CAPITOLO
IV:
L’ESTATE
DELLA DECISIONE
/No
sounds but the wind - Editors/
Giungi
ad un punto in cui non arrivi.
Non
arrivi più a fare la cosa giusta.
La
ragione ti dice cosa dovresti fare, gli sbagli che devi evitare. Ti
dà un quadro completo della situazione e tu puoi valutare
ogni errore.
Ma
la verità poi è una ed unica.
Sei
lì e ti rendi conto che hai impiegato già tutte
le tue forze a fare quella stramaledetta cosa giusta e che ora ti manca
solo una cosa.
Una.
Arrenderti
a ciò che desideri veramente.
Superare
le tue paure.
Sei
lì, dunque, davanti al tuo bel bivio e speri di non
soccombere.
La
ragione ti grida cosa è giusto tu faccia in virtù
di ciò che ti spaventa ma l’istinto ed ogni altra
parte recondita di te, invece, dice di fare tutt’altro.
Lasciarsi
andare.
Spesso
la cosa più naturale eppure complicata al tempo stesso.
Allora
su quel bivio ti chiedi.
Vale
davvero la pena scappare da ciò che desideri con tutto te
stesso?
Vale
davvero la pena stare da cani per evitare di affrontare le tue mancanze
e le tue debolezze?
Le
tue paura?
Lì
Alex si trovò a farsi quella domanda senza trovare
l’ombra di una risposta.
Nulla
di logico per lo meno.
Come
da lui richiesto, Denise gli aveva mandato dei messaggi al cellulare
durante tutto l’anno, anche se non continui.
Nonostante
erano state motivo di grandi litigate con Anna, non le aveva mai
chiesto di smettere e tanto meno aveva cambiato numero.
Non
gli era mai importato di dover sentirsi le sue urla e risponderle a
tono. Pur di sentirla ancora era stato disposto a passare anche quelle
tensioni con la fidanzata.
Si
era chiesto un sacco di volte se non fosse ora di smetterla e
perché andasse avanti in quel modo. Anche se solo mentre
frequentava l’università, viveva con Anna e stava
ancora con lei. La sua vita era quella. Che senso aveva rimanere
attaccato a qualcosa che gliela rendeva impossibile e logorava il loro
rapporto?
Il
senso non lo trovò, non ne fu capace.
Provò
ad analizzarsi a lungo ma senza risultato.
Alla
fine aveva provato a contemplare l’idea di aver paura.
Già,
ma di cosa?
Non
riusciva a capirlo.
Che
cosa temeva a tal punto che non gli permetteva di mandare al diavolo
una delle due parti e dedicarsi anima e corpo all’altra?
Avrebbe
voluto tagliare con Anna, non provava dei sentimenti talmente forti da
consacrarlo a lei. Non era più di un forte affetto.
Però
Denise era lontana lo stesso e lui aveva finalmente appena cominciato
ad andare bene nella strada che a fatica aveva trovato, scelto ed
imboccato. Gli era sempre andata male, ora finalmente le cose in quel
senso giravano, come poteva mandare a quel paese tutto per
l’ennesima volta rivelando di essere un buono a nulla che non
voleva combinare niente nella vita?
Lui
voleva farcela, costruirsi il suo futuro, darsi da fare… ma
se avrebbe continuato a mollare e cambiare non ci sarebbe riuscito.
Rimanere
lì per lui era un gesto di maturità.
E
lo era anche sforzarsi di far andare una relazione che proprio non
voleva andare, non da parte sue per lo meno.
Più
l’anno era passato e più lui, ricevendo di volta
in volta solo dei semplici messaggi da Denise, aveva capito di volerne
di più, molto di più.
E
che quei sogni erotici che aveva su di lei ogni tanto non erano cose
campate per aria ma dei solidi desideri che ormai non riusciva
più ad ignorare.
Poteva
fare sesso con chi voleva, oltre che con Anna.
Non
smetteva mai di voler farlo con Denise.
Non
era solo uno stupido sfizio erotico fine a sé stesso, se
così fosse stato una qualunque simile a lei sarebbe bastata
e prima o poi sarebbe finita.
Era
qualcosa di più che lo prendeva al punto da fargli pensare a
lei nonostante la distanza e tutti gli ostacoli.
Nonostante
non fosse mai successo davvero nulla fra loro.
Non
era una situazione facile e nemmeno normale.
Alex
se ne rendeva conto di volta in volta.
Non
c’era verso di trovare una soluzione, però.
