CAPITOLO
18:
DA QUI
IN POI
/meritata
intimità/
“La
porta si apre ed entro seguito da lui, la sento richiudersi con un
tonfo poco gentile, è nei suoi modi.
Abbiamo
festeggiato il suo ritorno, un ritorno un tardo ma lui è
così, non potevamo pensare che agisse diversamente.
Bè,
abbiamo festeggiato il suo ritorno a Kouzu e la vittoria della mia
squadra!
Avanzeremo
nel campionato e lo vinceremo, quest'anno nessuno ci ferma.
Un
sorriso di soddisfazione a questo pensiero e lui brontola subito
sbattendo a terra i suoi bagagli:
- Hai
poco da sorridere! Per una partitella che avete vinto... - Sapevo che
non l'aveva digerita. Mi giro e mantengo il sorrisino, con malizia
rispondo appoggiando a terra anche il mio borsone:
-
Sorrido per la vittoria finale! Oggi è stato fin troppo
facile! -
Lui
spalanca la bocca infervorandosi e l'espressione che fa è
decisamente buffa, una delle sue, poi attacca come un treno da guerra:
- Non
è vero e lo sai benissimo! E poi pensare già di
vincere la finale porta sfiga, prima arrivaci, se ci riesci! Sei il
solito presuntuoso snobbista! Io e la scimmia ti abbiamo fatto cagare
duro, oggi, ed anche se non lo ammetti la cosa non cambia! - Infine
pianta il muso. Io scuoto la testa, è il solito...
- Si,
come ti pare... idiota. - Concludo io tagliando corto come normalmente
faccio. Gli do le spalle sfoderando un espressione di apparente
indifferenza mentre mi piacerebbe ridere di gusto. Dio, come mi
mancavano queste cose...
Lo so
che è stato bravo ed anche quel rossino casinista... ha
fatto un dunk storico. Però non lo ammetterò mai
o non ti smonti più, mio caro.
Vado
in cucina e vedo cos'ho in frigo... bè, ho fatto la spesa in
considerazione del fatto che sapevo che sarebbe venuto da me, dopo la
partita. Ora si stabilirà qui finché non andremo
all'università, quindi andremo negli alloggi universitari.
Tanto ormai è questione di giorni, io sono già
stato ammesso alla Tezuka Gakuen ed anche se è prestigiosa,
il fatto di essere figlio di mio padre e fratello di Takuya mi ha
aiutato, questo lo so bene. Quel che conta è essere
là dentro. L'unico particolare è che devo
convincere Akane a fare anche lui l'esame d'ammissione, ce ne
sarà un altro fra poco, sarà la sua ultima chance
di entrare. So che sarà contrario perché
c'è mio fratello e ci sono tutti quelli dello Hayamazaki.
Questo significa essere in squadra con Takaywa, Naruse e quei due
teppisti... mio fratello è all'ultimo anno quindi non fa
testo. Del resto se vogliamo continuare a giocare insieme ed essere
scritturati, sempre insieme, per qualche squadra importante, dobbiamo
entrare in quel posto. Akane non lo sa, ma ormai è fatta,
non ha scelta.
- Cosa
vuoi fare? Una doccia oppure mangiare? -
Gli
chiedo tirando fuori qualcosa sapendo già la risposta, ma mi
sorprende... anche se non poi molto:
-
Mangiare te! - è così veloce che posso solo
ricevere le sue labbra e poi sentire i suoi denti che mi mordicchiano
avidamente il collo. Trattengo il fiato mentre lascio perdere subito il
vassoio preparato per lui. Mi mancava anche questo, non vedevo l'ora di
stare da solo con lui, era uno strazio dover aspettare che gli altri
fossero sazi di lui, ora tocca a me.
Mi
giro circondandogli il collo con le braccia, quindi con fermezza lo
spingo a spostare il viso sul mio e a mordicchiare il mio labbro
inferiore, lo lascio fare un po' finché succhiando non
finisce per cercarmi la lingua che io gli cedo immediatamente, gli
riserva lo stesso trattamento che riserva ad un ghiacciolo alla fragola
quindi il calore che mi dà mi fa sentire esattamente come
quel cibo. Sciolto.
Scivolo
con le mani sulla sua schiena e gli alzo la maglietta infilandole sotto
di essa per toccargli la pelle. È sudato, ha voluto fare
tutto in fretta e furia, quindi ora quel che ci vuole è una
bella doccia.
-
Andiamo a lavarci. - Mormoro prima di unire del tutto le nostre labbra,
lui stralunato e contrariato si separa da me con fatica:
- Eh?
- Chiede credendo di aver capito male, quindi io mi sciolgo, gli sfilo
la maglia e faccio altrettanto con la mia, le abbandono a terra e
dopodiché, coi suoi occhi affamati addosso, gli prendo la
mano.
