CAPITOLO IX:
FEDE NELLA LUCE

/Stand by me – Ben E. King/
Credo di aver agito con la forza della disperazione ma non ho davvero capito ciò che ho fatto.
Non ero veramente cosciente di me ed ora che sono qua a vagare da solo nel buio mi rendo conto che non sto più camminando, che le mie gambe sono ferme e che il mio dolore ha cessato di martellarmi.
Mi rendo conto di non sentire nulla e allora capisco che mi sono fermato da un po’.
Da quanto?
Non saprei… quando mi sono risvegliato dov’ero?
Chi ero?
Che facevo?
Non ho ragionato, non ho fatto cose stratosferiche da eroe, non ho pensato a nulla.
Ho solo agito d’istinto.
Ho fatto quel che mi è venuto e mi sono trascinato concentrandomi sul dolore fisico per non svenire, per continuare ad andare avanti il più possibile, per non cedere, per… per fare che?
La verità è che non sapevo nemmeno cosa stavo facendo e forse sono solo un fantasma che si è illuso di essere vivo.
E forse ora non sento male e non cammino più perché sono morto.
E forse, finalmente, nella pace totale in cui posso ammettere di trovarmi, riesco a ricordare ciò che in vita è contato di più.
No, non in tutta.
La mia vita è stata lunga, hanno contato tante persone in modo diverso.
La mia anima si focalizza su quella a cui pensavo prima di perdere la coscienza.
È un ragazzo fragile che vuole apparire forte.
Un ragazzo pieno di energie ingestibili che ne richiede altrettante.
Un ragazzo che stava annegando nel buio, quando l’ho trovato, e che con il suo sguardo di odio e disperazione mi ha chiesto un muto aiuto.
Un ragazzo che ho aiutato in tutti i modi io potessi e quando ho visto la sua luce lui me l’ha donata.
Un ragazzo che poi è entrato del tutto nella mia vita.
Un ragazzo che ha fede solo in me.
Un ragazzo pieno di tutto un mondo contrastante che ha la tendenza a perdersi facilmente a causa di tutto ciò che ha patito.
Un ragazzo che ora amo e che non voglio soffra.
Mi sta a cuore.
Riesco a pensare solo a lui, in questo momento in cui non riesco a fare nulla, in cui non mi pare di avere un corpo, in cui forse sono morto.
Penso a lui perché a lui pensavo prima di andarmene.
Prima di finire nell’inferno che ho passato.
Perché se potessi avere un desiderio, desidererei che dopo di me non si perdesse più.
Eppure mi chiedo…
perché questa mia coscienza mi permette di esistere dopo un momento di buio ed uno di caos e di nuovo uno di buio?
Sono morto o sono vivo?
Non lo so.
La verità è che non sono mai morto prima e non posso sapere come sia… che metro di confronto ho?
Però ora che non arrivo a far altro che pensare a lui e capisco che non ho poteri nelle mie mani perché non le vedo più, posso solo pregare.
Non l’ho mai fatto.
Non mi sono mai concentrato molto su Dio o cose simili.
La mia fede è sempre stata la giustizia, la difesa dei deboli, la punizione dei criminali…
La mia fede mi ha portato a morire, se sono morto, o comunque in uno stato di sospensione totale.
Mi ha portato a questo.
Ed ora faccio l’unica cosa che posso fare.
Pregherò per te, Danny, che hai sempre avuto la notte nel cuore. Che non hai mai creduto in nulla se non in me. Che hai sempre maledetto tutto e tutti. Che hai passato momenti in cui guardavi la tua pistola o il tuo coltello e ti chiedevi perché non piantarli in te stesso.
So che ora sei di nuovo in quell’oscurità perché io non ci sono, come so anche di essere la tua luce.
Ma sai… se tu lo vorrai crederai.
Io so perché non hai la fede. So tutto quello che hai passato e come sei arrivato nel fango in cui eri quando ti ho incontrato e salvato.
Però ora che io non ci sono più e non so se tornerò puoi solo contare su di te.
Trovare in te la luce.
Ecco perché non devi odiare il sole. Perché anche se non vuoi vederlo lui c'è lo stesso e splenderà ugualmente su di noi, su di te.
