CAPITOLO XVII:
INIZIAMO ORA
/Niente più uguale/
“Tutto è pronto. Cavolo, non
avrei mai pensato che sarei riuscito a dire una cosa simile, giuro che
nemmeno ci credo …
Dunque, sono certo di star dimenticando qualcosa,
ne sono sicuro. Mi giro di nuovo guardando la stanza ora molto vuota ma
sempre in disordine col poco che rimane dentro. Mi sembra
così strano. C’è una vocina che mi
dice: ‘Akane, stai dimenticando qualcosa’, potrebbe
però anche dirmi cosa, che diamine!
Sospiro e alzo le spalle, chi se ne frega, non
sarà importante!
Prendo sulla spalla il borsone e mi trascino la
valigia con le ruote, devo sbrigarmi o faccio tardi, ho detto alla
squadra che sarei partito prima di loro ma non sono certo di riuscirci,
se perdo il treno devo partire domani con loro.
Ammetto che è assurdo tornare prima da
solo, non ha senso perché per pernottare dovrò
andare in albergo, visto che il vecchio appartamento l’hanno
affittato da tempo, ormai e mia mamma ne ha trovato un altro ma
è ancora tutto in casino per il recente trasferimento.
Soprattutto non ha senso andare prima poiché non posso
rivedere i miei vecchi compagni. Sono ex, ora sono nemici, rivali. Non
potevo certo rivederli prima del campionato, è da escludere,
poi mi rabbonisco e torno a vederli come amici e non riesco
più a fronteggiarli con cattiveria.
No, no … va bene così. Senza
rivederli prima, sarà una sorpresa, non li ho avvertiti, ho
solo mandato una lettera all’unica neutra, Sumire,
affinché li avvertisse che comunque non perdo. Ok,
è stata una stupidaggine, non sapendo a cosa mi riferisco
non capiranno, ma Hitonari penso che lo sappia … o meglio ci
arriverà. Non gliel’ho detto all’ultima
chiamata, quando gli ho detto che non l’avrei più
chiamato e avrebbe capito perché molto presto. So che sa,
che voglio partecipare al campionato con questa squadra contro di loro.
Non sarebbe stato giusto tornare e riunirmi a loro solo per pochi mesi,
rovinare il sicuro e labile faticoso equilibrio che si sono creati. Non
sono così prepotente … così poi
è meglio, vedrai che entrata trionfale faccio, mi
guarderanno contro di loro e a
bocca spalancata strabuzzeranno gli occhi tremando dalla paura!
Affrontare il grande Akane Tachibana compianto!
Un momento, ‘compianto’ si dice
per chi è morto … e va bene lo stesso, stavo per
morire, in fondo, no?
Esco dal buco d’appartamento convinto che
dimentico qualcosa di poco importante poiché non lo ricordo,
chiudo la porta, faccio due passi e … rientro di nuovo
prendendo il biglietto del treno scordato sul mobile
d’ingresso … forse questi sono un pochino
importanti!
Faccio la strada per arrivare in stazione
ricordando che l’ultima volta che l’ho fatta
è stata per accompagnare Hitonari.
Però … sto per rivederlo, ora
salgo per rivederlo, certo non prima di qualche giorno, sarà
dura per me aspettare la partita in cui ci scontreremo, diciamo che
sarà la vera sfida che mi aspetta. Certo se ho superato
tutto posso superare anche questo, io sono un genio, non esiste cose
che non riesco ad affrontare! Mi basterà rivedere Kouzu
…. Torno prima perché non riuscivo a resistere
senza vederla … sono anni che non la vedo. Chissà
come sarà? Cambiata? Magari avranno fatto qualche modifica
alle strade, le avranno rese più sicure … non
vedo l’ora di passare su quel ponte da cui sono caduto, devo
passarci e gridare che ho vinto e che l’ho sconfitto!
Il Grande Akane Tachibana non muore facilmente
… ok, la scimmia rossa mi ha contagiato!
Torno e rivedo la mia amata città, mi
manca molto. Con la squadra non avrò tempo di farlo, quegli
scapestrati sono peggio di me … come ho fatto a tirare su un
gruppo di perdenti teppistelli da quattro soldi e portarli al
campionato nazionale, non lo so nemmeno io.