Lo
trascino in bagno con calma dove apro l'acqua, mentre diventa calda mi
occupo dei suoi pantaloni e passando con i palmi sui suoi fianchi, gli
abbasso gli elastici fino a farli scivolare alle caviglie, con
delicatezza mi occupo dei suoi tutori, mi lascia fare come fosse un
bambino. Mi guarda. Percepisco chiaramente un senso di abbandono e
adorazione nei miei confronti e questo mi permette, una volta tolto
anche la mia parte di vestiti, di abbracciarlo così come
siamo, con la pelle ancora imperlata di sudore ed i cuori che battono.
Si sentono, si sentono perché vanno fortissimo ed insieme.
Tratteniamo i respiri e lo stringo a me mentre lui fa altrettanto
riempiendo queste nostre braccia rimaste vuote per troppo tempo.
Con
una mano dietro al suo collo gli adagio la testa nell'incavo del mio
collo e lui nasconde il viso lì dandomi mille brividi con le
ciglia che si chiudono ed il respiro impercettibile che cerca di
trattenere. Allaccia le sue braccia intorno al mio busto, mentre io
appoggio l'altra mano sulla fascia bassa della sua schiena premendolo
contro di me, contro il mio ventre, il mio petto, il mio bacino.
Sentire
la sua pelle che si attacca subito alla mia, la sua pelle calda e
morbida che sa di lui. Sentire il suo corpo contro il mio, anch'esso
lasciato completamente contro di me. Sentire il suo petto che trattiene
il respiro ma non il proprio cuore.
È
una sensazione che mi manda in estasi, questo basta, non vorrei
aggiungere altro, mi sento bene. Mi sento davvero bene.
Respiro
profondamente.
Squarcio
di paradiso.
Grazie
di tutto.
Dopo
alcuni istanti in cui rimaniamo fermi a sentirci e premerci l'uno
contro l'altro, abbandonarci così semplicemente, lo conduco
sotto la doccia e con l'acqua calda che ci bagna lavando via la
stanchezza, i brutti ricordi e la sofferenza, rinasciamo a vita nuova.
Lo spazio che rimane, ora, è solo nostro, è solo
di felicità e di completezza.
È
solo perfetto.
Niente
più dolore, abbiamo già dato tutto, ora
è tempo di prendere e di ricevere.
Ed io
voglio lui.
Con la
doccia che ci lava rimettendoci completamente dandoci sollievo,
cerchiamo l'uno le labbra dell'altro e trovate non si separano
più.
Premiamo
le nostre bocche che apriamo e muoviamo schiudendole e riaprendole,
cercando sempre una posizione migliore per non farci mancare nulla.
Approfondiamo con le nostre lingue che non si mollano un istante e come
in una partita di basket nessuno lascia il tempo all'altro di
respirare. Continuiamo anche oltre le nostre forze perché
non siamo mai esauriti, non ne abbiamo mai abbastanza.
Ne
voglio di più.
Ho
dovuto farne a meno per troppo tempo. Troppo.”
“L'acqua
che mi bagna è solo una sensazione breve e lontana, nulla in
confronto a quello che mi da lui e questo bacio, ma non sarà
tutto qua, ho fame. Ho fame di lui. Ho una fame insaziabile di lui,
della sua pelle, della sua lingua, del suo corpo. L'ho sognato ogni
notte e quando è venuto da me mi sono dovuto accontentare di
una sola volta. Io lo voglio e lo voglio per sempre, senza mai fermarci.
Non mi
separerò più da lui e farò a pezzi
chiunque oserà separarci di nuovo. A costo di rinunciare a
qualcosa di più importante. Ad ogni costo io lo
avrò sempre.
Mentre
ci baciamo a lungo senza staccarci un istante, ci accarezziamo come
lavandoci l'un l'altro, sento la sua pelle bagnata sotto le mie dita.
Arrivo giù sui suoi glutei, premo il suo bacino contro il
mio come ha fatto poco fa lui stesso ma ora strofiniamo le nostre
intimità che eccitandosi si sentono fino a non poterne
presto più.
Forse
basterebbe anche solo questo, averci, stringerci ed abbracciarci
però ora è un livello che cresce. Esco dalla sua
bocca e percorro il suo viso, i suoi lineamenti delicati e bellissimi,
lecco con gelosia l'acqua che lo bacia poi scendo e mi approprio del
suo collo, come prima, succhio avidamente e non mi fermo, sento la sua
gola che approva questi miei gesti e mi spinge a continuare. Quindi
scendo sui suoi capezzoli che lecco indurendoli facilmente, ecco quindi
che appoggiandolo al muro del box con fermezza e un po' di prepotenza,
lasciamo da parte la doccia che cade per conto suo, dimentichi di tutto
ciò che ci circonda mi inginocchio davanti a lui e mi
approprio del suo sesso che non aspettava altro che me e la mia bocca.
