CAPITOLO
I:
RITORNO
/Brimful
of asha - Cornershop/
Il
viaggio di ritorno fu lungo e nelle molte soste che le due famiglie
fecero, tre dei cinque figli riuscirono a mettersi nei guai ogni volta,
tirando fuori sempre un modo diverso e fantasioso per farlo!
- Dove
sono questa volta? – Disse già seccato e prevenuto
Kyo rivolto alla moglie ma riferito alle pesti che avevano per figli.
Toru posò la tazza di caffè che stava bevendo per
rimanere sveglia e vegliare sul marito durante la guida, e come se si
svegliasse solo in quel momento cominciò con aria ansiosa ed
agitata a guardarsi intorno per trovarli.
-
Non… non lo so… erano qui fino ad un momento
fa… - La voce si spezzò e gli occhi sempre
più sgranati insieme ai movimenti sempre più
robotici, proprio come quando era ragazza. Sia Kyo che
l’amica Arisa, che ormai chiamava per nome e non con il
soprannome ‘Uo’ visto che suo marito la chiamava
così, la guardarono pensando la stessa cosa, ricordando con
calore ed un sorriso più o meno esplicito quegli anni felici
almeno quanto lo erano quelli presenti.
-
Hanno quindici e dodici anni, dannazione, possibile che non possano
ancora essere responsabili? Mi sembra di avere ancora a che fare con
dei bambini piccoli! Se li becco a combinarne un’altra delle
loro li distruggo! – Brontolò ancora Kyo tornando
ai figli che non si vedevano. O meglio, una parte di essi era
lì il problema è che mancavano i peggiori!
- Sta
tranquillo, se la caveranno come sempre… - Tentò
di ridimensionarlo Arisa con la sua solita aria molto rilassata e per
nulla agitata.
- Ti
ricordo che manca anche la tua degenere figlia minorata, sai?
– Disse lui sbagliando di proposito il termine, questo
provocò le furie della bionda che, drizzandosi come un
felino offeso pronto ad attaccare, lo puntò col dito e
più severa e decisa che mai rispose a tono senza la minima
paura:
-
Minorato sei tu, mio caro paparino che non è capace di
crescere due persone in modo normale! – Si riferiva ai
gemelli Kyoko e Kazuma che erano delle pesti incorreggibili nonostante
a quindici anni si supponeva potessero essere un pochino più
responsabili dei sette od otto. Supposizioni che per quei due non
valevano!
-
Attenta a come parli, la TUA Tokiko, la stazione di servizio
precedente, per poco non provocava una rissa! –
-
Certo, grazie all’influenza negativa dei tuoi, come vuoi che
cresca la mia che ci sta sempre insieme? – Ribatté
l’altra pronta sullo stesso tono dell’uomo che la
fronteggiava in modo infantile, come tutto quel battibecco.
-
E’ coetanea di Katsuya, perché non è
influenzata da lui, invece? Lo vedi che è lei ad essere
scema? –
- Ma
ammetti che i tuoi maggiori lo sono! –
-
Cosa? –
-
Scemi, come te! –
-
Rimangiati quello che hai detto! –
- Mai,
è la pura verità! – I due continuarono
così per tutto il resto della fermata e mentre loro
litigavano come due adolescenti troppo cresciuti, Toru nel panico
cercava con lo sguardo i tre che mancavano all’appello, era
sempre più preoccupata. Fu Kureno ad aver pietà
di lei e mettendole pacatamente una mano sulla spalla le disse
sorridendo maturo:
- Non
preoccuparti, io ed Eiji andiamo a cercarli subito, vedrai che saranno
nel reparto musicale… - Disse conoscendoli bene. Lei
lì provò a respirare e registrando la cosa
sensata che aveva sentito, provò a dirne una anche lei:
- Si,
vi aiuto anche io, non possiamo fermarci troppo… -
Ma il
figlio dodicenne rimasto decise di fare il papà serio e
coscienzioso e fermando la madre le disse con una convinzione adulta
che ebbe dell’inverosimile:
- No
mamma, è meglio che tu fermi quei due carro armati prima che
i danni li provochino loro… vado io a cercare quei tre.
