TRE
CAPITOLO IX
FASTIDI INCOMPRENSIBILI

/ Inside your head – Eberg /
Quando il telefono cellulare di Matthew squillò, aveva appena finito di medicare la ferita dell'operazione di Jude e ancora col torace fasciato il giovane si scoprì chiedendosi se non fosse il caso di rimanere com'era per il 'pagamento' che nella sua mente a senso unico, pensava il medico desiderasse in cambio.
A rispondere per lui fu la chiamata che il dottore ricevette, così capendo che si trattavano di 'grane', a giudicare dall'espressione leggermente esasperata del moro, si rivestì.
Quando Matt chiuse la conversazione con un sospiro spazientito, Jude pensò chiaramente che era un evento sentirlo esprimere così chiaramente un proprio stato d'animo ma non disse nulla se non un naturale: - Problemi? - volendo tastare un po' il terreno prima di arrivare a lui con un qualche approccio.
L'altro mettendosi il cellulare in tasca si passò nervosamente una mano fra i capelli corti che con calma cominciavano a crescere ordinati, poi aggiustandosi la camicia disse con voce trattenuta ed espressione contrariata:
- Ryan, come sempre! -
Fu qua che Jude si accese come se una cosa effettivamente interessante stesse per accadere e lui col suo istinto felino lo captasse.
- Cosa ha fatto? -
- Quello che gli viene meglio! Ha litigato e provocato una rissa a lavoro! Mi hanno chiesto di andare a prenderlo... come fosse un bambino piccolo! - Il lasciarsi andare in un lamento simile destò ulteriormente la sua attenzione... non succedeva frequentemente!
- Vai a prenderlo? - Disse dunque Jude evitando di avvicinarglisi ma seguendolo attentamente con lo sguardo.
- Si. - Solo un glaciale 'si', chiaramente infastidito e seccato. Poi nulla, semplicemente uscì di casa lasciando il giovane coinquilino dentro da solo a contemplare la porta chiusa. Contemplarla e chiedersi ancor più incuriosito, con una strana luce negli occhi:
Come mai è così seccato? Ryan avrà avuto i suoi motivi per litigare e ad ogni modo è abbastanza grande per decidere da solo. È così seccato perché lui non farebbe mai a pugni? Eppure ho sentito alcune voci su di lui che lo dipingono come uno dei più pericolosi quando si arrabbia.
Voglio dire... che gliene frega? Sono amici, ha fiducia in lui... se Ryan ha ritenuto opportuno alzare le mani su qualcuno sicuramente non sarà stato quello il male... è seccato perché deve andare a prenderlo? Ma ripeto... che gli importa?
Lo porta a casa e va a lavoro... se è per non sorbirsi il suo umore nero, bè, me lo sorbirò io.
Oppure è per questo?
Gli secca che stiamo soli?
Succede spesso ma ultimamente è decisamente infastidito quando deve andare a lavoro e Ryan è a casa con me. Forse è questo.
Si, ma gli da fastidio per me o per lui? “
Rimase un incognita ardua da districare, trattandosi di Matt che all'apparenza sembrava semplice ed in realtà era piuttosto complicato...
Era chiaro che lo legava a Ryan qualcosa di speciale che non era solo amicizia, ma era meno chiaro se entrambi quei due ne fossero consapevoli.
Con un sorrisino enigmatico prese la sua decisione di aiutarli a modo suo, tastando inizialmente la situazione anche da parte di Ryan, oltre che di Matthew!

/ Black swan – Thom Yorke/
Quando il moro varcò la soglia degli studi televisivi in cui Ryan in quel periodo lavorava praticamente ogni giorno in qualità di ballerino professionista per una trasmissione sul ballo, si sentì addosso una serie di sguardi che andavano dai più esasperati ai più nervosi. Come se fosse colpa sua se il biondo era una testa calda irresponsabile ed inarrestabile!
No, di gran lunga non era quello il problema. Ciò che urtava maggiormente Matthew mentre attraversava l'interno, era un misto incomprensibile principalmente per lui che per comodità ignorò. Non poteva mettersi ad analizzarsi per capire come mai non volesse prenderlo dagli studi e portarlo a casa. Non era una cosa pesante quindi più di rimproverarlo per il solito motivo, ovvero che prima o poi avrebbe trovato pane per i suoi denti, non riteneva opportuno fare.
