CAPITOLO
III:
TUTTO
A POSTO
/Talk
– Coldplay/
L’istinto
da gatto di Kyo fu quello di girarsi in fretta ed andarsene, suo
malgrado resistette e non lo fece.
Rimase
lì a guardarlo scontroso e selvatico come ai vecchi tempi e
come aveva sempre fatto in seguito nelle volte in cui si erano rivisti.
Perché
Yuki invece sembrava rilassato?
Come
se non avesse alcun problema al mondo.
Non
aveva più quell’espressione di disgusto in viso,
non era più seccato od infastidito.
Qualcosa
che lo sconvolgeva decisamente.
E
tutti i problemi che aveva sempre avuto con lui dove erano ora?
Cosa
era successo che l’aveva fatto cambiare così
dall’ultima volta che si erano visti?
La
curiosità di sapere queste cose ingigantì in lui
come non gli era mai capitato nei confronti di quello che aveva sempre
chiamato ‘stupido topo’.
Ora
erano passati molti anni dai tempi in cui non si sopportavano, avevano
risolto i loro problemi personali e di conseguenza, in linea teorica,
anche fra di loro.
Però
quando successivamente si erano rivisti non si erano mai comportati da
amici continuando a fare sempre la parte dei rivali.
Non
accaniti, certo, ma non erano mai andati d’accordo.
Avevano
poi vissuto lontani e si erano visti poco, non avevano mai visto
l’utilità di chiarire anche quell’ultima
piccola macchia che rimaneva.
In
sé stessi sapevano di non odiarsi più e che
all’incirca potevano dirsi ormai ‘a
posto’, eppure il fatto di non averne mai parlato e non aver
quindi sistemato a conti fatti il loro rapporto, faceva sempre sentire
ad entrambi una sorta di stonatura.
Continuavano
assurdamente a ripensare al rapporto di Ayame con Hatori. Ayame lo
adorava perché Hatori aveva ciò che a lui mancava
e chiedeva il suo aiuto ed il suo sostegno per tutto.
Kyo e
Yuki erano così come loro.
Complementari.
Ciò
che mancava ad uno aveva l’altro e viceversa, Toru
l’aveva visto subito questo fatto.
Però
non erano mai riusciti ad unirsi, essere davvero amici e sostenersi
come Ayame ed Hatori.
Ora
tutti i loro problemi erano stati risolti e si erano limitati a non
odiarsi più, però perché non sistemare
anche quell’ultimo tassello che ancora non era stato messo a
posto?
Mancava
solo quello al loro puzzle. Poi tutto sarebbe stato davvero
‘a posto’.
E
venendo ad abitare casualmente vicini, questa volta in via definitiva,
se ne erano resi conto.
Mancava
solo quello ed ora era arrivato il momento di sistemarlo, il loro
rapporto.
Non
erano rivali, non si odiavano, entrambi avevano qualità che
l’altro non possedeva ed allora perché non unire
le loro mancanze per completarsi ed essere delle persone migliori e
più felici?
Il
vento cessò ed i loro capelli tornarono in ordine come erano
sempre stati.
Nessuno
dei due aveva cambiato poi molto il taglio dei capelli anche se delle
piccole differenze c’erano, da quando erano ragazzi.
Ora
erano degli uomini sempre molto affascinanti, per non dire proprio
belli.
Erano
maturati anche caratterialmente ma la base era sempre rimasta quella ed
in fondo quei piccoli accorgimenti erano perfetti, ora si riusciva a
stare davvero bene in loro compagnia.
Il
fatto di essere diventati padri aveva giocato molto a favore di questo
miglioramento.
- Sono
nel pieno di un trasloco, non posso offrirti nulla! –
Disse
Kyo a bruciapelo col suo solito tono sgarbato e secco. Yuki si strinse
nelle spalle accennando ad un sorriso vago:
- Ed
io non voglio prendere nulla offerto da te! – Un modo per
toglierlo dall’inospitalità oppure per metterlo a
suo agio?