La puoi chiamare luce, fede, forza invisibile. Io non so che nome abbia né se ci sia davvero, ho vissuto contando sulle forze che potevo sentire e toccare concretamente.
Però un qualcosa che ci fa andare avanti sempre c’è e non si può né vedere né sentire.
È nascosto nel castello del silenzio e ti vede anche se ti nascondi e scappi e lo rinneghi e non ci credi. Ti vede e ti sente e aspetta paziente perché sa che prima o poi anche tu lo vedrai.
Qualunque cosa essa sia.
È solo ciò che ci fa andare avanti finché siamo vivi sulla terra.
Poi moriamo e onestamente non lo so cosa succede.
Ma tu sei vivo ed anche se ora non lo vedi, lo vedrai e non solo con gli occhi miei come hai fatto fin’ora.
Ora sei di nuovo nella notte, nel buio, ma quando riuscirai a vedere quella forza invisibile e a sentirla in te, il mondo riavrà un'altra scintilla della sua luce attraverso te.
Io ti amo, ti amo, ti amo… e te lo ripeterei all’infinito e oltre, passerei l’esistenza a dirtelo senza cercare quale sia da ora il mio posto.
Sospeso qua per te.
Ovunque sia il qua.
Però qualunque cosa sarà ora di me tu devi andare avanti e credere ancora perché il primo segno per tornare al giorno è crederci.
Sai… la fede, non importa su cosa, anche solo sulla vita stessa, è il più bel dono che l’esistenza ci ha dato per vedere la luce e sconfiggere il nostro buio, le nostre notti.
Ed allora tu vedrai.
Vedrai.
Anche senza di me.
Anche senza volerlo.
Anche se dovessi aspettare il momento della tua morte.
Prima di arrivarci la vedrai, quella luce, e capirai che è la tua e che la vita non è solo notte ma anche giorno.
E che l’amore è tutto ciò che ci può salvare perché è attraverso esso che noi crediamo e troviamo la nostra fede.
Fede nella vita o chissà… anche in Dio… forse per me è arrivato il momento di scoprirlo.
Scoprire se Dio esiste.
Bè… Danny… io ti amo e anche se tutto ciò che posso fare per te, ormai, è pregare, lo farò.
Per sempre.
Ma io ora sono pronto.
Vita o morte?
Eccomi qua.”

/Lonley day – System of a down/
Come si sopravvive alla morte di chi si ama?
Ce lo siamo chiesti in continuazione io e Danny mentre cercavamo di non crederci e concentrarci solo sulla vendetta.
Ma ora che l’abbiamo avuta cosa ci rimane?
Sperare.
Sperare che si sopravviva davvero se la persona che amiamo morirà.
Dopo tutto quel casino il gran capo ha tirato le linee del caso, dato tutte le risposte, chiuso ogni cosa e fatto l’ultima che gli rimaneva.
Trovare Mac.
Io e Danny eravamo prosciugati ma quando mi hanno portato in ospedale per la pallottola alla gamba e lui mi ha accompagnato, è stato sconvolgente trovarlo lì, in un letto di terapia intensiva, che combatteva in coma per la vita e la morte.
L’avevano trovato trascinarsi per le vie malfamate della città, pieno di sangue, delirante, che non capiva più nulla.
Con che forza era riuscito a uccidere il rapitore e scappare?
In tanti se lo sono chiesti ma alla fine ha fatto ciò che tutti si aspettavano.
Se l’è cavata da solo.
Però ora?
Ora è qua, in quel lettino, con un tubo in gola, non so quanti punti in corpo e la coscienza chissà dove.
Assistito da un Danny svuotato completamente da ogni energia.
E vedere lui svuotato a quel modo, privo di ogni forza e reazione, con l’unica rimasta per stargli accanto e aspettare il suo risveglio, è qualcosa di allucinante.
Lui così furioso quando mi ha salvato la vita uccidendo quel bastardo.
Lui che non si spegne mai a costo di fare un sacco di cazzate.
Lui pieno di un fuoco inarrestabile.
Ora è lì, pieno solo della speranza, fermo da giorni, immobile, seduto lì che a stento si nutre.
Con gli occhi cupi costantemente puntati sull’unica persona che gli permetterà di andare avanti o di morire.
Non ha più parlato.
Non ha più fatto niente.