Con un sospiro di pazienza si fermò davanti al responsabile di turno che con un cenno indicò la stanza in cui stava Ryan, così con un: - Lo scusi... ormai lo conosce... sono mortificato... - si defilò nella direzione indicata.
Quando varcò la soglia degli spogliatoi dei ballerini, seduto su una delle panche contro il muro c'era proprio Ryan ricurvo, coi gomiti appoggiati sulle cosce e già vestito con una tuta comoda color rosso scuro. La sua espressione, si intuiva anche se non lo si vedeva chiaramente in viso, era 'nera'. Poi sentendo la presenza silenziosa del suo amico alzò la testa posando lo sguardo da tigre infuriata sugli occhi grigi che lo fissavano dall'alto con una certa severità distaccata.
Quando lo vide capì subito che era infastidito e si chiese per cosa dovesse esserlo... non era la prima volta che capitava ma non gli si era mai presentato con quell'espressione!
Matthew dal canto suo, pur controllando il proprio viso, si disse che chiunque avesse litigato con il biondo ci era andato giù pesante... aveva un occhio tumefatto ed il labbro inferiore rotto, mentre il fazzoletto che stringeva in mano indicava che gli era uscito anche sangue dal naso.
Avrebbe sospirato e si sarebbe messo a medicarlo ma alla fine decise per ignorare il suo stato fisico ancora un po', anche se chiaramente non gli piaceva vederlo così malconcio. Era un incosciente... un giorno o l'altro gli sarebbe andata molto peggio!
Così con maggiore fastidio indicòdi alzarsi con un gesto secco del capo e Ryan, stupendosi di vederlo così, obbedì diligente, senza evitare però il commento:
- Non sono tuo figlio e nemmeno tuo fratello minore! -
Matt gli lanciò uno sguardo glaciale che la metà sarebbe bastato per zittire un intero studio televisivo. Uscendo, quindi, rispose:
- No? A volte mi sembra proprio di si! -
- Però non lo sono quindi rilassati e sta tranquillo! - Tanto uno freddo e seccato, quanto l'altro spazientito e sgarbato.
Montarono in macchina e Matt riprese senza mutare il suo tono sostenuto e severo:
- Come faccio, se ogni volta ti ritrovo con un livido in più? -
- Non mi devi nulla, non sei obbligato a preoccuparti e nemmeno a venirmi a prendere, se ti secca! Ti hanno chiamato loro, io non avevo problemi! -
- No? A me pare tu ne abbia di problemi... ma forse è solo una mia insana idea! - Rispose scettico immettendosi nel traffico.
- Cosa vuoi dire? - Scattò invece come una molla girandosi a guardare il suo profilo perfettamente composto.
- Ciò che ho detto! - Fece quindi senza scomporsi e mantenendo la calma. Era molto duro con lui e normalmente, comunque, non lo era così. Ryan era infastidito più da questo che per la sua litigata ed il proprio orgoglio ferito per i pugni ricevuti (ma ne aveva dati anche...).
- Invece a me non è chiaro.... non è chiaro perchè sei così seccato quando non lo sei mai per queste cose... mi medichi, mi fai la predica e mi molli andando a lavoro... ora cosa c'è di diverso? Non ti va più di medicarmi? Non te lo chiedo! Va a lavoro, mi arrangio da solo. Potevo anche tornare da solo, ti hanno chiamato loro... non è con te che sono arrabbiato ma tu evidentemente si e non ne capisco il motivo visto che non lo sei mai, in casi come questi! - Lo sfogo arrivò urlato tutto d'un fiato e colpì Matt come un pugno in pieno stomaco... in fondo aveva ragione. Aveva un modo contorto di dire le cose però aveva ragione.
Fu lì che Matthew contrasse ulteriormente la mascella fissando la strada senza vederla e per poco non investì una ciclista.
Sparato come un caccia il pensiero che ci fosse qualcosa che effettivamente non andava, arrivò spedito facendolo mentalmente deragliare.
Lui non sopportava quelle cose... i momenti di incertezza e di crisi non erano per lui, non ne poteva avere, la professione che esercitava gli impediva di perdersi in sciocchezze come i dubbi.
Però ora ne aveva, anzi... ora non sapeva di preciso cosa gli succedeva e da cosa nascesse tutto quel fastidio.