Sento le sue mani sulla mia nuca, fra i miei capelli bagnati e questo
mi invoglia a non fermarmi. Voglio averlo tutto, ogni sua
più piccola parte deve essere mia. Ognuna.
L'inferno
è alle mie spalle, ora è questo quel che ci
meritiamo.
Il
Paradiso.
Quando
sentiamo che sta venendo mi stacca bruscamente la testa da
sé stesso e mettendomi le mani ai lati del viso mi tira su
con decisione ma lentezza, poi è bisogno quel che sento
quando mi posa le labbra sulle sue e mi bacia, riprende quel bacio di
prima dove finisco per succhiargli avido la lingua ed il labbro, scendo
giù e faccio lo stesso col mento, devo avere ogni cosa di
lui e respiriamo affannosamente senza riuscire a trattenerci oltre, con
desiderio ed eccitazione lo giro piegandolo leggermente. Potrei farlo
anche volando mentre faccio canestro, non me ne frega del posto, del
modo e anche se ci fosse il pubblico a guardarci andrebbe bene lo
stesso.
Con
una mano sul suo viso gli infilo un dito in bocca che succhia mentre si
appoggia con le mani al muro di piastrelle bagnate come i nostri corpi,
il rumore della doccia ancora aperta sembra la pioggia che crea
atmosfera ed i fumi di calore giocano con la nostra vista. A fatica
tengo gli occhi aperti ma voglio vederlo.
Lo
prendo per i fianchi con l'altra mano ed entro in lui.
La
lingua sul mio dito si ferma, apre le bocca e trattiene il fiato, non
sta soffrendo, sta trattenendo le sue emozioni perché ha
paura di scoppiare.
Scoppia,
amore, perché ora lo faremo insieme.
Mi
chino e gli bacio la schiena che da questa posizione mi sembra
altamente erotica, iniziamo a muoverci insieme e vedere i suoi muscoli
che si muovono e prendono forma mentre facciamo l'amore mi eccita
ancora di più, quindi aumento il ritmo che prendiamo subito
ed i suoi gemiti sulla mia mano mi danno altri incentivi a non fermarmi
e ad andare sempre più veloce, più forte.
Lo
voglio, c'è di più, c'è ancora. Non si
può resistere così separati, non si
può eppure noi l'abbiamo fatto ed eccoci qua ad averci,
prenderci, amarci, darci come forse prima non avremmo mai fatto.
Se
nemmeno la sfiga nera ci ha separato, significa che null'altro ci
riuscirà.
Chiudo
ora gli occhi e mi piego completamente sopra di lui premendomi contro
la sua schiena, cerco con la bocca il suo orecchio che mordo e poi
succhio mentre la ragione svanisce completamente.
Le
nostre voci roche si uniscono e nonostante il rumore che facciamo non
sentiamo nulla se non noi stessi.
Noi
stessi.
Io
dentro lui, la mia intimità stretta dalla sua, pelle contro
pelle, corpi abbandonati che si amano e la sua bocca cerca la mia.
È
quando ci troviamo che veniamo insieme tendendoci e tremando. Per un
attimo le nostre anime sgusciano fuori da noi stessi e ci sembra di
guardarci negli occhi in un posto sconosciuto. Non c'è
consistenza fisica, non ci sono respiri ma ci sono i suoi occhi chiari
ed i miei scuri. Ci siamo noi, ci sentiamo e siamo in sintonia persino
nell'orgasmo. È come se non ci fossimo mai persi di vista,
è come se nessuna lontananza ci abbia fatto piangere in
segreto. È come se tutto è sempre andato bene.
È
come se da qui in poi ci saranno solo fiori di lillà.
Il
respiro torna nei miei polmoni e a fatica riprendiamo possesso di noi
stessi, rimaniamo ancora così fermi l'uno nell'altro, io
appoggio la testa alla sua schiena, dietro al suo collo, lui mi lascia
così per un attimo e giro gli occhi ancora velati di piacere.
La
piccola finestra alta del bagno mi mostra un piccolo squarcio di cielo
notturno.
La
luna è alta in cielo.
Sorrido.
Già,
da qui in poi non andrà più via, la mia luna, il
mio sole, la mia strada di lillà, la mia vita.
Hitonari
si gira, con lentezza mi abbraccia facendomi di nuovo posare la fronte
in questa parte di sé che sembra fatta apposta per la mia
testa, poi mi conduce di nuovo sotto il getto dell'acqua che ci ribagna
come a battezzarci.
Questo
significa volare.
È
perfetto.”
FINE!