TRE
CAPITOLO VII:
STRANI
GIOCHI
“Te
l’ho detto, Matt. Se io od il mio corpo possiamo esserti di
conforto in qualunque modo, non esiterò mai ad aiutarti e a
darmi a te.”
/
Wicked game – Chris Izaak /
Il
fatto che fare il lavoro che faceva fosse quanto di più
bello potesse essergli capitato, questo non significava che a fine
giornata non potesse essere stanco anche lui.
Fare
il ballerino professionista per un programma di talent show che
raccoglieva giovani talenti e che aveva visione per la maggior parte
dell’anno, era una grande soddisfazione, una fortuna
incredibile e soprattutto divertente, ma alla fine si trovava a ballare
anche per molte ore di fila oltre ad aiutare nell’imparare le
coreografie.
Ryan
sudato ammollo anche quella sera, arrivò in casa buttando le
chiavi sul tavolino dell’entrata e sbuffando rumorosamente si
diresse subito in cucina. Sapeva che Matt era ancora a lavoro e che la
cena non era sicuramente pronta, ma prima di darsi da fare una doccia
se la sarebbe concessa.
“Chissà
quel tipo dov’è!”
Pensò
riferendosi a Jude, non lo chiamava mai per nome e preferiva accanirsi
con tutte le sue forze contro di lui per ricordarsi sempre che lo
detestava. Era una cosa istintiva, non ci rifletteva mica,
semplicemente non gli piaceva come persona, il resto non
contava… non contava quanto bello e sexy fosse, non contava
che a Matt invece piacesse (come persona), non contava il suo corpo che
reagiva a certe avances strane che ogni tanto gli faceva.
Non
aveva avuto modo di parlarne come si doveva con Matt ma prima o poi
l’avrebbe fatto, doveva fargli capire che non era un angelo
come faceva sembrare.
Era
certo di avere ragione.
Mise
qualcosa di veloce sotto i denti ed uscendo dalla cucina
iniziò a spogliarsi dirigendosi al bagno. Era pieno di
queste considerazioni contro Jude che quando entrò nella
stanza non si chiese minimamente se potesse essere occupata da colui
che non vedeva in giro per casa.
Non
lo fece e per questo fu punito.
Dal
suo punto di vista si trattò proprio di una
punizione… sulle prime. In un secondo momento
considerò la faccenda da un altra prospettiva, quello del
proprio fisico!
Proprio
immerso nella vasca con l’acqua che lo ricopriva fino al
collo, con la testa appoggiata all’indietro, i capelli
bagnati, gli occhi chiusi e le labbra schiuse in un espressione di
totale abbandono, c’era Jude.
Ryan
si bloccò immediatamente facendo cadere a terra i propri
vestiti che aveva appena finito di togliersi, non potendone
più di indossarli. Era in boxer, uno di quel paio fine ed
attillato. Sgranò gli occhi dorati e proprio in una tipica
espressione da gatto appena sorpreso a curiosare qualcosa che non
doveva, non si mosse più di un millimetro.
Lo
sguardo calamitato da quel bellissimo viso e dal corpo immerso, non si
vedeva bene, possibile che nonostante non ci fosse la schiuma non si
vedesse chiaramente dentro? Avrebbe dovuto avvicinarsi per avere una
migliore visuale ma il cervello separato dal corpo non diede alcun
ordine, per cui fu Jude ad aprire gli occhi e ad accorgersi della sua
presenza, questo dettò il passo successivo.
Il
ragazzo percependo la presenza di qualcuno spostò i suoi bei
occhi azzurro come due pietre acquatiche su quelli felini del
conoscente in piedi a qualche metro da lui.
Sembrava
sconvolto da qualcosa e sul momento non capì del tutto il
motivo di tale sbigottimento, così con voce roca lo
salutò:
-
Ciao Ryan. Ho finito, ti lascio subito il bagno. –
Però se l’avrebbe architettata non gli sarebbe
venuta meglio.
Appena
detto quelle parole, Jude si alzò in piedi uscendo
dall'acqua e dalla vasca senza provare alcuna vergogna e, mostrando
interamente il suo corpo completamente nudo e gocciolante, mise i piedi
sul tappetino anti scivolo posto lì accanto.
Il
biondo, in risposta, si trovò a trattenere il fiato
istintivamente mentre le sue pupille venivano attratti come calamite
dalla parte intima così evidentemente stimolata da poco.
Possibile che non provasse senso del pudore a mostrarsi interamente ed
in quelle condizioni?