Quindi il silenzio fu l'unica cosa in grado di dire.
Ryan dopo un attimo d'attesa, spazientito più di prima, saltò su allargando le braccia e dando un pestone sul tappetino dell'auto non indifferente:
- Ma parla, dannazione! Dimmi qualcosa! Come faccio a sapere cosa non ti va bene se non me lo dici? Normalmente lo capisco ma ora non sei normale! Che ne so di cosa ti prenda? Devi dirmi le cose, non sono un indovino! Porca merda! -
Un altro sospiro trattenuto, un altro sguardo contrariato, un altro po' di silenzio.
Ed un altro richiamo, più un ringhio con in mezzo il suo nome...
- Matt! -
Finalmente si decise:
- Oh Ryan! Cosa devo dirti? Perché sono seccato? Cos'è che mi pesa? Se lo sapessi attuerei direttamente la soluzione senza perdere tempo ad infastidirmi, no? Mi conosci. Lo sai che non esterno dubbi e fastidi perché risolvo subito. -
Con una leggera alterazione nella voce ma non rabbia, nemmeno altri sentimenti facilmente comprensibili.
Ryan lo fissò stralunato come se parlasse un alieno, in quel momento era irriconoscibile, il suo amico... ed un profondo dispiacere per quel suo stato così chiaramente espresso e disarmante, lo spompò facendolo appoggiare allo schienale del sedile guardando fuori dal vetro.
- Mi dispiace... ma se non lo sai tu io non posso farci nulla... - E forse per il ragazzo bruciò più il non poterlo aiutare in qualche modo, a modo suo, che come era stato appena trattato.
- Non c'è niente da fare... sarà un momento... mi passerà... tu intanto evita di fare a pugni così non ti metti nei guai. - Disse provando a concludere il discorso con più calma e pacatezza. Cancellò apparentemente il fastidio dimostrato fino ad allora, in realtà solo nascosto.
- Non sono i miei guai che ti spazientiscono così e lo sai. Faccio a pugni dieci volte al giorno! - Silenzio. Quindi riprese notando di nuovo il mutismo del suo amico. - Non serve medicarmi, faccio da solo... c'è anche Jude a casa, no? Tu va a lavoro e non pensare troppo che ti fonde il cervello. -
Un consiglio un po' anormale ma spesso efficace. Matthew sorrise al suo semplice e pratico tentativo di aiutarlo come poteva.
Evitò di dirgli quindi che appena aveva detto che si sarebbe potuto occupare Jude di lui, il campanello d'allarme uguale al precedente era tornato a suonare.
Evitò di dimostrare di nuovo il suo fastidio e semplicemente costeggiò l'auto sotto al loro edificio per farlo scendere.
Tanto cosa può farci lui se a me da fastidio che loro due stiano soli? Se lo capivo prima avrei evitato la sceneggiata di poco fa ma ormai è fatta. Ryan non può farci assolutamente nulla!”
Questa la sua conclusione.
Ed ergendo un muro salutò il biondo lasciandolo entrare in casa nel silenzio più totale.
Quanto sarebbe riuscito a reggerlo prima che Ryan se ne accorgesse?


/ Turn on me – The Shins/
Il rumore della porta che sbetteva fece sussultare Jude che dopo un primo momento di sorpresa, tese gli orecchi per capire se fossero in due oppure uno solo.
Non si dispiacque constatando che era solo Ryan. Con lui era più facile tastare il terreno... rimaneva come creta nelle sue mani. Riusciva a gestirlo con facilità. Quindi sorrise compiaciuto ma la piega sulle sue labbra morì presto quando vide i lividi del viso.
- Non sono stati delicati... - Disse con un po' di ironia per alleggerire la situazione. Sentiva la tensione di Ryan come fossero tanti cartelli ammonitori che gli giravano a giostra intorno. Non ci voleva un genio per capire che il suo umore era non pessimo, veramente di più.
Come faccio a farlo parlare in queste condizioni? Forse dovrei calmarlo un po' e scioglierlo... vediamo... iniziamo curandogli quei brutti lividi.”
- E' andato a lavoro? - Chiese poi riferendosi a Matt. Ryan annuì distratto senza mutare la sua cupa espressione, poi evitando di guardarlo per imbarazzarsi deviò verso la cucina in cerca di ghiaccio. Non fu forse una mossa troppo intelligente poiché in un nano secondo si trovò imprigionato fra il congelatore e Jude stesso che, veloce e abile, gli prese il sacchetto del ghiaccio avvolgendolo in uno strofinaccio.