Non ha più guardato in faccia nessuno.
Non so nemmeno da quanto non respira l’aria di fuori.
Quanto tempo è passato?
Lui non si muoverà più da qua.
Mai più.
E aver tentato di parlargli chiedendomi cosa diavolo potessi fare per aiutarlo ancora, mi ha fatto capire che ormai non posso più fare nulla.
Potevo cercare i colpevoli, aiutarlo a vendicarsi, trovare Mac prima che fosse tardi.
E sono cose che ho fatto con lui.
Ma ora… ora non c’è più niente che io possa fare perché solo Mac può, ormai.
Ed io, onestamente, dopo tutto questo tempo in solitudine, a mente fredda a riflettere, mi sono trovato a non saper più cosa sperare.
Se è meglio che Mac si svegli, se Danny reagisca comunque, se…
Chi amo?
Ho fatto tutto quel casino per ciò che provavo per Mac ma condividendo lo stesso sentimento devastante con Danny sono entrato in lui ed è stato come entrare in simbiosi con Mac.
L’ho compreso.
L’ho compreso limpidamente e mi sono risposto alle mille domande che mi sono sempre fatto quando assistevo alla loro relazione.
Perché Danny e non me?
Domande stupide.
Ma in quei giorni d’inferno l’ho capito e non mi sono più sentito di chiedermi null’altro.
Ed ora eccomi qua con questi dubbi, con questo caos, con questo non so bene che…
A rifarmi la stessa domanda dell’inizio della corsa folle.
Come si sopravvive alla morte di chi ami?
La verità è che semplicemente non sopravvivi.
Muori.
E poi lentamente, contro te stesso, rinasci comunque.
Ma sei un altro, nuovo, diverso.
Non sei più l’uomo di prima.
Non puoi esserlo.
E ricominci senza volerlo.
Senza accorgertene.
Ricominci e basta.
Solo quando sei dentro ad un altro amore, ad altri sentimenti, di nuovo in mezzo alla luce, con una nuova fede, lo capisci.
Ecco qua, gente.
Ami di nuovo ed è un'altra persona.
Sei ancora vivo.
La fede c’è ancora così come la luce.
Però prima di arrivare a quel punto passi per la tua morte.
La morte dell’uomo che eri, coi sentimenti che provavi, con ciò che ti faceva andare avanti.
Cadi.
È inevitabile.
Poi ti rialzerai ma prima cadi.
Io ora li guardo lì, uno che lotta per svegliarsi e l’altro per non morire nell’aspettarlo.
Pieno solo di una cosa.
Della fede che ha in colui che ama.
Danny ha fede in Mac. Una fede ceca.
Per lui si butterebbe sotto un treno in corsa senza ripensamenti.
E viceversa, lo so bene.
In fondo tutto quel che potevo avere da questa storia l’ho avuta e come avevo previsto ne esco distrutto.
Ma è ora di andare, di lasciare che l’uomo che sono muoia per lasciare spazio a quello nuovo che, quando deciderà di rinascere, sarà pronto per altro.
Per altra fede.
Altra luce.
Altra vita.
Così li accarezzo con lo sguardo entrambi, mi imprimo bene questa immagine di loro due che si cercano con l’anima e la mente e senza dire mezza parola mi giro e me ne vado.
Quando li rivedrò insieme, se lo saranno ancora e sarà così solo se Mac si sveglierà, sarò un uomo nuovo che saprà di nuovo cosa vuole e che è rinato.
Fino ad allora, arrivederci. “

/In the arms of the angels – Sarah McLachlan/
Quanto buio intorno a me.
Dov’è la luce? Dov’è il sole?
Non li cerco nemmeno.
Li vedrò quando riaprirai gli occhi.
Hai fatto tutto da solo.
Ti sei salvato da solo, a me è rimasto solo vendicarti.
Ed ora io sono qua, davanti a te, a guardarti e ad aspettarti.
Apri gli occhi.
È una preghiera che faccio di continuo, non so chiederti altro.
Lo so che scasso tanto ma tu ormai mi conosci. Mi ami per questo, no?
Sono un tormento…
È da quando ti ho trovato qua che non mi sono staccato da te.
È da tutto questo tempo infinito che aspetto un miracolo.
So che uno l’hai già fatto.
