NOTE:
era da un po' che volevo scrivere su questi due di nuovo senza metterli
in un AU o What if... così ho colto quest'occasione al volo.
Nel forum dell'EFP è stato indetto questo concorso a
Multifandom sulle canzoni degli Evanescence. La
particolarità è che non devono essere song fic,
non è necessario il testo della canzone all'interno ma la
storia deve essere ispirata al testo di una a mia scelta fra le loro,
così scartabellando qua e là ho deciso per questa
visto che ne sono rimasta folgorata. Mi è subito saltata
alla testa un ideuzza niente male, spero di averla sviluppata bene.
Ad un certo punto c'è un flashback, per differenziarlo e
sottolinearlo l'ho scritto in terza persona mentre il resto
è in prima, dalla parte di Jun.
Specifico
subito che questa fanfic avrà un seguito visto come finisce.
Dedico
la fic a tutti gli amanti di questa coppia insolita ma che ormai mi
piace davvero troppo.
Ringrazio
chi ha indetto il concorso, ovvero Readseapearl (Lory), e chi
leggerà e commenterà.
Auguro
a tutti buona lettura.
Baci
Akane
CHIAMAMI QUANDO SEI SOBRIO
CHIAMAMI
QUANDO SEI SOBRIO
(Evanescence)
Non
venire a piangere da me.
Se
mi amassi
Saresti
qui con me.
Mi
vuoi
Vieni
a cercarmi.
Deciditi.
Avrei
dovuto lasciarti cadere
Perdere
tutto?
Così
forse puoi ricordare tu stesso.
Non
posso continuare a crederti
Stiamo
solo ingannando noi stessi.
E
sono stanca della menzogna
Sei
arrivato tardi.
Non
venire a piangere da me.
Se
mi amassi
Saresti
qui con me.
Mi
vuoi
Vieni
a cercarmi.
Deciditi.
Non
potevo prendermi la colpa
Sono
stanca di provare vergogna
Deve
essere stancante perdere al tuo stesso gioco.
Egoisticamente
odiato
Non
mi meraviglia che tu sia sfinito.
Non
puoi recitare la parte della vittima stavolta
Sei
arrivato tardi.
Non
venire a piangere da me.
Se
mi amassi
Saresti
qui con me.
Mi
vuoi
Vieni
a cercarmi.
Deciditi.
Non
mi chiami mai quando sei sobrio.
Lo
vuoi solo perché è finita
È
finita.
Come
ho potuto bruciare il paradiso?
Come
ho potuto – non sei mai stato mio.
Allora
non venire a piangere da me.
Se
mi amassi
Saresti
qui con me.
Non
mentirmi
Prendi
le tue cose.
Ho
deciso per te.
Alzo
gli occhi dal libro mantenendo la testa china, li punto davanti a me
sul muro dove appese sono varie foto mie insieme alla Nazionale
Giovanile di Calcio, le pupille si dilatano mentre si posano su una
persona specifica ed è come se la penetrassi.
È
solo una foto.
Non
arrivo davvero a studiare, qualunque cosa mi ricorda Hyuga.
La mia
espressione seria e concentrata non cambia di un muscolo e il mio
sguardo perfora metaforicamente il volto deciso e selvatico della tigre
ritratto fra Tsubasa e Matsuyama, mentre io mi trovo dall'altra parte,
fra Wakabayashi, vicino a Tsubasa a sua volta, e Misaki.
Solo
in Nazionale possiamo stare tutti insieme, per il resto non ci vediamo
quasi mai...
A
parte io e Hyuga che abitiamo nella stessa città.
Sposto
gli occhi su un'altra foto a fianco, qua lui sorride con quel suo
tipico ghigno perfido che però nasconde la sua gioia nel
giocare a calcio con chi, suo malgrado, considera in qualche modo suoi
amici, anche se non lo ammetterebbe mai.
Qua
è con i suoi preferiti... Wakashimatsu, Sawada e Matsuyama.
Quest'ultimo è Toho solo per adozione, poiché in
realtà non è nella loro squadra, ma ha legato
tanto con Hyuga che ormai stanno sempre insieme!
Ricordo
quando invece al loro primo incontro, da piccoli, litigarono di brutto
fino ad arrivare alle mani!
