NOTE: allora... tutto questo è nato
guardando alcuni video bellissimi sui miei due calciatori preferiti
della mia squadra preferita. Non posso fare nomi ma chi mi conosce o
conosce bene il calcio può capire chi sono. Comunque
è una storia assolutamente inventata e breve, auto
conclusiva. Ispirata in un momento e scritta in poco più di
un ora... Quindi ringrazio chi leggerà e
commenterà e buona lettura. Baci Akane
PS: il midi che volevo on l'ho trovato e l'ho rimpiazzato, ma appena lo trovo lo sostituisco!
BROKEN
/Broken
– Lifehouse/
Noi due eravamo un tutt'uno.
Quando sono arrivato nella squadra ero il
più giovane e per di più straniero. Molti mi
vedevano come una falsa speranza, tutto fumo e niente arrosto. Tutti
hanno pensato da sempre che avessero esagerato a volermi e che in
realtà non fossi quel grande campione che sembravo essere.
Non avevo un nome, allora.
Non come ce l'ho ora.
L'unico che non mi ha mai guardato male sei stato
tu.
Lo ricordo bene il nostro incontro... mi hai
accolto con un espressione seria e tirata però mi hai dato
una stretta di mano forte e vigorosa che mi ha trasmesso più
di tutti gli altri mille sorrisi falsi e forzati degli altri della
squadra.
Non sei mai stato di grandi parole ma solo di
grandi gesti.
Mi hai preso subito sotto la tua ala protettiva
facendomi ambientare, aiutandomi con la lingua, diventando presto non
solo la mia guida ma anche il mio primo amico.
Grazie a te sono riuscito a farmi conoscere bene
dagli altri e a dimostrare il mio valore fino a diventare la mascotte
della squadra e a ricevere il soprannome di 'Bambino d'Oro' per il mio
talento e la mia giovane età.
Tu non eri molto più grande di me
però sembravi molto più adulto, con quei modi di
fare severi e seri.
Una tigre.
Andavi dritto per la tua strada con un espressione
cupa e concentrata, non ti concedevi mai un sorriso in partita ma
quando segnavi... oh, lì diventavi un altro. Quel sorriso
che ti illuminava tutto il viso dai lineamenti affilati mutavano
completamente dandoti una luce radiosa. Esultavi come un bambino
abbracciando tutti e cercando me per primo.
Me.
Mi hai sempre afferrato fra le tue forti braccia
stringendomi prima che arrivassero tutto gli altri a sommergerti,
portavi la tua bocca al mio orecchio e mi sussurravi 'Hai visto?'. Mi
ricoprivo di brividi.
Poi ad un certo punto hai cominciato a dire 'Per
te'.
Lì fremevo incontrollato e la
felicità si espandeva all'infinito in me.
Una felicità tale non l'ho mai provata,
nemmeno quando segnavo io.
Solo quando segnavi tu e con la tua gioia mi
abbracciavi dicendomi quella parola.
Non hai mai dimostrato molto i tuoi sentimenti e le
tue emozioni, sei anche stato di poche parole ma dirette e spicce. Non
hai mai avuto problemi a dire quello che pensavi ma non sei mai stato
brutale o maleducato. Riuscivi a portare sempre un grande rispetto per
tutti.
Oh, ti ho adorato da subito. Dal primo momento in
cui ti ho conosciuto.
Più approfondivamo la nostra amicizia,
più perdevo la testa per te.
Adoravo il tuo carattere da tigre che sapeva
trasformarsi completamente nei momenti di gioia, adoravo il tuo gioco
in campo deciso, fulmineo e potente, come riuscivi a segnare in ogni
caso, come tutte le palle che ti arrivavano le buttavi in rete. Eri il
numero uno della squadra e non ho scrupoli a dire che hai portato tutti
alla vittoria una miriade di volte. Quando abbiamo vinto campionato e
Champions nello stesso anno è stato pazzesco... la mia
ammirazione cresceva sempre più e speravo che un giorno
sarei diventato io il sostegno vitale della squadra, il giocatore
chiave senza il quale tutti gli altri non avrebbero girato. Quello che
eri tu.
Poi la mia ammirazione è diventata in
fretta adorazione e poi amore. È stato amore quando mi hai
ricambiato.
