APRENDO GLI OCCHI
Non ci
ho mai voluto credere davvero, non so, qualcosa non mi convinceva nel
suo tradimento.
È
diventata la mia ossessione.
Mi
ripetevo che non potevo aver sbagliato così tanto con lui.
Che
non potevo non essermi accorto che era un traditore, una spia. Non
poteva.
Ho un
istinto sviluppato, inquadro subito tutti i criminali con cui ho a che
fare quando ancora sembrano innocenti, con lui non ci ero riuscito.
L'ho
coperto quando aveva sbagliato e sono passato sopra a certe cose che
normalmente non avrei mai accettato.
Non mi
ero accorto di nulla.
Ego,
ha detto Charlie. Non volevo ammettere di aver sbagliato io, per una
volta. Però nemmeno questa spiegazione sul mio stato
d’animo mi è bastata.
Guardavo
il suo viso ore dopo ore senza fare altro, senza staccarmene un
secondo. Non potevo crederci. Qualcosa non mi convinceva, forse non
riuscivo ad accettare che un mio uomo mi avesse tradito. Non riuscivo a
staccarmi dal suo video.
Ho
lasciato perdere tutti, mi sono persino quasi lasciato con Liz
perché pensavo solo a Colby, a cosa mi sfuggiva, alla sua
confessione, al suo sguardo, a tutto ciò che poteva
riguardarlo.
Poi
è scappato ed è successo tutto quel casino.
Mentre eravano tutti in forse e non sapevano se fidarsi o meno, io non
mi sbilanciavo, sondavo il terreno. Volevo solo trovarlo, guardarlo in
faccia e sentirmelo dire chiaramente una volta per tutte.
Come
se non potessi crederci nonostante tutto. Ero arrabbiato con lui,
certo, però quel campanello d'allarme che non riuscivo ad
identificare mi tormentava e quando ho dovuto decidere io se fidarci di
lui o meno, lì, in quel momento, senza nemmeno l'aiuto di
Charlie e della sua matematica poiché non era riuscito a
dimostrare nulla più di quanto sapevamo già, mi
sono detto questo.
Mi
fido.
Così,
ad istinto, a modo mio.
Ho
rischiato e mi hanno seguito, sono il loro capo, non avevano scelta.
Ma ho
fatto bene.
Stava
morendo, non era un traditore ma un eroe.
Gli
avremmo dovuto molto, non solo la vita.
Mi
sono sentito in colpa. Lui era in buona fede ed io non l'ho capito. Ho
solo avuto dubbi. David nemmeno quelli. Megan non sapeva cosa pensare.
Io avevo dubbi. Ero tormentato da lui. Non potevo crederci. Ed ecco
perchè.
Perchè
era nel giusto.
Ma era
solo questo?
Quando
stava morendo ero come un pazzo, non mi sono mai sentito
così. Lo chiamavo tenendogli il viso, cercando di riportarlo
di qua. Non c'è stato verso di tornare lucido ed in me fino
a che non mi hanno detto che ce l'avrebbe fatta.
Ero
davvero uscito di testa all'idea che potesse morire.
E
lentamente tutti i tasselli cominciavano ad andare a posto.
Lui
è tornato all'FBI e in attesa di essere riassegnato ha
chiesto di collaborare con noi.
David
è ancora incazzato con lui perché gli ha taciuto
per due anni una cosa così importante, Megan è
titubante ed ancora probabilmente non sa che pensare. Charlie forse
doveva elaborare a modo suo il ritorno cercando di capire come dovesse
comportarsi... non lo so... ma so che quando lui è entrato
in ufficio dopo che si era rimesso e dopo tutto quel casino, io e Megan
gli siamo andati incontro mentre lui e David sono rimasti nell'altra
stanza a lavorare.