– Toru allora si tranquillizzò del tutto, se
andava Katsuya c’era da fidarsi.
Col
sorriso rassicurato sulle labbra, li lasciò andare
decidendosi ad occuparsi del marito e dell’amica che si
fronteggiavano come se dovessero farsi una guerra all’ultimo
sangue.
-
Andiamo a vedere in bagno, prima… - Propose il dodicenne
fisicamente simile alla madre ma caratterialmente comunque molto
diverso. Da chi poteva aver preso quella maturità precoce e
quella praticità così semplice e disarmante?
Prendeva tutto con filosofia senza preoccuparsi di nulla, convinto che
sarebbe bastato rimboccarsi le maniche ed esserci, semplicemente. Non
andava mai in fibrillazione o agitazione. Questo, decisamente, non era
un lato né della madre né del padre.
Lui
non poteva saperlo, come non poteva saperlo Kureno che accanto a lui se
lo chiedeva, ma Katuya somigliava incredibilmente al nonno, ovvero al
padre di Toru che gli dava il nome. Un uomo davvero in gamba.
Entrati
nella toilette maschile, i tre si impalarono come se fossero davanti ad
una scena sconvolgente di un film del tutto irreale. Speravano
vivamente non si trattasse di ciò che vedevano, ma era
proprio così.
Kureno
ed Eiji erano fisicamente molto simili, entrambi i capelli dello stesso
colore castano autunno, quindi con la tendenza ad un caldo rosso
delizioso, un taglio molto semplice ed ordinato, dei lineamenti comuni,
un espressione senza mai un inclinazione particolare. Questa la loro
apparenza. Solo gli occhi si differenziavano, quelli di Eiji avevano il
taglio allungato da gatto come quelli della madre ed erano verde scuro,
lo stesso di un bosco molto fitto.
Caratterialmente,
il figlio era comunque diverso anche se in molti aspetti certamente
simile. Era sì anche lui più serio per uno della
sua età ma la sua sbadataggine sfiorava
l’inverosimile, tanto che spesso finiva per farsi seriamente
male da solo senza farlo apposta. Era come se vivesse in un altro
mondo, perdendo il contatto con la realtà. Non era affatto
responsabile, affidargli qualcuno era come mandarlo al macello. Non lo
faceva di proposito, non se ne rendeva nemmeno conto. Da solo era
inaffidabile anche per sé stesso!
Da chi
avesse preso questo lato era un mistero dal momento che Arisa non era
certamente così fuori dal mondo, anzi, proprio il contrario.
Kureno non era un mostro di furbizia ma nemmeno a quei livelli, era
certamente ingenuo ma comunque maturo e coscienzioso.
- Oh
mio Dio… - Dissero insieme notando il macello che si
estendeva davanti ai loro occhi.
Il
bagno intero era… bé un bagno. Un'enorme vasca da
bagno dove l’acqua galleggiava sul pavimento. Quello
però era il meno. Il lato davvero sconvolgente e grave erano
Kyoko e Kazuma che combattevano fra di loro e Tokiko a bordo
‘pista’ che con la pompa in mano attaccata al
rubinetto, bagnava i due lottatori che alla pari avevano perso la
cognizione del tempo e delle ‘condizioni
metereologiche’!
I
gemelli strafondi si fermarono notando la presenza di tre estranei e
mentre anche la terza li vedeva chiudendo saggiamente il rubinetto, si
chiesero cosa dire in quel momento.
Un
momento critico poiché precedeva la tragedia,
cioè quando Kyo e Arisa li avrebbero visti!
Tokiko
era la più intatta, naturalmente, visto che lei non si
sapeva bene come era quella che bagnava per motivi sconosciuti gli
altri due che, sempre per motivi sconosciuti, si facevano bagnare
combattendo fra di loro!
