CAPITOLO
XIII:
SI
è COSTRUITA DAL NIENTE
/Non è tempo per noi/
I
primi risultati della riabilitazione cominciano a farsi sentire e
vedere, uso con più esperienza le stampelle e la gamba mi fa
sempre meno male, rispetto ai primi tempi, ma ogni tanto ho delle fitte
assurde…il medico ha detto che anche se guarisco mi
trascinerò sempre questa cosa dei dolori alla gamba, ma
saranno sempre più sopportabili, l’obiettivo mi
pare d’aver capito che è il recupero quasi totale,
per il meglio che si può, delle funzioni interrotte. Io sono
certo di riuscirci poiché lo voglio e mi ci impegno e penso
che questa sfida sia interessante…anche se a volte vorrei
mollare e tornare dove ero prima, dagli altri…stare qui solo
non mi fa bene, sono un animale da compagnia e questa solitudine
forzata mi angoscia. Mia mamma si è trasferita qua, ha
trovato un nuovo lavoro da queste parti e sta ricominciando una vita in
funzione della mia frattura e delle mie esigenze, detesto pesare sugli
altri ma ora come ora peso su tutti…forse solo sulla mia
squadra di basket non peso poiché non sono più
fra loro…anche se ammetto che devo averli messi non poco
alle strette, del resto è dura giocare senza di me!
Giocare
senza di me…una volta l’ho provato e mi pareva
d’impazzire, a dire il vero sono stato in panchina solo per
metà partita, il resto l’ho giocata.
Onestamente
non pensavo che alla fine mi mettesse, Yamazaki, ma deve aver ammesso
la mia essenzialità in campo, Hitonari stava schiattando,
era così stanco…del resto doveva far tutto da
solo…quella è stata la prima volta che abbiamo
giocato tutti insieme, cioè è lì che
la squadra Kouzu si è formata…prima era niente,
c’eravamo io e Hitonari ancora un po’ in contrasto
l’uno con l’altro, poi è arrivato
Yamzaki che ha tirato su una banda di stupidi, ma stupidi molto
affiatati ed uniti, una vera squadra. Se ricordo come eravamo prima non
ci credo poi che siamo giunti a quel punto. Eppure ci siamo.
Ed
ora si è sciolto.
Lui
e Kanemoto se ne sono andati, io anche…sono rimasti Hitonari
e Harumoto…e nuovi che arriveranno, cambieranno il Kouzu
inevitabilmente ma non è detto in peggio. Sono sicuro
però che non sarà mai più, nulla, come
prima. Mai.
Anche
quando guarirò sarà diverso perché ci
sarà un’altra squadra al posto di quella che ho
lasciato, sarà giusto irrompere coi miei soliti modi e
tornare quelli di un tempo? Non sarà mai possibile. Io ormai
sono fuori ma ho una promessa da mantenere, un compagno da rincontrare
sul campo.
Ce
la metterò tutta se non altro per quello.
La
famosa partita dove ho giocato solo metà tempo, è
stata dopo i punti che mi sono beccato al braccio, mi facevano
discretamente male, ma li ho bellamente ignorati e il famoso quintetto
base del grande Kouzu è entrato in azione la prima volta.
Non
avrei mai rinunciato al mio posto, avrei dovuto cedere il passo almeno
per quell’occasione, ma non avrei mai potuto dormire, dopo.
Non potevo non dare il mio contributo.
Pensai
chiaramente che volevo rimanere lì e lì sono
rimasto per tutti i minuti possibili, senza mollare solo per qualche
impedimento fisico, dolori vari e un medico che mi dice: no, non giochi!
Nessuno
mi da’ ordini, nessuno può tenermi lontano dal
basket.
Nessuno,
lo pensavo veramente, però ora ci sono fuori. E
lì come va?
Andare
va bene, ma a volte serve un motivo, io l’ho sempre avuto
eppure mi chiedo se sia tutto qui, la risposta tuttavia è
sempre si.
Penso
che più che altro sia il tempo: quella volta era il mio
tempo, quello di Hitonari in coppia con me e Yamazaki e Knemoto e
Harumoto…e forse ora non è più tempo
per noi insieme, per me. Ho sogni troppo grandi, più grandi
di me. Non sarà mai più tempo per me in quella
squadra, ho questa sensazione, quel giorno dei punti al braccio si,
finchè mi si è riaperta la ferita, sono andato
avanti…ed ora ho mollato così.
