Un Posto Per Me
CAPITOLO
6:
PASSIONE
Camminava
sola e guardinga per le vie del quartiere che di sicuro avevano ben
poco, non poteva dire di sentirsi sicura ma nemmeno completamente a
disagio, in fondo quelle erano lo stesso tipo di strade in cui era
stata prima di finire in quella famiglia per bene. Sapeva come
muoversi per amalgamarsi a quello stile, anche perché il
modo
di vestire non lasciava vedere una bella ragazza, ma solo una simil
teppista di cui non era molto conveniente averci a che fare!
Se
era da quelle parti c’era in realtà un motivo
preciso:
cercava una persona e non uno qualunque, proprio la causa del suo
precedente mezzo litigio con Luca. Il ricordo di quei momenti era
ancora vivo, avevano litigato per causa di quel ragazzo selvaggio che
da quell’incontro davanti a scuola, la tormentava fino a
seguirla,
spuntava in ogni momento senza lasciarla in pace un minuto. Quel che
dava maggiormente fastidio non era tanto il fatto che fosse sempre
nei paraggi, quanto che ogni volta la provocasse finendo facilmente
per litigare.
Non
c’era una volta in cui non si erano praticamente presi per i
capelli. Il punto era che lei non lo cercava, era lui a venire
lì.
Ormai non si poteva più stare soli e tranquilli con Nike e
questo aveva portato Luca a seccarsi e a diventare un po’
freddo
nei suoi confronti, la ragazza aveva risposto che non dipendeva da
lei, ma lui poi aveva ribattuto che se solo avrebbe voluto veramente,
lui non si sarebbe più avvicinato, come accadeva per
chiunque
odiasse!
‘Come
fai a non rendertene conto? Vi piacete a vicenda! ‘
Le
aveva detto testuali parole che l’avevano portata ad
infuriarsi e
rispondergli semplicemente che non era assolutamente vero e che
avrebbe messo fine a tutta quella situazione, visto che non aveva
intenzione di rovinare il loro rapporto!
Così
ora era lì col piede di guerra intenzionata a fare fuoco e
fiamme pur di fargli capire di lasciarla stare. Eppure non poteva
dimenticare quelle parole.
-
A me non piace! -
Sentenziò
ad alta voce per renderlo più definitivo!
Si
era legata distrattamente i lunghi capelli mossi, erano così
appariscenti sia di giorno che di notte, anche se a onor del vero con
la luce del sole si vedevano chiaramente tutti i mille riflessi
diversi che aveva mentre di sera sembravano solo arancio o castano
chiaro. Erano molto belli e fluenti anche se lei non li curava
più
di tanto, aveva delle doppie punte ma non si fidava della
parrucchiera e tanto meno delle forbici: in famiglia l’unica
in
grado di spuntarli era Astrid e non si sarebbe mai sognata di farsi
toccare da lei con un arma tanto pericolosa!
I
larghi pantaloni cadenti color verde militare la facevano sentire
molto a suo agio e la felpa nera col cappuccio le permetteva di non
provare quel piccolo freschino che di sera si sentiva,
l’estate non
era ancora alta ma di giorno l’afa accaldava notevolmente gli
animi
di tutti i giovani.
La
scuola stava finendo e poteva ancora ricordare il suo primo anno in
assoluto di scuola normale e pubblica compiuto appena arrivata in
quella città: non era andato poi male, doveva ringraziare
Luca
per questo.
“Me
la paga, quel tipo! Non mi piace! Punto e basta!”
Anche
se una cosa doveva ammetterla, erano dello stesso
‘mondo’
selvatico e ‘di strada’. Loro e Luca erano del
tutto diversi, dal
tipo di bellezza alla personalità e alla purezza interiore.
Lei non si sentiva mai a posto né con sé stessa
né
col mondo, ma riusciva a stare bene lo stesso solo accanto alla sua
famiglia e a Luca. Diceva sempre, dentro di sé, che lui era
la
luce e lei l’ombra, per cui l’ombra agognava alla
luce e si
sentiva viva solo insieme ad essa, anche perché senza luce
non
si creavano ombre, vi era solo un ammasso di buio senza senso e
identità.
Ecco
cosa le donava il fratello adottivo: un’identità.
Per
lei era paragonabile all’aria, all’acqua
… non solo alla luce,
tutti elementi essenziali per qualsiasi essere vivente.
Si
spiegava tutto questo chiamandolo sentimento fraterno, accantonando
il fatto che per Selene, Elisa o Astrid non provava quel tipo di
cose!
Immersa
nei suoi pensieri di odio verso quella certa persona, si
allertò
solo troppo tardi delle presenze minacciose che aveva dietro, ma il
suo istinto la salvò in tempo, si voltò e
posizionandosi immediatamente in quella che era un atteggiamento di
karate fissò con occhi spalancati dall’ira e dal
terrore
insieme chi aveva davanti.