Quando mi dedicavi tutti i goal, quando mi cercavi
anche se non giocavo, quando mi prendevi trascinandomi in giro per il
campo ad esultare come un matto... quando ti confidavi con me
spiegandomi che all'inizio avevi avuto molti problemi, quando cercavi
di non farmi pesare nulla di ciò che poteva pesarmi.
Poi abbiamo cominciato a giocare sempre di
più insieme e a creare delle combinazioni vincenti
pazzesche, eravamo inarrestabili.
Quanto abbiamo segnato.
Qualunque palla io riuscissi a recuperare tu
riuscivi ad infilarla in qualunque posizione ti trovassi.
Facevi miracoli e poi lentamente grazie a te quei
miracoli sono riuscito a farli anche io.
Quando giocavamo insieme eravamo inarrestabili, il
terrore della difesa avversaria.
Ma il momento più bello era quando
esultavamo per la riuscita di un'azione fantastica fatta insieme.
Sempre lì a cercarci, trovarci, abbracciarci.
Eravamo diversi, diametralmente diversi. Tu eri una
tigre nel campo, io un artista. Anche il carattere era opposto. Io ero
il classico ragazzo buono come il pane, ingenuo, allegro, solare e
sereno. Dolce. No?
Mi hai sempre chiamato 'dolcezza' ma non per darmi
della 'femminuccia' o cose simili, bensì perché
ero dolce, gentile.
Lo sono tutt'ora però ormai ho delle
ombre che cerco di nascondere.
Le tengo dentro di me per bene in modo che nessuno
se ne accorga.
Da fuori tutto va avanti come sempre, io sono
cresciuto, sono diventato ancora più un campione acclamato
da tutti, sono fra i più pagati al mondo ed ho addirittura
vinto un pallone d'oro.
Non potrei essere più felice della mia
carriera.
Ed ogni volta che segno ancora ora penso 'Per te',
nonostante tu mi abbia deluso, tradito e ferito.
Nonostante tu te ne sia andato all'estero
accettando un incredibile proposta di lavoro. Sei andato in un'altra
squadra per crescere, affermarti e seguire la tua carriera e mi hai
lasciato.
Mi hai lasciato ancora prima di metterci insieme.
Però la nostra complicità,
come ci trovavamo, quanto parlavamo insieme, tutto il tempo in cui non
ci separavamo mai... mi sono sempre chiesto se abbiano contato qualcosa
per te, dopo tutto.
Non ho saputo subito la verità sul
perché te ne sei andato... chi l'ha voluto? La
società o tu? Sono stati i soldi, la fama o qualcos'altro?
Hai chiesto tu di andartene?
Sei stato tu ad accettare?
Quando in lacrime, la sera prima della tua
partenza, sono venuto da te per chiederti il motivo ero disperato.
Così disperato che non serviva ti dicessi quanto ti amavo,
lo si capiva. Non ci riuscivo. Non riuscivo a parlare. Ho solo chiesto
'perchè?'.
Tu sei rimasto impietrito. Mi hai guardato
penetrante a lungo con quel tuo modo caratteristico di fare, quei tuoi
occhi nocciola che a volte sembravano dorati. Mi ricordo bene tutto.
Fuori pioveva che Dio la mandava ed io ero
strafondo come un pulcino. I capelli neri tutti attaccati alla fronte,
in disordine, la maglietta appiccicata alla pelle, le gocce che
correvano insieme alle mie lacrime, gli occhi arrossati e gonfi.
Tremavo e mi stringevo le braccia. Ero nel panico, non capivo nulla.
Ero solo immerso nel dolore.
Un dolore incontrollato.
Non volevo te ne andassi.
Non volevo fossi tu a volertene andare.
Non volevo...
Tu eri appena uscito dalla doccia, i capelli
spettinati passati alla meglio con un asciugamano ti incorniciavano
biondi il viso serio. Avvolto solo da una canottiera bianca. Avevo
visto così tante volte il tuo corpo nudo negli spogliatoi,
non mi è mai sembrato strano il mio soffermarmi a guardarlo
ogni tanto. Anche tu lo facevi col mio.
Lì è normale.
Lì è tutto normale, non ci
fai caso.
Ma solo allora ho capito perchè lo
facevo.
Era la stessa cosa anche per te?