Arrivare fin qua da solo.
Però… però ora vorrei che ti sforzassi ancora e ne facessi un altro.
Te lo chiedo perché tu sei Mac Taylor e tendi a non riposarti mai finché un lavoro non è concluso alla perfezione.
Questo lavoro non è concluso, lo sai?
La parte più importante è ancora qua sospesa.
E non posso fare a meno di chiederti un ultimo atto egoistico da parte mia.
Svegliati e torna da me.
Non me ne andrò finché non aprirai gli occhi. Potrei rimanere qua per tutta la vita.
Invecchiare qua.
Non me ne andrei mai perché senza te non c’è altro, dopo.
Non c’è perché sei tu il mio sole, la mia luce, la mia fede.
Quando mi hai incontrato ero il tuo sospettato numero uno sul caso di una gang.
È sempre stato un vizio venir coinvolto in cosi simili ma le bande di spostati sono sempre state delle croci, per me.
Non mi volevano lasciare in pace e forse perché io stesso non volevo essere lasciato in pace… ci tenevo ad entrare in quel mondo, ad essere dei loro, guadagnarmi il rispetto di mio fratello.
Volevo diventare come lui, assurdamente, tutto ciò che avevo. Vedevo i miei genitori come dei perdenti e lui come il vincente. Mio fratello non mi voleva sempre con sé e spesso mi cacciava malamente, io però trovavo sempre il modo di ficcarmi nei guai.
È una qualità che non ho mai perso!
Ma a quei bastardi non importava nulla di me.
Hanno fatto una delle loro facendo finire me sotto accusa. Tu mi hai dato la caccia, io scappavo da te. Poi però mi hai preso e mi sei entrato dentro al punto da convincermi che forse potevo fidarmi.
Oh, tu hai sempre avuto questo dono. Entrare dentro gli altri.
Guadagnarti la loro fiducia.
Però non ero convinto, avevo molti dubbi.
Quando quegli stronzi mi hanno preso mi hanno pestato quasi a sangue minacciandomi per non farmi parlare.
Mi hanno terrorizzato e quando mi hai ricontattato per provare a farmi parlare, avevi capito che non c’entravo nulla ed ero innocente, hai visto lo stato in cui ero.
Sei andato su tutte le furie e sei andato di corsa da quei maledetti che mi avevano picchiato. Sapevi chi erano anche senza le prove.
Li hai minacciati e forse quasi sparato ma sei stato fermato in tempo da qualche tuo collega e non è successo nulla.
Così quegli idioti hanno pensato bene di rapirmi.
Io ero ancora un ragazzino che si atteggiava, un teppistello, nulla di che.
Volevano uccidermi in un posto tranquillo per non lasciare prove.
Tu l’hai scoperto perché anche se non ho accettato la tua protezione mi hai tenuto sotto controllo, mi hai trovato e mi hai salvato.
Mi hai salvato appena in tempo.
È stato lì che ho deciso di lasciar perdere quei pezzi di merda e di diventare come te.
O per lo meno di fare quel che facevi tu.
Ho cambiato la mia esistenza, mi sono allontanato da mio fratello che a sua volta sembrava contento di non avermi intorno, mi sono fatto una vita mia ed ho fatto domanda, una volta completato gli studi adeguati e i vari addestramenti, per il tuo laboratorio. Ti ho cercato di proposito ed ho voluto proprio te.
Tu all’inizio non eri convinto di prendermi perché ti ricordavi di me, sapevi che temperamento avevo e altri dall’alto ti avevano sconsigliato di prendermi.
Però alla fine hai accettato.
Non so perché.
Hai voluto darmi fiducia.
Il tuo istinto, forse.
Ma ne sono stato contento.
È stato il primo passo vero il paradiso.
In seguito è stata dura continuare a camminare verso di te, il mio sogno. Andavo davvero rifatto da capo.
Disfatto e rifatto.
E tu con pazienza, severità, polso e fermezza l’hai fatto.
Poi quando mi sono avvicinato a te abbastanza da poter essere preso in considerazione è successo.
Ci siamo accorti di quel che provavamo e volevamo.
Siamo finiti insieme e non me ne pento.
Non me ne pento mai nemmeno un minuto della mia vita, nemmeno quando litighiamo o quando sono geloso per l’amicizia con Don.
