CAPITOLO
XV:
UN
DIRETTISSIMO PER IL PARADISO
/Riconciliazione/
Lo
stato d'animo con cui sto giocando questa partita è
indefinibile, sono come una corda troppo tesa che potrebbe spezzarsi da
un momento all'altro, ci manca poco, dannatamente poco e potrei
spaccarmi e rovinare tutto, devo stare attento, rimanere concentrato.
Aver incontrato Gaku in queste circostanze mi ha scosso molto
all'inizio, in una sola partita devo affrontare gli unici due che nella
mia vita mi hanno sempre umiliato in maniera bruciante, i soli che
hanno avuto un gran peso per me...e lui ne ha ancora. Sono certo di
poter risolvere tutto facilmente, una sola partita può
essere poco ma anche sufficiente se ho abbastanza motivazioni per
mettercela tutta. Devo riprendermi delle cose: la dignità, i
sentimenti e i rapporti. Infine lui. Hiragi. Gli devo far capire un
paio di cose. All'inizio questi miei stati d'animo mi fanno fare un
pessimo quarto di tempo, ma poi le cose cambiano, sento il suo urlo e
mi riprendo, lui mi sta chiamando ed io devo rispondere e raggiungerlo,
riportarlo con noi.
Così
mi ritrovo a volare in alto, sempre di più, fino a dare
lezioni a tutti e a urlare che noi Kouzu siamo un direttissimo per il
paradiso, non deve perdere l'occasione di salirci, c'è
ancora un posto, il suo posto.
Man
mano che procede mi sento veramente meglio e risolvo solo con qualche
confronto impegnativo e pesante, anche la faccenda con Gaku, ce la
faccio, dopo anni posso guardarlo in faccia e non sentirmi inferiore,
non leggere più quella superiorità e fastidio nei
miei confronti.
Quando
anche mi trovo a fronteggiare Hiragi è come toccare un
ulteriore paradiso perché lo sento vicino, sempre di
più, abbiamo diversi contrasti io e lui nel corso dei tempi
di gioco e proseguendo è crescente questa sensazione di
vicinanza, io lo sto raggiungendo e lui mi riesce di nuovo a sentire,
riusciamo a rimettere i nostri cuori in sintonia, a captare i
rispettivi pensieri nelle azioni che l'altro compie. Riusciamo a volare
insieme e non separati. Il fatto che lui capisca una cosa importante, i
suoi errori di molti anni a questa parte, lo porta a cambiare
profondamente e turbato lui è sempre più con me,
è stupendo. Lo vedo nudo come mai era stato veramente e quel
che provo io ora mentre gli tendo la mano e lui la prende, mentre le
nostre mani tornano a contatto ed io lo sento fisicamente, è
una cosa devastante ed esplosiva. Vorrei sbaragliare il suo passato e
far si che non abbia mai vissuto ciò che lo ha portato a
dimenticare certe cose e sbagliarne altre, vorrei avergli evitato molto
ma non possiedo poteri, questo un po' mi manda in bestia
perché non so come esprimere quel che sento ma so che
è così anche per lui, questo un po' mi calma.
Così
capisco e realizzo.
Io
non solo gli voglio bene e lui mi piace, cosa che non sono sicuro di
aver mai realizzato seriamente o forse si ma solo la notte scorsa, io
credo di capire ora cosa significhi amare qualcuno e lo provo per lui.
Mi schifo da solo per il pensiero lampo che mi è passato,
qualcosa che non avevo mai osato dire, a voce non lo farò
mai, nemmeno sotto tortura, glielo farò capire a modo mio,
so che anche lui è uguale a me in questo, forse un po'
più sentimentale ma diciamo in modo diverso
perché lui è più freddo di me ma,
appunto, più morbido coi sentimenti, più
sensibile ed emotivo su certi aspetti. Così so che ci diremo
certe cose coi nostri modi personali, dove solo noi capiremo.
Lo
aiuto ad alzarsi e quando è in piedi ci scambiamo un secondo
sguardo impressionante che ci penetra a vicenda. Vorrei aver
già finito la partita, tanto so come si
concluderà. Lui è già tornato da me,
ora sento solo il bisogno di parlargli, chiarire ogni cosa, dirgli
quello che ho capito, condividerlo con lui e sistemare la nostra
situazione!