- Sono
molto occupato, non ho tempo di star qui ad intrattenerti! –
Ci provò mentre scendeva il gradino in legno arrivando
sull’erba del giardino. Non ne era davvero molto convinto.
La sua
mente cercava la risposta alla sua domanda.
Già…
che problemi aveva ancora con lui?
La
verità è che non ne aveva più.
Allora
perché continuare su quella stupida strada astiosa?
Era
ipocrisia, non si sentiva in lotta con lui, non lo detestava, anzi. Al
momento gli stava abbastanza indifferente, se doveva essere onesto.
Solo
che gli seccava ammettere certe cose e piegarsi. Il suo,
però, era solo orgoglio e lo riconobbe benissimo.
Il
ragazzo dai curiosi capelli d’argento ordinati intorno al
viso adulto ma sempre delicato ed angelico, mosse qualche passo nella
sua direzione aspettando che il proprietario si sedesse per primo.
Aveva tutta l’intenzione di risolvere una volta per tutte i
dissidi che rimanevano fra loro, per non fare ancora la parte del
bambino retrocesso!
In
quegli anni era riuscito a far fronte a tutti i suoi problemi, specie
quelli caratteriali. Ora mancava solo Kyo.
Per
dire che era davvero un uomo cresciuto e maturo doveva parlargliene.
Quell’occasione
era stata data dal cielo e non l’avrebbe sprecata.
- Alla
tua età ti serve una pausa! – Lo disse di
proposito per provocarlo, era comunque un piacere che non si sarebbe
mai potuto togliere… e come da lui previsto, Kyo si accese
come un fiammifero avvicinandoglisi e gesticolando come un matto:
-
Guarda che hai la mia stessa età! Vuoi che ci battiamo per
dimostrarti che sono ancora in piena forma? –
- No,
grazie. Non ne ho proprio voglia. E poi sappiamo come andrebbe!
– Rispose dunque perfettamente tranquillo e rilassato Yuki
distogliendo lo sguardo dal suo come per non calcolarlo più.
- Non
dire cavolate! È da tantissimo che non ci battiamo! Non
è scontato come finirebbe! Ora sono un maestro di arti
marziali! Il sensei Kazuma mi ha lasciato il suo dojo, è per
questo che sono qua caso mai non te ne fossi accorto! –
Era
ancora parecchio acceso, l’uomo dai capelli arancione, tanto
che Yuki si sarebbe messo volentieri a ridere divertito della sua
reazione prevedibile che, doveva ammetterlo, gli era addirittura
mancata!
Cosa
incredibile ma vera!
Kyo
era il sale ed il pepe nella vita di tutti i giorni.
-
Visto che non fai gli onori di casa per un ospite, potresti almeno
sederti con lui ad intrattenerlo un po’, così ti
riposi. – Non gli diede fastidio dirlo, come invece sarebbe
successo anni prima, gli parve giusto e normale. Se non
l’avrebbe detto Kyo non gli avrebbe mai parlato e
probabilmente non si sarebbe più ripresentata un occasione
simile.
Come
da lui previsto, di nuovo, Kyo seppure facendo il solito casino si
sedette stancamente nell’erba accanto a lui dicendo
fintamente indifferente:
- Non
ne ho bisogno ma se proprio insisti posso anche fare la fatica di farti
un po’ compagnia! – Yuki, allora, scuotendo
interiormente la testa e pensando che era sempre il solito nonostante
l’età adulta ed i tre figli, si sedette nei
gradini in legno appena più indietro di lui. Non serviva
guardarsi negli occhi. Lo sguardo dunque vagò nel cielo dove
alcune nuvole chiare si rincorrevano lasciando subito il cielo libero
ed illuminato da un piacevole sole estivo che scaldava in modo non
ancora esagerato.
-
Bè, che c’è? – Chiese dunque
il padrone di casa senza troppe cerimonie, ignorando il fatto che lui e
Yuki non si erano mai seduti vicini di loro volontà. Si
sentiva strano a farlo ma era vero che si trattava solo di abitudine,
probabilmente. Non c’erano reali fastidi che gli impedissero
di rimanere lì.