Ho solo un giorno per starmene per conto mio, poi
dovrò raggiungerli nel paese dove si terranno le partite di
campionato, sarà un lungo periodo, chissà se
resisterò.
Credo di essermelo detto circa un centinaio di
volte.
È ovvio che resisto.
Cosa dovrei fare?
Questo ultimo anno è passato come un
lampo, decisamente tutta una altra cosa rispetto il primo …
credo che sia stato merito di Hitonari, dell’averlo rivisto.
Non sono più andato in crisi e il mio umore ha subito un
rialzo improvviso, è lì che ho deciso che avrei
portato quei tipi alla vittoria, per poter incontrare Hitonari su un
campo, come ci eravamo promessi. È così che mi
sono immaginato il nostro secondo incontro. Su un campo da basket, per
scontrarci ancora una volta prima di riprendere il nostro cammino
insieme.
Sono emozionato al pensiero ma la partita
sarà fra qualche giorno, posso farcela!
Chissà com’è lui,
credo sia emozionato ma non lo mostri, io lo mostro a modo mio, sbraito
contro tutti e dico che dobbiamo mettercela tutta contro il Kouzu ma
stare calmi … il primo a non essere calmo sono io!
So che andrà bene, me lo sento nella
pancia, ma non è facile.
Merda, se non è facile.
Vado nella sua stessa città, la nostra,
dopo un sacco di tempo e non posso rivederlo, saltargli addosso e
farmelo come vorrei. Devo aspettare e accontentarmi di respirare la
stessa aria che sicuramente lui starà respirando, a meno che
non sia morto … eheh! È poco ma si fa quel che si
può.
Rivedrò solo Sumire, lei non
c’entra con la squadra e non c’è niente
di male, ho voglia di rivederla, sono da anni che non ci sentiamo e
nemmeno lei si è rifatta viva con me … poteva
anche chiamarmi o venire, non l’avrei mica mangiata!
La chiamerò quando sono là,
le farò una sorpresa anche se ammetto che non so bene che
dirle, mi immagino già ad impappinarmi come un allocco al
telefono mentre cerco le parole per dirle che sono a Kouzu! Idiota!
Mi direbbe così Hitonari!
Lei sbraiterebbe qualcosa di assurdo a proposito di
un presidente del regno degli imbecilli!
Si, devo dire che quella scema mi è
mancata, sono contento di rivederla … è come se
fosse stata mia sorella, siamo cresciuti insieme sin da piccoli, ha
visto tutte le tappe della mia vita senza mai mollarmi, mi è
stata appiccicata come una sanguisuga ed ammetto che non l’ho
mai vista come una ragazza ma solo come una specie di …
sorella! Si, insomma, ci chiamavamo per nome, giocavamo insieme,
abbiamo fatto la stessa scuola, ho fatto in modo che non finisse male
visto che sa cacciarsi bene nei guai anche lei, mi ha detto tutto quel
che pensava di male di me, mi riportava in riga quando serviva
… si, abbiamo avuto un bel rapporto, qualcosa che non
è mai mutato nel corso di tutto quel tempo trascorso. Come
le ho detto in quell’occasione capita con tutti, purtroppo,
di non riuscire più a stare insieme e ad essere solo
semplicemente amici come un tempo a causa del crescere e
dell’evoluzione. Non so se noi ci siamo evoluti o no ma il
nostro rapporto è rimasto intatto. A distanza di anni siamo
sempre riusciti a parlare come facevamo da piccoli, gridandoci dietro
l’un l’altro e commentando tutto quel che ci
pareva. Persino con Gaku questo non è stato possibile.
Con Sumire invece si. Ne sono contento. Poteva
rovinare tutto anche lei mettendoci di mezzo altri sentimenti inutili,
invece è riuscita a non farlo.
Sono sicuro che anche se non ci vediamo da 2 anni o
quanti sono, sarà sempre tutto come prima, riusciremo a
parlarci tranquilli e a scherzare!
Arrivo in stazione e quel che attira la mia
attenzione è un casino insolito per una stazione piccola e
semplice come questa. Non è che … un dubbio mi
maciulla il cervello e appena trova conferma alzo gli occhi al cielo!