Sono
ormai fuori moda e fuori posto, là con loro non è
il mio, non mi dispero, troverò un altro posto e dopo di
quello ne troverò un altro riconquistando quello che
desidero.
Del
resto non lo era nemmeno per noi insieme nel
mondo…cioè il mondo è un postaccio e
noi eravamo fuori posto, tanto che ci siamo costruiti il nostro angolo
lontano da tutto e tutti, con la nostra realtà e
verità, mi sta bene, ci è sempre stato bene, ma
ora è cambiato tutto, farò quanto posso per
tornare ad essere felice con loro, ma non è detto che
sarà possibile.
Consiste
in questo la mia sfida!
Quelli
erano tempi diversi comunque, quando per rialzarmi mi è
bastato una parola di Hitonari, una sfida indiretta, un insulto ed io
ho ripreso le forze urlandogli di consolarmi, quando abbiamo rivisto in
forze e salute l’allenatrice, incosciente, quando anche se
avevo il braccio pieno di sangue, andavo avanti lo stesso a giocare,
come un carro armato, quando nonostante avessimo perso, sembrava che
avessimo vinto; certo ora è diverso da allora e possiamo
solo vivere, soddisfatti o no, non rimborsano mai, eppure ci prendevamo
abbastanza da ogni sciocchezza, erano strade troppo strette o dritte,
ma se qualcuno voleva cambiare rotta allora come si faceva? Bastava
stare insieme, affrontavamo i nostri problemi a modo nostro,
l’abbiamo fatto capire anche ai genitori di Hitonari,
nonostante non ci fosse mai stato un posto per noi, ce lo siamo preso
in quella squadra e nessuno ci avrebbe mai raggiunto se io non avessi
perso le ali.
Le
recupererò.
Ho
molta tristezza ma non rimpianti. Rifarei tutto.
/Credici un po’/
Quello
che mi manca di più. Oltre a Hitonari e al basket, sono quei
momenti in cui me ne stavo proprio con lui, su nel tetto della scuola,
a mangiare e dormire, eravamo solo io e lui, alla mattina venivamo e ci
salutavamo, dopo poche chiacchiere decidevamo di passare qualche ora su
di sopra. Era divertente, lo facevamo spesso, lui dormiva e parlava
ogni tanto con me, io mangiavo e per lo più parlavo da solo.
Eravamo
affiatati già da allora, nonostante tutto.
Lui
poi era un tipo che non lo dava a vedere ma in realtà non si
perdeva nulla dei suoi compagni di squadra, ora è
addirittura migliorato sotto questo aspetto: lo dimostra, questo suo
lato d’attenzione! A modo suo ma lo dimostra!
Sembra
che non ascolti e che non gliene importi di nessuno, ma poi si ricorda
di tutto e finisce che per lui conta anche quello che per me sembra
irrilevante.
Anzi,
il più delle volte è così
perché noi due abbiamo l’animo uguale, ma il resto
è completamente diverso.
Ora
sono solo obbligato a starmene in classe ad ascoltare questa lezione
noiosa. Sbuffo senza preoccuparmi di farmi sentire.
Non
era un patto deciso in precedenza, ma ci incontravamo alla mattina, ci
salutavamo e chiedevamo: ‘Dì, hai voglia di
seguire lezione?’ Ovviamente dicevamo di no e ce ne salivamo
insieme all’ultimo piano.
Era
un piacere, lui non scassava troppo e se dicevo che non mi andava di
far qualcosa non insisteva.
È
iniziata proprio così quella mattina in cui la combina guai
Sumire se ne uscì in lacrime dalla sua pietosa partita. Non
l’ho vista ma sapevo benissimo la figuraccia che aveva fatto.
Lei
non lo fa apposta, si impegna e ci tiene, le piace il basket, ma ha i
suoi limiti e deve capirlo. Vederla nel basket è veramente
da piangere!
Glielo
dissi fuori dai denti, come facevo sempre e lei puntualmente si
è messa a piangere gridandomi come al solito qualche
insulto. Mah…uno è sincero e poi ci rimedia
questi ringraziamenti!
Ogni
tanto si ci ripenso ammetto che è difficile avere a che fare
con le persone e lì per lì anche con Lumiera, ma
con lei è diverso. Glielo dissi anche dopo che se ne era
andata, la raggiunsi al campetto, stava giocando come suo solita da far
schifo, sbagliava tutto, non c’era nulla che facesse giusto e
la cosa mi fece arrabbiare. Perché doveva essere
così?
