APRENDO GLI OCCHI
Non ci ho mai voluto credere davvero, non so, qualcosa non mi convinceva nel suo tradimento.
È diventata la mia ossessione.
Mi ripetevo che non potevo aver sbagliato così tanto con lui.
Che non potevo non essermi accorto che era un traditore, una spia. Non poteva.
Ho un istinto sviluppato, inquadro subito tutti i criminali con cui ho a che fare quando ancora sembrano innocenti, con lui non ci ero riuscito.
L'ho coperto quando aveva sbagliato e sono passato sopra a certe cose che normalmente non avrei mai accettato.
Non mi ero accorto di nulla.
Ego, ha detto Charlie. Non volevo ammettere di aver sbagliato io, per una volta. Però nemmeno questa spiegazione sul mio stato d’animo mi è bastata.
Guardavo il suo viso ore dopo ore senza fare altro, senza staccarmene un secondo. Non potevo crederci. Qualcosa non mi convinceva, forse non riuscivo ad accettare che un mio uomo mi avesse tradito. Non riuscivo a staccarmi dal suo video.
Ho lasciato perdere tutti, mi sono persino quasi lasciato con Liz perché pensavo solo a Colby, a cosa mi sfuggiva, alla sua confessione, al suo sguardo, a tutto ciò che poteva riguardarlo.
Poi è scappato ed è successo tutto quel casino. Mentre eravano tutti in forse e non sapevano se fidarsi o meno, io non mi sbilanciavo, sondavo il terreno. Volevo solo trovarlo, guardarlo in faccia e sentirmelo dire chiaramente una volta per tutte.
Come se non potessi crederci nonostante tutto. Ero arrabbiato con lui, certo, però quel campanello d'allarme che non riuscivo ad identificare mi tormentava e quando ho dovuto decidere io se fidarci di lui o meno, lì, in quel momento, senza nemmeno l'aiuto di Charlie e della sua matematica poiché non era riuscito a dimostrare nulla più di quanto sapevamo già, mi sono detto questo.
Mi fido.
Così, ad istinto, a modo mio.
Ho rischiato e mi hanno seguito, sono il loro capo, non avevano scelta.
Ma ho fatto bene.
Stava morendo, non era un traditore ma un eroe.
Gli avremmo dovuto molto, non solo la vita.
Mi sono sentito in colpa. Lui era in buona fede ed io non l'ho capito. Ho solo avuto dubbi. David nemmeno quelli. Megan non sapeva cosa pensare. Io avevo dubbi. Ero tormentato da lui. Non potevo crederci. Ed ecco perchè.
Perchè era nel giusto.
Ma era solo questo?
Quando stava morendo ero come un pazzo, non mi sono mai sentito così. Lo chiamavo tenendogli il viso, cercando di riportarlo di qua. Non c'è stato verso di tornare lucido ed in me fino a che non mi hanno detto che ce l'avrebbe fatta.
Ero davvero uscito di testa all'idea che potesse morire.
E lentamente tutti i tasselli cominciavano ad andare a posto.
Lui è tornato all'FBI e in attesa di essere riassegnato ha chiesto di collaborare con noi.
David è ancora incazzato con lui perché gli ha taciuto per due anni una cosa così importante, Megan è titubante ed ancora probabilmente non sa che pensare. Charlie forse doveva elaborare a modo suo il ritorno cercando di capire come dovesse comportarsi... non lo so... ma so che quando lui è entrato in ufficio dopo che si era rimesso e dopo tutto quel casino, io e Megan gli siamo andati incontro mentre lui e David sono rimasti nell'altra stanza a lavorare.
Mi ha stupito, non pensavo che Charlie ce l'avesse con lui però prima che non è stato Colby ad andare a casa sua non l'ha salutato e non gli ha parlato. Non ha dimostrato ostilità come David, però non l’ha salutato prima. Io non ho sentito motivo per non farlo. È stato strano e difficile, comunque ci siamo sentiti tutti traditi da lui anche se era in missione per salvarci, oltre che per indagarci facendo il suo lavoro, ma non potrei piantargli il muso, non ci riuscirei anche se ne sarei capace.
Gli ho affiancato Liz senza chiederle di tenerlo d'occhio e studiarlo e quando la sera le ho chiesto come è stato Colby mi sono accorto che di tutta la giornata non mi è interessato altro che lui. Lui, sapere come è stato, come si è sentito, cosa ha pensato...