Mi ha
stupito, non pensavo che Charlie ce l'avesse con lui però
prima che non è stato Colby ad andare a casa sua non l'ha
salutato e non gli ha parlato. Non ha dimostrato ostilità
come David, però non l’ha salutato prima. Io non
ho sentito motivo per non farlo. È stato strano e difficile,
comunque ci siamo sentiti tutti traditi da lui anche se era in missione
per salvarci, oltre che per indagarci facendo il suo lavoro, ma non
potrei piantargli il muso, non ci riuscirei anche se ne sarei capace.
Gli ho
affiancato Liz senza chiederle di tenerlo d'occhio e studiarlo e quando
la sera le ho chiesto come è stato Colby mi sono accorto che
di tutta la giornata non mi è interessato altro che lui.
Lui, sapere come è stato, come si è sentito, cosa
ha pensato...
Lei si
è seccata, come se avesse dato conferma ad un'accusa che
Colby le aveva mosso.
Era
molto infastidita ma prima che potessimo parlarne e ammettere che
più che a lei ero interessato a Colby, abbiamo dovuto
lavorare di nuovo e tutto è morto lì.
Il
giorno dopo me ne sono occupato di persona. Sono andato io stesso,
insieme a loro due, a seguire le indagini mentre Megan era sempre con
David.
David
non ci lavorerà per molto con Colby, Megan anche se si
sforza di capire e sciogliersi, le è difficile quindi non la
forzerò se non vuole. Ma la verità è
che affiancarlo e stare con lui a lavoro è esattamente
quello che voglio fare io e non far fare a qualcun altro, come Liz.
Allora
dopo di quella volta l'ho fatto, nei limiti della
possibilità ovviamente... io sono il capo della squadra, ho
molte responsabilità e ne devo fare di cose...
Però
stare così tanto con lui mi ha fatto sentire meglio, a fine
giornata, specie quando gli ho consegnato una busta che riguardava il
suo prossimo incarico all'FBI e che avrei voluto aprire io invece che
dargliela sigillata. Ho solo sperato ciò che poi gli ho
detto. Ora è visto come un eroe e sicuramente gli avranno
fatto scegliere dove stare.
Non
gli ho detto che può rimanere nella mia squadra, ma l'ho
guardato e gli ho detto che non mi stupivo se gli dicevano che poteva
scegliere di stare con noi. Non so se ha capito ma non è poi
tanto diverso da me.
Avrei
voluto dirgli di rimanere ma me ne sono andato per fargli leggere
quella lettera, sperando di rivederlo il giorno dopo.
Oh, io
sono molto bravo a nascondere quel che penso e che provo, Liz ne sa
qualcosa come anche tutti i miei colleghi, i miei superiri e la mia
famiglia stessa.
Però
a lei non è sfuggito che anche nei giorni successivi
continuavo a chiederle di Colby e che ormai ero io a fare
più coppia fissa con lui. Io o lei, perché lei
sta con me e può parlarmi di lui e delle sue impressioni.
Non
voglio che gli manchi nulla, voglio essere sicuro che si sia ripreso,
che ce la faccia, che sia tutto a posto.
Poi
è arrivata questa litigata con Liz.
Esasperata
mi ha detto che non è che penso solo al lavoro come prima,
cosa di cui ormai era abituata, la verità è che
penso solo a lui.
È
questo che mi ha detto.
E mi
ha anche detto, convinta e furiosa, che le insinuazioni di Colby sono
vere. Le ho chiesto di che parlava e lei mi ha detto che Colby
è stato l'unico ad avere il coraggio di dirle in faccia
ciò che sapeva pensano tutti di lei: che ha questo posto
all'FBI solo perché va’ a letto col capo,
cioè io.
Mi ha
anche detto che Colby più che invidioso le è
sembrato geloso e non di lei ma di me e che quando la sera ho chiesto
come era andato le ho fatto capire che era così come diceva.
Ha detto, anzi gridato è più adatto, che le ho
confermato che ha quel lavoro solo perché viene a letto con
me e che se non è così d'ora in poi
dovrò dimostrarlo visto che con me, a letto, non ci
verrà più.