Sono
dovuto intervenire io con la mia calma placida e la diplomazia a
sistemare le cose. Anche Tsubasa poi ha messo pace a modo suo, aiutato
dal fedele Misaki.
Pensando
a come siamo cresciuti e come si sono formate le coppia, ufficiali o
meno, mi viene da sorridere.
Alcune
prevedibili, altre no.
Mi
soffermo sul suo braccio muscoloso e abbronzato che finge di strozzare
Sawada mentre con l'altro si appoggia a Matsuyama che ride accattivante
ma radioso.
A
questo punto un moto di fastidio mi invade.
Io non
ci sono in quella foto, vorrei sapere perché me la tengo...
forse perché l'ho scattata io e quel suo ghigno
inconsapevolmente sensuale era rivolto a me.
Non
gliel'ho mai data, me la sono tenuta e basta.
So di
essere geloso, non sono un idiota come lui che finge di ignorare certe
cose. Io mi rendo conto di tutto e l'accetto.
Che
male c'è?
Hyuga
mi piace, è maturato ed ha sviluppato dei lati che ammiro ed
invidio molto.
E al
di là di tutto è un gran bel ragazzo, sarei uno
sciocco a non ammetterlo.
Se non
ha molte fan è solo per il suo brutto carattere. Io ne sono
pieno solo perché sorrido più gentilmente di lui
e non faccio tutti quei casini!
Meglio
così, però.
Che
non abbia fan.
Se mi
dà fastidio la sua amicizia con Matsuyama, figurati come
sarebbe se avesse tante ammiratrici come me.
L'angolo
delle mie labbra si incurva appena all'insù mentre ripenso a
tutte le volte che, incontrandoci, veniamo investiti da qualche
gruppetto di ragazzine innamorate che chiedono gli autografi solo a me.
La sua
espressione tutte le volte è encomiabile!
Scuoto
la testa e mi alzo distogliendo lo sguardo, lo studio è
presto dimenticato mentre alla mente mi sovvengono alcuni momenti
particolari che ci riguardano.
Hyuga
ha un grande problema, a parte il suo caratteraccio e la sua
aggressività. Ha seri problemi coi suoi sentimenti.
Però
anche la mia pazienza ha un limite. Non posso aspettare tutta la vita
che si decida a venire da me anche quando non è ubriaco!
Hyuga...
la tua squadra ha perso il campionato ed io so bene come ti senti in
questo periodo. Sarai in uno stato pietoso e magari dentro di te avrai
anche voglia e bisogno di piangere dalla rabbia. Lo so bene, ormai ti
conosco nonostante io non ti sia mai stato vicino come Sawada e
Wakashimatsu.
Però
non venire da me.
In
passato è successo.
Mentre
lo penso la mia espressione si indurisce di nuovo diventando quasi di
pietra, gli occhi castano autunno si incupiscono e penso che se ne
avessi il potere, manderei in frantumi il vetro davanti a me. Ma mi
trattengo e non faccio alcun gesto rabbioso e plateale alla Hyuga!
Metto
le mani in tasca e giro la testa tornando a guardare il muro con le
foto. Alcune sono mie con la mia squadra o con Tsubasa, altre della
Nazionale.
Però
c'è anche un articolo di giornale. È una foto che
ci hanno scattato anni fa durante l'unico incontro che abbiamo
disputato, è finita sul giornale. Io e lui a fronteggiarci.
Anzi. L'attimo prima ci fronteggiavamo, l'attimo dopo sono crollato col
mal di cuore e mi sono aggrappato a lui che, immobile, è
rimasto a guardarmi sconvolto senza muoversi.
Non mi
piace vedermi mentre ho un attacco, ma non la tengo per quello.
È
l'unica che ho con lui ed anche se per un motivo orrendo, comunque
sembrava ci abbracciassimo.
Hanno
immortalato quel momento.
Il suo
viso è nel panico più completo.
Dopo
di quella volta è sparito per poi ritornare più
letale che mai, risvegliato di quella sua antica luce feroce.
È
stato allora che ho capito quanto avrei voluto essere lui.
Sono
contento di chi sono, sia chiaro, a parte che per il mio cuore.
Quello
che gli invidio è la capacità di bruciare a quel
modo.
Poi
nel corso degli anni, giocando con lui in Nazionale, mi sono reso conto
che non era solo semplice invidia, bensì lui semplicemente
mi piaceva.