Proprio
non la vedeva, a meno che lei non si fosse trasferita là da
lui e tutto sarebbe andato magicamente a posto.
Non
ci avrebbe mai sperato.
E
lentamente il fosso in cui sprofondò non fu più
una sciocchezza ignorabile.
L’estate
successiva lei arrivò in Sicilia e la cosa che
lasciò tutti straniti fu che non si precipitò
come suo solito a salutare la famiglia di Alex e di conseguenza nemmeno
lui.
Sembrava
intenzionata a non farlo e questo lasciò tutti basiti ma
nessuno osò intromettersi e chiederle come mai. Ormai il
loro triangolo era di dominio pubblico e anche se non si impicciavano,
avrebbero dato tutto per sapere cosa fosse successo durante
l’anno.
Che
si fossero visti?
Che
avessero fatto qualcosa?
Eppure
no, nulla di tutto quello.
Semplicemente
la ragazza dai lunghi capelli biondi che le arrivavano quasi al
fondoschiena inanellandosi morbidamente, si era stufata di sentirsi
male ogni volta che doveva vedere Alex.
Le
era bastato che sua cugina la informasse che stava ancora con Anna, per
decidere.
Ormai
non aveva più senso vedersi e continuare a corteggiarsi a
quel modo facendo finta di nulla davanti a lei. Nemmeno da soli si
toccavano più, non osavano consapevoli di avere una
coscienza e di essere ormai adulti.
Non
erano più dei bambini e ciò che era giusto era
giusto.
Ed
allora non potevano torturarsi così, visto che era questo,
ormai, vedersi.
Le
era difficile non correre da lui ad abbracciarlo ridendo come aveva
sempre fatto, ma non aveva scelta.
Aveva
deciso e quando lo faceva non si smontava in alcun modo!
Però
non aveva fatto i conti con l’altra parte…
Appena
ad Alex arrivò voce che Denise era arrivata da un paio di
giorni e che non era venuta a salutarlo come al solito, ci rimase male.
Anzi,
malissimo.
Per
un momento interminabile era rimasto lì dov’era
fra gli altri che facevano il solito casino e lui, di norma il re della
confusione, era stato in silenzio, fermo, inespressivo a pensare.
Pensare
perché, cosa significasse, come fosse possibile, se fosse
vero…
Ma
anche dopo, quando si riscosse e riprese a fare come sempre il buffone
casinista, le cose non cambiarono.
Non
smise un secondo di chiedersi cosa fosse successo.
Pensava
a lei e una marea di domande gli arrivavano prepotenti senza risposta.
Lei
aveva deciso.
Però
come mai questo repentino cambiamento?
Gli
aveva continuato a scrivere per tutto l’anno, anche se non
sempre. Ed ora?
Ora
niente.
Veniva
e spariva.
D’istinto
sarebbe andato da lei a chiedere spiegazioni ma riflettendoci, cosa
strana per lui, non aveva trovato una sola reale ragione valida per
farlo.
Non
stavano insieme, non ci erano stati e mai ci sarebbero stati,
probabilmente, visto che nessuno dei due sembrava intenzionato a
cambiare la propria vita.
Avevano
dimostrato di piacersi, di stare bene insieme, di avere un feeling
speciale, ma poi non era mai stato oltre una bella e speciale amicizia.
Nemmeno
un bacio.
No,
non aveva diritti su di lei.
Se
non voleva andare a trovarlo era libera di farlo, non aveva diritto di
chiederle perché e presentarsi da lei lesionando la sua
decisione.
Però
non capiva ancora da dove derivasse il suo blocco primordiale, la sua
paura, il suo timore.
Perché
non buttarsi, perché trattenersi, perché non
lasciare Anna ed andare da lei e basta.
Non
si capiva.
Non
si era mai capito ed ora meno di sempre.
Allora
basta.
Era
ora di finirla una volta per tutte, voltare pagina, smetterla, vivere
davvero come aveva deciso e non per finta, non a metà.
Nelle
loro convinzioni granitiche ci passarono il resto delle due settimane
che lei, come di rito, stava lì in vacanza.
Fino
all’ultimo giorno.
La
sua ultima sera Denise la passava sempre in spiaggia a guardarsi il
mare di notte illuminato solo dalla luna e da quelle stelle tempestose
e meravigliose.
Anche
quella volta lo fece, nonostante per l’occasione fosse
addirittura sola.
Quell’anno
non era scesa tutta la famiglia, Eleonora era uscita col suo ragazzo
mentre tutti gli altri diecimila cugini per un motivo o per
l’altro non avevano potuto accompagnarla.