Poi
prima che potessi ribattere qualcosa ha aggiunto infuriata che se
volevo andarci con qualcuno, potevo farlo con Colby, visto che da
quando è stato accusato e poi scagionato non ho pensato che
a lui!
Non ho
potuto rispondere in alcun modo, a bocca aperta ed incredulo
più che mai l'ho vista andarsene.
Mi ha
scaricato in preda all'ira però poi quando era
più calma e le ho chiesto se era seria, me l'ha rispiegato
meglio dicendo che lo pensava davvero e che è meglio che non
stiamo più insieme. Così è tornata a
casa sua portandosi via le sue cose dal mio appartamento.
Sono
rimasto sveglio tutta la notte a pensarci, ho rivisto me stesso
comportarmi come aveva detto lei e ho anche provato ad immaginare le
parole che Colby può averle rivolto.
Non le
manda a dire le cose e poi non è stupido, capisce in fretta
e non si fa prendere in giro. Non che volessi prenderlo in giro, in
realtà, ma alla fin fine è stato così.
Volevo controllarlo e gli ho messo vicino Liz perché stava
con me. Altrimenti non l’avrei fatto ma sarei venuto
direttamente io, come poi è successo. La questione
però è che volevo tenerlo d’occhio non
per mancanza di fiducia ma per assicurarmi che stesse bene.
Ora,
mi sa, sarò il solo a fare coppia con lui. E Megan magari...
Dopo
averci pensato a lungo ed essermi tormentato per un bel po' ho
semplicemente ammesso che l'unica è parlarne con lui.
E che
forse ha ragione Liz.
Ho
pensato troppo a Colby in questo periodo. Un periodo lungo in effetti.
È passato un mese e mezzo dall'inizio di tutta questa
faccenda e ci rimugino ancora su in maniera esagerata.
No che
non ho mai preso nella mia squadra Liz solo perché veniva a
letto con me, che c'entra, è un agente valido. Ma se a lei
pesa che io sia il suo capo e che tutti la pensino come Colby,
è libera di fare quello che vuole.
La
cosa che mi sconvolge di più però è
che non sono rimasto turbato dal fatto che mi ha scaricato ma
bensì dalla sua insinuazione su me e Colby.
Infatti
ora non cerco di riconquistarla e nemmeno mi dispero, ma vado da lui
per chiarire questa situazione.
Lui
è tornato nella mia squadra e ne sono stato felice, presto
lo accetteranno tutti però questa è una cosa
diversa. Sento che qualcosa è davvero cambiato.
Ecco
perché ora che sono davanti a casa sua e suono il
campanello, sento una strana tensione, la stessa di quando riguardavo
in continuazione i suoi video, solo meno tragica ed ossessiva.
Quando
lo vedrò capirò che mi è successo?
Se Liz
ha ragione?
Chi lo
sa...
Però
finalmente lui apre la porta e solo quando la sua figura mi appare in
tenuta da notte, tutto arruffato e stralunato, con gli occhi socchiusi
ed un aria più di là che di qua, in boxer e
canottiera intima, mi rendo conto che A: è notte fonda, e B:
Liz ha pienamente ragione!
Non
sono uno che se la mena troppo, che gira alla lunga intorno alle cose
(a parte il tradimento di Colby su cui mi sono fissato per 5
settimane...). Sono riservato ma non idiota.
Mi
basta poco per capire e non perdo tempo a nascondere a me stesso cosa
provo e cosa penso.
Così
come cercavo di capire se Colby era sincero o meno. Megan non ci ha
nemmeno provato e per David era addirittura fuori discussione!
Stavano
cercando di chiuderlo fuori dalla loro vita per dimenticarlo, io invece
no, non ci riuscivo, non ce la facevo. Persino Charlie ha reagito come
nulla fosse. Persino lui che comunque ha sempre avuto un buon rapporto
con Colby.