La
ragazzina di dodici anni aveva i capelli corti e biondi tagliati in un
buffo modo che le stava scalato e vaporoso intorno al viso, in modo
anche molto insolito che non passava inosservato, cosa possibile anche
grazie ai vestiti allucinanti che indossava di norma. Le piacevano le
cose strano, insolite e buffe abbinate a colori sgargianti che insieme
ci prendevano come un pugno in un occhio. Non era una persona molto
normale, quella Tokiko, ed anche se aveva un carattere forte ed era una
combina guai di natura, era l’angelo custode del fratello
maggiore. Era molto più sveglia di lui e i due occhi dello
stesso colore di quelli del padre, castano autunno, non si facevano
sfuggire mai un particolare. Fargliela era impossibile e non ne faceva
passare liscia nemmeno una a chi aveva a che fare con lei. Aveva un
carattere molto forte, come la madre, ed un forte senso protettivo,
come il padre.
- Ehi
ciao! – Disse lei per prima con allegria, senza pentirsi poi
molto, non ancora per lo meno, del macello che aveva contribuito a
creare.
-
Perché siete nei bagni degli uomini anche voi due?
– Questa fu la prima domanda che gli scopritori di tale
macello pensarono di tirar fuori. Ovviamente fu di Eiji il quale non
pensava fosse tanto strano quel campo di battaglia, né che
fosse sbagliato. Notava che di insolito, per lui, era solo che due
ragazze fossero nel bagno dei ragazzi. Tutto qua.
-
Questa è la parte meno grave… -
Sentenziò Katsuya, più sensato di lui.
Però decise di lasciar fare l’adulto
all’adulto, così non disse altro ascoltando la
reazione di Kureno che finalmente, anche se con un po’ di
ritardo, arrivò:
-
Perché tutto questo? – Domanda ovvia, semplice a
cui non potevano non rispondere, molto diretta, insomma. Kureno non
muoveva un muscolo, non faceva un espressione, continuava a guardarli
senza mostrare shock o ira, cosa che mise finalmente ansia nelle pesti,
se non altro in quelli più grandi.
-
Ecco… - Iniziò Kazuma mettendosi attenti,
consapevole che forse questa volta avevano esagerato. Le goccioline che
gli si staccavano di dosso eccheggiavano fra le mura bianche finendo
per terra, nell’enorme pozzanghera che c’era. Le
stesse di Kyoko, accanto, nell’identica posizione, con gli
occhi chini a terra. Non era da loro un comportamento così
sottomesso ma erano consapevoli di averla fatta grossa, questa volta.
È
che quando le facevano, sul momento, non pensavano proprio, lo facevano
solo dopo!
I
capelli arancioni dal taglio semplice, uno corti e l’altra
lunghi fino a metà schiena con della frangia ben attaccata
alla fronte, contenevano più acqua dei loro vestiti, che ne
avevano in quantità industriale. I pantaloni pieni di
laccetti e di tasconi erano molto pesanti e le maglie stavano
appiccicate al torace come una seconda pelle.
-
E’ lunga da spiegare… sicuro di voler sapere?
– Intervenne quindi Tokiko sfacciata. Fu ignorata e un
po’ Kyoko, un po’ Kazuma, dissero che loro due si
erano messi come al solito a litigare fino a combattere per decretare
il più forte e Tokiko per fermarli, visto che con la forza
era impossibile, li aveva bagnati con la pompa, senza ottenere un gran
successo visto che avevano continuato imperterriti!
Bè,
cosa molto probabile considerando i soggetti testardi come muli, ma non
per questo giustificabile.
Nessuno
di loro tre rise, non trovarono nulla di divertente, affatto. Dopo aver
ascoltato tutto ed immaginato perfettamente l’inizio di
quella faccenda che aveva dell’incredibile, Kureno
parlò di nuovo con calma senza alcuna alterazione nella
voce, come se parlasse del tempo metrologico:
- Ora
pulite tutto, quindi strizzate i vostri vestiti e dopo aver tolto anche
la minima goccia da voi stessi, tornate di là e subite la
punizione di Kyo e Arisa. -
Come
se quelli sposati fossero loro!