La
fine della partita viene presto, lui ricambia il mio gesto e mi tende
la mano, siamo così di nuovo insieme, io e lui ma anche noi,
la squadra si è riformata e la felicità di tutti
è contagiante, non mi fa capire nulla ormai, lo fisso solo
soddisfatto, glielo direi subito che cosa è successo ma
tutti quelli che ci fanno le feste me lo impediscono così mi
limito a guardarlo alle prese da mille pacche e abbracci, boccheggia e
si imbarazza, fa proprio ridere!
Così
eccoci poi qua, siamo fuori, lui ci chiede scusa e mi guarda fisso
negli occhi, quei suoi occhi chiari così belli, in stile col
colore della sua pelle pallida e dei suoi capelli quasi bianchi, lo
osservo accuratamente come fosse un opera d'arte, anzi meglio visto che
io e l'arte facciamo a pugni! Non mi perdo più nemmeno un
centimetro del suo volto e dei suoi bei lineamenti delicati, non sono
un esperto di bellezza di nessun tipo, non ci faccio mai caso questo
perché secondo me non esiste, o meglio c'è quella
interiore ed è quella che mi cattura, per il resto io con le
persone ci sto bene e mi piacciono nel loro insieme, i sentimenti che
nutro per esse sono per quello che sono, non per come o se mi piacciono
esteriormente. Non sono capace di capire se uno è bello o
brutto, non ci capisco e non posso dirlo. Penso che Hiragi potrebbe
essere bello ma anche mediocre o bruttino, non mi cambierebbe. Forse
per come lo guardano gli altri, solo ultimamente l'ho notato
perché di solito non noto mai queste cose, è
bello. Bè, dopo esserci tutti riconciliati le cose tornano a
posto fra il solito casino entusiasta di tutti e varie manifestazioni
d'allegria. Non fa freddo, anzi, e noi siamo costretti ad aspettare
l'allenatrice che ritarda come sempre, ma non è questo che
mi spinge a chiedere a lui di fare una passeggiata con me,
bensì è il desiderio di dirgli tutto quello che
c'è da chiarire e che ho capito nel corso di questa partita,
devo dirglielo assolutamente e non posso aspettare.
Mentre
gli altri si siedono sul muretto ridendo e dicendo battute e il suo
volto si distende rimanendo in piedi, io non mi muovo, lo fisso con un
aria pensierosa e poi gli faccio un cenno col capo che va verso il
marciapiede che costeggia il muretto e il mare e mormoro un:
-
Andiamo a farci una passeggiata intanto?-
Dopo
aver studiato a sua volto il volto tornando serio improvvisamente,
cioè come lui di norma è senza aver problemi o
incazzature, annuisce e si avvia seguito e subito superato da me. Io
non sto mai dietro a nessuno, non sono io che seguo m gli altri che
seguono me!
Sento
una gioia crescente che un po' mi fa vergognare, viene però
spazzata via subito e rimane solo quella felicità che non
pensavo di tornare a provare, quando Hiragi mi aveva lasciato e
tradito. Sento che sta per succedere, non so come devo affrontare il
discorso, forse basta che inizi spiegando perché non seguivo
più molto gli allenamenti, lui poi dirà la sua
spiegando il suo comportamento che tanto so già, ed infine
gli dirò che mi piace non come amico m di più e
poi...e poi che dovrebbe succedere? A ripensarci torno ad
imbarazzarmi...spero che faccia qualcosa anche lui perché
non so se sono in grado di andare fino in fondo in queste smancerie
poco chiare, è la prima volta, che diamine!
Dopo
qualche metro siamo finalmente soli lontani da orecchi indiscreti, alzo
lo sguardo su di lui che ora mi cammina a fianco e proprio mentre sto
per parlare...apro gli occhi e vedo il buio della mia stanza!
-
DANNAZIONE ERA UN SOGNO!-
Ho
ricordato in sogno quando io e Hitonari ci siamo messi insieme ma mi
sono fermato sul più bello...no, ora torno a dormire e mi
rivedo il seguito! Quel dannato mi manca e questo che è
appena successo mi ha messo tutto in subbuglio...porco mondo, altro che
dormire ancora: vorrei solo averlo qua quel diavolo bianco,
l'ossessione da troppo tempo ormai. Non so quanto ce l farò
ancora, è dura non la riabilitazione che in fondo va sempre
meglio, ma la sua lontananza. Non so se tornare a casa e continuare per
i fatti miei o stare qua finchè non sarò sicuro
di essere a posto. È un rischio se torno ora
perché potrei invece non rimettermi come un tempo e ridurmi
come Yamazaki. Non voglio però...lui mi manca. Mi manca.