Il
sangue cominciò a scorrergli velocissimo nelle vene e mentre
veniva pulsato alla velocità della luce, un incontrollabile
senso di bruciore dal basso ventre si propagò nel resto del
corpo.
Ora
era lui che sembrava essersi appena stimolato nelle parti intime!
Se
ne rese conto appiattendosi improvvisamente contro il muro per
allontanarsi il più possibile da quel demone meraviglioso,
come poteva procurargli quegli imbarazzanti desideri eccitanti solo col
suo corpo?
Come?
Sconvolto,
Ryan, lo era in più di un senso e boccheggiante non
poté fare altro che fissarlo preoccupato per quanto sarebbe
successo di lì a poco se fossero rimasti ancora insieme
nella stessa stanza.
Jude
solo in un secondo momento si accorse dello stato in cui aveva gettato
il coinquilino, ma appena se ne rese conto un sorrisino ironico e
malizioso gli si dipinse sul viso. Uno di quelli che non andava
sottovalutato perché diceva tutto e nulla.
Non
ragionò, non ne aveva bisogno, semplicemente lui non era
Matt e poteva stuzzicarlo e divertirsi come voleva.
Non
aveva debito con quel Ryan, non era un angelo che l’aveva
salvato.
Ryan,
per lui, a quel tempo non era ancora nulla se non un piacevole
passatempo da tormentare.
Decisamente
piacevole, ma del tutto diverso da Matt.
Matt
era sicuramente un’altra cosa, più seria.
Come
se fosse l’anima.
Mentre
Ryan era divertimento, era corpo.
Si
avvicinò sinuoso a lui e annullata la distanza dei due gli
sfiorò la guancia con un dito che poi scese languido sul
collo, sul petto, sul capezzolo eccitato e più in basso, su
un'altra parte altrettanta eccitata. Una parte coperta da un ridicolo
indumento che lasciava poco all’immaginazione!
I
brividi l’attraversarono e mordendosi un labbro, il ballerino
si trovò a pregare insistentemente che non succedesse nulla
di irreparabile, parlando per un attimo con Dio e chiedendogli
pietà.
Non
aveva un’idea precisa del perché quello non
andasse bene, però sentiva che era così e siccome
era un animale nel corpo di un essere umano, lui seguiva sempre il suo
istinto!
Però
ora non riusciva assolutamente a muoversi e pensare di farlo fu
comunque un utopia.
Rimase
a sentire quelle sue dita che solo lo sfioravano andando fin
giù e sudando freddo per trattenersi dal fare qualunque
cosa, fu solo sforzo vano quando lui parlò:
-
Ti piaccio. – Non era una domanda e il tono con cui lo disse
gli fece capire che era proprio così.
Ma
non parlò.
Solamente
smise di pensare e pregare.
Smise
di farlo per paura di chiedere qualcosa di sbagliato, come ad esempio
di farlo continuare.
Fu
quando sostituì le dita col proprio bacino ancora nudo che
gli uscì un gemito roco di piacere.
Lo
sentì premere con seduzione contro quella propria parte
gonfia e coperta solo da dei boxer e avvicinare le labbra alle sue
senza però toccarle, lasciandogli solo
l’immaginazione d’averlo fatto veramente,
d’averlo baciato e di aver avuto la sua bocca provocatrice.
Rimase
solo quello e prima che potesse comprendere anche il più
piccolo pensiero, Jude se ne era andato avvolto in un accappatoio, con
solo una frase:
-
Quando vuoi sai dove trovarmi. –
Una
frase per giocare con lui e lasciarlo in uno stato a dir poco pietoso.
Quando
si trovò fuori dal bagno, Jude non si era ancora allacciato
l’accappatoio ed ancora gocciolante si stava dirigendo verso
la propria camera per vestirsi.
-
Jude. – Una voce familiare lo salutò improvviso
alle sue spalle facendolo quasi spaventare, suo malgrado si riprese
subito e girandosi sorrise ricambiando dolcemente:
-
Matt. Sei tornato presto stasera. –
Il
cambiamento repentino di comportamento ed espressione che ebbe, non lo
potè notare nessuno e probabilmente nemmeno lui stesso se ne
rese conto.
Il
moro vestito ancora di tutto punto evitò con cura di
scrutare il corpo del compagno, bastava sapere che era appena uscito
dal bagno per immaginare che non era il caso di guardarlo meglio.