Nonostante
fosse sola aveva deciso di scendere ugualmente, indecisa se fare il
bagno o meno.
Almeno
il mare l’avrebbe salutato e sarebbe anche rimasta stesa
qualche minuto a guardare il cielo che tanto adorava di notte.
Quell’estate
era comunque stata molto ombrosa e sulle sue, tanto valeva esserlo fino
alla fine, si era detta.
Così
assorta e pensierosa si era stesa nell’asciugamano guardando
distrattamente in alto.
“E’ giusto
così.” Si diceva
riferendosi ad Alex.
Eppure
la speranza di vederlo arrivare nonostante non gli avesse detto nulla,
era alta.
Il
tempo passato non era poco, quando una voce la salutò
avvicinandosi e facendola quasi urlare di spavento.
Quando
si tirò su e lo vide, il cuore cominciò a
martellarle nel petto come un matto mentre il respiro divenne quasi
affannato. Incontrollate scosse l’attraversavano mentre
cercava di rimanere ferma ed impassibile.
-
Che ci fai qua? - Chiesero insieme con un tono sulla difensiva. - Io?!
Tu piuttosto! - Continuarono all’unisono. Alla fine si
zittirono, presero un profondo respiro e attesero che l’altro
parlasse.
Denise
rimase seduta a terra mentre Alex in piedi.
Se
fosse stato giorno avrebbero notato i coloriti altrui rendendosi conto
dell’imbarazzo di cui erano preda e che però
controllavano egregiamente come loro solito.
Lei
più di lui, comunque.
-
Io faccio l’ultima notte qua ogni anno. - Disse allora lei
cercando di domare le ciocche di capelli che col vento scendevano sul
viso.
A
lui cominciarono a fischiare le orecchie mentre tutto il corpo si
intorpidiva.
-
Vai via domani? - Quasi non riuscì a chiederlo e mentre lo
fece si disse se avesse parlato davvero o l’avesse solo
pensato.
Alla
sua risposta capì.
-
Si. - Un sussurro quasi colpevole.
Dicendolo
la ragazza capì quanto idiota fosse stato evitarlo e non
solo per quella conclusione ironica e assurda, ma perché
vedendolo aveva compreso improvvisamente una cosa. Quella
verità l’aveva investita come un treno
sconvolgendola profondamente: si sarebbe pentita fino
all’inverosimile di non averlo visto.
L’osservò
nella penombra mentre sembrava cercasse di accusare il colpo.
Sempre
la sua corporatura atletica e piacevole come il suo viso che a tratti
avevano un fascino suo, ad altri sembrava buffo come i vestiti che
indossava. I capelli ricci e scuri erano corti e quindi non
più selvaggi mentre sul viso c’era un
po’ di barba trascurata dai giorni passati.
Gli
piaceva.
Riusciva
a piacergli lo stesso, dopo un anno che non lo vedeva, dopo la sua
convinzione di cosa fosse giusto, dopo le delusioni provate, dopo tutto
quel che era e non era stato.
Sospirò.
Se
quella era la risposta del destino alla sua decisione, perdeva tempo.
Non
sarebbe mai successo nulla fra loro, ne era convinta.
Sarebbe
stato troppo bello e sbagliato.
-
Cosa… - iniziò Alex confuso guardandola senza
essersi ripreso, poi si corresse cercando di trovare una frase sensata
nella sua mente nel panico: - perché non sei venuta a
salutarmi e a dirmi che eri arrivata? Potevi scrivermi, sarei venuto
io… - Come se fosse ovvio, naturale, sensato…
-
Ma Alex… non stiamo insieme. Perché dovevo farlo?
- e forse a volte le parole dovrebbero essere abolite in certe
situazioni.
Questa
frase ebbe lo stesso effetto di una pallottola in pieno stomaco.
Il
ragazzo non capì dove fosse e cosa facesse per alcuni
istanti durante i quali cercava di dare un senso a ciò che
aveva udito, poi come inorridito e convinto, disse:
-
Ma come… che c’entra che non stiamo
insieme… siamo amici, ci vediamo sempre ogni anno e molto
volentieri… perché quest’anno non hai
voluto? -
Però
ormai lei era stufa e quando Denise era stufa diventava ancora
più dura, fredda e cinica del solito.
-
Perché quest’anno non sarebbe stato volentieri.
Non sarebbe stato bello. E tu lo sai perfettamente. -
Non
si mossero, rimasero fermi nelle loro posizioni ma lei distolse lo
sguardo non riuscendo più a guardarlo.