Lei si è seccata, come se avesse dato conferma ad un'accusa che Colby le aveva mosso.
Era molto infastidita ma prima che potessimo parlarne e ammettere che più che a lei ero interessato a Colby, abbiamo dovuto lavorare di nuovo e tutto è morto lì.
Il giorno dopo me ne sono occupato di persona. Sono andato io stesso, insieme a loro due, a seguire le indagini mentre Megan era sempre con David.
David non ci lavorerà per molto con Colby, Megan anche se si sforza di capire e sciogliersi, le è difficile quindi non la forzerò se non vuole. Ma la verità è che affiancarlo e stare con lui a lavoro è esattamente quello che voglio fare io e non far fare a qualcun altro, come Liz.
Allora dopo di quella volta l'ho fatto, nei limiti della possibilità ovviamente... io sono il capo della squadra, ho molte responsabilità e ne devo fare di cose...
Però stare così tanto con lui mi ha fatto sentire meglio, a fine giornata, specie quando gli ho consegnato una busta che riguardava il suo prossimo incarico all'FBI e che avrei voluto aprire io invece che dargliela sigillata. Ho solo sperato ciò che poi gli ho detto. Ora è visto come un eroe e sicuramente gli avranno fatto scegliere dove stare.
Non gli ho detto che può rimanere nella mia squadra, ma l'ho guardato e gli ho detto che non mi stupivo se gli dicevano che poteva scegliere di stare con noi. Non so se ha capito ma non è poi tanto diverso da me.
Avrei voluto dirgli di rimanere ma me ne sono andato per fargli leggere quella lettera, sperando di rivederlo il giorno dopo.
Oh, io sono molto bravo a nascondere quel che penso e che provo, Liz ne sa qualcosa come anche tutti i miei colleghi, i miei superiri e la mia famiglia stessa.
Però a lei non è sfuggito che anche nei giorni successivi continuavo a chiederle di Colby e che ormai ero io a fare più coppia fissa con lui. Io o lei, perché lei sta con me e può parlarmi di lui e delle sue impressioni.
Non voglio che gli manchi nulla, voglio essere sicuro che si sia ripreso, che ce la faccia, che sia tutto a posto.
Poi è arrivata questa litigata con Liz.
Esasperata mi ha detto che non è che penso solo al lavoro come prima, cosa di cui ormai era abituata, la verità è che penso solo a lui.
È questo che mi ha detto.
E mi ha anche detto, convinta e furiosa, che le insinuazioni di Colby sono vere. Le ho chiesto di che parlava e lei mi ha detto che Colby è stato l'unico ad avere il coraggio di dirle in faccia ciò che sapeva pensano tutti di lei: che ha questo posto all'FBI solo perché va’ a letto col capo, cioè io.
Mi ha anche detto che Colby più che invidioso le è sembrato geloso e non di lei ma di me e che quando la sera ho chiesto come era andato le ho fatto capire che era così come diceva. Ha detto, anzi gridato è più adatto, che le ho confermato che ha quel lavoro solo perché viene a letto con me e che se non è così d'ora in poi dovrò dimostrarlo visto che con me, a letto, non ci verrà più.
Poi prima che potessi ribattere qualcosa ha aggiunto infuriata che se volevo andarci con qualcuno, potevo farlo con Colby, visto che da quando è stato accusato e poi scagionato non ho pensato che a lui!
Non ho potuto rispondere in alcun modo, a bocca aperta ed incredulo più che mai l'ho vista andarsene.
Mi ha scaricato in preda all'ira però poi quando era più calma e le ho chiesto se era seria, me l'ha rispiegato meglio dicendo che lo pensava davvero e che è meglio che non stiamo più insieme. Così è tornata a casa sua portandosi via le sue cose dal mio appartamento.
Sono rimasto sveglio tutta la notte a pensarci, ho rivisto me stesso comportarmi come aveva detto lei e ho anche provato ad immaginare le parole che Colby può averle rivolto.
Non le manda a dire le cose e poi non è stupido, capisce in fretta e non si fa prendere in giro. Non che volessi prenderlo in giro, in realtà, ma alla fin fine è stato così. Volevo controllarlo e gli ho messo vicino Liz perché stava con me. Altrimenti non l’avrei fatto ma sarei venuto direttamente io, come poi è successo. La questione però è che volevo tenerlo d’occhio non per mancanza di fiducia ma per assicurarmi che stesse bene.