Da
quella volta ho cominciato a stuzzicarlo per divertirmi, non ho mai
pensato potesse ricambiarmi. Sembrava così poco incline
all'omosessualità.
Con la
scusa di controllare che non combinasse qualcuno dei suoi soliti guai e
che rigasse dritto, lo vedevo spesso.
Ogni
tanto poi finivamo per allenarci insieme in vista di una partita
importante con la Nazionale e lui mi chiedeva di metterlo in
difficoltà.
Aveva
paura che mi rompessi.
Da una
parte voleva sfruttare il mio talento che non ha mai fatto fatica a
riconoscere (non come ha fatto con quello di Tsubasa e di Wakabayashi,
ad esempio), dall'altra anche se ormai ero praticamente guarito, aveva
paura di rompermi.
Credo
che mi vedrà sempre come un campione di vetro pronto a
spezzarsi e ad andare in pezzi.
Questa
mia fragilità, però, è solo apparente
perché fra noi due quello che lo è davvero
è proprio lui!
Gli
dicevo di non preoccuparsi che stavo bene e lui si arrabbiava
ringhiando che non si preoccupava di certo. Ridevo e lui attaccava con
più grinta anche se all'ultimo si tratteneva.
Alla
fine dovevo stuzzicarlo fino a fargli perdere il controllo e giocare
come suo solito.
È
sempre stato difficile trattare con lui però mi veniva bene,
lo ammetto.
Mi
sono sempre divertito.
Quando
però ha dimostrato alcune reazioni inequivocabili nei miei
confronti ed ho capito che non gli ero indifferente, il divertimento
è svanito, ha lasciato il posto a ben altro.
Qualcosa
che a lungo andare ha tirato fuori il peggio da entrambi.
\Quando
vinsero il campionato con la Nazionale, finirono tutti per festeggiare
fino a tardi dandoci dentro come non mai.
Fu
quella volta che mezza squadra si trovò sull'ubriaco andante!
Non
erano più dei ragazzini e quindi i responsabili avevano
concesso loro una festa in grande stile.
Quella
sera ad essere sobri erano pochi, fra cui Misugi e Misaki.
Ebbene
sì.
Riuscirono
a far partire persino Tsubasa, l'attrazione principale della serata
visto quanto era effettivamente divertente quando non si controllava.
Misaki passò tutto il tempo a cercare di evitargli lo
spogliarello che voleva fare a tutti i costi!
Anche
Wakabayashi era brillo ma lui sembrava reggere molto meglio l'alcool e
ad un certo punto sparì a festeggiare con un misterioso
'qualcuno' che nessuno scoprì mai.
Quando
Matsuyama crollò portandosi dietro anche Sawada e
Wakashimatsu, Hyuga si trovò ad un bivio: continuare a
divertirsi oppure darci un taglio anche lui e seguire l'esempio dei
suoi tre amici?
A
decidere per lui era stata la vista di Misugi che prendeva l'uscita per
andarsene.
Lì
qualcosa era scattato e con la mente annebbiata l'aveva seguito senza
capire che diavolo stesse facendo.
Sapeva
di seguire ancor più di sempre il suo istinto e che i freni
inibitori li aveva lasciati da qualche parte nelle birre che aveva
ingurgitato.
Il
suo fisico possente gli permetteva di reggere un po' meglio degli altri
ma non certo di contrastare completamente l'alcool.
Quando
bussò alla porta della camera di Misugi che condivideva con
Wakabayashi, cominciò ad immaginarsi strane scene su loro
due.
Non
avevano nulla a che spartire l'uno con l'altro ma le stanze
dell'albergo che li ospitava erano a due e le coppie si conoscevano
bene... Tsubasa era andato con Misaki e Misugi e Wakabayashi erano
finiti da soli, quindi insieme!
Vedere
il viso sorpreso del bel principe del calcio non gli fu molto d'aiuto,
specie constatando che era in pantaloni e canottiera intima.
Si
rese conto che il suo era un bel fisico nonostante avesse dovuto
andarci sempre piano con gli allenamenti.
-
Si? - Chiese Misugi stupito di vederlo lì davanti alla sua
porta rosso in viso nonostante l'abbronzatura. Era un po' accaldato per
quanto aveva bevuto ed i capelli neri gli stavano più
selvaggiamente del solito.