Forse
solo il suo orgoglio. Stando lì con lui era come ammettere
che da ragazzo aveva sbagliato tutto ed era stato davvero un idiota,
come quel ‘topo’ gli aveva sempre detto.
-
Saremo vicini di casa, i nostri figli si adorano, ci vedremo spesso,
quindi. Se hai ancora problemi con me ti conviene parlarmene ora e
sistemare prima di rovinarti la tua nuova vita qua. – Era
stato più loquace di quanto Kyo non se lo ricordasse.
Bè, la verità era che da quando aveva cominciato
a risolvere i suoi problemi, l’unico con cui poi aveva
continuato a non parlare era stato solo lui.
Ora
però lo faceva e sembrava non avere ostacoli a farlo.
Se lui
poteva non c’era ragione per essergli inferiore!
-
Problemi? Che problemi vuoi che abbia? – Ma lo disse troppo
in fretta e troppo veloce, con un tono di voce anche più
alto del necessario.
Yuki
capì che era semplicemente un po’ imbarazzato, il
suo caratterino non lo aiutava ad aprirsi con quello che per
diciassette anni aveva rappresentato il suo odio.
Spostò
allora gli occhi grigi sulla nuca arancione dell’uomo
accanto, non si girava e poteva appena scorgere il suo profilo, da
lì. Kyo sentì chiaramente il suo sguardo addosso
ma non pensò minimamente di girarsi e ricambiarlo.
Schifezze
sentimentali non da lui.
Che
serviva guardarsi negli occhi e ammettere che era tutto superato?
Forse
bastava dimostrarlo a modo suo.
Già,
ma come?
Era
più complicato di quanto pensasse…
- Kyo,
non ce lo siamo mai detti ma sappiamo bene perché ci
detestavamo. Ci invidiavamo a vicenda. L’abbiamo fatto
così tanto che siamo arrivati al punto di odiare il fatto
che l’altro non era capace di essere felice della propria
situazione. Io volevo essere te e tu me. Non ci siamo mai capiti
davvero, non abbiamo mai saputo l’inferno che abbiamo passato
a vicenda. Però ora siamo cresciuti, non serve continuare a
mentirci e far finta di certe cose. – Così Yuki
aveva parlato liberamente, lasciando che le sfumature calde e pacate
della sua voce l’accarezzassero facendogli sentire che
nemmeno con lui era più freddo.
Si era
sentito bene, come se una parte di sé non fosse
più in catene. Aveva espresso al diretto interessato il
centro dei propri problemi di ragazzo.
Aveva
passato ore ed ore a pensare al gatto e a quanto fortunato fosse a non
essere parte della famiglia come lui. L’aveva invidiato fino
a farne una malattia. Quando poi l’aveva conosciuto non era
riuscito ad essergli amico. Aveva ricevuto solo il suo odio ed aveva
visto quanto detestasse sé stesso e la propria condizione.
Non l’aveva capito ed aveva cominciato a credere che fosse
solo uno stupido insignificante ingrato che non sapeva quante fortune
avesse.
Però
tante cose, invece, era stato lui a non saperle.
Lo
stesso aveva fatto Kyo ore ed ore chiuso nella sua, di stanza. Da solo.
Erano
sempre stati più uguali di quanto non fossero mai stati
disposti a credere e sentendolo parlare, quest’ultimo si era
calmato profondamente.
Aveva
ragione.
E Yuki
era cresciuto e maturato fino al punto di ammettere ciò che
non aveva mai ammesso nemmeno sotto tortura.
E lui?
Anche lui era cresciuto così tanto?
Anche
lui era maturato od era rimasto indietro?
Se lo
chiese mentre dimenticò ogni imbarazzo ed orgoglio girandosi
a metà fino a riuscire a guardarlo dritto in viso.
Lo
scrutò seriamente e senza l’ombra di astio di
mezzo.
- Far
finta di cosa? – Chiese allora spontaneo quasi in un soffio,
sapendo bene la risposta ma volendo sentirla dalla sua bocca.