Si
trattava di un gruppo come tanti di quel quartiere, per divertirsi
tormentavano i ‘bocconcini’ come Nike, anche se a
dire il vero
guardandola non sembrava poi tanto bocconcino, in quel preciso
istante! Probabilmente era l’unica ragazza nel raggio di
alcuni
metri, del resto altre all’infuori di lei non osavano
addentrarsi
nelle vie della malavita.
I
posti pericolosi della città di Udine erano quelli intorno
alla stazione ferroviaria, sulla via dove c’era il Mac
Donald, San
Domenico e Via Riccardo Di Giusto. Poi ve n’erano altri ma
questi i
principali.
Erano
tutti alti e ben piazzati fisicamente parlando, un forte accento
straniero ed un aura viscida che metteva non solo a disagio ma
più
che in allerta.
-
Ehi gattina … quanta grinta! Ti va di bere qualcosa? Metti a
riposo
gli artigli! -
Questa
fu la prima frase, la risposta fu solo un semplicissimo e cristallino
ringhio tradotto in:
-
Vaffanculo! -
Non
avrebbe attaccato per prima ma appena solo un dito l’avrebbe
sfiorata per prevalere su di lei, il colpo sarebbe partito.
Così
fu: lo stesso che aveva parlato allungò una mano posandola
sulla sua spalla unicamente per convincerla che non aveva cattive
intenzioni, in fondo voleva solo far di lei il suo nuovo giocattolo,
che cattive intenzioni poteva vederci in questo?
Quando
lei vide e sentì quella mano agì in un lampo, la
prese
stringendola fino a torcergliela e in un attimo si voltò e
strattonò con forza, l’attimo dopo il ragazzo era
a terra
steso sulla schiena e tutti li fissavano stupiti.
Una
perfetta mossa di karate che nessuno avrebbe potuto eseguire meglio!
Effettivamente
perfino se fosse stata accompagnata da una guardia del corpo, non
avrebbe potuto cavarsela più adeguatamente!
Non
calcolò il fatto che se questi si fossero arrabbiati lei si
sarebbe trovata un pochino in difficoltà.
Accadde
quindi anche questo, come da copione, riuscì ad atterrare
facilmente altri due che le si avvicinarono uno alla volta, ma quando
usarono la testa e la immobilizzarono in più di uno per
volta,
ricevette un colpo in pieno volto, un manrovescio in perfetto stile
maschilista!
All’interno
della bocca una gengiva prese a sanguinarle per l’impatto e
sputando davanti a sé della saliva rossa, colpì
in
pieno volto uno di loro, questi non gradì l’atto e
reagì
poco sportivamente dandole un pugno in pieno stomaco, questo le
mozzò
il fiato e per un attimo la vista le si appannò, con occhi
spalancati guardava un pavimento sempre più nero
finché
le luci della sera parvero sparire, fu solo una frazione di secondo,
lei piegata su sé stessa, trattenuta per le braccia dagli
aggressori che la circondavano a cupola, la bocca aperta intenta a
respirare e tossire.
Non
seppe dire come fu possibile, ma quando la vista le tornò e
lei si riprese abbastanza da tornare a ragionare, comprese che
qualcuno era venuto in suo aiuto, immediatamente il suo pensiero
volò
a Luca e realizzò che in tutto quello avrebbe voluto lui con
lei, si sarebbe scusata per avergli detto di stare fuori dalle sue
faccende ‘sociali’!
Faticò
a mettere a fuoco le persone, ma notò che il suo salvatore
non
era biondo ma moro. Anzi, aveva nerissimi capelli che per la lotta
gli si scompigliavano sul volto coprendogli anche il collo. Vedeva le
sue spalle e la sua schiena larga, dava l’idea di essere
forte,
questa impressione l’aveva sempre su Luca.
Vide
il ragazzo colpire con un pugno molto forte uno dell’altra
banda e
istintivamente nacque in lei un nuovo sentimento: invidia, avrebbe
voluto essere come lui e anche se in realtà non era
così
diversa, lui dimostrava più forza, era un ragazzo e contava
molto questo particolare. Fu un’invidia mista fra la negativa
e la
positiva. Sfociò poi nell’ammirazione.
Più lo vedeva
combattere in quel modo e più se ne rendeva conto: aveva un
fascino assurdo, nei modi di muoversi e di fare, nel carisma che
mostrava in qualunque momento, nel sorriso sbieco che si intravedeva
nell’atto di lottare, nella passione che sprigionava dagli
occhi e
dai suoi pugni.