Ora, mi sa, sarò il solo a fare coppia con lui. E Megan magari...
Dopo averci pensato a lungo ed essermi tormentato per un bel po' ho semplicemente ammesso che l'unica è parlarne con lui.
E che forse ha ragione Liz.
Ho pensato troppo a Colby in questo periodo. Un periodo lungo in effetti. È passato un mese e mezzo dall'inizio di tutta questa faccenda e ci rimugino ancora su in maniera esagerata.
No che non ho mai preso nella mia squadra Liz solo perché veniva a letto con me, che c'entra, è un agente valido. Ma se a lei pesa che io sia il suo capo e che tutti la pensino come Colby, è libera di fare quello che vuole.
La cosa che mi sconvolge di più però è che non sono rimasto turbato dal fatto che mi ha scaricato ma bensì dalla sua insinuazione su me e Colby.
Infatti ora non cerco di riconquistarla e nemmeno mi dispero, ma vado da lui per chiarire questa situazione.
Lui è tornato nella mia squadra e ne sono stato felice, presto lo accetteranno tutti però questa è una cosa diversa. Sento che qualcosa è davvero cambiato.
Ecco perché ora che sono davanti a casa sua e suono il campanello, sento una strana tensione, la stessa di quando riguardavo in continuazione i suoi video, solo meno tragica ed ossessiva.
Quando lo vedrò capirò che mi è successo?
Se Liz ha ragione?
Chi lo sa...
Però finalmente lui apre la porta e solo quando la sua figura mi appare in tenuta da notte, tutto arruffato e stralunato, con gli occhi socchiusi ed un aria più di là che di qua, in boxer e canottiera intima, mi rendo conto che A: è notte fonda, e B: Liz ha pienamente ragione!
Non sono uno che se la mena troppo, che gira alla lunga intorno alle cose (a parte il tradimento di Colby su cui mi sono fissato per 5 settimane...). Sono riservato ma non idiota.
Mi basta poco per capire e non perdo tempo a nascondere a me stesso cosa provo e cosa penso.
Così come cercavo di capire se Colby era sincero o meno. Megan non ci ha nemmeno provato e per David era addirittura fuori discussione!
Stavano cercando di chiuderlo fuori dalla loro vita per dimenticarlo, io invece no, non ci riuscivo, non ce la facevo. Persino Charlie ha reagito come nulla fosse. Persino lui che comunque ha sempre avuto un buon rapporto con Colby.
- Che c'è? - Mi chiede corrugando le sopracciglia, non capendo come mai sono qua a quest'ora e non gli ho semplicemente telefonato.
Già... non ha tutti i torti!
- Liz mi ha lasciato. - Vado subito al punto anche se forse lui fraintende visto che sgranando gli occhi sembra svegliarsi improvvisamente e con voce ancora roca dal sonno risponde:
- Mi dispiace! - Già, anche a me, ma che hai frainteso il motivo per cui te l'ho detto! - Vuoi entrare? - Chiede facendosi quindi da parte, appoggiandosi alla porta e facendomi spazio per entrare in casa. Io sospiro rassegnandomi a spiegare con un discorso più articolato. Forse si stupisce di vedermi qua poiché sarebbe più logico andare a piangere dalla mia famiglia o da Megan... o magari si stupisce anche che non sono distrutto o altro. Quindi comincia a chiedersi che ci faccio qua, no?
Entro nella penombra del suo appartamento ordinato con lo stretto necessario, tipico di un ex marine. Non mi aspettavo nulla di diverso, io sono più disordinato. Per non parlare di Charlie!
Ha acceso la lampada del soggiorno con annesso l’angolo della cucina. È una stanza ampia che dà sull’ingresso di casa.
- Vuoi bere qualcosa? – Chiede sapendo che rifiuterò. O sperandolo per lo meno.
Sicuramente continua a chiedersi perché sia venuto da lui e non lo biasimo.
- No, grazie. – Dico quindi osservandolo appoggiarsi al ripiano che divide la zona cuttura dal soggiorno. Guardandolo ora è come se lo vedessi per la prima volta. Lui, il suo bel corpo e quell’aria assonnata che gli dà un che di sensuale.
Non ho mai guardato queste cose in lui, anzi, non le ho proprio notate.