Era
proprio una scema. Ci tiene alle cose ma non le sa trattare e se non ci
arriva si limita a disperarsi perdendo di vista la cosa più
importante.
È
questione di testa quando affronti le tue passioni.
È
tutto un gioco di testa, certo, la tecnica c’è, ma
quella la impari…se non lo fai con la mentalità
giusta è tutto inutile. E lei non l’ha mai avuta!
Non
volevo tornarmene indietro, quella volta, ma non ho resistito, mi
prudevano le mani, così sono scoppiato e le ho gridato
parole poco delicate, a detta del suo giudizio finale…mi ha
insultato di nuovo ma poi a forza glielo ho fatto capire il suo errore
maggiore.
È
rimasta male, non pensava forse che potessi essere così
intelligente!
Poi
ho cercato di correggere il ‘tiro’ che le avevo
giocato e le ho insegnato il mio trucco…ammetto che mi
è costato perché era una cosa mia ed esclusiva,
un segreto…ma le serviva, altrimenti avrebbe continuato a
piagnucolare fino alla fine dei suoi giorni, ed io non
l’avrei sopportata. Sto bene con lei proprio
perché sa tirarsi su veloce e senza complimenti, lei non mi
tratta come un alieno o chissà chi…sa trattarmi e
basta…del resto dopo tutti questi anni, io e lei siamo nati
e cresciuti insieme, era presente anche quando è morto mio
padre, non mi ha mai mollato. È stato un sollievo, lo
ammetto…ci tengo a modo mio a lei. È strana e
buffa ma
rilassante, so come prenderla e viceversa, lei non è mai
cambiata e va bene così perché normalmente
crescendo si guasta sempre tutto invece fra noi non è mai
successo. Da piccoli giocavamo sempre insieme e lei mi sgridava per
mille cose ma non si staccava mai da me, ci chiamavamo sorella e
fratello, quasi, e il fatto che crescendo lei e nemmeno io siamo
cambiati, dimostra che questo rapporto è rimasto intatto ed
è destinato a durare.
L’ho
sempre vista come mia sorella…dirglielo ha fatto bene, lei
l’ha capito, non è scema. Dicendo che è
sempre tutto come quando eravamo bambini, sempre
nell’occasione appena ricordata, è
stato giusto, ma del resto non sbaglio mai!
/per essere alla sua altezza/
Mi
distrae dai miei pensieri la voce insistente che vorrebbe essere
inudita dagli altri, della scimmia rossa, volto la testa annoiato e lo
vedo che parla proprio con me, accanto al mio banco:
-
Ehi, dopo andiamo a vedere la squadra che gioca?-
Alzo
un sopracciglio e poi anche l’altro, infine corrugo la fronte
e parlo ad alta voce senza preoccuparmi degli altri che ascoltano:
-
Ma sei proprio scemo, eh? Cosa diavolo ci andiamo a fare in quel posto?
Conciati come siamo?-
E
dimmi se ho torno! Non ci tengo a vedere quelle schiappe che giocano a
basket…e ricordarmi così che anche la mia squadra
ci dà dentro mentre io sono qua a cercare di stare in piedi
da solo…da pietà!
Lui
gonfia le guance e fa l’aria da arrabbiato, che mi fa uscire
ancora di più dai gangheri!
-
Scemo, prima di andarci dobbiamo riuscire a stare in piedi senza quegli
stupidi bastoni! Dovremo rafforzarci molto e solo dopo, con allenamenti
personali, riusciremo a ritrovare la forma di prima e a
volare…-
Lui
continua a borbottare incazzoso, ma io non lo cago, mi annoia anche
stare a litigare con questo imbecille! La frase che ho appena avuto mi
fa ricordare che ho avuto altre volte pensieri simili.
C’è
stato un periodo in cui io e Hitonari andavamo d’accordo,
cioè iniziavamo ad andarci, continuando su quella strada
saremmo diventati culo e camicia, ma io mi sentivo sempre inferiore a
lui, sul campo, mi bruciava. Così ho fatto il mio bel
ragionamento: se gli sto sempre accanto giocando poi finisce che vivo
alla sua ombra e non riesco a superarlo come voglio…devo
darmi da fare per conto mio, da solo, in segreto e tornare da lui
quando lo avrò superato, lo sorprenderò e le cose
cambieranno. In un certo senso ho avuto fretta, ma volevo fargli una
sorpresa, per non perdere di vista il mio obiettivo, non volevo
allontanarmi da lui o non mantenere la mia promessa di migliorare con
lui. Lui ha frainteso in pieno.