Mi
siedo sul letto e imprecando ancora mi passo la mano sul volto. Che
schifo di me, nemmeno un po' di lontananza non riesco a sopportare.
Sono proprio un buono a nulla, altro che sfide e scommesse! Se dovessi
fare a botte con un esercito preferirei a stare senza di Hitonari.
Dipendo troppo da lui, non va bene, anche lui da me eppure ormai
è, come si dice, fatta. Ormai è andata e basta.
Però non va bene. Che fastidio. Premo i palmi sugli occhi e
richiamo il volto di Hitonari quando alzai la testa per fargli quel
discorso. No, non basta. Non funziona. Lo voglio qua, ora e subito.
Come
farò ad andare avanti ancora un anno
così?
/Cosa
vuoi che sia/
Sto
giocando e mi sento un impedito con questa stampella al braccio che mi
regge per non farmi appoggiare troppo la gamba, questa scimmia rossa
ride come una scimmia da circo ma in realtà è sul
mio stesso livello! Che idiota! Sembra un pomeriggio come tanti,
dedicato al cazzeggio ed alla riabilitazioni. Che palle, ormai mi
sembra tutto inutile, io voglio solo giocare, che male c'è?
Giocare a basket ma mi dicono che non devo pensare a queste cose ma
quello che vedo io è solo un imbecille zoppo che non sa
più saltare, mi sento tanto stupido. E sai...gli occhi fanno
quel che possono, alla fine...niente meno e niente più,
tutto quello che non vedono è perché non voglio
vederlo io, lo so, cioè logicamente me lo dico io e me lo
dicono gli altri, come mi dicono anche Cosa vuoi che sia! O forse sono
io che me lo dico da solo?
In
realtà è così, passa tutto quanto, no?
Deve passare un po' di tempo, solo un po' e ci riderò su
proprio io. Cosa vuoi che sia, ci sono solo dentro io con tutte le
scarpe! Mi pagherò il conto di tutte le stronzate che ho
fatto, una specie di punizione. Ci penserò io a risaldare
tutto!
È
la vita in cui abito questa, alla fine fra alti e bassi non posso fare
molto altro che viverla, lo so. È tutto lì,
niente meno e niente più, sembra solo un posto in cui si
scivola ma queste cose le sa anche Hitonari e tutti quelli che mi
stanno intorno o ci sono stati...però non è
facile, gioco e mi sento sempre peggio, eppure è quello che
voglio fare, tutto quello che voglio fare, però vedo che
sembra inutile e mi dico alzando le spalle: Cosa vuoi che sia? Passa
tutto quanto, è passato quel momento terribile della mia
vita quando Hitonari mi aveva tradito per andarsene in un'altra
squadra, sono stato da cani ed è bastato passasse un po' di
tempo e ci ho riso su, ora lo faccio, ci rido, che idioti siamo stati
tutti e due. Ci siamo stati dentro tutti e due come ora ci sono io,
devo pagare il mio conto e poi risalirò, otterrò
quello che desidero. Forse.
Chi
ama meno è meno fragile, ho imparato questo ma non
è vero perché io non so se sono forte o debole
però quando sono con lui sono imbattibile e quando siamo
separati non ce la faccio mai, quindi dipende dai punti di
vista.
Così
eccomi qua a guardarmi da solo, provo a fare un canestro con una sola
mano ma viene una cosa storta e pietosa, mi infastidisce questo ed
ancora una volta se mi specchio vedo uno storpio che vuole troppo, gli
occhi fanno quel che devono, mi trasmettono la realtà, solo
io posso non accorgermi quale questa realtà sia.
Uno
storpio che vuole correre e saltare può essere la
realtà?
E
il mondo che mi dice di pensare alla salute, c'è chi pensa a
quello cui non penso io, ma sono tutte puttanate!