Avrei voluto farti un sacco di domande ma non ci
riuscivo.
E dopo avermi fissato impietrito indeciso sul da
fare mi hai semplicemente stretto a te.
Le tue braccia mi hanno avvolto di nuovo in un modo
molto dolce e protettivo, forte. Non volevi lasciarmi andare, non
volevi che tremassi, che stessi così male. Non volevi
vedermi in quelle condizioni.
Lo so.
Hai immerso una mano nella mia nuca, fra i miei
capelli neri, quindi mi hai avvicinato le labbra all'orecchio, come
quando esultavamo per un goal, e mi hai sussurrato con un filo di voce:
'Perdonami, ma è ora che me ne vada...'
Non ti sei mai spiegato meglio. Non mi hai mai
detto altro. Eri stato tu a volertene andare?
Non ho potuto capire che questo.
Lì sono andato definitivamente in pezzi.
Ho pianto a dirotto come la pioggia che cadevo su
di noi, non ho smesso per tutta la notte.
Avrei voluto che almeno mi baciassi, avrei voluto
che facessi qualcosa... qualcosa per me... per aiutarmi a sopportare
tutto... ma a fatica ti sei ripreso e mi hai allontanato.
Quando ci siamo staccati i tuoi occhi sono sfuggiti
dai miei.
Da allora non mi hai più guardato in
viso.
Non sono venuto a salutarti, il giorno dopo in
aeroporto.
Dopo di quello la rabbia per l'incomprensione del
tuo gesto mi ha divorato e forse è stato ciò che
mi ha tenuto in vita, che mi ha fatto andare avanti.
Mi sono sentito tradito da te, ero il tuo migliore
amico, avevamo un rapporto stretto e profondo, ci dicevamo tutto... ci
amavamo anche se non ce lo siamo mai detto... e non mi hai parlato di
questa tua decisione. Non mi hai spiegato nulla.
Sono rimasto deluso.
Da lì ho deciso di prendere in mano la
mia vita e la squadra, ho giocato per superarti, per non far
rimpiangere a nessuno la tua partenza, per colmare il tuo vuoto e
giocando nel tuo ricordo sono diventato grande.
Sono diventato uno fra i più bravi
attualmente e non è mancanza di umiltà ma solo
coscienza di me stesso.
Mi sono anche sposato facendo una famiglia.
Ho voluto farlo a tutti i costi anche se lei non
l'amavo.
Sto con lei perchè è la madre
di mio figlio e a nessuno è sembrato strano che io lo
chiamassi come te, tutti sapevano quanto eravamo uniti.
Però non è servito a nulla
vivere in questo modo.
Sono felice nel giocare, mi completa e non
rimpiango di essere rimasto fino ad ora nel luogo che a me è
così caro perché è quello in cui ho
conosciuto te, però rimpiango di averti odiato. Di essermi
sforzato di odiarti per andare avanti.
Senza quel sentimento probabilmente non ce l'avrei
fatta e forse è per questo.
Pensandoci ora, facendo appello a tutto quel che so
di te, me ne rendo conto.
L'hai fatto per questo.
Non ti sei mai spiegato facendomi credere di essere
stato tu a volertene andare.
L'hai fatto perchè non sarei mai
riuscito ad andare avanti altrimenti.
Ma non sei stato tu a volertene andare, no?
Questo nostro mondo, purtroppo, funziona
così. Si dice che i giocatori hanno l'ultima parola ma in
realtà non è così. È solo
per non attirare le ire dei tifosi sulla società. Tutto qua.
Per scaricarsi la coscienza.
Ma in realtà se ti dicono 'parti', tu
non puoi replicare, puoi solo far finta che quella è una tua
decisione.
Ma l'ho capito troppo tardi, no?
Solo quando mi è arrivata la notizia che
appena trasferito ti eri sposato per smentire le voci di uno scandalo
che ti aveva visto frequentare locali gay. Solo quando poi ho saputo
che tuo figlio l'avevi chiamato come me.
Solo quando ho visto che non avevi più
giocato come sapevi, che la tigre che c'era in te si era spenta.
Solo lì ho capito cosa avevi fatto.
Cosa era successo.
Quella sera avresti voluto fare l'amore con me,
vero?