Non me ne pento.
Ed ora io non me ne andrò perché tu allora non mi hai lasciato perdere come io ti gridavo di fare.
Non hai mollato.
Mi hai continuato a cercare, a vegliare fino ad essere sicuro di avermi salvato.
Non te ne sei andato vedendo che non volevo saperne.
Se sono qua lo devo a te ed io ti amo e non mollerò.
Lo sai quanto sono testardo.
Riposa pure quanto vuoi ma prima o poi quei tuoi occhi li aprirai.
Lo so.
Capisco che tu sia stanco dopo tutto quello che hai passato e ti concedo di riposare.
Lo sono anche io stanco.
Ogni tanto chiudo gli occhi pure io, riposo e mi lascio andare un po’.
Ogni tanto il sonno mi vince ma poi mi sveglio di nuovo e spero che la mia luce sia tu.
Mac, lo sai che non ho mai creduto in Dio, non ho mai avuto fede in nulla, sono sempre stato un miscredente riguardo tutto.
Però la verità è che dopo tanta fatica ho imparato ad averne.
A credere in qualcosa.
E sai cos’è?
Sei tu.
La mia fede sei tu.
Non ne ho altra.
Se tu ti spegni mi spengo anche io.
Funziona così.
- Se pensi di non amarmi abbastanza andandotene e lasciandomi nel buio per il resto della mia vita, allora sappi che ti contraddirò di nuovo, tanto per cambiare. E ti seguirò. Ma se mi ami ancora un po’ allora torna da me e restituiscimi la mia fede. –
Non so perché lo dico, tu dormi, andando per logica non mi puoi sentire però questi coma sono sempre misteriosi. Alcuni dicono che sentono altri no. Ma non ci ho pensato. L’ho solo detto.
Volevo provocarti.
Perché sai che io faccio così.
Non me ne andrò.
Comunque non me ne andrò perché tu non te ne sei andato allora.
E perché ti amo e non voglio fare altro che stare qui con te.
Non ti lascio più e perdonami per averlo fatto, quando hanno tentato di ucciderti.
- Perdonami per non esserci stato… anche se tu per me non sei mai mancato… -
Sei tutto per me.
La mia fede.
La mia luce.
E sai in cosa credo?
- Credo che tu ti sveglierai. –
Non deludermi. “

E poi, semplicemente, la vita decide.
Quella Forza Invisibile che sta nel Castello di Silenzio soffia misteriosamente la sua luce nell’anima di chi ha ancora molti compiti da portare a termine sulla Terra.
E l’alito di vita torna a scorrere nel corpo di chi era sospeso nel nulla ed invece di pregare per sé stesso, pregava per chi amava.
Non si sa come si venga scelti, non si sa quali sono questi meccanismi strani ma avvengono e noi non troveremo mai risposta.
Potremo sempre e solo assistervi continuando a fare una sola cosa.
Una ed una soltanto.
Crederci.
Perché poi lo vedrai il miracolo.
E la fede nella luce ti amerà anche se tu pensi di non meritarlo o di non aver mai creduto in essa.
Fu così che dopo molti giorni, un tempo indefinito ma infinitamente lungo per chi era rimasto ad aspettare, Mac riaprì gli occhi.
Quando sarebbe riuscito finalmente a parlare e Danny l’avrebbe mollato smettendo di abbracciarlo piangendo come un bambino, gli avrebbe detto con un sorriso dolcissimo e pieno di amore:
- Non ti amo ‘un po’’, ti amo tanto da tornare da te perché anche tu, con me, ci sei sempre stato. Grazie d’aver creduto. –
Solo dopo di questo, ancora fra le lacrime, le loro labbra si sarebbero incontrate di nuovo dopo una dura prova da cui erano usciti vincenti.
E semplicemente l’uno nell’altro, Mac poté ringraziare anche Colui che aveva ascoltato la sua preghiera permettendogli di salvare ancora una volta Danny.
Anche se per dire la verità, quella volta, ad essersi salvati erano stati tutti e due a vicenda con l’aiuto di una terza persona preziosa che, a sua volta, ormai stava ‘rinascendo’.
Allora era la vita… bene… sono pronto…
Eccomi qua.”

FINE