Vogliono
che io pensi alla salute, tutti, la mamma, gli amici, Hitonari, i
medici...ma della mia salute non me ne fotte nulla, io voglio giocare
ed essere quello di un tempo per camminare a fianco a lui. Lui mi
aspetterà là; mi dicono che questo momento
passerà e mi tirerò su ma io non lo so se basta
dire 'Cosa vuoi che sia'. Non lo so...
Stizzito
mi giro facendo il dito medio al rumoroso 'coso' che mi sbraita intorno
cose senza senso, mi muovo ormai agilmente con la stampella, riuscendo
a ridurla ad una ho molta più libertà. Quel che
vedo però mi lascia impietrito, come se invece fossi
immobilizzato su una sedia a rotelle.
L'entrata
della porta concentra tutta la mia attenzione, una metà
è chiusa mentre l'altra è aperta, al centro ci
sta una persona, quando sto focalizzando con occhi e mente mi sento
chiamare dal rosso e la palla mi arriva proprio in faccia, indietreggio
per la sorpresa e il dolore che dovrei sentire. Lui mi sta parlando ma
non lo sento più, non sento, non vedo nemmeno bene, forse
sono peggiorato improvvisamente...perché altrimenti non si
spiegherebbe la visione che ho. Come può Hitonari
essere...qui?
Apro
la bocca e assottiglio lo sguardo in una delle mie smorfie buffe,
stringo la stampella con forza e non sento veramente più
nulla, forse l'altro si è fermato e guarda cosa mi prende,
sono strano, immagino, mi sono zittito e bloccato tutto d'un colpo.
Ma
è veramente lui?
Il
cuore comincia a sospendere alcuni battiti, va tutto al rallentatore
nel mio corpo, ogni funzione è più lenta. Cammino
raggiungendolo, non ci crederò mai, forse i miei occhi sono
rotti come la mia gamba, devo toccarlo, si, il tatto non si
sbaglierà.
Alzo
le mani facendo cadere l'oggetto metallico che tenevo, fa un frastuono
che rimbomba nella palestra grande. Le mie dita invece arrivano al suo
viso, lo toccano, il suo viso dalla pelle pallidissima più
del solito, liscia che nemmeno la ricordavo così liscia, gli
zigomi, gli occhi color nocciola, un raggio di sole dalla finestra
laterale lo colpisce in volto e gli illumina l'iride trasformando il
suo colore in un bel dorato, lui non fa una piega. Lui non fa nulla. I
suoi capelli morbidi e spettinati, senza gel o acqua, così
naturali, corti che partono per andare da tutte le parti, la sua bocca,
la sua bocca è...chiusa, lineare, piccola, sottile, secca.
Il
tatto corrisponde alla vista...allora è vero. Hitonari
è qua. È venuto da me.
Non
capisco altro, mi basta realizzare questo per buttarmi letteralmente
con tutto il mio peso su di lui. Le mie braccia gli circondano il collo
stringendo e lui per la sorpresa e la foga che ci ho messo finisce
contro la parte di porta chiusa, si sente un altro botto meno forte di
prima ed il silenzio, non un suono dalle nostre bocche, sento che anche
lui mi circonda la schiena con le sue braccia, immerge il viso nel mio
collo, preme il naso, gli occhi e la fronte contro la mia pelle ed ho i
brividi, lo sento veramente, è lui, è lui.
Stringo gli occhi perché le lacrime mi premono, non devo
piangere, non ora, rovinerei tutto, mi sono trattenuto fino ad ora,
l'ultima volta che ho pianto è stata...ma chi se lo ricorda.
Io ora non voglio piangere adesso. Che parole dovrei dire?
Non
c'è nulla all'altezza di questa devastante esplosione che
è avvenuta in me.
Premo
il mio corpo contro il suo per sentirlo il più possibile e
lui fa altrettanto mentre la porta dietro di lui ferma una caduta che
sarebbe stata dolorosa.
Uno
sa che una persona gli è mancata, ma ne capisce la
quantità del sentimento che prova per lui solo quando
è qua davanti a te dopo un immensità di
separazione.
Dio
quanto lo volevo.
Ora
arrivo a dire: al diavolo, cosa vuoi che sia il resto? Passa tutto se
posso contare su di lui, se posso abbracciarlo e averlo. Se posso...e
potessi per sempre.