Sapevo che l’avrebbe fatto!
La scimmia rossa mi ha imitato!
Faccio finta di nulla ma lui mi vede e mi corre
incontro, non so se sia felice o no ma parla, come al solito, e dice
qualcosa a proposito dei geni che precedono i propri sottoposti per
prepararsi meglio a qualcosa di importante. Che diavolo spara? Lo
guardo frastornato e male:
- Ma che spari? –
Lui riprende:
- Non vai da lui anche tu? –
Che scemo, non è capace di resistere
… no, non ha proprio la mia stessa mentalità,
è retrocesso!
- No, non sono scemo da incontrare il mio rivale
numero uno prima della partita! –
Stupito allora mi chiede:
- E allora dove diavolo vai? –
- A casa! –
- A Kouzu? –
- Già! –
- Vedi che vai da lui? –
- No, vado solo a rivedere dopo anni la mia
città natale, niente di più … se
proprio devo rivedere qualcuno rivedrò la mia amica
d’infanzia. Nessun’altro! Io il cervello lo uso!
–
Mi guarda seccato, fa il broncio e poi unendo gli
indici come se si sentisse in colpa, dice:
- Capisco … ma io non riesco a fare come
te … io voglio rivederlo. Solo lui, eh? –
Guardandolo così mi viene da sorridere.
Ricordo quando il suo compagno dai capelli neri è venuto a
trovarlo … aveva la faccia da volpino glaciale, non parlava
per nulla, anzi lo faceva solo per prenderlo in giro, lui si arrabbiava
da matti. Si sono messi insieme in quel periodo, non erano
già fidanzati ma si capisce che si volevano bene da molto
tempo. Non hanno caratteri facili, entrambi sono esagerati a modo loro.
Così è capitato che ci confidassimo fino a
diventare tipo amici … ma nulla di decente. Ci siamo messi
insieme in testa di portare questa squadretta da nulla al campionato
per far una sorpresa alle nostre rispettive squadre, ci siamo riusciti
ed il nostro umore veramente è andato sempre meglio.
Sono contento. Credo di poterlo dire senza problemi.
Sono stat e tante piccole cose a far sì
che io risalissi e vincessi la mia sfida personale.
Devo molto a tutti, indirettamente anche alla mia
vecchia squadra, il pensiero di doverli eguagliare e renderli fieri di
me mi ha portato a non mollare.
Ma lui.
Hitonari ora dovrà fare i conti col suo
nemico numero uno … il suo fidanzato, ovvero io.
Da un lato vorrà saltarmi addosso, come
voglio fare io, dall’altro vorrà affrontarmi per
mostrarmi dove è arrivato e portare avanti la nostra
personale sfida.
La nostra sfida assurda che ci siamo fatti il primo
giorno in cui abbiamo giocato insieme, ci siamo detti che eravamo
l’uno il rivale dell’altro e che ci saremmo
superati, o meglio è ciò che ho detto io ma sono
certo che lo pensava anche lui una cosa simile … ma non
affrontandoci l’uno contro l’altro, giocando
insieme, camminando affianco. È una scommessa un
po’ inusuale ma era l’unica in grado di
migliorarmi, giocare col mio miglior rivale era l’unico mezzo
di miglioramento ed ha funzionato, C’è stato quel
momento in cui l’avevo uguagliato anche se non superato.
È stato fantastico.
Poi però son dovuto fermarmi, lui
sarà andato ancora avanti.
Mi ha promesso che mi avrebbe aspettato per
riprendere il viaggio insieme ma chi lo sa dov’è
ora?
So che sarà con me, lo sento.
Non può non aver mantenuto la sua
promessa.
- Bè, scimmia rossa, io vado
… ci vediamo al campionato fra pochi giorni! –
- Certo … non dimenticarti il luogo del
ritrovo o qualcosa di importante come le scarpe! –
Le scarpe … che può saperne
lui delle mie preziose scarpe?
Sono le sue e sono il mio porta fortuna ma ora non
sono più nuove, ora vanno bene perché da quando
ho ripreso a giocare ho messo sempre e solo quelle, ora si sono
adattate al mio piede e riesco a saltare perfettamente, o quasi, senza
farmi male. Ora mi riporteranno dal suo originario proprietario.