Un’altra
pallottola per lui.
Il
fiato spezzato.
Quello
era stare male per i sentimenti?
E
mentre se lo chiedeva la verità lo schiaffeggiò
impietosa.
La
risposta alla sua domanda.
“Di
cosa ho paura? Di soffrire per amore. Tanto semplice quanto atroce. Non
sono capace di rendere felice qualcuno davvero, sono inadatto al ruolo
di persona seria, però non è che ho paura di far
soffrire lei, ho paura di soffrire io. Ecco perché non mi
impegno mai con nessuna e sto con Anna, una che sono sicuro di non
amare.”
Lucido
e sconfitto.
Avrebbe
voluto dire qualcosa ma per la prima volta la sua maschera cadde
davvero e senza che se ne accorgesse e lo capisse, le sue guance si
trovarono rigate di lacrime. Lacrime che scendevano dagli occhi
castani.
Aveva
appena capito che l’unica cosa che voleva davvero nella vita
era una ragazza che si era stufata di lui ancora prima di stare
insieme.
E
che lei aveva perfettamente ragione.
Quando
la ragazza realizzò che stava piangendo il mondo perfetto
che si era costruita attorno, tutto il suo bel castello indistruttibile
e meraviglioso, crollò come fosse fatto di carta e senza
capire cosa stava facendo, lo fece e basta.
Si
tirò su in ginocchio e afferrandolo per le mani lo
tirò giù davanti a lei
sull’asciugamano, anche lui nella sua medesima posizione.
Quindi l’abbracciò forte facendogli sprofondare il
viso nel suo collo.
Rimasero
così senza nemmeno respirare per un tempo che non contarono,
poi le mani di Denise, dolci e delicate, cominciarono a carezzargli la
nuca dove i ricci arruffati si infilavano fra le dita. Se li
era tagliati e le dispiaceva, li adorava quando erano lunghi e
indomabili.
Scese
poi sul collo e sulla schiena. Non sapeva cosa dire. Sentiva solo le
sue lacrime bagnarle la pelle scoperta del collo, tremava appena,
cercava di sopprimere i propri singhiozzi, di trattenersi, ma il
risultato era che sarebbe scoppiato da un momento all’altro.
Sapeva
che non era una buona idea abbracciarlo in quel modo ma lì
per lì non riusciva più a connettere corpo a
cervello.
Pensare
una cosa e trovarsi a fare tutt’altro.
E
la bocca che non emetteva il minimo suono.
“Sentirà i
miei battiti impazziti…”
Pensò confusa e quasi spaventata. Scoprirsi a sua volta
significava tanto, troppo, non voleva, non era pronta, non doveva
proprio. E non doveva nemmeno stringerlo. Ma quando lui si
aggrappò con disperazione alla sua vita lo sentì
scivolare giù fino a sedersi sui propri talloni,
più basso rispetto a lei lasciò che il viso
rimanesse contro il suo petto, sul suo seno generoso e morbido.
Cosa
stava succedendo?
Provò
a chiederselo ma tutti i sensi si ingigantirono mandandola in tilt e
come fossero entrambi in trance si abbandonarono semplicemente a quelle
sensazioni incredibilmente belle e sbagliate, a quegli istinti che li
spingevano l’uno verso l’altro per approfondire e
andare oltre.
Ormai
non sentivano più nemmeno le rispettive menti che cercavano
di farli tornare in loro.
Sentì
le mani di Alex infilarsi lentamente sui suoi fianchi, sotto la
maglietta leggera e attillata dallo scollo pericolosamente esagerato,
scosse elettriche la fecero rabbrividire e non per il vento che le
scostava i capelli.
Il
suo viso premuto sui suoi seni, attraverso la stoffa sottile che venne
alzata lasciando che la sua bocca chiusa si poggiasse di nuovo
lì attraverso il reggiseno nero in pizzo che glielo
sosteneva alimentando i suoi sensi.
I
respiri affannati contro quel pezzo di pelle sensibile, altri brividi.
Non
riuscì ad allontanarlo o a togliere le proprie mani dalle
sue spalle che risalirono di nuovo sul suo collo e sulla sua nuca.
Si
erano trattenuti troppo a lungo.
Rimase
ferma anche quando sentì i gancetti slacciarsi e il suo seno
libero. Prese fiato sorpresa sentendo finalmente le labbra a contatto
coi suoi capezzoli e la lingua che glieli tormentava.