Rimase
imbambolata a fissarlo, era quel ragazzo che la tormentava
ultimamente, che si era convinto che Nike era la donna della sua
vita. Si riprese senza rendersene conto e quando lo comprese si
scosse, chiuse la bocca lasciata aperta per lo stupore e risoluta
come suo solito dimenticò la paura di poco prima, paura e
rabbia insieme, per lei era doloroso tornare con corpo e mente al suo
passato dove veniva picchiata per le vie tedesche solo per il fatto
che era una bambina affamata.
Ad
ogni pugno che riceveva nel corso della sua esistenza, i ricordi vivi
la portavano ad una paralisi iniziale che si rispecchiava nei suoi
grandi occhi verde-dorati.
Fu
sicuramente l’arrivo di quel ragazzo che era parte del suo
stesso
mondo a farla riprendere, a ridarle la forza necessaria di rialzarsi
e di mettersi schiena contro schiena a colpire a sua volta quelle
persone odiose!
Il
trovarsi schiena contro schiena a fare a pugni insieme fu esaltante e
diede forza a Nike, che non sorrise ma ebbe un ghigno di
soddisfazione nell’affrontare quella situazione.
Forti,
ecco cos’erano. Insieme erano forti ed imbattibili e la
passione
che vibrava nei corpi di entrambi se la trasmisero a vicenda.
Passione e voglia di prevalere in modo schiacciante perché
in
fondo, era giusto così.
Nessuno
poteva più atterrarla di nuovo.
Quando
ebbero sopraffatto tutti, rimasero soli in quella via poco sicura, in
molti avevano assistito alla scena e nessuno era intervenuto!
Ora
erano lì l’uno di fronte all’altro che
si guardavano,
l’uno aveva l’aria piuttosto sicura di
sé e felice in un
certo senso, una strana luce come di vittoria non per la rissa ma per
qualcos’altro, l’altra invece era seria e attenta a
scattare in
qualunque momento, ma al contempo incerta su cosa pensare di quel
tipo tanto sorprendente. Era diverso da tutti quelli che aveva
incontrato e, dolore fisico o no, non si sarebbe mossa da lì.
Lo
fissava con occhi spalancati dritta in quelli di lui grigi e
affilati, nonostante fosse a disagio non riusciva a distogliere lo
sguardo, voleva capire anche delle cose per cui non sarebbe stata
intenzionata seriamente a dire quello che disse con rabbia e
aggressività:
-
Cercavo proprio te! Devo dirti una volta per tutte di lasciarmi in
pace! Seriamente, dico! Non girarmi intorno, non rompermi, non
aiutarmi o non toccarmi in alcun modo! Non ti voglio in nessun senso,
vattene e stop! Questa volta seriamente! O i calci che ho dato a loro
te li concentro tutti in quei fondi di magazzino che hai in mezzo
alle gambe! -
Non
aveva solo carattere, lui ora lo capì completamente: lei era
una forza della natura e doveva essere sua ancor di più dopo
quella sera!
Accentuò
il sorriso enigmatico che aveva sulle labbra ben disegnate e con un
espressione che la diceva lunga sulle sue intenzioni fece passare
sulla schiena di Nike una prima scarica di brividi, era stata
ottimista a pensare che sarebbe bastato dirglielo!
Vi
era malizia, ironia, fascino e qualcosa di sfuggevole e misterioso,
in quel bel viso.
-
Davvero? Non è un bel modo di ringraziare per
l’aiuto che ti
ho dato, sai? -
Aveva
una voce bassa e penetrante, suadente che calamitò la sua
attenzione negli occhi veramente belli e malinconici in un certo
senso. Chissà che passato aveva, uno come lui?
Si
stupì quando si rese conto che si era chiesta una cosa
simile.
Senza capire assolutamente il motivo di tutto quello.
Per
obbligo rispose seccata ma con una lieve inclinazione di incertezza
nella voce:
-
Me la cavavo da sola! Ora non devi rompere! -
Un
secondo lampo che la fece rabbrividire nuovamente, lui le si
avvicinò
e senza che potesse prevederlo la spinse contro il muro
immobilizzandola, le fermò i polsi sopra la testa con una
mano
e con l’altra andò alla cerniera della felpa che
iniziò
ad abbassare; aveva il volto vicino al suo, pericolosamente vicino,
poteva sentire il suo odore e il suo respiro sulla pelle, ora i
brividi la percorrevano incontrollati, impallidì di brutto
mentre si mordeva il labbro e cercava di liberarsi dimenandosi.
-
Allora mi prendo da solo il mio ringraziamento … e poi forse
potrò
lasciarti in pace … -
Come
se da lei volesse solo questo.
Nike
realizzò che i veri guai non erano quelli di prima ma
questi.