Sarà fantastico quando ci riguarderemo
negli occhi come avversari, sono certo che riconoscerà prima
le scarpe di me e sono anche certo che lui da qualche parte
avrà la mia maglia.
- Pensa per te che indossi le sue mutande anche se
ti sono grandi, solo perché ti eccitano! –
Lo dico a voce un po’ alta, lo ammetto
… ok, da come ci guardano tutti è stato un urlo
ma glielo dovevo, così impara ad accennare alle mie scarpe,
è per loro che sono caduto, cavolo!
Rido di gusto notando il suo colore di viso che
è uguale ai capelli!
Bene, questo è un bel ricordo di questi
due anni da incubo … un bel ricordo da conservare del
periodo più brutto della mia vita.
Ora salirò sul treno solo per partire e
non per tornare, quando le porte si chiuderanno e il mezzo
partirà, vedrò passare del tutto il mio salto nel
buio.
Già, perché è
stato solo un salto … un fosso alto e pericoloso, spesso mi
ci sarei buttato dentro per farla finita, altre sarei scappato, ma sono
tenacemente rimasto aggrappato a quella riva, non ho mollato ed ora
addio.
Addio sarà la parole che dirò
a questo postaccio.
Niente più sacrifici e lacrime.
Niente di niente.
Ora solo una cima fantastica mi aspetta, la cima
raggiunta con tanta fatica con le sue scarpe, ci sono stati fiori ma
anche sentieri oscuri, ho superato tutto con fatica. Ora la cima mi
vedrà gridare il mio grido di battaglia.
- Evvai! –
Lo mormoro mentre salgo sul treno con le valige che
mollerò a casa di mia mamma, quella che ha preso ultimamente
in vista del mio spostamento, poi cercherò una pensione per
l’unica notte che dovrò passare anche se credo
starò sulla spiaggia tutto il tempo, poi … poi ci
penserò.
Niente sarà più uguale, la
squadra ormai è andata senza di me, loro avranno fatto un
nuovo gruppo, il mio ruolo sarà ricoperto, tutto
sarà cambiato, anche la città … niente
più uguale, ok, va bene, me lo aspetto.
Perfino il sentimento che mi lega a Hitonari
sarà diverso … lo sarà
perché è più forte, così
forte da farmi paura.
Niente più uguale ma migliore, non mi
resta che, finalmente, vivere veramente.
Io e lui ce la faremo, perché
l’abbiamo deciso insieme quella volta.
L’abbiamo deciso proprio quella volta.
Il treno parte ed io dal finestrino accanto a me
guardo questa città che mi saluta
nell’indifferenza.
Niente di tutto ciò l’ho mai
sentito mio, nemmeno la squadra che ho tirato su.
Ora mi tocca vivere.
Cominciare di nuovo, lo farò bene, come
l’ho sempre fatto.
Vincendo.”
- Addio periodo di merda! –
/Ti sento/
“Ricordo quando mi dissi che non dovevo
sforzarmi di non essere quello che non ero, di essere solo quello che
ero poiché tu mi avresti accolto così, ti sarebbe
bastato perché mi avresti raggiunto laddove nessuno mi aveva
raggiunto mai.
Mi sono emozionato, ho quasi pianto ed in effetti
avevo gli occhi lucidi.
Ora ci siamo.
Io lo so che siamo vicini.
Stiamo per rivederci.
Ricordo anche quando ti dissi che il fatto era solo
uno, tu eri vivo, non era granchè, ma era ciò che
pensavo di te. Vivo e basta, di nessuno se non di te stesso.
Ora credo solo che ci sarà un bel
souvenir di questo periodo che abbiamo passato separati. Non parlo di
questa tua maglietta che stringo a me quando sono da solo, nemmeno
delle mie scarpe con cui giocherai ogni attimo a basket.
È un souvenir diverso, qualcosa come una
fotografia immaginaria di quando ci siamo rivisti o magari una canzone
che abbiamo sentito da separati mentre stavamo male. Non è
nulla di concreto o particolare, in realtà potrebbe essere
quel ponte che hanno rifatto più sicuro, da cui sei caduto,
o magari il tir che stava per investirti.