Tuttavia
non dimostrò quanto fosse di suo gradimento e attese
impassibile la risposta.
Hyuga
a quel punto non capì nulla.
Già
in precedenza la sua capacità di comprensione era andata a
farsi benedire, ma lì il vuoto e il caos più
totali l'avvolsero!
Perché
era lì?
E
chi se lo ricordava... aveva solo voluto andarci e basta!
Bene,
ora che c'era però doveva fare qualcosa. Così si
ricordò della visione che aveva appena avuto su lui e
Wakabayashi...
-
E' qua l'idiota? - chiese con voce un po' biascicata e roca cercando di
guardare dentro. Misugi alzò un sopracciglio e
riuscì a mascherare bene anche la delusione.
Era
venuto per Genzo, non per lui.
Con
durezza si mise da parte per mostrargli che era solo, quindi rispose
altrettanto duro penetrando i suoi occhi neri con i propri castano
autunno:
-
Come vedi no. Non so dove sia! -
A
quello la bocca scollegata col cervello di Hyuga ribatté
senza rendersene conto:
-
Chissà con chi va a letto quello! - Non ci aveva pensato per
nulla e l'altro ragazzo colpito da questa sua curiosità che
lo feriva, decise di continuare a fare quel che stava facendo prima
ignorandolo. Lasciandolo pure sulla porta aperta rientrò
continuando a spogliarsi.
-
Ti interessa? - Chiese freddamente sfilandosi i pantaloni con la sola
intenzione di farlo scappare subito per poter rimanere solo a leccarsi
le ferite.
Da
ubriaco era persino più insopportabile!
Il
moro rimase ipnotizzato dal suo corpo longilineo e pallido, le linee
dei muscoli si tendevano ad ogni movimento. Non era come il suo corpo o
quello di Genzo, ma per uno come lui era perfetto.
-
No, per nulla... - Rispose vago continuando a fissarlo con una luce
ammaliata nello sguardo. L'alcool gli bruciava la testa e lo faceva
sudare ancora di più.
O
forse era Jun Misugi che si spogliava così distaccato e
disinvolto davanti a lui a fargli quell‘effetto?
Si
raddrizzò e rimanendo di profilo si prese la canottiera alla
vita, poi lanciandogli uno sguardo sbieco che lo perforò
disse: - Ah no? - Poi si sfilò l'indumento rimanendo in
boxer neri attillati, i capelli un po' spettinati anche se nulla
confronto a quelli pece dell'altro. - Allora cosa ti interessa? - Fu
una domanda sibillina che però non voleva una risposta.
Misugi
sicuro che non ne avrebbe ricevuta una si diresse verso la porta del
bagno, mise la mano sulla maniglia e tirò aprendola.
Subito
dopo però una manata la richiuse spingendola in avanti.
Sentì immediatamente la presenza di Hyuga dietro di
sé, contro la sua schiena nuda che al momento veniva
sfiorata dal suo torace. Una sola maglietta li separava.
-
Che c'è? - Gli chiese sentendo il suo fiato sul collo.
Sapeva di alcool naturalmente.
Non
si girò e lui corrugando la fronte cercò di nuovo
qualcosa di sensato nella sua mente.
Invano.
Così
si limitò a rispondere sinceramente disarmato:
-
Non lo so. -
Il
giovane davanti sospirò scontento:
-
Hyuga sei ubriaco, vai in camera, fatti una doccia e dormi! - Non
voleva stare con lui perché era ubriaco.
Se
da sobrio non faceva determinate cose non aveva senso lasciargliele
fare in momenti in cui non era lucido!
-
La voglio fare qua la doccia. - Rispose rinunciando all'idea di capire
cosa stesse dicendo. Ormai non aveva per nulla il controllo di
sé e come se si trovasse in un sogno dove non sai quel che
fai, sai solo che lo stai facendo senza capirci nulla, semplicemente si
assecondò.
-
Ci sono io, qua! - Però l'altro nonostante la freddezza e
l'insofferenza con cui rispondeva, come avesse a che fare con un
bambino, non si muoveva sgusciando via da quel posto così
pericoloso che gli alzava la temperatura.
Il
moro avvicinò la bocca al suo orecchio, quindi
sussurrò poco lucidamente:
-
Appunto per questo. - Il cuore di Jun cominciò a galoppare,
si disse che questa volta sarebbe stata dura mascherare il proprio
stato d'animo ai limiti massimi storici. Kojiro gli piaceva e non solo
come persona ma soprattutto fisicamente, anche il suo controllo aveva
dei limiti.