Forse
io avrei dovuto parlargliene, ma ancora ora sono convinto di non aver
sbagliato, è lui l’esagerato, lo scherzo che mi ha
tirato è stato brutto.
Devo
fare così anche ora e non penso che se la
prenderà, quando poi mi rivedrà in campo di
fronte a lui…non sarebbe affatto male, già mi
immagino la sua faccia, diversa da quando ci siamo separati per forza
maggiore…farò di tutto per non trovarmi ad essere
suo compagno per accorgermi che non sono alla sua altezza, che non
riesco a raggiungerlo. Lui mi aspetta ed io arriverò,
utilizzerò ogni mezzo possibile, ce la farò. Sono
convinto che questa sia l’unica strada e lui dovrà
capirlo!
-
TACHIBANA E COMPAGNO! ALLORA, MICA SIETE A CASA VOSTRA!-
L’urlo
isterico della prof mi risveglia dai miei pensieri. Stavo
già ricordando gli allenamenti con Yamazaki che ho fatto in
segreto per fare una sorpresa a quel somaro…ma che palle,
devo interrompermi!
Lanciò
uno sguardo stufo alla donna dagli occhiali triangolari e spessi, ha
l’aria proprio antipatica…sembra un imbuto gigante
con quei capelli cotonati ed ossigenati! Poi la fisso
meglio…ma sembra che si sia fatta una lampada da tanto che
è rossa…e le spalle? Larghe come un
uomo…non è che è un travestito? Mi
alzo e avvicino la testa stringendo gli occhi in sua
direzione…quello che vedo è proprio un imbuto
gigante che urla e parla…con gli occhiali a triangolo!
Non
riesco a trattenere la risata e la piccola fitta alla gamba per essermi
alzato, non mi fa tornare in me, in pratica mi metto a sbaccanargli in
faccia!
Del
resto quella è troppo buffa!
/Giunti a questo punto…/
Sulla
strada per la presidenza, da solo poiché quella scimmia
rossa non ha riso, lo stronzo, posso finire in santa pace il mio
pensiero precedente!
Trovo
tutt’ora Hitonari un enorme e grosso pezzo d’idiota!
Ancora
non mi aveva capito bene, altrimenti non mi avrebbe detto, in palestra,
quelle parole senza senso. Io non potevo stare a dirgli come stavano le
cose e disfare i miei piani, ero convinto avrebbe capito alla prima
sfida fra noi due, in campo. Ma credevo male.
Mi
chiesi cosa pensasse mai di me quello scemo, mi reputava uno svogliato
qualunque che pensava di più a cose senza senso piuttosto
che a quelle veramente importanti…pensava che mancassi la
mia parola…pensava che me ne andassi, che mi stessi
allontanando…uff, a ripensarci mi prudono le mani come
quella volta…è stato lui a picchiarmi per primo
ma ho reagito, non potevo starmene buono mentre lui mi diceva quelle
cattiverie acide peggio di uno yogurt!
Mi
merito tanti insulti, ma non che non sono una persona di parola!
Se
solo avesse saputo fidarsi di me non sarebbe successo quello che poi
è successo.
Io
forse potevo rispondergli diversamente, ma che altro potevo dirgli? Mi
aveva fatto arrabbiare anche lui, io ero nel giusto, sapevo di esserlo,
non potevo dirglielo e poi mi vergognavo! Già, proprio
così, mi vergognavo di dirgli che sto facendo di tutto per
essere alla sua altezza il prima possibile!
Solo
che io a differenza sua, l’avevo capito già da
allora…in alto, va bene…ma non dovevamo andare
sempre perfettamente d’accordo noi due…era oltre
le nostre capacità!
Sbuffo.
Non
voglio ricordare oltre. Quando scoprii quello che mi aveva
fatto…che mi aveva lasciato senza dire
niente…giuro che andrei là da lui solo per
riprenderlo a pugni.
Non
lo ammetto facilmente, ma mi viene male come allora. È stato
il colpo più duro che potesse essermi stato giocato.
Ma
questa volta devo tornare del tutto alla realtà, cosa che
odio di più, in questo periodo.
Fermo
le stampelle, sono arrivato davanti alla porta della presidenza.
Per
la fine di tutta questa sfida avrò dei muscoli mostruosi
alle braccia…e la pazienza esaurita!
Qua
Hitonari direbbe: pazienza? Quando mai hai avuto pazienza, tu,
Tachibana?
Scemo…vedrai
che ti faccio una bella sorpresa!