Si
sentiva male.
L’ultimo
barlume di lucidità svanì quando le mani
dell’altro scesero alla sua vita, di nuovo, raggiungendo i
pantaloni.
Fu
allora che staccò completamente i contatti e si
trovò con profondo stupore ad assecondarlo.
Gli
prese la maglietta e gliel’alzò togliendogliela.
Si staccarono brevemente e si guardarono negli occhi seri ed emozionati
coi cuori che pulsavano più che mai e il sangue che scorreva
velocissimo nelle loro vene insieme all’adrenalina. Avevano
caldo nonostante non lo fosse del tutto.
Dopo
quell’istante in cui comunicarono senza essere coscienti,
Denise si abbassò come lui e cercò le sue labbra
raggiungendole con le proprie. Si unirono e piegando le teste di lato
si premettero maggiormente aprendo le bocche, venendosi incontro con le
lingue e trovandosi.
Quando
anche quel contatto fu completo ogni cellula, organo e legamento
possibile andò a fuoco al contrario del cervello che fu
attraversato da ulteriori scariche elettriche.
I
respiri mescolati mentre si muovevano in un crescendo frenetico,
facendosi risucchiare da quella spirale.
Qualunque
cosa stessero facendo era terribilmente piacevole.
E
non avrebbero smesso.
Con
dolcezza e sicurezza Alex la fece stendere sull’asciugamano e
dimenticandosi del luogo, senza nemmeno sentire la brezza che carezzava
la loro pelle, finì di spogliarla cominciando finalmente ad
assaggiarla. Facendo ciò che in molte notti di molti anni
aveva sognato di fare, saziando quella sua sete di lei, della sua
pelle, del suo sapore, soddisfando ogni sua immaginazione.
Quando
ebbe fra le labbra la sua parte inferiore, l’idea che fossero
impazziti non li sfiorò più e forse si chiesero
solo perché non l’avessero fatto prima.
Il
piacere che provò lei in quel momento fu indescrivibile.
Queste sue attenzioni, questi preliminari, queste cure, questi assaggi
furono probabilmente la parte migliore e forse fu complice il fatto che
Alex in quelle cose ci sapeva fare o che magari a lungo aveva pensato a
come darle piacere. I sospiri di Denise arrivarono in poco tempo
alimentando Alex che rimase ad occuparsi di quella sua parte con molta
esperienza.
Quando
la sentì raggiungere il culmine risalì sui suoi
seni riprendendo da dove si era interrotto prima, quindi si
impossessò nuovamente della sua bocca baciandola con
più desiderio ed intensità, un insieme che
cresceva fino a raggiungere vette altissime.
Senza
pensarlo, fu lei a cercare febbrile il bottone dei jeans che indossava
lui e slacciandoglieli si tirò su sfilandoli. Non aveva la
minima idea di cosa facesse e lasciandosi muovere dal suo istinto e
dalla propria eccitazione, lo spinse giù cominciando a
ricambiare quanto lui le aveva appena fatto.
Forse
era davvero il posto più sbagliato, o forse quello
più giusto, l’unico possibile.
Come
una specie di dimensione fra due mondi opposti, un luogo in cui stare
soli e fare quel che volevano in libertà, lasciandosi andare
ad ogni remora, facendo solo quel che desideravano profondamente.
Senza
vergognarsene, senza blocchi alcuni.
Quando
anche lui cominciò a reagire, e non tardò molto,
sentendo il proprio limite sopraggiungere, con molto sforzo la
staccò dal suo inguine quindi cercando le sue labbra le
trovò mentre la spostava rimettendola giù.
Si
scambiarono i rispettivi sapori e con le dita lui cominciò a
prepararla all’atto successivo che li avrebbe completati.
Credeva
di non riuscirci in tempo, credeva che sarebbe impazzito prima, credeva
di non avere il diritto di sporcarla in quel modo, credeva di star
rovinando tutto… eppure mai come ora era disposto a
rischiare ogni cosa, anche lei.
Succhiandole
il labbro si rese conto che era al limite massimo, quindi conducendo le
sue gambe attorno ai propri fianchi si accostò al bacino.
Prima di entrare si tirò su sui gomiti e osservandola si
perse un attimo, i loro occhi non erano mai stati così caldi
e dolci, sembravano lucidi, brillavano di un’emozione viva.
Entrambi erano consapevoli dell’importanza di quel che stava
per succedere ma nessun dubbio, nessuna domanda. Solo certezza.
Era
giusto.
Solo
lì se lo dissero.