Sarà un bel souvenir di riflessi chiari
e riflessi scuri, con ogni colore possibile, sarà uno
specchio che dice che a fatica abbiamo vissuto, un po’
separati, un po’ insieme, un po’ con
difficoltà, un po’ con facilità.
Però il nostro souvenir a ricordarci che
abbiamo fatto questa strada in salita per arrivare alla cima e
ritrovarci lì insieme, lo terremo ben stretto dentro di noi.
Percorro le strade di questo posto che ospita il
campionato nazionale, sapevo che ci saremmo arrivati, che avrei portato
la squadra alla vittoria, lo sapevo perché avevo
l’obiettivo di rivederti in campo, come ci siamo promessi
quella volta.
E so che sarà così, che
è questo che trami.
Non vedo l’ora, sai?
Non lo vedo come ad esempio ho dovuto rifiutare
Yokoi che mi si è dichiarato innamorato, quella volta non
vedevo l’ora di rivederti, se tu fossi stato con me non
avrebbe mai pensato di poter dichiararsi. Poi le cose si sono sistemate
ed è scoppiato l’amore anche fra Meibi, come
immaginavo … già lo sapevo. Sono diversi da noi,
la loro storia è piacevolmente divertente … la
nostra forse è scontata, lo dico perché
l’ho vissuta ed ogni cosa vissuta da me mi pare scontato.
Non sono mai andato a vivere coi miei come mio
padre poi mi aveva chiesto, non ho voluto abbandonare nulla di
ciò che tu avevi lasciato, per farti trovare tutto identico,
eppure so che nulla è più uguale. Non importa, va
anche bene così, basta che tu torni per constatare i
cambiamenti e per … poter affrontare con me i prossimi,
quando andremo insieme all’università di mio
fratello e gli altri dello Hayamazaki, questo perché
è l’unico modo per continuare a giocare a basket e
migliorarci, quando sempre insieme andremo a vivere, quando
… quando giocheremo le prossime future partite.
Cammino e sai una cosa?
Sono emozionato perché ti sento.
Ti sento nell’aria che è
cambiata, che anticipa il cuore dell’estate che sta per
arrivare e che mi rinfresca un po’. Sembra sia cambiata per
te, non c’è più afa, si respira. Oggi
si respira.
Io ti sento passarmi nella schiena come un brivido,
quando ti penso sento qualcosa che mi passa e mi fa pensare che la vita
non era in rima per quello che ne sapevo, poi sei arrivato tu e mi hai
fatto cambiare idea.
Ti sento nel mezzo di una strofa che si leva dallo
stadio, in attesa dell’inizio delle partite, è un
vecchio pezzo che era orrendo, ora sembra migliore, chissà
come mai solo adesso mi piace.
Io ti sento perché lo stomaco si chiude
e non riesco a mandar giù nemmeno un boccone, sono teso e
non riesco a parlare con gli altri che mi aspettano, mi fa ridere la
cosa, non sono ansioso per la partita ma solo perché ti
sento nell’aria, tu rumoroso, casinaro e buffone …
già, per il resto, riderò appena arriverai tu!
Però realizzo che qui con la vita non si
può mai dire, arrivi quando sembri andato via, quando sembra
che le cose si siano sistemate, quando sembra che le acque e gli umori
siano tornati ok … già, perché so che
arriverai tu, oggi. La consapevolezza forse mi fa questo effetto, come
se fossi un sensitivo.
Ti sento addirittura dentro tutte le canzoni che
passano per quelle casse, ma soprattutto ti sento in un posto dentro di
me che so solo io.
Ti sento nei profumi che passano
nell’aria, qualsiasi cosa che mi arriva ai sensi tu ti infili
in un pensiero e non lo molli mai, come fossi la causa di ogni cosa che
mi riguarda, che mi fa vivere, che mi fa andare avanti.
Respiro? È un profumo che mi ricorda te.
Mangio? È un sapore che mi ricorda te.
C’è vento? È una
freschezza che mi ricorda te.
C’è una canzone? È
una canzone che mi ricorda te.
Pensi? Penso a te.
Lo capisci?
Io ti sento al punto che mi disturbi, non arrivo a
concentrarmi sulla partita e sul resto della squadra, disturbi al punto
che è già tardi, non riuscirò a
mandarti via da me, dalla mia testa, dai miei sensi … allora
rimani quanto vuoi.
