un tutt’uno a spingersi l’uno verso e dentro l’altro e a premersi ancora, cercarsi, godere, sospirare fino a farli andare di più, sempre di più e poi ancora, fino ad un punto di non ritorno.
Qualcosa di incredibilmente unico per Matthew.
Unico perché pur sapendo che dal vivo sarebbe stata tutta un'altra cosa, ancora più intensa, era stato come fare l’amore con Ryan.
E l’orgasmo che gli arrivò fu il più violento e vivo della sua vita.
Con un uomo e la mente verso un altro, sempre dello stesso sesso.
Non c’erano dubbi, a quel punto.
Non li aveva più.
E mentre sprofondò sul corpo sfinito e fremente di Angel che lo cinse con le sue braccia accaldate, imperlato di sudore e ancora più sexy di prima, se lo disse e lo fece ad alta voce, come se l’altro sapesse perfettamente di ciò che parlava.
Un filo di voce sorpreso, stanco e senza più la forza di mentire.
- Allora è Ryan… -
Il sorriso che incurvò le bellissime labbra del moro sotto di lui, fu quanto di più malinconico e allo stesso tempo dolce esistesse.
La consapevolezza di averlo aiutato, e non poco, gli fece ringraziare il Cielo di avergli regalato quella notte che mai avrebbe dimenticato.
Sicuramente da ora sarebbe andata meglio.
O no?