Ma ora che sono qua con le accuse smosse da Liz apposta per capire se ha ragione, lo capisco. Ha proprio ragione.
E lo guardo per la prima volta notando che è un bell’uomo.
- Siediti... – Non sa esattamente cosa dirmi ma sono io a dover parlare e non ho voglia di perdere altro tempo in convenevoli insulsi.
- No, preferisco stare in piedi. – Dico quindi appoggiandomi al tavolino, separato da lui da poca distanza. Incricia le braccia al petto e appoggia un piede sulla caviglia mantenendo la testa bassa ma gli occhi alti fissi e diretti sui miei. Occhi sottili aperti brutalmente poco fa.
Sprofondo le mani nelle tasche dei jeans che ancora indosso ed alzo il viso ricambiando il suo sguardo in modo sicuro.
Si, ma sicuro di cosa?
Ho appena capito una cosa che, andando per logica, forse sarebbe meglio tenermi per me.
Che me ne faccio di sapere che... come lo si pronuncia?
Con le donne è una cosa ma con un uomo... è completamente diverso!
- Non sono qua per parlare di Liz che mi ha lasciato ma di quel che mi ha detto... – Inizio quindi sforzandomi di non andare subito al punto. È già mezzo addormentato, se glielo dico così (sapessi almeno com’è il ‘così’) sarebbe leggermente traumatico, penso!
- Cosa ti ha detto? – è incuriosito e sembra interessato, forse pensa che c’entri il discorso che gli ha fatto quando hanno lavorato insieme quel giorno.
- Quello che le hai detto tu. Cosa le hai detto di preciso? Vorrei sapere la tua versione... – Mi sfugge per un attimo il discorso di mano, volevo fare tutt’altro ma anche così non va male.
Colby si stringe nelle spalle evitando di sciogliere le braccia, così parla senza alzare troppo la voce, rimanendo perfettamente a suo agio e tranquillo.
- Quello che pensavo. Che mi avevi affiancato lei per controllarmi, visto che lei va a letto con te. – Qua i suoi occhi chiari hanno un guizzo e si corregge: - Andava, scusa. –
- E...? – Non è tutto qua. Per arrivare a quel punto non lo è. Cos’altro le ha detto?
Continua a rispondermi senza mutare espressione, tono o posizione:
- E quando ho detto questo ho alluso chiaramente al fatto che ha quel posto e certi incarichi solo perché era la tua donna. Lo pensano tutti ma nessuno lo dice. Io mi sono sentito messo alle strette e gliel’ho detto. Scusa, se sapevo che vi avrebbe dato problemi come coppia... – Cerca di continuare ma non lo faccio finire con un gesto deciso della mano che lo zittisce, quindi con aria di uno che vuole davvero capire una volta per tutte cos’è stata la goccia a far traboccare il vaso, riprendo inquisitore:
- Tutto qua? – Come se non fosse grave. Mi guarda come se fossi pazzo, quindi aggrotta la fronte:
- Si. –
Scuoto la testa poco convinto:
- Forse è stato il modo ed il tono in cui l’hai detto... – Parlo ad alta voce anche se in realtà lo dico più a me stesso.
- Non saprei, è passato un po’ di tempo, non ricordo bene. – Dice tagliando corto. – Ma Don, perché sei qua? – Chiede diretto non capendo la mia presenza qua dal momento che è evidente che non devo confidarmi o sfogarmi, tanto meno accusarlo della nostra rottura. – Insomma, non ti vedo così affranto come pensavo... – Improvvisamente mi sembra completamente sveglio, come se non l’avessi affatto disturbato nel cuore della notte. Siamo al dunque. Dopo la mia piccola indagine è ora di dirlo chiaramente. Non c’è nulla di male, al massimo domani chiederà di cambiare squadra.
Eppure qua, ora, non riesco a ricordarmi affatto di essere il suo capo.
Per nulla.
Mi ritornano in mente come proiettili le sue parole al telefono quando scappava, quando mi ha detto che si fidava solo di me.
E all’intorpidimento che ho provato sentendolo.
Non l’ho più dimenticato.
Ora capisco anche questo.
Tutto va al suo posto ora che ho aperto gli occhi.
Mi sento stupido.
Ho sbagliato così tanto?
Da quanto è così?
È colpa mia che metto sempre il lavoro al primo posto mettendo da parte tutti gli altri istinti che non mi aiutano coi casi che affronto.