L’accarezzò
delicato scostandole alcune ciocche bionde dal viso raddolcito e
catturato da lui. Poi si chinò, le sfiorò le
labbra con le sue ed infine scivolò in lei.
Rimase
un attimo fermo aspettando che si abituasse e che allentasse i muscoli,
quando questo successe si decise a muoversi e riprendere il suo viaggio
in Denise che si aggrappò alle sue spalle.
L’attirò
a sé e per ogni sua anche più piccola spinta si
tirava di più. La testa alzata, il viso contro il suo collo,
le unghie nella sua carne, il volto contratto per il dolore e il
piacere insieme, i gemiti soffocati che a tratti uscivano liberatori,
le gambe strette con forza intorno a lui.
E
un intensità di piacere paragonabile a nulla, per Alex.
Fu
una cosa al di là di ogni aspettativa. Era esperto di quel
genere di cose, aveva fatto sesso in tutti i modi, gli era sempre
piaciuto. Ma quello lo trovò davvero diverso.
E
solo allora capì la differenza, perché
null’altra lo soddisfava. Perché farlo con dei
sentimenti di mezzo ti faceva toccare quel famoso cielo di cui tutti
parlavano, che lui aveva sempre schernito dicendo che non fosse
possibile.
Perse
presto la testa continuando a muoversi, crescendo, andando sempre
più veloce e più in profondità
appoggiato sulle braccia tese come ogni altra parte del suo fisico
curato e sportivo. La pelle di entrambi, diversa per carnagione, era
imperlata di sudore nonostante la notte fresca nella spiaggia aperta.
Prese
fra le labbra il lobo del suo orecchio ed iniziò a succhiare
tenendo contro di sé con una mano la nuca bionda.
Premuti
l’uno sull’altro il più possibile senza
più coscienza di loro stessi se non del loro piacere
potente.
Il
culmine li investì con lei che incontrollata affondava i
denti nell’incavo del suo collo e finiva addirittura per
graffiarlo con le unghie, affogata in un piacere violento ed
incontrollabile che mai aveva provato e pensato possibile.
Lui
le venne incoscientemente dentro con una doppia scarica elettrica per
la passione che ci aveva messo, per questa sua reazione inaspettata ed
eccitante.
Ogni
cosa andò a fuoco e teso si trovò a tremare
mentre l’esplosione avveniva in lui, unito completamente a
lei.
Dopo
un tempo infinito si sciolse cadendo sfinito su Denise che
l’accolse circondandolo delicata ed ansimante quanto lui,
altrettanto sconvolta e accaldata.
Lasciò
che si sistemasse con la testa di nuovo sul suo petto, fra i suoi seni,
e che la coprisse col resto del corpo mentre distrattamente si
coprivano con i vestiti abbandonati lì accanto.
Ascoltarono
i rispettivi battiti, i respiri, il calore della pelle ed ogni altra
funzione che lenta cercava di stabilizzarsi.
Non
seppero per quanto stettero fermi ed in silenzio in quel modo ma alla
fine le loro menti tornarono lucide più che mai e stupiti
profondamente, trovarono semplicemente la risposta a tutte le loro
domande ed i loro tormenti.
“Siamo
semplicemente innamorati… “
Un
pensiero che però non espressero mai a voce, non in quella
notte che li accolse nel loro caos interiore.
Quando
Denise, una volta a Udine, si trovò Alex davanti casa con
tanto di valigie, non avrebbe mai creduto fosse possibile.
Certo,
gli aveva detto che c’era una lontana probabilità
che fosse incinta, ma da lì ad averne la certezza e a
trasferirsi ce ne passava…
Ci
avrebbe giurato, la ragazza, che mai e poi mai lui sarebbe venuto. Che
quella decisione non l’avrebbe mai presa.
Che
non avrebbe mai cambiato per l’ennesima volta la sua vita.
Ed
invece eccolo lì col suo solito perenne sorriso radioso che
questa volta non nascondeva più nessuna ombra.
-
Non sono qua solo per quello. - Gli disse Alex sapendo a cosa stava
pensando. - Anche, ma non solo. - Non spense il suo sorriso ma la
sicurezza traboccò dal suo sguardo adulto e serio: - Ti amo,
voglio stare con te. -
Quella
volta toccò a Denise piangere.
FINE
NdAkane:
Ed ero tentata di finirla così:
“Dopo
quella volta, Alex e Denise non si videro più!”
Ma
penso che sarebbe stato davvero stronzo da parte mia… no?
^_-