Pensando
ad ora non so che altro fare se non stringerlo con disperato bisogno,
una lacrima alla fine esce ma l'asciugo subito impedendo che altre la
seguano. Non deve pensare che sono un impedito buono a nulla. Lui ha
detto che mi avrebbe aspettato in quel posto speciale. Lo
raggiungerò presto!
/Paralleli/
In
realtà non mi sembra nemmeno vero, sto camminando,
cioè io zoppico con questo fastidioso aggeggio e lui cammina
normale, anzi lentamente per non lasciarmi indietro, con lui, con
Hitonari. Mi sembra quasi di essere tornati un po' indietro a quando
non avevamo pensieri e potevamo stare insieme combinando i nostri guai
assurdi!
Gli
sto facendo vedere il posto in cui sono, la scuola, la palestra, gli ho
parlato un po' della squadra che fa piangere di questa scuola, poi
l'ospedale ed infine il mio nuovo appartamento. Come hai vecchi tempi
mia mamma è via a lavoro e noi potremo rilassarci. Nel
tragitto smetto di descrivergli cosa faccio qua, parlo normalmente,
come non avessi problema alcuno e lui sembra il solito silenzioso
osservatore che sta per sparare una frase delle sue che segano le gambe
a tutti.
Pensandoci
adesso è strano che sia venuto, non è da lui
cedere e mostrare la sua debolezza, gli mancavo ma lui di solito
è uno che fa forza su se stesso per non venir meno a qualche
promessa, dovevamo mettercela tutta separati, ognuno a fare la propria
strada per poterci poi ritrovare in un campo da basket a giocare.
È stato lui a convincermi a partire, che ci pensava lui a
tutto nella mia assenza, che loro sarebbero stati bene ugualmente.
Però è stato lui a cedere per primo.
Che
strano.
-
Hitonari, come mai sei venuto?-
Abbiamo
notato entrambi che ci chiamiamo per nome, ci è venuto
spontaneamente appena ci siamo visti, è strano ma
è come se dovessimo farlo già da molto.
Lo
sguardo che mi lancia di sottecchi è uguale a quella volta.
Quando...parlammo dopo la partita nella quale ci riprendemmo Hitonari.
Andammo a fare una passeggiata proprio come questa, solo che io stavo
bene. Io gli feci una domanda simile, gli chiesi:
"Hiragi,
perché te ne sei andato?"
è
buffo come nel corso del tempo le situazioni che si presentano possono
essere simili eppure opposte allo stesso tempo. Non diminuimmo
l'andatura ma lui mi lanciò uno sguardo che non seppi
interpretare, come se cercasse dentro di se il motivo e non lo sapesse
chiaramente. Ora è uguale.
-
Mi ci hanno spinto tutti loro...più che altro l'allenatrice,
la conosci...quando si mette in testa una cosa...-
Si
sforza di parlare un po' di più ed essere disinvolto, non
siamo abituati a conversare, già allora non lo facevamo come
due normali amici, lui è così particolare che
ogni parola che dice è da interpretare, ha un significato
ben più profondo...per me è diverso, io mi
diverto a cercare metafore assurde e paragoni stravaganti, a lui viene
naturale parlare così!
Quella
volta disse in un sussurro:
"Mi
ci avete spinto voi...tu..."
Mi
sentii addosso una responsabilità tale che mi
schiacciò, ebbi l'impulso di prenderlo a pugni, come poteva
dirlo? Io non lo avrei mai voluto mandare via!
"Quale
dei miei atteggiamenti te lo ha fatto pensare?"
Mi
limitai però a stringere i pugni e respirare a fondo, una
sola frase sbagliata e il colpo sarebbe partito! Ricordo la sensazione
come fosse ora, ma adesso è diverso, il senso di quello che
dice è diverso, perché non si potrebbe
più fraintendere, non l'hanno mandato via perchè
è malvoluto. Dev'essere stato perché...
-
Stavi male?-
Respira
così leggero che non so nemmeno se in effetti respira, mi
avvicino di più a lui anche se non cammino fluidamente e a
volte lo spintono senza volerlo, meglio così.
Fa
un cenno, alzo lo sguardo su di lui di proposito perché non
vorrei tornasse a parlare a monosillabi per l'imbarazzo di ammettere le
sue emozioni.
Sapevo
che era così anche per lui, sicuramente abbiamo avuto le
stesse sofferenze, io mi crogiolavo nel mio dramma e lui si dava da
fare per non far tramontare il nostro angolo di paradiso.