Così imparo!
- Liz ha detto che le sei sembrato geloso e che io ho pensato solo a te in questo periodo. Che si era stufata di questo e di essere considerata un agente dell’FBI solo perché veniva a letto con me. Ha detto che non ci sarebbe più venuta e che se avrò voglia di farlo con qualcuno, di venire da te! –
Silenzio. Sgrana gli occhi ancor più stupito ma non in imbarazzo. Passa un istante solo molto breve poi la sua reazione è spontanea, incredula e veloce:
- E sei venuto per questo! – Bè, detta così in effetti è fraintendibile ma non è così... cioè non l’ho pensato... anche se non sarebbe un idea poi così malvagia, ma non di già, non prima aver chiarito che...
- No, perché ora, dopo che ti ho visto, penso che abbia ragione. –
Questa volta non lascia nemmeno un istante di silenzio, sbotta subito tendendosi in avanti verso di me, sorpreso e scettico, come se non credesse a quel che sta succedendo:
- Te ne sei accorto solo adesso, così improvvisamente? Solo perchè te l’ha detto lei? – Ha le idee chiare, non perde tempo a sconvolgersi di una cosa che avrebbe anche potuto shockarlo. Contavo sull’effetto sorpresa, in effetti, per pensare ancora un po’ a cosa fare, dire, provo!
Ma ha capito cosa ho detto?
È improvviso sì, dannazione! Prima di trovarmi davanti lui non avevo idea di come stessero davvero le cose ma ammetto mi è bastato poco, tutto sommato.
Poco... se tutta la notte a pensarci è poco!
- Mi conosci, non mi piace perdere così tanto tempo sulle cose. Quando sembravi un traditore mi sono tormentato troppo per i miei gusti, sono quasi impazzito perché qualcosa non mi tornava. E mi dicevo che era anche colpa mia se non mi ero accorto di nulla e se eri arrivato a quel punto. Ora... – sospendo un attimo la frase. Mi sto sbilanciando molto, più di quanto io sia abituato a fare, ma ormai che sono in ballo, balliamo! - ... ora lo penso ancora di avere delle colpe, per non averti capito e aiutato prima. Ti dobbiamo tutti tanto, alla fine. Ed io... – Ecco, ora dovrei dire la cosa principale, quella che metterà la parola fine a tutto e che gli farà capire quel che forse prima gli è sfuggito. - ... ed io quando stavi per morire, credevo di fare la stessa fine. –
Ok, penso che ora abbia capito.
Dirà qualcosa, no?
Io al suo posto mi caccerei di casa, come minimo, poi farei domanda di trasferimento.
Lui invece mi guarda serio, ha tolto l’aria ironica e sorpresa. È molto colpito dalle mie parole e da come mi sono aperto, da questo mio lato sentimentale, se vogliamo dirla così. Anche io lo sono, credimi. Ma ora fa qualcosa!
- Bè, ma è a voi che devo la mia vita, ora. – Risponde come se non avessi ammesso di nuovo nulla di strano. Ma perché non ne è turbato?
Gli occhi gli brillano, non sembra schifato. C’è qualcosa che non va. Forse sta ancora dormendo e non ha capito che ho detto.
Mi stacco dal tavolo e faccio mezzo passo verso di lui, manca poco per toccarci. Lui è scalzo.
- Ma Colby, hai capito cosa ti ho detto? – Chiedo schietto e stranito stringendo gli occhi per cercare di capire cosa gli passi per la testa. Lui non mi stacca ancora lo sguardo di dosso, come non avesse il minimo timore.
Rabbrividisco.
- Si che l’ho capito, non sono mica scemo! – Replica allora deciso sciogliendo le braccia ed allargandole con fare ovvio. Alzo un sopracciglio ed indagatore nonché molto cauto chiedo:
- E non hai nulla da dire a proposito? –
- Del tipo? – Cos’è, sta giocando con me?
- Non so, che per te non è la stessa cosa, che ti fa schifo, che non vuoi parlarne più, che... –
- Una cosa ce l’ho in effetti... – Mi interrompe appoggiando le mani di fianco a sé sul ripiano dietro a cui è appoggiato con il fondoschiena che mi sforzo di non cercare di vedere. Alzo anche l'altro sopracciglio per chiederglielo, così lui continua semplice e schietto: - Sono d’accordo anche io con Liz! E visto che siamo tutti dello stesso parere perché non tagliamo corto? – Mi prende in giro?