- Vai nel divano. - Disse suadente ed ipnotico guardandolo diretto. Era come una proposta indecete a cui non si può dir di no anche se, in realtà, si trattava solo della proposta di curarlo. Anzi. Più un'affermazione.
Ryan confuso con ancora lo sguardo duro ed infastidito di Matthew nella mente, sospirando alzò le spalle ed eseguì docile.
Non aveva voglia di lottare e contrastare nessuno. Almeno per un po' voleva solo riposarsi e stare tranquillo.
Seduto comodamente nel divano appoggiò la schiena e la nuca dietro di sé e guardando Jude senza vederlo veramente, continuò a pensare a Matt. Gli dispiaceva che stesse così, gli era bruciato averlo contro e non sapere nemmeno perché. Cosa aveva fatto che non andava?
Se non glielo diceva come poteva porre rimedio?
Sospirando pesantemente chiuse gli occhi quando il giovane gli disse di farlo e imprecò un attimo quando sentì il ghiaccio sull'occhio colpito che cominciava già a prendere un brutto colore.
- Stai fermo. - Sussurrò basso Jude sedendosi vicino a lui. La sua presenza così vicina cominciò ad innervosirlo ma quando notò che non gli chiedeva cosa fosse successo, acquistò un punto ai suoi occhi. Quando era così non voleva che gli parlassero quindi quando trovava qualcuno che non lo forzava, istintivamente si rilassava e si sentiva meglio.
Accadde quindi.
Avvicinamento istintivo ed inatteso.
Ryan non aprì gli occhi e quasi dimenticandosi del ghiaccio sul proprio livido, sentì le dita leggere del ragazzo solleticargli il mento, intorno all'altra ferita sul labbro.
- Questa ti farà un po' male. - Disse, ma probabilmente i brividi furono la cura migliore.
Quei brividi che provò a quel tocco. Brividi che rimasero per tutto il tempo successivo, quando disinfettò il suo labbro spaccato.
Avrebbe potuto provocarlo in altro modo, un labbro spaccato è di gran lunga una tentazione unica, ma Jude in quel momento decise di non farlo. Probabilmente Ryan se lo sarebbe aspettato o magari no, sarebbe stato troppo facile, troppo banale, leccargli la ferita.
Però l'osservò con attenzione accarezzandolo con lo sguardo su ogni parte del suo corpo e del suo viso.
Aveva un bel collo dove le linee naturali erano ben evidenziate. I muscoli al posto giusto nella giusta dose. In quanto ballerino professionista era normale avesse un corpo simile. Era piacevole da guardare e si trovò a spogliarlo con la mente, immaginandoselo nudo sotto le sue mani. Sarebbe stato bello poterlo sfiorare e provocargli brividi di piacere. Sarebbe stato sicuramente bello sentirlo poi gemere al momento dell'arrivo della sua lingua... e poi finalmente succhiare la sua bocca così dolorante e sostituire il tutto con un piacere innegabile.
Ci sapeva fare con i corpi maschili altrui... era stato inziato a quella sessualità da giovane ed ora si poteva definire un esperto nonostante fosse il più piccolo d'età.
All'inizio non era una scelta ma un obbligo per sopravvivere, darsi agli altri uomini che lo mantenevano e lo volevano. Poi però era diventato un volere, una scelta.
Si era trovato a dover comprendere a forza i corpi maschili e tutto il loro mondo mentale, interiore, spirituale, caratteriale... e ne era rimasto lentamente affascinato.
Non di tutti ma in linea generica gli era piaciuto sempre più e si era chiesto se anche per uno come lui sarebbe potuto esistere l'uomo giusto, che gli avrebbe dato anche del sentimento oltre che del piacere fisico sessuale.
Non aveva condotto una vita felice e normale ma al momento il suo passato gli permetteva di cavarsela in ogni situazione.
Però il desiderio di sentire caldo dentro oltre che fuori, era sempre più vivo.
Poi aveva incontrato il suo angelo, colui che, sapeva, l'aveva salvato e l'avrebbe fatto fino in fondo in ogni senso e modo.
Matthew.
Pur di ricambiare avrebbe fatto qualunque cosa, anche sacrifici.