No, la
verità era semplicemente che loro erano quelli
più severi addetti a sgridare e punire, gli altri due
solitamente consolavano e coccolavano!
- Si.
– Dissero all’unisono con le orecchie basse ed un
obbedienza preoccupante per persone simili.
-
Katsuya, per favore controlla che non combinino altro. –
Disse infine il padre di Tokiko girandosi per andare a riferire
l’accaduto e preparare quelli che, probabilmente, litigavano
ancora.
Dieci
minuti dopo, finito tutto, si levarono le urla di Tarzan in effetto
stereo.
Manco
a dirlo, Kyo ed Arisa divennero furibondi minacciando di legarli ad una
corda fuori dal furgone per tutto il resto del viaggio, Toru invece si
preoccupò poiché oltre a farsi male, facendo la
strada a quel modo, potevano anche ammalarsi poiché tutti
bagnati!
Dopo
di quello non si fermarono più in nessuna stazione di
servizio, costringendo tutti a tenersi i bisogni per sé!
Quando
dopo molte ore finalmente arrivarono a destinazione, era giunta la sera
da diverso tempo e l’ora di cena era ormai passata.
Tornare
in città per Kyo, Toru, Arisa e Kureno fu strano. Certo
erano tornati ogni tanto a trovare tutti, non avevano vissuto da
eremiti, ma ora tornarci per stabilircisi li fece sentire strani.
E
comunque Kureno fra tutti era quello che non era proprio più
tornato.
Non
aveva rivisto nessuno e la consapevolezza che la sua vita, ora, stava
ulteriormente cambiando, si fece cosciente in lui. Fino a quel momento
ne aveva avuto solo un vago sentore, ora era certezza, una sensazione
concreta.
Le
cose per lui sarebbero cambiate di nuovo. Avrebbe affrontato certe
situazioni rimaste in sospeso e avrebbe potuto chiedere scusa a molte
delle persone che, ora lo sapeva, aveva solo preso in giro
immeritatamente.
Sapeva
di non essersi comportato bene nei confronti di nessuno e di aver
sbagliato molto, per questo, pensando di fare ancora una volta la cosa
giusta, aveva preferito semplicemente sparire dalle loro vite.
Arisa
aveva rispettato la sua scelta contenta che finalmente volesse vivere
per sé stesso e non per qualcun altro, ma la
verità era che anche lui, dei fantasmi, li aveva ancora ed
era ora di affrontarli.
Per
gli altri tre era diverso, era tutto molto più rilassante e
sereno, felice insomma. Anche Kyo stesso che in quei luoghi era stato
molto infelice ora riusciva a guardarli con occhi cari, ricordando che
comunque da lì tutto aveva avuto inizio e che ora era
contento di poter imprimere anche su quei luoghi il suo angolo di
paradiso.
Toru
ne era semplicemente estasiata, andarsene le era costato un
po’ poiché lei lì aveva vissuto la sua
infanzia bene o male felice ed era cresciuta conquistando le sue vere
gioie, era stata contenta di aver seguito Kyo e di non averlo lasciato,
ma vivere lì dove in fondo era sempre stato il suo cuore,
per lei era qualcosa di ineguagliabile.
Arisa,
semplicemente, era contenta se chi amava era contento e consapevole di
ciò che doveva fare il suo uomo e del fatto che la sua
migliore amica era finalmente completamente felice, anche lei lo era
allo stesso modo.
Non
aveva mai avuto dei reali motivi per lasciare quella città,
grazie alla signora Kyoko che l’aveva aiutata ad apprezzare
ciò che aveva e a vivere nel modo giusto, aveva solo avuto
un motivo per andarsene: raggiungere Kureno.
Loro
due avevano fortunatamente trovato una piccola e deliziosa casa
indipendente nella stessa via del dojo del sensei Kazuma, ora di
proprietà di Kyo e Toru. Avevano colto al volo
l’occasione di vivere ancora vicini a loro.