Rimango senza parole a chiedere ‘eh’ con l’espressione perché la voce non mi esce per nulla. Spiazzato come poche volte in vita mia, penso di aver capito male. Ma era serio o scherzava?
Non so cosa pensare davvero e prima di agire in qualsiasi modo è lui a farmi capire che non era ironico.
Senza aggiungere altro mi prende la mano rimasta a mezz’aria dimenticata lì e mi attira a sé con forza, in un attimo mi ritrovo contro di lui ed il suo bacino fasciato da dei boxer che lasciano poco all’immaginazione. Oltre a quelli ad essere contro di me sono anche le sue labbra che si impossessano decise delle mie che inebetite si lasciano fare. Le sue mani mi tengono fermo per la vita impedendomi di andarmene, quindi le mie sono... dove sono le mie? Le ho dimenticate da qualche parte, ma non ha importanza. Forse sono corse stupite loro stesse sul suo viso, dopo essere rimaste prive di vita per un po’.
Quando ci tocchiamo a vicenda mille scosse elettriche ci attraversano e dimentichiamo tutto, concentrandoci solo sul bacio che ci scambiamo scoprendoci con stupore e curiosità, sulle nostre lingue che trovatesi non si staccano più lottando per la supremazia della bocca in un vortice che ci impedisce di riprendere fiato. C’è quasi foga, ora, in noi, mentre questa sensazione basica nasce e cresce prepotentemente. Potremmo finire in breve a letto e la cosa ci starebbe perfettamente bene.
Così, dopo appena un bacio e queste strane dichiarazioni insolite ed improvvise, per nulla progettate, buttate quasi a caso.
'Come è possibile?', mi viene da chiedermi ma alla fine non saprei che rispondermi.
È semplicemente successo. Non a tutto c’è risposta anche se Charlie lo pensa.
Forse era solo una questione di onestà.
Dovevamo solo aprire gli occhi.
Io per lo meno.
Chissà.
Però ora che siamo così l’uno fra le braccia dell’altro a baciarci e ci sentiamo così profondamente, non ci sembra inappropriato. Tutto va presto nel dimenticatoio. La mia storia con Liz, la litigata, le accuse, l’inferno che ho passato per lui quando lo credevo un traditore e poi dopo quando stava per morire.
A pensarci ora voglio solo che non se ne vada più, che non si allontani da me nemmeno un secondo!
È ora di pensare un po’ anche a noi stessi!
Dopo queste ammissioni e questo lungo bacio cresciuto insieme ai nostri battiti e alla nostra eccitazione, ci stacchiamo rimanendo con le labbra le une sulle altre. Ci appoggiamo con le fronti, quindi apriamo gli occhi velati di piacere ed è di nuovo come se lo vedessi di nuovo per la prima volta, ancora più diverso da prima.
Sarà così di minuto in minuto?
È strano ma bello.
Ancora più strano ammetterlo.
- E’ davvero in gamba quella ragazza. Ha capito subito tutto di noi. Un agente valido. – Sussurra con voce roca che mi fa rabbrividire di nuovo mentre scendo con le mani sulla sua vita in segno di intimità.
- Non l’avrei nella mia squadra, altrimenti. – Rispondo allo stesso modo con una punta di sicurezza e supponenza alla Charlie!
- Io pensavo che dicevi che non saresti andato a letto con lei, altrimenti! – Bè, qua il pugno al fianco se lo merita!
Si piega di lato per il piccolo colpo che gli ho dato come punizione risparmiando le parole, quindi ci separiamo maggiormente ma senza smettere mai di toccarci con le mani e guardarci un solo attimo.
Il sorriso ci esce spontaneo mentre lui si lamenta tenendosi la parte che gli ho scherzosamente colpito e poi ricambia prendendomi fintamente minaccioso per il colletto della maglia sottile ed attirandomi a sé con quella di vendicarsi.
Una vendetta che termina in un altro bacio!
Sono sorrisi distesi e rilassati, luminosi.
Sorrisi che finalmente vincono sulla cupezza, la malinconia ed il dolore.
Ce l’abbiamo fatta.
Era proprio qua che volevamo arrivare, senza saperlo ci siamo giunti comunque.
Bastava aprire gli occhi. Quel che succede dopo si può ben immaginare!

FINE