- Far
finta di odiarci. Non ci odiamo più. Ed allora
perché continuare a giocare? Per orgoglio? Per fare una
parte da stupidi? Per dimostrare che da ragazzi non eravamo dei
completi idioti? Bè… siamo cresciuti ed io non
voglio più essere l’idiota che ero. –
Sentirgli dire che era un idiota lo sconvolse di gran lunga
più di ogni altro discorso. Però quelle che aveva
detto erano delle verità innegabili e mentre lui le aveva
pronunciate in tutta calma ed onestà, lui le aveva pensate.
Dopotutto,
avevano solo finto di odiarsi.
Ora
che erano grandi ed erano padri di famiglia non avevano più
nemmeno voglia di giocare ad interpretare quella parte.
Arrivando
ad un certo punto della propria vita, le priorità ed i
bisogni cambiano.
Pensando
silenzioso ancora un istante a quelle parole, Kyo giunse alla
conclusione che non avrebbe mai voluto che i suoi figli crescessero nel
loro stupido orgoglio lasciandosi per strada degli ottimi e preziosi
amici.
Fu per
l’amore verso di loro che riuscì ad aprirsi con
Yuki.
Infine
ce la fece anche lui.
- I
nostri figli vanno d’accordo e sono amici. Non
c’è ragione per essere inferiori a loro. Siamo noi
gli adulti. Comportiamoci da tali! – Anche per Yuki sentirgli
dire quelle cose fu più sconvolgente di tutto il resto.
Non
avrebbe mai creduto di sentirlo parlare a quel modo.
Allora
erano davvero cresciuti e maturati e non esistevano casi senza speranza.
-
Però… - Disse quindi spontaneo senza pensarci,
liberando un leggero sorriso pensieroso sulle belle labbra ben
disegnate: - come cambiano le persone, eh? – In quello uno
stormo di uccelli volò in cielo sopra le loro teste. Voleva
libero e spensierato proprio come ora finalmente erano loro.
Fino
in fondo.
Veramente.
-
Già… - Disse Kyo con lo stesso tono distratto
guardando in alto la medesima cosa.
Anche
lui si sentì come quegli uccelli e con quella concreta e
meravigliosa sensazione di libertà addosso, capì
che era tutto sistemato, ormai.
Tutto
era andato a posto.
- Ehi,
vi va di venire a pranzo da noi? Visto che siete in alto mare con la
sistemazione della casa… - Disse quindi Yuki dopo un
po’, distogliendo gli occhi grigi dal cielo e posandoli su
quelli dell’altro che lo ricambiò sorpreso da
quella proposta allegra ed improvvisa. Sembrava che gliela facesse
sempre ed invece era la prima volta!
- Solo
se ti dai un po’ da fare anche tu con gli scatoloni!
– La risposta venne spontanea e come per tutto ciò
che faceva, Kyo non ci pensò nemmeno.
Del
resto ora poteva stare rilassato a 180 gradi. Non c’erano
più zone d’ombra.
Yuki
così si alzò scuotendo il capo sarcastico,
pulendosi i pantaloni per dietro, quindi con aria di finta sufficienza
disse:
- Il
solito sfaticato! –
Kyo si
lasciò attraversare da un breve sorriso di
serenità completa, quindi riprendendosi subito si
alzò a sua volta con uno scatto veloce e senza scrollarsi
dalla terra e dall’erba, si stiracchiò come un
gatto dicendo deciso e squillante:
- Ora
vediamo chi è davvero sfaticato! –
Così
lo precedette in casa per andare dall’altro lato a continuare
il lavoro che rimaneva.
Quando
Toru sentì Kyo dire con noncuranza che avrebbero pranzato da
Yuki ed vide i due arrivare insieme così rilassati e sereni,
ne rimase spiazzata in un primo momento ma si riprese subito vedendoli
trafficare insieme senza sbranarsi come se non avessero fatto altro da
anni.
Quindi
il sorriso di gioia che le illuminò il viso fu qualcosa di
appagante e meraviglioso per tutti.
Del
resto guardare due amici collaborare, era sempre bello.