-
Ryan? –
Aveva
visto le sue chiavi all’entrata ma nel resto della casa non
c’era, per cui si era chiesto dove fossero stati entrambi.
Quando aveva visto Jude uscire dal bagno si era chiesto ovviamente se
Ryan non fosse anche lui là dentro.
A
quell’ipotesi e a ciò che poteva significare un
moto di contrarietà lo colse ma non lo dimostrò.
-
In bagno. – Rispose senza malizia alcuna, con Matt non ci
riusciva nemmeno volendo. Anzi, ci era riuscito quella sera di cui non
avevano più parlato, ma poi dopo aver visto come il dottore
era riuscito a leggergli bene dentro si era reso conto che non poteva
comportarsi così con lui.
Con
Matthew non si giocava.
-
E' andato tutto bene? – Gli chiese il giovane avvicinandosi
lasciando perdere i legacci dell’accappatoio che ancora erano
slegati. No, forse il pudore non era nato con lui, tuttavia Matt si
concentrò solo sui suoi occhi e sulle sue parole. Jude era
appena uscito dal bagno, significava che era successo qualcosa che
doveva sapere?
“Perché
dovrei sapere? Non sono il fidanzato di nessuno dei due…
“
E
di nuovo la sua razionalità prese il sopravvento.
-
Si, è stata una giornata piuttosto tranquilla. –
Rispose quindi mantenendo il controllo di sé e strofinandosi
le mani ancora fredde. Non era uno che le aveva spesso calde ma in
alcuni momenti gli davano fastidio e probabilmente il calore che
emanava quel corpo bagnato davanti a lui, era frutto di quel fastidio.
Quello
e la consapevolezza che erano appena stati in bagno insieme e che Jude
là dentro era rimasto nudo e bagnato.
-
Cosa c’è? – Chiese quindi guardando le
mani che cercava di scaldarsi e notando il disappunto per qualche
motivo incomprensibile. Per Jude era importante che Matt non ce
l’avesse con lui e che stesse bene.
-
Nulla, ho le mani fredde… mi capita spesso. Ho una cattiva
circolazione. – Fece quindi sciorinandogli subito la
spiegazione medica, tralasciando il particolare che gli succedeva se il
suo umore era particolarmente cattivo!
-
Oh, dammi, te le scaldo io. – E senza lasciare altro tempo
per riflettere oltre gli prese le mani fra le sue portandosele sotto
l’accappatoio, a contatto con il suo corpo e la sua pelle
umida e calda. Ebbe dei brividi per il freddo che gli trasmise che poi
si mutarono in brividi di altro genere.
Sentire
comunque le sue dita su di sé a quel modo era un bel premio
per l’attesa di una giornata intera.
-
Jude, sono fredde… - Tentò un breve lamento ma
nemmeno sforzandosi riuscì a ritirarle.
Gli
piacque.
Gli
piacque innegabilmente stare in quel modo, farsi scaldare
così, averlo vicino, vederlo sereno e sorridente, dolce come
un bambino che attendeva il ritorno della persona più
importante della sua vita.
Aveva
una carica erotica innata e dopo quella sera in cucina ne aveva avuto
la conferma, il ricordo del bacio l’aveva tormentato a lungo
ma aveva preferito non parlarne, lasciare alla razionalità e
alla logica il compito di gestire quella strana situazione.
Matthew,
del resto, non aveva idea che solo con lui era così docile e
affettuoso e che invece adorava provocare Ryan diventando una sorta di
demone pericoloso.
Non
ne aveva proprio idea anche se la gelosia nel saperli in bagno insieme
era nata ed esplosa senza possibilità di essere ignorata.
Rimasero
così a fissarsi da vicino per un po’, senza
proferire parola né respirare, quasi, in attesa che le mani
di Matt si scaldassero e che non ci fosse più nulla che Jude
potesse fare per confortarlo, infine quando il suo compito fu terminato
a malincuore gliele tolse da sé tenendogliele ancora per un
attimo fra le sue, stringendole come se fossero la cosa più
preziosa che possedeva. Poi in un tono che rispecchiava
quest’impressione, disse:
-
Te l’ho detto, Matt. Se io od il mio corpo possiamo esserti
di conforto in qualunque modo, non esiterò mai ad aiutarti e
a darmi a te. –
E
questo gliel’avrebbe ripetuto un migliaio di volte, fino a
che Matthew non avrebbe veramente preso in parola
quest’invito che abbracciava ogni esigenza.
Ognuna.