Ma per farlo doveva capire quali desideri avesse, cosa non molto facile. Non li esprimeva mai.
Era stato il suo istinto a fargli capire che forse Ryan potesse dargli quella risposta e per trovarla, ora, finiva per trovare il suo di desiderio.
Il desiderio di Jude.
Ryan.
E con i brividi anche su sé stesso per l'immagine del suo corpo nudo sotto di sé, cominciò accaldato ad eccitarsi. Con un chiaro turbamento nello sguardo si ricordò di Matt e ritrasse la mano facendo cadere il ghiaccio.
Irrigidito rimase fermo seduto lì accanto a guardarlo, con lo shock negli occhi azzurri da gatto.
Spaventato, quasi.
Aveva finito con egoismo per vedere di sé stesso, dimenticandosi del suo debitore.
No, non va bene, non devo... devo ricambiare la bontà di Matt, devo a lui la mia vita, ora, non posso essere un ingrato che si prende ciò che vuole. Non posso sempre ragionare con il cazzo! “
Mentre lui si diceva questo Ryan aprì stralunato ed infastidito gli occhi, quel contatto interrotto, un contatto semplice e praticamente indiretto, interrotto così bruscamente certamente non gli aveva fatto bene.
Certamente.
Certamente avrebbe voluto andare oltre, proseguire con un contatto più diretto... vedere cosa succedeva se lo toccava con le mani e...
Ma che diavolo ho? Non stava facendo nulla eppure mi piaceva. Dannazione. Mi piaceva.
No, merda... mi piace. Mi piace quando mi tocca, mi mette in imbarazzo, fa lo stronzo con me... mi piace quando mi guarda... e quando mi guarda così come fa ora mi fa morire... cos'ha? Cosa gli succede? E a me? Merda... “
Dicendosi questo mentre uno scambio diretto di sguardi faceva nascere un silenzio che probabilmente diceva molto di più.
Mentre con una piccola parte di loro stessi la ragione cercava di riprendere il controllo ricordando della persona che aveva, in un certo modo, fatto nascere tutto quello.
Matt.
Dovevano ricordarsi di Matt.
Si, Matt... ma poi perché?
E quando non trovarono risposte immediate poiché il desiderio di toccarsi e approfondire era maggiore, successe.
Fu Ryan, sorprendentemente, a prendere l'iniziativa e ad andargli incontro posandogli una mano sulla guancia, dimenticando il ghiaccio ed il proprio labbro rotto. Dimenticandosi di ogni cosa che potesse fermarlo.
Rendendosi solo conto che gli piaceva, che al suo corpo piaceva essere toccato come faceva lui, che istintivamente voleva baciarlo e vedere cosa succedeva.
Quando posò le labbra sulle sue, Jude si trovò come un adolescente col cuore che andava a mille e un emozione fuori dal comune... e senza riuscire a muoversi, con una mano a mezz'aria e l'altra sullo schienale del divano, sentì come Ryan l'assaggiava con delicatezza e quasi timidezza, impacciato e con poca esperienza.
Solo col suo desiderio fra le mani.
Ma fu solo quello.
Un contatto di labbra, un accarezzarsi vicendevole, un non respirare più, chiudere gli occhi, sospendere ogni più piccolo movimento e chiedersi quanto il tempo resistesse così immobile.
Fu solo quello prima che prepotentemente un nome tornasse ad insinuarsi fra loro.
Matthew.
Un nome di qualcuno a cui entrambi dovevano molto e che per un motivo o per l'altro non avrebbero mai voluto far star male.
Matt è innamorato di lui, non posso fargli questo...”
Un pensiero di entrambi mentre con una nube si staccarono sconvolti e smarriti.
Solo uno scambio ulteriore di sguardi, poi senza dire nulla entrambi si alzarono nello stesso momento e se ne andarono ognuno nella propria stanza lasciando lì il ghiaccio ed il resto della medicazione.
E dire che forse sarebbe bastato chiedere direttamente all'interessato di chi era innamorato.
Uno pensava fosse Ryan, l'altro Jude.
La verità certamente era da una della due parti, visto lo stato d'animo con cui il moro li aveva lasciati soli quel giorno.
Tutto ciò che sarebbe stato da fare era parlare.
Parlare e basta.
Ma si sa, spesso la cosa più facile è anche quella più difficile!