-
Cosa stai dicendo? - Lo chiese con superbia sperando di spingerlo ad
andarsene dato che non aveva davvero idea di che cosa facesse, anche se
si reggeva perfettamente in piedi da solo e non farfugliava in lingue
sconosciute.
-
Che voglio fare la doccia con te. - Mormorò con voce
più bassa e roca lambendo il lobo con le labbra.
La
doccia non la fecero.
Jun
trattenne il fiato e al suo proposito di non andare con lui visto che
era ubriaco, si rispose che fra il dire e il fare c'era di mezzo un
universo intero!
Nemmeno
tutta la sua forza di volontà, e non era poca,
bastò a respingerlo quando sentì l'altra mano che
andava alla sua vita e poi si infilava sotto i boxer prendendogli il
membro, cominciando a massaggiarlo, andando su e giù
completamente in sintonia con il suo istinto.
-
Hyuga... - Tentò debolmente mentre si appoggiava a sua volta
sulla porta davanti con le mani e la fronte.
-
Mm? - Fece l'altro senza ascoltare mezza parola.
-
Sei ubriaco... -
-
Mm-hm... -
-
E' meglio che ti fermi, poi potresti pentirtene... - Ma faceva davvero
una gran fatica a parlare usando la sua parte di ragione. Stava dicendo
cose che non voleva ma che sapeva erano giuste. La verità
era che voleva solo continuasse.
Si
morse il labbro inferiore mentre si eccitava in maniera sempre
più evidente.
-
Mi pentirei di fermarmi. - Questo però fu così
chiaro e lucido che pensò avesse solo finto di aver bevuto
troppo.
Non
lo seppe mai.
Prima
che potesse venire lo sentì leccargli il collo e risalire
con le mani sul suo petto, tormentandogli i capezzoli eccitati come
ogni altra parte di sé che fremeva.
Ormai
la volontà e la ragione di Jun era lontana anni luce e con
un sospiro di piacere si girò circondandogli il collo con le
braccia, cercando le sue labbra morbide e sempre imbronciate. Gli
donò le sue femminili e ben disegnate che succhiò
con desiderio e dopo aver assaggiato si fece largo con la lingua
cercando la sua. La trovò a metà strada e unendo
le bocche diedero vita ad un bacio erotico desiderato da tempo.
Il
sapore dell'alcool diede alla testa anche al giovane appoggiato alla
porta. Quando dopo lunghi attimi in cui le loro lingue lottarono
sensualmente e con passione crescente, si staccarono, Hyuga lo
guardò in viso piegando la testa di lato. Un ghigno
compiaciuto si dipinse sulle sue labbra, quindi seguendo un impulso che
aveva da molto gli prese i capelli fra le dita e stringendo con una
certa prepotenza ma senza fargli male glieli spettinò.
Accentuò il sorrisino più soddisfatto, quindi
tornò ad avventarsi sulla sua bocca sentendo febbrilmente
che anche lui, ora, lo stava spogliando premendo i palmi sul proprio
corpo, facendo suoi i muscoli che si tendevano eccitati al suo
passaggio.
Finirono
stesi sul letto con Hyuga sopra che si occupava delle sue parti intime
già in precedenza stimolate, la voce di Misugi si udiva
nella stanza mentre ansimava sempre più e le dita si
immergevano fra le sue nere ciocche che gli solleticavano l'inguine.
La
sua mente gli diceva che non era corretto ma il suo corpo non voleva
saperne di opporsi.
Semplicemente
lo voleva ed ora che era lì non contava il perché
lo fosse.
Il
suo lato egoista che cercava di mascherare ebbe il sopravvento.
Ci
mise poco Kojiro , dopo avergli stimolato l'apertura e averlo preparato
con una certa esperienza che stupì Jun, ad entrare in lui e
a possederlo.
Il
dolore che sentì non fu paragonabile agli attacchi di cuore
ma credette di andarci vicino. Credette di essere in uno spazio
indefinito e non più su un letto.
Nemmeno
l'idea che potesse tornare Wakabayashi lo turbò.