Però stavamo male ugualmente. Ho voglia di abbracciarlo ma
siamo quasi arrivati ed ora mi sarebbe difficile.
Allora
ci fermammo quando eravamo abbastanza distanti dagli altri e lui
finalmente rispose con quel filo di voce che dovevo stare attento a
sentire per intero.
"Sembrava
che tu non volessi più mantenere la tua parola e correre
insieme a me la strada che ci eravamo scelti, come se non ten e
fregasse più nulla del basket, della nostra sfida, di
migliorarci, del nostro obiettivo...di me...saltavi sempre gli
allenamenti e quando c'eri eri svogliato e stufo..."
Capii
in quel momento qual'era stato il problema e dopo averci riflettuto a
fondo un attimo scoppiai a ridere. Si, proprio così, mi
sentii scemo al suo posto! Del resto non poteva sapere
perché io ridevo, mi fissava freddo senza capire,
così mi sedetti a terra, sul marciapiede, appoggiando le
braccia e il mento al muretto che dava sul mare. Lui
continuò a guardarmi allibito all'inpiedi, poi io lo tirai
giù quando smisi di ridere, la mia mano sulla sua gamba lo
fece come scattare e si sedette subito senza che nemmeno dovessi
chiederglielo. Poggiò la schiena al muretto e
guardò in basso come se cominciasse ad intuire il suo errore:
"Sei
uno scemo, lo sai?"
Apro
con le chiavi la porta di casa e lo faccio entrare, è un
solito appartamento piccolo, giusto per due persone: ingresso, salotto
e cucina è un tutt'uno, c'è solo un bancone che
separa la zona per preparare da mangiare dal divano e dal tavolino
piccolo. Poi un corridoio porta al bagno e alle due camere. Allargo le
braccia a sbotto mollando la stampella contro il muro:
-
Questo è il mio nuovo regno...non per molto, spero...-
Si
guarda intorno ma non dice nulla al riguardo, non sarà di
suo gradimento ma non me ne importa molto sinceramente. Mi importa che
ora siamo qua.
Improvviso
riprendo il discorso di prima e dico a bruciapelo:
-
Mi sei mancato un sacco anche tu,!-
Non
è per spingerlo a dire qualcosa di sdolcinato o
chissà quale confessione, volevo solo dirlo, che lo sapesse
anche se so che lo sapeva, infatti lo dice in un soffio alzando gli
occhi sui miei:
-
Lo so.-
Rimaniamo
catturati così e per un attimo non facciamo altro che
guardarci in piedi l'uno davanti all'altro, poi lui continua
riprendendosi, stando insieme ci sembra di tornare alla vita:
-
Non mangiavo, non dormivo. L'unica cosa che riuscivo e volevo fare era
il basket, mi allenavo e mi adoperavo per la squadra. Abbiamo fatto
molti cambiamenti e miglioramenti, contando che manchi tu. Ma mi
prendeva molte energie eppure era l'unica cosa che arrivavo a fare.
Così la Minefuji ha preso in mano la situazione e mi ha
spedito qua. Ti salutano tutti.-
A
questo punto distoglie lo sguardo e comincia a camminare per la stanza,
sembra che curiosi qua e là con finto interesse,
è perché è nell'aria, lo sentiamo
entrambi, ma non sappiamo come afferrarlo.
Anche
allora fu così, mi lanciò uno sguardo seccato e
buttò lì una frase difensiva che non mi aspettavo:
"Sei
scemo tu! Sono comportamenti normali, idiota?"
non
risi più, in effetti aveva ragione anche lui, non gli avevo
spiegato nulla perché volevo fargli una sorpresa, alla fine
gliel'ho fatta anzi diciamo che ce la siamo fatta a vicenda, come
potevo dirglielo, ora? Era un equivoco mostruoso, una cosa da film
comico!
"No,
cioè si, cioè...volevo farti una sorpresa! Mi
allenavo ogni giorno, ogni momento libero, con Yamazaki, per imparare
qualche mossa nuova, volevo stupirti...sempre per la nostra sfida,
obiettivo finale, miglioramento eccetera eccetera! Capisci? In
realtà non volevo mollare proprio niente...e poi..."