Non si sa mai, sarà utile anche questa
sensazione di essere sulla linea del rasoio, una linea che percorsa del
tutto mi porterà a te.
Sai Akane, io ti sento anche nel sole, ce
l’ho dritto in faccia e sotto la mia corazza me lo chiedo.
Quando ti vedrò cosa mi farai
là sotto? Nel mio animo, nel mio cuore, nel mio stato
d’animo che cosa mi farai?
Temo quel momento, forse non mi
controllerò più come ora, sono al limite della
contentezza, vorrei saltare ed esprimere la gioia che ho nel sentirti
in ogni minuscolo ed assurdo segno, l’aria, il sole, i
rumori, le canzoni, i profumi, l’estate, la gente, i brividi,
i pensieri … ti sento in ogni cosa e realizzo che facendomi
tu pensare a te anche quando dovrei pensare alla partita, significa che
disturbi ed anche tanto!
Già, ti sento ovunque e non posso fare a
meno di ascoltarti.
Gli altri mi vedono e mi dicono di aver fatto
tardi, che mi aspettavano, sono tutti tesi ed al settimo cielo, non
sanno ancora bene quel che accadrà ma sono carichi, mi
chiedono come io faccia a mantenermi calmo.
Sorrido.
Io calmo?
Allora sono un bravo attore …
già!
Facciamo il rilassamento, le solite parole
dell’allenatrice e le mie, ci diamo forza e coraggio e poi
… poi entriamo in campo.
È palpitante l’energia altrui,
altro che la nostra.
Il palazzotto dello sport è stra colmo
di gente che ci guarda, sono sorpresi di vederci per la prima volta,
curiosi di sapere come siamo ma soprattutto per chi già ci
conosce sono ansiosi di vederci vincere.
Penso che nessuno si aspetti di rivederlo oggi, a
parte i ristretti che già lo sanno.
Sono così emozionati per questo.
È come sentire un terremoto sotto i
piedi, il pavimento trema e nessuno è rilassato. Ed ecco che
succede, guardo dall’altra parte del campo la squadra
avversaria, sembra un gruppo di disadattati.
Immaginavo.
La prima cosa che vedo sono le loro scarpe, poi
passo a quelle che sono del capitano.
Perché dico che è lui il
capitano?
Perché quelle sono delle Signore scarpe,
le riconosco.
Le Nike.
Le mie Nike.
Scarpe da grande giocatore, da vincitore.
Salgo sulle gambe del ragazzo e giungo con
consapevolezza sul viso, lui è lì fermo impettito
che mi guarda in tutta la sua tensione. Tensione di felicità.
È lì, bello, convinto,
sorridente col suo ghigno, concentrato e distratto al tempo stesso.
Si sente la sua voce su tutte gridare ai suoi
compagni, loro non l’ascoltano … lo sapevo che non
aveva legato di proposito con loro, per non dispiacersi di lasciare
qualcosa.
Voleva solo arrivare qui, di fronte a me e dirmi
coi suoi occhi, gli stessi di ora e di allora, che aveva mantenuto la
sua promessa.
È il solito, non si smentirebbe mai, non
sarebbe lui.
Lui e il suo numero 14 si preparano ad affrontarci,
sarà una bella partita.
Non so perché e come io potessi
sentirlo, non avevo prove e sicurezze concrete, semplicemente lo
sapevo. Il tempo non era realmente cambiato, non c’era nulla
di Akane nell’ambiente. Eppure mi sembrava di sentirlo
parlare e fare confusione.
Nemmeno ora fa chiasso, però tutti si
aspettano una cosa da lui, colui a cui vai l reale merito della squadra
formidabile che ora è il Kouzu. Una squadra che da niente
è partita ed è arrivata a questo magnifico punto.
Da non crederci.
Non è nessuno, altri che un avversario
comune, nemmeno il più forte che abbiamo affrontato.
Però tutti aspettano le sue parole per
partire a divertirci.
E arrivano, parole che non potevano essere diverse.
Sono sue, semplici, felici, incisive e convinte.
- Iniziamo. Ora! –
Ed ora inizieremo.
Finalmente si vive!”