Nonostante
il dolore fisico per la penetrazione e come si muoveva in lui con
decisione, non voleva smettesse. Affondò le unghie nelle sue
spalle e l'attirò a sé nascondendo il viso nel
suo collo mentre le lacrime gli si affacciavano agli occhi.
Arrivò
ad un punto tale in cui non capì più niente.
Dove
fosse, cosa stesse facendo e perché.
Sapeva
solo di essere con Hyuga, quello che desiderava più in
assoluto in quel momento.
Dimenticò
ogni altra cosa, tutte le circostanze e perdendo contatto con la
realtà e con sé stesso si strinse contro di lui
il più possibile per sentirlo maggiormente.
Fino
a che unendo anche i loro gemiti non raggiunsero il culmine crollando
poco dopo sfiniti./
La
mattina dopo mi ha latrato qualcosa dietro e mentre usciva dalla camera
si è imbattuto in Wakabayashi che chiedendogli per scherzo
se era venuto a letto con me, si è beccato un pugno.
Ovviamente
l'altro ha ricambiato ed hanno finito per picchiarsi!
Da
sobrio non è mai venuto ma ad ogni bevuta, ogni volta che
è stato poco in sé perché aveva
festeggiato qualcosa o perché era particolarmente
giù o arrabbiato, puntuale si è presentato da me
e mentre io mi opponevo con tutte le mie forze, la mattina dopo mi
svegliavo sempre con lui in un letto.
Di
volta in volta le cose non sono cambiate ed il nostro rapporto non si
può chiamare tale se per mandarlo avanti lui non deve essere
in sé!
Si
vergogna di sé stesso o magari di me, siamo troppo diversi,
non vuole ammettere di essere gay... non lo so, ci sono molte
motivazioni.
Questo
suo comportamento è così da lui che è
difficile scegliere solo una risposta, però dovrebbe
smetterla di fingere che non prova nulla.
Appena
la sua coscienza è libera, lo fa venire da me!
Io
pensavo che fosse istinto selvaggio, che niente gli impedisse di fare
quel che vuole fregandosene di tutto e tutti!
In
realtà è solo uno come tutti gli altri, fragile,
con mille insicurezze.
Eppure
da come fa sesso non sembra affatto non l'abbia mai fatto con altri
ragazzi...
forse
il problema è solo mio.
È
mia la vergogna e la pesantezza quando se ne va e mi lascia con qualche
insulto, quando dopo ancora torna fuori di sé e mi prende ed
io non so oppormi.
Sono
così?
Mi
faccio usare o sono io che uso lui, in realtà?
Qualunque
sia la risposta è che sto bruciando tutto il mio paradiso e
sto sbagliando.
Non
possiamo andare avanti così.
Non
è giusto.
È
ora di smetterla, di decidere davvero ciò che si deve fare.
Mi
vuoi, mi cerchi sempre ma poi scappi e vieni da me solo quando non sei
sobrio.
Arrivi
addirittura a chiamarmi, in quei momenti, chiedendomi se posso
raggiungerti, che non sai come tornare a casa!
Io so
che è una scusa ma vengo sempre.
Sono
solo l'ombra di me stesso, è ora di smetterla di usarti.
Ti
voglio ma non è solo desiderio.
Io
voglio stare con te, mi sto innamorando, questo fatto non lo posso
ignorare.
Mentre
tu non sai deciderti e non va bene usarti quando sei in quelle
condizioni.
Perché
poi io sto male ma sono certo che tu stai ogni volta peggio.
La
porta suona e dopo poco bussano alla mia camera.
-
Avanti. - Mentre l'uscio si apre io mi volto e quando lo vedo sorrido
amaro.
Ma
guarda un po'...
Indurisco
il mio sguardo che lo penetra come per disintegrarlo, ma poi con
freddezza lo saluto:
- Che
ci fai qua? Sei di nuovo ubriaco? - Non faccio riferimento alla sua
sconfitta.
In
realtà non beve poi così tanto ed anche se
è grande e può fare quel che vuole, mi sembra
venga da me molto di più di quanto in realtà non
sia.
-
Secondo te? - Ad un'occhiata attenta noto che la sua espressione
è diversa dalle sue solite maliziose e incattivite, questa
mi sembra quasi di una bestia feroce ferita. Uno stato
d’animo di cui si vergogna e che tenta di nascondere.
Peccato
che non sia mai entrato in camera mia prima d'ora.