Lasciai
la frase in sospeso sperando che non mi chiedesse di finirla ma lui
puntualmente lo volle sapere e per dirimi:
"E
poi?"
Mi
aveva addirittura guardato in volto, io arrossii come un imbecille
qualunque, mi piaceva che mi guardasse, in realtà mi piaceva
proprio lui e l'avevo capito da poco, per cui non ero abituato a
parlargli normale, anzi, non volevo parlargli normale, l'avevo chiamato
di proposito per dirgli quello che avevo scoperto, però non
sapendo come fare ero imbarazzato, ma parlai lo stesso, confuso e
caotico:
"E
poi figurarsi se avrei potuto e voluto mandarti via, separarmi da
te...prendere una strada diversa dalla tua..."
Fu
il meglio che riuscii a fare come adesso che non so che dire, forse
dovrei descrivergli anche come ho passato io la mia vita da quando mi
sono separato da lui...dovrei immagino...
-
Non mi è andata meglio...ho passato alti e bassi, a volte
volevo spaccare il mondo, altre invece volevo buttare via tutto, mi
chiedevo se quel che facevo servisse veramente, se io sarei mai stato
in grado di tornare a saltare...di camminare di nuovo al tuo fianco.
Avevo voglia di te, Hitonari, mi mancavi tu, la mia vita di prima, il
basket, il volo, ogni cosa...ma quello che volevo fare, quello a cui
pensavo, non coincideva con quello a cui dovevo dedicarmi. Mi dicevano
che il tempo faceva passare tutto, io...veramente non ce la facevo
più nemmeno io...se non fossi venuto tu sarei venuto io
mollando ogni cosa, a costo di sentirmi una merda!-
La
voce mi trema e quando lo vedo venirmi incontro rivedo in un flash back
quando mi venne in aiuto allora:
"è
lo stesso per me...quello che senti, dico..."
Mi
disse così, poi mi posò timidamente la mano sul
mio braccio e rimase così, poi disse che non dovevo fare
più cose che non erano da me, io rispose che altrimenti mi
annoiavo e lì dovemmo tornare dagli altri. Sul ritorno
mangiammo insieme, ci divertimmo e ridemmo come hai vecchi tempi, ma il
flash back di ora è un altro.
A
casa sua.
Mi
invitò a rimanere a casa sua per finire quel discorso e con
fatica riuscimmo a dircelo.
"Non
devi più andartene, Hiragi. Altrimenti non so cosa
faccio...orami sei troppo prezioso per me, non lasciarmi mai."
Fu
una dichiarazione per me e in casi normali, altri non l'avrebbero
capita chiaramente, ma lui si, sorrise e vedendomi in
difficoltà e agitazione a dire quelle cose mi
abbracciò e mormorando:
"E
tu camminami sempre affianco. Giocando ho capito una cosa...che non
volevo perderti..."
Il
calore scaturito dalle sue braccia è uguale ad ora, come se
il tempo potesse realmente tornare indietro, mi abbandonai al suo
abbraccio come faccio adesso, le sue braccia che mi circondano ed io
faccio titubante altrettanto, respirai perché mi accorsi che
finalmente stavo bene, poi le sue labbra cercarono le mie, inesperte ma
desiderose. La separazione, l'inferno del sentirsi traditi capendo i
propri sentimenti, una partita intensa come quella...e quel treno che
lui prese definitivamente per mai più scenderci, lo prese
con la mia bocca ed il bacio che ci scambiammo.
Ora
lo stiamo rifacendo ed è come se fosse quel primo bacio,
leggero, timido, senza pretese, solo con la voglia di farci star bene,
le lingue che si cercano dopo aver unito le labbra, averle fatte
combaciare in più e più combinazioni, poi uno dei
due, chi? Che prende l'iniziativa e approfondisce, questo piccolo
scontro sembra una giocata di basket, era da tempo che non ne facevamo
una. Quel primo bacio si rispecchia in ora, i nostri sentimenti erano
tali e non cambieranno nemmeno fra qualche secolo.
Abbiamo
solo bisogno l'uno dell'altro per andare avanti, ma sopravvivremo fino
al momento in cui non potremo stare insieme per sempre, senza sfide
personali ad attenderci.
Che
questa disperazione diventi amore se lo può ma non si fermi
mai.
È
mio ed è qua, non lo lascerò andare per un po'.