- Che
c'è? - Mi chiede corrugando le sopracciglia, non capendo
come mai sono qua a quest'ora e non gli ho semplicemente telefonato.
Già...
non ha tutti i torti!
- Liz
mi ha lasciato. - Vado subito al punto anche se forse lui fraintende
visto che sgranando gli occhi sembra svegliarsi improvvisamente e con
voce ancora roca dal sonno risponde:
- Mi
dispiace! - Già, anche a me, ma che hai frainteso il motivo
per cui te l'ho detto! - Vuoi entrare? - Chiede facendosi quindi da
parte, appoggiandosi alla porta e facendomi spazio per entrare in casa.
Io sospiro rassegnandomi a spiegare con un discorso più
articolato. Forse si stupisce di vedermi qua poiché sarebbe
più logico andare a piangere dalla mia famiglia o da
Megan... o magari si stupisce anche che non sono distrutto o altro.
Quindi comincia a chiedersi che ci faccio qua, no?
Entro
nella penombra del suo appartamento ordinato con lo stretto necessario,
tipico di un ex marine. Non mi aspettavo nulla di diverso, io sono
più disordinato. Per non parlare di Charlie!
Ha
acceso la lampada del soggiorno con annesso l’angolo della
cucina. È una stanza ampia che dà
sull’ingresso di casa.
- Vuoi
bere qualcosa? – Chiede sapendo che rifiuterò. O
sperandolo per lo meno.
Sicuramente
continua a chiedersi perché sia venuto da lui e non lo
biasimo.
- No,
grazie. – Dico quindi osservandolo appoggiarsi al ripiano che
divide la zona cuttura dal soggiorno. Guardandolo ora è come
se lo vedessi per la prima volta. Lui, il suo bel corpo e
quell’aria assonnata che gli dà un che di
sensuale.
Non ho
mai guardato queste cose in lui, anzi, non le ho proprio notate.
Ma ora
che sono qua con le accuse smosse da Liz apposta per capire se ha
ragione, lo capisco. Ha proprio ragione.
E lo
guardo per la prima volta notando che è un
bell’uomo.
-
Siediti... – Non sa esattamente cosa dirmi ma sono io a dover
parlare e non ho voglia di perdere altro tempo in convenevoli insulsi.
- No,
preferisco stare in piedi. – Dico quindi appoggiandomi al
tavolino, separato da lui da poca distanza. Incricia le braccia al
petto e appoggia un piede sulla caviglia mantenendo la testa bassa ma
gli occhi alti fissi e diretti sui miei. Occhi sottili aperti
brutalmente poco fa.
Sprofondo
le mani nelle tasche dei jeans che ancora indosso ed alzo il viso
ricambiando il suo sguardo in modo sicuro.
Si, ma
sicuro di cosa?
Ho
appena capito una cosa che, andando per logica, forse sarebbe meglio
tenermi per me.
Che me
ne faccio di sapere che... come lo si pronuncia?
Con le
donne è una cosa ma con un uomo... è
completamente diverso!
- Non
sono qua per parlare di Liz che mi ha lasciato ma di quel che mi ha
detto... – Inizio quindi sforzandomi di non andare subito al
punto. È già mezzo addormentato, se glielo dico
così (sapessi almeno com’è il
‘così’) sarebbe leggermente traumatico,
penso!
- Cosa
ti ha detto? – è incuriosito e sembra interessato,
forse pensa che c’entri il discorso che gli ha fatto quando
hanno lavorato insieme quel giorno.
-
Quello che le hai detto tu. Cosa le hai detto di preciso? Vorrei sapere
la tua versione... – Mi sfugge per un attimo il discorso di
mano, volevo fare tutt’altro ma anche così non va
male.
Colby
si stringe nelle spalle evitando di sciogliere le braccia,
così parla senza alzare troppo la voce, rimanendo
perfettamente a suo agio e tranquillo.