Lui, che non sapeva nemmeno come si chiamasse.
Lo
stomaco le doleva e anche la guancia che si gonfiava, il sapore del
sangue in bocca le rendeva la situazione ancora più
sgradevole. La mente le andò in confusione mentre cominciava
a
temere che non ne sarebbe uscita del tutto illesa.
Che
cattiva idea venire nella tana del lupo, se lo disse mentre il panico
l’avvolgeva; poi però successe qualcosa,
cambiò
qualcosa. Capì che avrebbe potuto liberarsi quando voleva
eppure non lo faceva, era lei che si lasciava ammaliare da quel tipo.
Nella lotta i capelli le si erano sciolti ed ora liberi e disordinati
le circondavano il volto impietrito, non riusciva a parlare e quel
fascino naturale e grezzo di cui era padrona si rispecchiò
nello stesso di lui.
Non
capì più nulla quando sentì che dopo
averle
slacciato la maglia, infilava la mano sotto la stoffa toccandole il
seno, aveva un’espressione magnetica che la
ipnotizzò,
avrebbe almeno urlato in altri casi, eppure riusciva solo a fissarlo
negli occhi grigi così belli e pensare che una cosa simile
non
l’aveva mai sentita, un filo elettrico si legò fra
i due e
si sentì così uguale a lui da sentirsi
stupidamente a
suo agio … e desiderò contro ogni logica che non
si
fermasse.
Era
il suo istinto a muoverla.
Chiaramente
quello.
Quando
capì che stava per baciarla non si mosse, non
girò il
volto e non provò nemmeno a morderlo. Che l’avesse
domata
solo perché era uguale a lei?
Non
capì mai cosa le prese, ma quando le loro labbra si unirono
in
un bacio sensuale come quello, lei non si ribellò e la cosa
parve naturale.
Non
fu solo nuovo, per Nike, ma terribilmente e pericolosamente bello.
Era
passione.
I
giorni che seguirono furono caratterizzati dalle voci sulla nuova
coppia della scuola: i due selvatici Nike e Bryan.
Lei
ormai era famosa per il passato misterioso e per essere stata
adottata, specie, però, per essere la sorellastra di Luca,
anche lui popolare nel suo corso per la bellezza angelica da capogiro
di cui era proprietario.
Lui
invece lo era perché anche lui era bello, diversamente dal
biondo, ed aveva molte corteggiatrici, ma oltre a tutto era quello
più attaccabrighe e provocatorio della scuola.
Lui
era più grande di lei e non si sapeva nulla sul passato e
sulla vita che conducesse.
Erano
visti come la coppia più bella e perfetta poiché
molto
simili fra loro e affascinanti, anche Nike, infatti, aveva i suoi
corteggiatori che non avevano mai osato avvicinarsi: poi era arrivato
Bryan e se l’era presa.
Da
parte di Luca ci fu una freddezza che rivelò, a chi lo
conosceva bene, un esserci rimasto più che male, come si
diceva fra i giovani: ‘di merda’! Della famiglia ne
aveva parlato
con Selene, molto affiatati fra loro; fra gli amici invece aveva
accennato a questa contrarietà solo a Nicola, suo amico fin
dall’infanzia. Non con Nike. Lei le aveva chiesto cosa ne
pensasse
e lui aveva risposto un distante ma gentile:
-
Vedi che avevo ragione? -
Ed
un sorriso finale forzato che non aveva ingannato l’amica.
Chiedersi
perché poi successe quel che successe sarebbe ipocrita: le
vicende attuali portarono subito ad un evidente conseguenza amara,
anzi, una serie di conseguenze.
Tuttavia
se si sarebbe potuto conoscere il futuro, col senno di poi, alcune
cose non sarebbero mai state fatte e certamente Nike avrebbe evitato
come la peste quel Bryan, solo una gran fonte di guai.
Anche
se si sa che in questo modo è facile parlare.
Dal
punto di vista di Nike non si potrà mai capire se quel
momento
specifico, unico, passato con Bryan nel letto del suo appartamento
disordinato e povero, alla fine varrà tutta la conseguente
sofferenza.
Sofferenza,
a dire il vero, non infinita.
Probabilmente
quell’attimo che si dice si debba sempre cogliere,
riempì la
vita di Nike di una passione maggiore, le diede qualcosa che avrebbe
perso e che con altri non avrebbe mai potuto acquistare.
Valeva
la pena sentire quelle mani carezzarle il corpo da sempre bistrattato
da sé stessa, valeva la pena sentire le labbra baciarla in
quel modo profondo, valeva la pena sentirlo dentro fino a farla
diventare donna.
Come
se in quell’atto di massima unione l’avesse
cambiata nell’animo
rendendole quello che non aveva mai avuto.