Si
chiese dove sarebbero andati il sensei Kazuma e Saki. Ormai quelle che
un tempo si chiamavano Toru, Hana e Uo si chiamavano per nome, non
avendo mai smesso di vedersi e sentirsi. Crescendo si erano come
sentite in un intimità e maturità maggiore e
diversa di quando erano ragazzine ed era stato naturale la fase del
‘chiamiamoci tutte e tre per nome’. Cosa che
comunque spesso avevano già fatto anche prima, fra di loro.
Toru
stessa era sempre stata ‘Toru’.
Ognuno
finalmente a casa propria, Kyo e famiglia nel loro nuovo dojo
già sgomberato dal padre adottivo, il sensei Kazuma,
poterono rumorosamente rilassarsi come loro solito.
Nel
giro di un istante tutti si dileguarono dimenticandosi il furgone da
scaricare, lasciandolo al solo Kyo che, stanco morto per il lungo
viaggio, davanti alle ante aperte ed alle scatole che lo guardavano
sfidandolo a scaricarle tutte ora e da solo, si disse che avrebbero
aspettato. Stava per richiudere tutto e rientrare anche lui in casa,
affrontando i bei ricordi che allo stesso tempo erano sofferenti per
certi aspetti, la sua infanzia l'aveva quasi del tutto passata
lì cresciuto dal sensei ad imparare le arti marizali nella
speranza di domare un po’ quel selvatico bambino, impresa
disperata.
Però
fu fermato da una voce che lì per lì non
riconobbe ma che in un angolo della sua mente capì essere
familiare.
-
Vuole una mano a scaricare? Ho visto che si è trasferito qua
oggi, sarà stanco per il viaggio… io abito
proprio nella casa qua accanto. – Con ancora la mano sulla
portiera si girò stupito di conoscere già un
vicino e soprattutto di averne uno così gentile. Pensando
che l’avrebbe sfruttato volentieri, posò il suo
sguardo ormai adulto ed al momento stanco sulla figura che stava in
piedi davanti al cancello aperto.
Un
uomo sui 33 anni dai capelli ed occhi d’argento, sguardo
gentile e maturo, sorriso sincero e aperto, bellezza raffinata, modi da
principe.
A Kyo,
realizzando tutto in una volta quelle cose shockanti, venne un colpo
autentico tanto che si sentì mancare, vuoi per la
stanchezza, vuoi perché non aveva ancora mangiato, e svenne
cadendo giù lungo disteso a terra.
Yuki
fece dei passi avanti senza avere il tempo di sorprendersi di nulla e
realizzando di chi si trattava mise insieme tutti i tasselli capendo al
volo la situazione e che i suoi nuovi vicini, da ora in poi, sarebbero
stati proprio la famiglia di Toru. Se da una parte era contento per
lei, dall’altra l’allarme fu grande. Kyo come
vicino di casa.
Forse
era una persecuzione!
Ma
cosa aveva fatto di male? Aveva vissuto troppo felicemente per sedici
lunghi anni ed ora il destino voleva beffarsi un po’ di lui
come un tempo?
Si
chinò lentamente su di lui ad osservare il viso cresciuto di
colui che in fondo non era cambiato molto, visti i soliti capelli
arancione e i soliti modi di fare esagerati.
- Mi
sa che non serve che mi presento! – Disse quindi parlando fra
sé e sé seriamente convinto.
Non la
prese poi tanto male, tanto quello svenuto era Kyo, che contava?
-
Bè… - Disse drizzandosi ed alzando le spalle: -
pazienza… - l’aria calma e rassegnata: - andiamo a
salutare gli altri, và! –
Quindi
superò il corpo privo di sensi del cugino ancora a terra ed
entrò come se nulla fosse, ignorandolo completamente come
era solito fare un tempo!
“Chissà
cosa farà quando sa chi altro c’è ad
abitare nella stessa via… “
Pensò
solo Yuki preparandosi con un sorriso radioso sulle labbra a rivedere
dopo diverso tempo una persona in particolare a lui molto cara.
-
Toru? Posso? –
Suo
malgrado ne era contento davvero che il destino avesse scelto quella
sistemazione, come se così, finalmente, tutto andasse
davvero completamente a posto fino in fondo.