-
Quello che pensavo. Che mi avevi affiancato lei per controllarmi, visto
che lei va a letto con te. – Qua i suoi occhi chiari hanno un
guizzo e si corregge: - Andava, scusa. –
-
E...? – Non è tutto qua. Per arrivare a quel punto
non lo è. Cos’altro le ha detto?
Continua
a rispondermi senza mutare espressione, tono o posizione:
- E
quando ho detto questo ho alluso chiaramente al fatto che ha quel posto
e certi incarichi solo perché era la tua donna. Lo pensano
tutti ma nessuno lo dice. Io mi sono sentito messo alle strette e
gliel’ho detto. Scusa, se sapevo che vi avrebbe dato problemi
come coppia... – Cerca di continuare ma non lo faccio finire
con un gesto deciso della mano che lo zittisce, quindi con aria di uno
che vuole davvero capire una volta per tutte cos’è
stata la goccia a far traboccare il vaso, riprendo inquisitore:
-
Tutto qua? – Come se non fosse grave. Mi guarda come se fossi
pazzo, quindi aggrotta la fronte:
- Si.
–
Scuoto
la testa poco convinto:
-
Forse è stato il modo ed il tono in cui l’hai
detto... – Parlo ad alta voce anche se in realtà
lo dico più a me stesso.
- Non
saprei, è passato un po’ di tempo, non ricordo
bene. – Dice tagliando corto. – Ma Don,
perché sei qua? – Chiede diretto non capendo la
mia presenza qua dal momento che è evidente che non devo
confidarmi o sfogarmi, tanto meno accusarlo della nostra rottura.
– Insomma, non ti vedo così affranto come
pensavo... – Improvvisamente mi sembra completamente sveglio,
come se non l’avessi affatto disturbato nel cuore della
notte. Siamo al dunque. Dopo la mia piccola indagine è ora
di dirlo chiaramente. Non c’è nulla di male, al
massimo domani chiederà di cambiare squadra.
Eppure
qua, ora, non riesco a ricordarmi affatto di essere il suo capo.
Per
nulla.
Mi
ritornano in mente come proiettili le sue parole al telefono quando
scappava, quando mi ha detto che si fidava solo di me.
E
all’intorpidimento che ho provato sentendolo.
Non
l’ho più dimenticato.
Ora
capisco anche questo.
Tutto
va al suo posto ora che ho aperto gli occhi.
Mi
sento stupido.
Ho
sbagliato così tanto?
Da
quanto è così?
È
colpa mia che metto sempre il lavoro al primo posto mettendo da parte
tutti gli altri istinti che non mi aiutano coi casi che affronto.
Così
imparo!
- Liz
ha detto che le sei sembrato geloso e che io ho pensato solo a te in
questo periodo. Che si era stufata di questo e di essere considerata un
agente dell’FBI solo perché veniva a letto con me.
Ha detto che non ci sarebbe più venuta e che se
avrò voglia di farlo con qualcuno, di venire da te!
–
Silenzio.
Sgrana gli occhi ancor più stupito ma non in imbarazzo.
Passa un istante solo molto breve poi la sua reazione è
spontanea, incredula e veloce:
- E
sei venuto per questo! – Bè, detta così
in effetti è fraintendibile ma non è
così... cioè non l’ho pensato... anche
se non sarebbe un idea poi così malvagia, ma non di
già, non prima aver chiarito che...
- No,
perché ora, dopo che ti ho visto, penso che abbia ragione.
–
Questa
volta non lascia nemmeno un istante di silenzio, sbotta subito
tendendosi in avanti verso di me, sorpreso e scettico, come se non
credesse a quel che sta succedendo:
- Te
ne sei accorto solo adesso, così improvvisamente? Solo
perchè te l’ha detto lei? – Ha le idee
chiare, non perde tempo a sconvolgersi di una cosa che avrebbe anche
potuto shockarlo. Contavo sull’effetto sorpresa, in effetti,
per pensare ancora un po’ a cosa fare, dire, provo!