Ma ti sei sforzato di non legarmi a te per
permettermi di andare avanti proprio come ho fatto.
Ma la verità è che non ti sei
mai dimenticato di me.
Non hai più esultato quando segnavi e
sei calato, calato sempre più finché la
società che ti aveva acquistato non ha potuto ignorare il
problema.
Il problema che ti eri spento, che eri in crisi.
Una crisi risolvibile se non in un solo modo.
Chiedendoti dove avresti voluto andare.
Lasciandoti libero di andare (tornare) dove volevi.
Ora che la notizia del tuo ritorno nella nostra
squadra è arrivata ufficiale, mi sono dato dell'idiota
perché non ti ho più cercato, perché
non ho mantenuto i rapporti con te anche se a distanza,
perché non ti ho capito.
Perchè ho preferito illudermi di odiarti!
Eppure adesso sono qua, stufo di vergognarmi e di
rimpiangere qualcosa.
Sono qua ad accoglierti mentre varchi la soglia
degli 'arrivi' insieme ad altra gente che ti ha accompagnato nel
viaggio.
I flash ti illuminano ma tu lo fai solo quando
incroci il mio sguardo.
Sto sorridendo.
Così capisci che ho capito.
Ho capito tutto e voglio chiederti perdono.
Perdono per non esserti stato accanto. Perdono per
averti permesso di andartene. Perdono per aver assistito inerme al tuo
spegnimento.
Ora però sono qua davanti a te e ti
prego.
Riaccenditi.
Torna quello di un tempo.
Siamo di nuovo qua insieme e sono certo che questa
occasione Dio ce l'ha data per permetterci di rimediare a tutti i
nostri errori.
Quindi non pensare più a ciò
che è giusto ma solo a ciò che vogliamo.
Muovo qualche passo verso di te mentre chi di
dovere ti saluta, solite foto, soliti giornalisti, solita folla... tu
sorridi ma guardi solo me, non fai caso a nessuno, così mi
faccio avanti fra tutti e una volta davanti a te, dopo appena uno
scambio significativo e penetrante di sguardi, annulliamo la distanza
nel medesimo istante con un abbraccio vigoroso e pieno qua, davanti a
tutti, in mezzo a migliaia di flash che immortalano la scena.
Non me ne potrebbe fregare di nulla... siamo
compagni di squadra da anni, no? Non c'è niente di male in
un amicizia così profonda come la nostra.
Niente di strano.
Non permetterò più a nessuno
di rovinare la nostra storia. A nessuno.
E se un tempo ero ancora fragile e 'piccolo', ora
non è più così. La mia forza e la mia
volontà non verranno mai sotterrate, per nessuna ragione al
mondo.
- Sei la mia vittoria. - Gli sussurro all'orecchio
mentre il mio corpo contro il suo viene attraversato da mille scariche
elettriche.
Lui aumenta la stretta ignorando tutti quanti che
continuano a fissarci ma in fondo è un momento breve,
più breve di quello che pare a noi.
- Non volevo andarmene. - Mormora quindi lui sempre
al mio orecchio, proprio come ho fatto io. Nessuno ci sente. Puoi dirlo.
Dillo di nuovo, ti prego... mi manca. Mi manca da
morire.
- Ma ora sono tornato. - Dillo. Dai. - Per te. -
E' qua che stringo gli occhi per non far sfuggire
una sola lacrima anche se mille vorrebbero scendermi.
Dannazione, sono sempre stato troppo sensibile...
anche se il tempo è passato e alcune cose sono cambiate,
certe rimarranno sempre uguali, vero?
Nonostante tutto quello che è successo e
che ci ha fatto male.
- Non andartene più. - E' tutto qua
quello che riesco a rispondere piano piano mentre il mio cuore va come
un matto e mi sento come un adolescente con lo stomaco stretto in una
morsa micidiale.
Oh, ma che importanza ha?
È qua con me, ora. Solo questo conta.
Ora sono di nuovo insieme a te e sono pronto a
ricevere come un tempo tutte quelle dichiarazioni d'amore che erano
solo mie.
Perché erano questo, tutti quei 'Per
te', ad ogni goal, vero?
Dichiarazioni d'amore.
Perdonami per averlo capito solo ora ma ormai
c'è tempo anche per questo.
Sto bene.
Sono felice.
FINE