Alzo
le spalle fingendo indifferenza.
Siamo
uguali nell'ignorare ciò che proviamo.
Basterebbe
gli dicessi che gli voglio bene, le cose cambierebbero in qualche modo.
-
Vattene. - Ma non sono disposto a scoprirmi così tanto con
uno che tutto sommato sceglie la strada più comoda per
evitare le difficoltà!
Ma
sembra che l'abbia invitato a rimanere, quindi si avvicina a me e mi
prende per la vita, io gli do le spalle però non si smonta.
Porta
la bocca al mio collo scostandomi i capelli castano autunno come i miei
occhi che sottili guardano le foto sulla parete davanti. Se le vede
cosa penserà?
A
questo punto non ha importanza.
Bisogna
mettere fine a questa stupida storia!
- Mi
cerchi... - Mormoro basso e duro.
-
Mmh... - Deja-vu!
- Mi
vuoi... - Continuo con le sue mani che si infilano sotto la mia maglia.
Non sento puzza di alcool. Non sono sicuro che sia davvero ubriaco.
Potrebbe anche stare fingendo di esserlo. È comodo, no? Fare
quello che si vuole senza dovere spiegazioni. Comodissimo.
-
Mmm.. - Non dirà nulla? Se parla capisco che non ha bevuto!
-
Perché non ammetti che provi qualcosa per me? -
-
Perché non è vero. - risponde che la bocca contro
la mia pelle che mi fa rabbrividire e chiudere gli occhi. Cerco il mio
controllo. Come mi tocca lui non lo fa ancora nessuno.
- Io
mi dico che se tu mi amassi non te ne andresti la mattina negando
tutto. - Inizio allora posando le mani sulle sue braccia che mi
circondano. Il suo corpo contro il mio è una tortura.
-
Appunto. - Borbotta lui leccandomi l'orecchio. Mi mordo la bocca.
-
Però mentiamo a noi stessi, così. - Non sono
più duro e freddo. Mi sto addolcendo senza accorgermene e
nemmeno cerco di staccarmelo di dosso. Lo lascio qua ad occuparsi
sensualmente di me. Mi piace. - E sono stanco. -
Ferma
la lingua e si stacca, sento che mi guarda serio. A cosa pensi?
Parla...
- Non
sei una vittima, che tu sia sobrio o meno. Tu decidi di uscire di te
per poter fare quello che vuoi davvero senza giustificarti e parlarne.
Non sei una vittima. Solo un egoista. - Lascio del silenzio ma non gli
permetto di mollarmi. Lo tengo con le braccia intorno alla mia vita,
sotto la maglia, rimango dritto e impenetrabile. Vorrei snudarmi di
più ma non ci riesco.
-
Anche io sono solo un egoista, approfitto di te per prendermi
ciò che voglio ma la verità è che ora
non mi basta più. -
Se
dicessi qualcosa. Se ti esprimessi, ti scusassi, ammettessi che
è come dico io. Parla, avanti, Kojiro!
Però
il tuo silenzio ostinato che passa attraverso i tuoi muscoli che tendi
dal nervoso, parlano per te.
Vorresti
ma non lo farai mai.
Preferirai
sempre essere ubriaco, per stare con me.
Ed io
non voglio che sia così.
Lo
mollo e mi giro guardandolo vicini come siamo, i nasi si toccano, lui
è rigido e non si muove, mi guarda male come se stesse
combattendo contro sé stesso. Io devo scuoterlo.
È
un rischio ma devo.
Gli
accarezzo il viso scuro con una mano, gli scosto i capelli dagli occhi
e lo guardo bene.
Fa
paura a tutti tranne che a me.
A me
piace anche quando è così.
È
follia...
- Non
sei mai stato mio. - Visto che ti ostini a fare questa parte. -
Chiamami quando sei sobrio. - Gli poso le labbra sulle sue che sembrano
di pietra, respira pesantemente.
Mi
separo e torno a guardarlo determinato e dolce, lascio da parte la mia
superbia, la mia compostezza e la mia eleganza che mi distingue, quindi
sorrido:
- Ho
deciso io per te. - Con fatica lo lascio del tutto, faccio un passo
indietro e sempre guardandolo dritto negli occhi concludo con un
sussurro: - Vattene. -
Così
dicendo mi giro ed esco dalla camera lasciandolo solo.
FINE