Ma ha
capito cosa ho detto?
È
improvviso sì, dannazione! Prima di trovarmi davanti lui non
avevo idea di come stessero davvero le cose ma ammetto mi è
bastato poco, tutto sommato.
Poco...
se tutta la notte a pensarci è poco!
- Mi
conosci, non mi piace perdere così tanto tempo sulle cose.
Quando sembravi un traditore mi sono tormentato troppo per i miei
gusti, sono quasi impazzito perché qualcosa non mi tornava.
E mi dicevo che era anche colpa mia se non mi ero accorto di nulla e se
eri arrivato a quel punto. Ora... – sospendo un attimo la
frase. Mi sto sbilanciando molto, più di quanto io sia
abituato a fare, ma ormai che sono in ballo, balliamo! - ... ora lo
penso ancora di avere delle colpe, per non averti capito e aiutato
prima. Ti dobbiamo tutti tanto, alla fine. Ed io... – Ecco,
ora dovrei dire la cosa principale, quella che metterà la
parola fine a tutto e che gli farà capire quel che forse
prima gli è sfuggito. - ... ed io quando stavi per morire,
credevo di fare la stessa fine. –
Ok,
penso che ora abbia capito.
Dirà
qualcosa, no?
Io al
suo posto mi caccerei di casa, come minimo, poi farei domanda di
trasferimento.
Lui
invece mi guarda serio, ha tolto l’aria ironica e sorpresa.
È molto colpito dalle mie parole e da come mi sono aperto,
da questo mio lato sentimentale, se vogliamo dirla così.
Anche io lo sono, credimi. Ma ora fa qualcosa!
-
Bè, ma è a voi che devo la mia vita, ora.
– Risponde come se non avessi ammesso di nuovo nulla di
strano. Ma perché non ne è turbato?
Gli
occhi gli brillano, non sembra schifato. C’è
qualcosa che non va. Forse sta ancora dormendo e non ha capito che ho
detto.
Mi
stacco dal tavolo e faccio mezzo passo verso di lui, manca poco per
toccarci. Lui è scalzo.
- Ma
Colby, hai capito cosa ti ho detto? – Chiedo schietto e
stranito stringendo gli occhi per cercare di capire cosa gli passi per
la testa. Lui non mi stacca ancora lo sguardo di dosso, come non avesse
il minimo timore.
Rabbrividisco.
- Si
che l’ho capito, non sono mica scemo! – Replica
allora deciso sciogliendo le braccia ed allargandole con fare ovvio.
Alzo un sopracciglio ed indagatore nonché molto cauto chiedo:
- E
non hai nulla da dire a proposito? –
- Del
tipo? – Cos’è, sta giocando con me?
- Non
so, che per te non è la stessa cosa, che ti fa schifo, che
non vuoi parlarne più, che... –
- Una
cosa ce l’ho in effetti... – Mi interrompe
appoggiando le mani di fianco a sé sul ripiano dietro a cui
è appoggiato con il fondoschiena che mi sforzo di non
cercare di vedere. Alzo anche l'altro sopracciglio per chiederglielo,
così lui continua semplice e schietto: - Sono
d’accordo anche io con Liz! E visto che siamo tutti dello
stesso parere perché non tagliamo corto? – Mi
prende in giro?
Rimango
senza parole a chiedere ‘eh’ con
l’espressione perché la voce non mi esce per
nulla. Spiazzato come poche volte in vita mia, penso di aver capito
male. Ma era serio o scherzava?
Non so
cosa pensare davvero e prima di agire in qualsiasi modo è
lui a farmi capire che non era ironico.
Senza
aggiungere altro mi prende la mano rimasta a mezz’aria
dimenticata lì e mi attira a sé con forza, in un
attimo mi ritrovo contro di lui ed il suo bacino fasciato da dei boxer
che lasciano poco all’immaginazione. Oltre a quelli ad essere
contro di me sono anche le sue labbra che si impossessano decise delle
mie che inebetite si lasciano fare. Le sue mani mi tengono fermo per la
vita impedendomi di andarmene, quindi le mie sono... dove sono le mie?
Le ho dimenticate da qualche parte, ma non ha importanza. Forse sono
corse stupite loro stesse sul suo viso, dopo essere rimaste prive di
vita per un po’.
Quando
ci tocchiamo a vicenda mille scosse elettriche ci attraversano e
dimentichiamo tutto, concentrandoci solo sul bacio che ci scambiamo
scoprendoci con stupore e curiosità, sulle nostre lingue che
trovatesi non si staccano più lottando per la supremazia
della bocca in un vortice che ci impedisce di riprendere fiato.
C’è quasi foga, ora, in noi, mentre questa
sensazione basica nasce e cresce prepotentemente. Potremmo finire in
breve a letto e la cosa ci starebbe perfettamente bene.
Così,
dopo appena un bacio e queste strane dichiarazioni insolite ed
improvvise, per nulla progettate, buttate quasi a caso.
'Come
è possibile?', mi viene da chiedermi ma alla fine non saprei
che rispondermi.
È
semplicemente successo. Non a tutto c’è risposta
anche se Charlie lo pensa.
Forse
era solo una questione di onestà.
Dovevamo
solo aprire gli occhi.
Io per
lo meno.
Chissà.
Però
ora che siamo così l’uno fra le braccia
dell’altro a baciarci e ci sentiamo così
profondamente, non ci sembra inappropriato. Tutto va presto nel
dimenticatoio. La mia storia con Liz, la litigata, le accuse,
l’inferno che ho passato per lui quando lo credevo un
traditore e poi dopo quando stava per morire.
A
pensarci ora voglio solo che non se ne vada più, che non si
allontani da me nemmeno un secondo!
È
ora di pensare un po’ anche a noi stessi!
Dopo
queste ammissioni e questo lungo bacio cresciuto insieme ai nostri
battiti e alla nostra eccitazione, ci stacchiamo rimanendo con le
labbra le une sulle altre. Ci appoggiamo con le fronti, quindi apriamo
gli occhi velati di piacere ed è di nuovo come se lo vedessi
di nuovo per la prima volta, ancora più diverso da prima.
Sarà
così di minuto in minuto?
È
strano ma bello.
Ancora
più strano ammetterlo.
-
E’ davvero in gamba quella ragazza. Ha capito subito tutto di
noi. Un agente valido. – Sussurra con voce roca che mi fa
rabbrividire di nuovo mentre scendo con le mani sulla sua vita in segno
di intimità.
- Non
l’avrei nella mia squadra, altrimenti. – Rispondo
allo stesso modo con una punta di sicurezza e supponenza alla Charlie!
- Io
pensavo che dicevi che non saresti andato a letto con lei, altrimenti!
– Bè, qua il pugno al fianco se lo merita!
Si
piega di lato per il piccolo colpo che gli ho dato come punizione
risparmiando le parole, quindi ci separiamo maggiormente ma senza
smettere mai di toccarci con le mani e guardarci un solo attimo.
Il
sorriso ci esce spontaneo mentre lui si lamenta tenendosi la parte che
gli ho scherzosamente colpito e poi ricambia prendendomi fintamente
minaccioso per il colletto della maglia sottile ed attirandomi a
sé con quella di vendicarsi.
Una
vendetta che termina in un altro bacio!
Sono
sorrisi distesi e rilassati, luminosi.
Sorrisi
che finalmente vincono sulla cupezza, la malinconia ed il dolore.
Ce
l’abbiamo fatta.
Era
proprio qua che volevamo arrivare, senza saperlo ci siamo giunti
comunque.
Bastava
aprire gli occhi. Quel che succede dopo si può ben
immaginare!
FINE